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La sobrietà come fattore di cambiamento (di Giulio Ripa)

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Buona lettura di questo e di altri articoli di Giulio Ripa, tutti riuniti nel suo archivio.

La sobrietà come fattore di cambiamento (di Giulio Ripa)

Il tipo di sviluppo economico attuale con una produzione sempre in crescita, necessita del consumismo come pratica sociale. Questa ideologia si basa sull'incremento continuo del consumo delle cose e, il linguaggio delle cose e degli atti ad esse collegate è un linguaggio pragmatico. La realtà possiede questo linguaggio e non può essere che vissuta. Infatti il consumismo ha provocato un mutamento antropologico del cittadino in consumatore, con tutti le conseguenze tipiche di una società dell'opulenza e del superfluo.

Il consumismo determina il modo di vita della comunità basato sulla ricerca individuale del piacere (edonismo) attraverso l'incremento continuo di nuovi consumi e bisogni, dove ognuno fa riferimento esclusivamente a se stesso o ai propri desideri (autoreferenzialità) con un atteggiamento di chi prepone i propri interessi e le proprie esigenze a quelle altrui (individualismo).

L'illusione propagandata dai mass-media che il “benessere” dipende direttamente dalla quantità di merci prodotte e consumate, dimentica che avere troppe cose rende limitato il tempo per il piacere immateriale e non aumenta lo stato di benessere dell'uomo perché sposta ad un livello diverso tutti i suoi bisogni. Si crea un circolo vizioso per cui la soddisfazione dei propri bisogni e desideri non fa che aumentare l’insoddisfazione perché produce ancora ulteriori bisogni e desideri da soddisfare.

Il risultato finale è uno stato di malessere psicofisico caratterizzato da eccessiva irritabilità (nevrosi) nelle persone che volenti o nolenti sono ridotti a meri consumatori e spettatori.
Il mancato rispetto dei principi ecologici e la rottura dei rapporti sociali basati sulla solidarietà sono il prezzo che si paga per questo modello di sviluppo.

Monitorare i propri consumi per cambiare l'economia mediante piccoli gesti quotidiani sembra l'unica alternativa per una critica profonda verso l'attuale modello di sviluppo, insieme alla ricerca di uno stile di vita praticabile da subito partendo dal principio della sobrietà.

In controtendenza con la società di oggi, con l'eliminazione del superfluo e il ricorso all'essenziale, la sobrietà non punta sulla quantità ma sulla qualità perché implica una condivisione delle esperienze ed una collaborazione solidale nei rapporti sociali ed economici, favorendo pari opportunità di sviluppo per tutti.

La sobrietà è uno stile di vita secondo il quale si dà il giusto peso ai bisogni reali e si tende ad eliminare quelli indotti dalla pubblicità. La sobrietà non è sacrificio, rinuncia, pauperismo. È la capacità di scegliere ciò che serve (anche da un punto di vista estetico) e ciò che invece non solo è inutile, ma spesso è ingombrante e fastidioso.

In altre parole, esiste un legame sotterraneo tra il ben vivere e la sobrietà. Chi sente il desiderio di “dare forma” alla sua vita si sentirà spinto a sperimentare una sorta di "semplicità selettiva", di una assunzione selettiva delle cose. In questo modo non ci si perde “nelle tante cose da fare”. La sobrietà può essere la risposta a tale dispersione. La persona riesce a fare sintesi nella sua vita, di unificare idee e azioni. Con la sobrietà possiamo non solo semplificarci la vita, ma anche renderla molto più gradevole.

In quasi tutte le cose l’abbondanza ha un limite e al di là di quella soglia continuare ad aggiungere non solo è inutile, ma spesso è nocivo. Si tratta allora di puntare su un tipo di acquisto solidale, critico e consapevole che si basa sulla qualità, sul valore, sul servizio.

La sobrietà deve portare alla cultura dell'armonia, della bellezza e della qualità.

Il concetto di “sobrietà” ha bisogno di essere capito, vissuto, praticato, come risorsa di benessere.
Il passaggio dal consumismo alla sobrietà non significa solo consumare di meno, ma anche consumare diversamente e meglio.

Consumando meno e meglio si guadagna in qualità della vita e dell'ambiente:

  • Consumando meno e meglio si riduce il tempo di lavoro necessario per comprare le cose, rimpossessandoci del tempo, gustando il piacere dell'auto produzione, riscoprendo tradizioni e scoprendo nuove culture;
  • Consumando meno e meglio salvaguardiamo l'ambiente in modo sostenibile, praticando il risparmio energetico e la riduzione ed il recupero dei rifiuti;
  • Consumando meno e meglio pratichiamo il piacere della condivisione delle cose, del dono e dello scambio, non "rifiutando" le cose che già possediamo, cioè che sono ancora materialmente utilizzabili e che magari ancora svolgono un buon servizio;
  • Consumando meno e meglio pensiamo alle cose, alla loro consistenza, alla loro durata, alla loro stabilità, perché là dove le cose perdono la loro consistenza, il mondo diventa evanescente e con il mondo la nostra identità;
  • Consumando meno e meglio, non siamo più consumatori di merci che devono essere buttate via sempre più in fretta affinché si possa continuare ad acquistarne sempre di più, ma acquirenti ed utilizzatori più consapevoli di come soddisfare i nostri bisogni essenziali mediante prodotti compatibili con la nostra salute e l'ambiente;
  • Consumando meno e meglio, liberati dal peso del consumo compulsivo, abbiamo la possibilità di migliorare la qualità delle nostre relazioni con gli altri, attraverso la cooperazione conviviale e la comunicazione diffusa di conoscenze condivise.

La sobrietà è il presupposto della solidarietà, che istituisce la relazione sociale della reciprocità, cioè il luogo del riconoscimento reciproco tra i membri di un'entità sociale. Una società solidale, deve dimostrare una lucida capacità di scegliere, attraverso una governance globale tanto forte quanto democratica, i modi migliori per ottenere, contemporaneamente:

  • la diminuzione dei consumi medi pro capite di materia ed energia;
  • l'aumento della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica;
  • la diminuzione delle disuguaglianze sociali tra paesi e nei paesi.

In sintesi vivere con sobrietà implica sempre in qualche modo una condivisione dei beni comuni, attraverso la rete economica della collaborazione solidale per facilitare la distribuzione della ricchezza coniugando insieme la giustizia sociale con le libertà individuali.

(Giulio Ripa)

 

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