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Le diversità sono normali, necessarie e arricchenti, i pregiudizi no

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LGBTQ+: lesbiche, gay, bisessuali, transgender, transessuali, queer, ecc... il mondo è variegato e colorato

Diversità sessualeSeguono un articolo e un comunicato stampa che guardano all'omosessualità e alle sue dinamiche psico-sociali da un punto di vista scientifico, educativo e lessicale. Purtroppo cercando in Rete parole chiave come "omosessualità" e "scienza" escono tanta disinformazione e odio, per questo ho voluto dar voce a chi sa rispettare la dignità e l'umanità di ogni persona: l'articolo è scritto da Margherita Graglia, psicologa-psicoterapeuta e sessuologa, che progetta e conduce corsi sui temi dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere rivolti a psicologi, operatori socio-sanitari ed educatori, e il comunicato stampa è dell'AIP, Associazione Italiana Psicologi.

Ad ogni modo, e questo ci tengo a precisarlo, chi sa guardare le persone e i fatti della vita con gli occhi dell'Amore non ha bisogno di tante spiegazioni! :)


Omofobia, eterosessismo, omonegatività

di Margherita Graglia


fonte: https://www.identitaingabbia.it/2012/10/omofobia-eterosessismo-omonegativita/
Questo articolo è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported.

Si parla da tempo di una legge contro l’omofobia e il termine stesso omofobia viene utilizzato da detrattori o propugnatori della legge stessa. Chi lo definisce scorretto etimologicamente, chi invece lo ritiene appropriato a descrivere i fenomeni che prevedono pensieri o agiti negativi nei confronti delle persone omosessuali. Si associa ad esso il termine transfobia per indicare atteggiamenti similari nei confronti di persone transessuali.

Ovviamente il termine da usare ed il suo significato poco hanno a che fare con l’essenza del problema che sussiste e, nel suo non essere sanzionato, prolifera, spesso, col beneplacito sociale.

Viste però le perplessità vediamo il termine omofobia nei dettagli comparandolo con altri termini utilizzati con accezioni simili.

Con il termine “omofobia” si intendono la paura, il disprezzo, il disgusto che alcuni eterosessuali provano nei confronti di gay e lesbiche. Con esso si sottolinea quindi una dimensione individuale di questo sentire. Un sentire irrazionale, basato su pregiudizi, connotazioni morali, retaggi religiosi, e volto al mantenimento di uno status quo che si vede minacciato dall’altro diverso da sé. Si usa il termine “transfobia” per definire lo stesso sentire di cui sopra nei confronti della persone transessuali e transgender.

Il termine “eterosessismo”, invece, ne sottolinea l’aspetto sociale e come tale sentire si delinea, si esplicita, si inserisce nei media, nelle istituzioni, nella religione, nella legge stessa. I modi in cui ciò avviene sono il silenzio e la condanna.

Il silenzio, forse, è l’aspetto più pericoloso in quanto fa sì che l’omosessualità risulti socialmente invisibile e quindi più che caratteristica associata ad alcune persone, l’omosessualità diventa un simbolo di ciò che è estraneo alla comunità e quindi opposto a sé (e il passo a definirlo in termini negativi è breve), qualcosa contro cui reagire, un pericolo.

Il termine “omonegatività” indica l’impatto e l’interiorizzazione delle componenti culturali e delle radici sociali dell’intolleranza, riferendosi all’intera gamma di sentimenti, atteggiamenti e comportamenti negativi verso l’omosessualità e le persone omosessuali. In conclusione l’omonegatività interiorizzata consisterebbe in un conflitto tra la propria disposizione sessuale e la propria immagine di sé, caratterizzato da imbarazzo, vergogna, depressione e talvolta ideazione suicidaria. (http://gayfriendlyroma.forumcommunity.net/?t=21193993)

