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La gioia è il sentimento della realtà

Simone WeilSimone Weil, filosofa, mistica e scrittrice francese, ha affermato che: «La gioia è il sentimento della realtà». Questa sua asserzione si trova in "Sul tema del caso - Dai Quaderni (Simone Weil)". Precisamente:

[...]

204 La nozione di CONDIZIONE DI ESISTENZA È PER NOI L’UNICO LEGAME TRA IL bene e la NECESSITA’.

La bellezza è l’armonia del caso e del bene.

Il reale (per l’uomo) è ciò che è sentito e pensato allo stesso tempo.

La gioia è il sentimento della realtà.

Più l’opposizione del caso e del bene è sensibile, più la bellezza e la gioia sono profonde.

La tristezza è l’indebolimento del sentimento della realtà. E’ una cattiva de-creazione, a livello dell’immaginazione.

E’ un crimine rendere gli uomini tristi.

Adamo ed Eva, cacciati dal Paradiso terrestre, erano tristi.

Anche il Cristo. “La mia anima è triste fino alla morte”. /Mc XIV,34; Mt XXVI,38/

[...]

Simone Weil, nel testo citato, parte da alcuni presupposti che potrebbero essere di non immediata comprensione, provo ad esplicitarli: Dio (nel senso da lei inteso) corrisponde con tutto ciò che esiste, la volontà di Dio con tutto ciò che accade («Deus sive Natura», come disse il filosofo Baruch Spinoza), l'amore per Dio e la gioia dell'essere con l'amore per tutto ciò che accade, ovvero per la vita stessa. E' evidente il richiamo a Spinoza, di cui già avevo parlato nell'articolo "Dalla tirannia incostituzionale televisiva a Baruch Spinoza". «Amare tutti i fatti è lo stesso che leggere Dio in essi», ha scritto Simone Weil. Ne segue che la volontà di Dio è corrisponde con ciò che lei chiama "necessità". Giudicare i fatti che accadono con contrarietà, ovvero pretendere che le persone, le cose e il mondo siano diversi da ciò che sono, equivale a offendere Dio e a entrare in sentimenti di tristezza che ci distaccano dalla realtà. Tale tristezza corrisponde ad una prigionia (quella dell'ego), invece il gioire della vita così com'è è l'unica condizione di vera libertà (quella dell'anima), perché ci mette in condizione di agire con la consapevolezza del reale e al tempo stesso in sintonia con la volontà del tutto, cioè di Dio. Quindi la libertà è la necessità meno il giudizio egoico (L = N - g), come disse in maniera estremamente sintetica ma efficace Mauro Scardovelli, riprendendo il pensiero di Simone Weil, in "Formula della libertà per tutti".

Io sono pienamente d'accordo con Simone Weil, almeno sul fatto che «la gioia è il sentimento della realtà». La preghiera buddista che io pratico, con specifico riferimento alla recitazione del mantra Nam-myoho-renge-kyo, produce in me lo stesso effetto, la stessa consapevolezza di cui parla Simone Weil, ovvero che la gioia è (l'unico) sentimento della realtà, pur partendo da presupposti e percorsi spirituali, teologici e dottrinali completamente diversi rispetto a lei. Ciò è molto interessante, va a confermare ciò che scrissi in "Riflessioni per una riforma religiosa", «[...] Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni. [...]».

in effetti l'emancipazione, la libertà del Budda che deriva da Nam-myoho-renge-kyo - secondo il pensiero di Nichiren Daishonin - è l'unico modo che permette di osservare il mondo così com'è, ovvero essere in contatto con la realtà, ed è al tempo stesso l'unica vera condizione di felicità. "Non c'è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo", ha scritto il Daishonin (nella lettera "Felicità in questo mondo"). Io aggiungerei che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo all'interno del sangha buddista corrisponde al soddisfacimento dei tre bisogni primari dell'essere umano: protezione, appartenenza, identità.

Mondi diversi, società diverse, culture diverse, percorsi di vita diversi, ma una stessa consapevolezza che unisce.

Non solo: tutto ciò è incomunicabile, può solo essere sperimentato personalmente. Ragion per cui, queste sono solo miei riflessioni: tu che leggi, fanne ciò che vuoi.

Francesco Galgani,
16 giugno 2020