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Riflessioni per una riforma religiosa

Nel rispetto del principio di non dualità come egregiamente esposto da Giulio Ripa nel suo articolo “Oltre il dualismo”, di cui consiglio caldamente una lettura, ci tengo a precisare che quanto sto per scrivere non ha alcuna pretesa di esprimere un punto di vista “più vero” delle verità altrui. Chi pratica una fede, e se questa a lui o a lei dà giovamento e ne migliora le relazioni umane e soprattutto il comportamento, fa bene a praticarla. Quindi quanto segue non è da intendersi come un puntare il dito contro qualcuno, ma solo come una serie di miei personali, opinabili e migliorabili riflessioni, che lascio qui per chi vorrà leggerle. Grazie.

1. Significato della parola “Dio”

La parola “Dio”, nelle molteplici accezioni, spesso contrastanti, che ha assunto in varie religioni e che è stata usata per giustificare anche le peggiori perversioni umane, è purtroppo ormai squalificata di significato. Se proprio vogliamo usarla, è necessario metterci d’accordo sul significato e ridarle piena dignità, altrimenti non possiamo capirci. Da qui e nel proseguo di queste mie riflessioni, “Dio” è da intendersi nel suo significato platonico di “Bene e Giustizia”. Quindi un uomo o una donna che agisce onestamente e coerentemente per il bene e per la giustizia propri e altrui è veramente a immagine di Dio, a prescindere dalla religione, dal credo, dall’eventuale ateismo, dall’orientamento politico o da qualsiasi altra connotazione. Alcune religioni non usano la parola “Dio”, ma altre espressioni che hanno in comune i concetti di “Bene e Giustizia”. Ad es., espressioni come “Coscienza Cristica”, “Buddità”, “Saggezza Universale”, “Ubuntu”, ecc., essendo tutte incentrate sul senso di unità, di comunità, di bene e di giustizia, in questo contesto sono da intendersi come sinonimo di Dio.

2. Distacco dal proprio “Ego” e dai giudizi sociali

Ognuno di noi ha un’Anima e ha un Ego, che, nel significato qui inteso, sono due configurazioni completamente diverse della mente umana. L’Ego è una configurazione focalizzata sul particolare, l’Anima coglie l’universale. L’Ego è separativo, è tenuto in piedi dal giudizio, in particolare dal giudizio sociale interiorizzato, sintetizzabile in: “questo è bene e questo è male”, “questo è giusto e questo è sbagliato”, “questo è vero e questo è falso”.

Il giudizio sociale è diverso dal giudizio animico: il giudizio sociale è il giudizio egoico, mentre il giudizio animico è distinzione, discernimento. Il giudizio animico è un sinonimo di pensiero che sa “soppesare”, ovvero discernere, permettoci di uscire dalla confusione, di collocare le cose al posto giusto. Il giudizio sociale o egoico è quello che impariamo a introiettare dai nostri genitori, dai gruppi di appartenenza, dalla scuola, dalla televisione, dai luoghi di lavoro, dagli ambienti social, e purtroppo anche dagli aspetti egoici (cioè dogmatici) della religione, per chi ne ha una. Produce su di noi una pressione al conformismo.

Il giudizio sociale ci allontana dalla nostra Anima, perché per stare nella nostra Anima, o nella nostra essenza, abbiamo bisogno di non dipendere più dal giudizio sociale, così da ascoltare davvero quella che è l’esigenza dell’Anima.

Platone definiva il giudizio e condizionamento sociale come “la grande bestia”.

Detto ciò, ogni religione che spinga al conformismo verso certi dogmi o regole, a cui ubbidire in maniera acritica e persino minacciando “punizioni per i propri peccati”, è una “grande bestia”. Anzi, è una blasfemia.

3. Nessuna religione può dirci “cosa è vero” e “cosa è falso” in senso assoluto

Non c’è nulla che è falso: falso è il modo con cui noi osserviamo le cose, se le estrapoliamo dall’interdipendenza con tutto ciò che esiste. Niente è ciò che è perché “è come è”, piuttosto la realtà percepita e indagabile dipende da chi la osserva. Non esiste alcuna verità “che sta in piedi da sola” o che non dipenda nella sua essenza da chi la osserva. Tutto è interdipendente e mutevole.

Allo stesso modo, non esiste il “male” in sé. Il pensiero del male è un non-pensiero, perché il vero pensiero è quello che viene dall’Anima, ma l’Anima non vede il male come assoluto, lo vede sempre come relativo, in quel contesto, in quel momento lì, una piccola cosa rispetto all’oceano dell’essere. Già il solo fatto di separare il bene dal male, i buoni dai cattivi, è un male, o meglio, è un pensiero dell’Ego.

4. Diventare Dio è diventare ciò che veramente siamo.

Il nostro vero essere (“Anima”) è occultato dal sociale (giudizio sociale) – la “grande bestia” platonica – e dal senso di colpa (conseguente al giudizio). Ogni pensiero separativo (avidità, appropriatività, volontà di potenza e di dominanza, in un solo termine “Ego”) è il nemico, l’«antico avversario» che deve essere sconfitto.

Lo scopo dell’Anima è l’unità con il tutto e con tutte le altre Anime. L’insieme delle Anime, in questa accezione, è sinonimo di Dio, di cui ciascuno di noi è una “scintilla divina”. Far brillare questa “scintilla divina” e farci a immagine di Dio (cioè Bene e Giustizia), cioè divinizzarci, cioè renderci in tutto e per tutto uguali a Cristo, a Gandhi, a Budda, a tutte le altri grandi Anime che l’umanità ha avuto e continua ad avere, è lo scopo dell’Anima.