“Allora la sfida, soprattutto per gli adolescenti e giovani gay e lesbiche, è quella di crescere sani in posti insani – insani rispetto alla identità non eterosessuale – cioè di costruire un’identità positiva in contesti sociali che condannano moralmente l’omosessualità, che la considerano ancora un disturbo, un’anomalia, una questione meramente di sesso, qualcosa di cui vergognarsi e da relegare in uno spazio privato ritenuto sconveniente od osceno. Un posto potenzialmente nemico che può colpire e danneggiare; per questo la specificità degli adolescenti omosessuali è proprio la difficoltà a chiedere aiuto in caso di disagio, temendo di essere rifiutati in quanto omosessuali, dovendo talvolta costruirsi un’identità adulta senza potersi appoggiare ai familiari o credendo di non poterlo fare.” (Graglia, 2010, pag.9)

Il 17 maggio del 1990 l’omosessualità viene definitivamente tolta dai manuali diagnostici dell’OMS venendo riconosciuta come ‘variante naturale della sessualità”. Questa data viene quindi scelta per diventare la Giornata Internazionale contro l’Omotransfobia.

Margherita Graglia, “Psicoterapia e omosessualità”, Carocci, 2010


L’inconsistenza scientifica del concetto di “Ideologia del gender” – Comunicato AIP

COMUNICATO STAMPA AIP (Associazione Italiana Psicologi) DEL 12 MARZO 2015
fonte: http://www.stateofmind.it/2015/03/ideologia-del-gender/

Sulla rilevanza scientifica degli studi di genere e orientamento sessuale e sulla loro diffusione nei contesti scolastici italiani

Oggi si assiste all’organizzazione di iniziative e mobilitazioni che, su scala locale e nazionale, tendono a etichettare gli interventi di educazione alle differenze di genere e di orientamento sessuale nelle scuole italiane come pretesti per la divulgazione di una cosiddetta “ideologia del gender”.

L’AIP ritiene opportuno intervenire per rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l’inconsistenza scientifica del concetto di “ideologia del gender”. Esistono, al contrario, studi scientifici di genere, meglio noti come Gender Studies che, insieme ai Gay and Lesbian Studies, hanno contribuito in modo significativo alla conoscenza di tematiche di grande rilievo per molti campi disciplinari (dalla medicina alla psicologia, all’economia, alla giurisprudenza, alle scienze sociali) e alla riduzione, a livello individuale e sociale, dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l’orientamento sessuale.

Le evidenze empiriche raggiunte da questi studi mostrano che il sessismo, l’omofobia, il pregiudizio e gli stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita e sono trasmessi attraverso la socializzazione, le pratiche educative, il linguaggio, la comunicazione mediatica, le norme sociali. Il contributo scientifico di questi studi si affianca a quanto già riconosciuto, da ormai più di quarant’anni, da tutte le associazioni internazionali, scientifiche e professionali, che promuovono la salute mentale (tra queste, l’American Psychological Association, l’American Psychiatric Association, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc.), le quali, derubricando l’omosessualità dal novero delle malattie, hanno ribadito una concezione dell’omosessualità come variante normale non patologica della sessualità umana.

L’Unicef, nel Position Statement del novembre 2014, ha rimarcato la necessità di intervenire contro ogni forma di discriminazione nei confronti dei bambini e dei loro genitori basata sull’orientamento sessuale e/o l’identità di genere. Un’analoga policy è da tempo seguita dall’Unesco. Favorire l’educazione sessuale nelle scuole e inserire nei progetti didattico-formativi contenuti riguardanti il genere e l’orientamento sessuale non significa promuovere un’inesistente “ideologia del gender”, ma fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell’affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni e mettendo in atto strategie preventive adeguate ed efficaci capaci di contrastare fenomeni come il bullismo omofobico, la discriminazione di genere, il cyberbullismo. La seria e appropriata diffusione di tali studi attraverso corrette metodologie didattico-educative può dunque offrire occasioni di crescita personale e culturale ad allievi e personale scolastico e a contrastare le discriminazioni basate sul genere e l’orientamento sessuale nei contesti scolastici, valorizzando una cultura dello scambio, della relazione, dell’amicizia e della nonviolenza.

L’AIP riconosce la portata scientifica di Gender Studies, Women Studies, Lesbian and Gay Studies e ribadisce l’importanza della diffusione della cultura scientifica psicologica per la crescita culturale e sociale del nostro paese.

 

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