5. Unione di tutte le forme di vita

Non c’è un “Io” separato dagli altri “Io”, non c’è una “persona” separata da tutto: queste sono menzogne, create dal giudizio sociale, dal conformismo, dall’Ego. Similmente, Dio non è una persona, non è “altro da sé”, ma tutte le creature sono un solo essere, tutte le cose sono una sola in Dio. Questo l’Anima lo sa e lo percepisce chiaramente. Questo lo sanno tutti i grandi mistici di tutte le religioni. Da ciò ne segue che la “Fede” è qualcosa che prescinde dalla religione, è piuttosto “ciò che l’Anima sa”.

6. Fede e credenze/superstizioni

Nel senso sopra inteso, la “Fede” non è una credenza e ogni credenza è una superstizione. La Fede è conoscenza dell’Anima nell’Anima. La (vera) Fede distrugge tutte le credenze, di cui vede la radice menzognera, a servizio dell’egoità. La (vera) Fede discerne gli aspetti egoici (cioè dogmatici e separativi) delle varie religioni e non si lascia confondere dai falsi “miti” di un Dio vendicativo, punitivo o giustiziere, riconoscendone piuttosto una tale rappresentazione come una proiezione dell’Ego umano, ovvero riconoscendola come un falso Dio fatto a immagine e somiglianza dei lati peggiori dell’essere umano.

In questo senso, dal punto di vista dell’Anima e della Fede, la Bibbia, presa nel suo complesso e fatta eccezione per alcune parti, è la madre della superstizione, dell’alienazione religiosa e dell’idolatria. Il Dio biblico (dell’Antico Testamento) è un ente per i peccatori, a servizio dell’appropriatività, dell’Ego, è a immagine e somiglianza di un essere psicopatico nel senso clinico del termine. Il dualismo si regge sul mito della creazione, le cui conseguenze sono devastanti.

Il Vangelo non ha niente a che vedere con la mitologia biblica, fatta di narrazioni nate per creare una comunità, una comunità che crede nell’alterità di Dio, di un Dio bellico, egoico; il Vangelo inoltre non ha nulla a che vedere con la teologia paolina della redenzione, o comunque con le teologie, frutto dell’immaginazione.

L’Anima sa discernere “come” leggere i testi prodotti dalle tradizioni sapienziali e a “cosa” dare credito. Anzi, l’Anima che è unita in Dio, cioè con le altre Anime, sa che le teologie sono solo “chiacchiere” su Dio. Su Dio non si può dir nulla, le teologie sono menzogne.

7. Vita vera

La vita vera è la beatitudine stessa; la vita apparente è non-beata.
Qui ed ora è la vita eterna.
Qui è Dio, in questo mondo, nella nostra carne e nel nostro sangue, quando ci lasciamo governare dall’Anima e non dall’Ego.

8. Unione delle religioni

In quanto dipendenti dall’accidentale dimensione sociale e psicologica (e anche patologica) dell’uomo, le religioni sono terreno di separatezza, spesso di opposizione e scontro, come ancora oggi drammaticamente constatiamo. Quando, invece, sono legate a quella dimensione essenziale, universale e spirituale dell’essere umano che si esprime nella mistica, esse sono luogo di incontro e unione tra le diverse culture. Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni.

9. Significato di “mistica”

Un mistico o una mistica è una persona che sa davvero pensare, cioè discernere, soppesare. La mistica è il massimo livello del pensiero. Noi siamo abituati a credere che il massimo livello del pensiero sia quello scientifico: non è così. Se pensare significa “soppesare” per mettere le cose al posto giusto, allora la mistica è il vero pensiero. C’è davvero pensiero, e non banale ideologia, solo quando l’intelligenza è mossa da quell’Amore per l’Assoluto che è l’Anima stessa: non l’Ego della religione, ma la sua Anima, la sua essenza. Solo una ricerca di Dio (che, ripeto, non è persona, ma “Bene e Giustizia”, “Unione tra le Anime”, “Unione con il Tutto”) fatta con l’onestà della ragione può proporsi davvero come religione, e non come una mera superstizione.

10. Religione, Economia e Politica

Concludo queste mie riflessioni sottolineando che non può esserci religione se non ci sono Amore, Rispetto e Gratitudine per la Vita in tutte le sue manifestazioni. Penso che la società stia andando in una direzione autodistruttiva e apocalittica perché famiglia, scuola, mass media, lavoro, politica, economia, scienze, religioni e, in generale, tutta la società, sono molto concentrati e attivamente impegnati a favorire gli aspetti egoici (e quindi separativi e distruttivi) dell'essere umano, piuttosto che la sua Anima. L'attuale sistema di pensiero e di politica neoliberista è la massima espressione del peggio dell'essere umano. Non può esserci religione senza consapevolezza di ciò e senza una chiara presa di posizione a tutela della vita e quindi contro le logiche neoliberiste imperanti, basate sul dominio di pochi psicopatici (tanto simili al Dio biblico dell'Antico Testamento) sul resto dell'umanità. Tutelare la vita significa anche tutelare l'ambiente e tutte le sue creature, da ciò una vita frugale e vegana ne sono una naturale conseguenza. L'attuale schifo-crazia, cioè il potere dei peggiori eletti dal popolo e/o imposti al popolo, mi ricorda che il popolo preferì salvare la vita a Barabba piuttosto che a Gesù: è arrivata l'ora di una seria riforma interiore?

(Francesco Galgani, l’Ascoltatore dell’Assemblea, 16 maggio 2020)