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Sulla strada del cambiamento

Appello di Francesco Galgani

SperanzaAppello rivolto a chi ha occhi per vedere, orecchie per sentire, cuore per Amare

Cerco persone di buona volontà che, in base alla propria sensibilità, possibilità, creatività, conoscenza di più lingue o qualsiasi talento personale, desiderino dar diffusione alla "Religione dell'Ultima Lotta" (per chi non ne ha letto il testo fondativo, rimando al testo completo e alla breve presentazione).

Lascio la porta aperta a mille possibilità e a sviluppi che, nel momento in cui scrivo queste parole, non posso neanche immaginare.

Grazie,
Francesco Galgani,
14 aprile 2019

Pasqua predatoria

Pasqua VeganLa cultura predatoria nella quale viviamo annienterà noi stessi e tutto ciò che amiamo. E’ più che mai urgente un cambiamento radicale da parte di ciascuno di noi.

Studiamo e applichiamo la Religione dell’Ultima Lotta, affinché la Pasqua che si sta avvicinando sia una festa di pace e non, come al solito, un ulteriore contributo a sofferenza, massacri e devastazione.

La Pasqua non avrà nulla di religioso, di spirituale o di morale se festeggiare significa uccidere direttamente o chiedere ad altri di farlo per noi. Pasqua predatoria è Pasqua distruttiva, senza nulla di sacro, anzi.

Francesco Galgani,
9 aprile 2019

Vangelo della Pace, ovvero la Pace che è in noi, esseri divini

Nel mio piccolo, vorrei proporre una possibile analisi ermeneutica del “Vangelo esseno della pace”, ovvero una chiave di lettura che tale testo può avere oggi, in un contesto storico diverso da quello in cui tale testo è stato scritto.

Ho scelto questo testo perché il “Vangelo esseno della pace” è particolarmente in sintonia con ciò che io sono e che aspiro ad essere per quanto riguarda l’armonia con la Natura e con le forze protettrici della nostra vita e dell’ambiente, forze che in questo Vangelo assumono ruoli angelici: l’Angelo del Sole, l’Angelo dell’Acqua, l’Angelo della Terra, l’Angelo dell’Aria, l’Angelo del Sonno, l’Angelo del Lavoro, ecc.

Rilevante è il fatto che l’Angelo del Lavoro è indicato da Gesù come il più potente degli angeli di Dio: poiché il lavoro è quello dell’essere umano, vuol dire che la forza dell’angelo più potente di Dio dipende solo e soltanto dal nostro impegno quotidiano nel lavoro. Questo è molto importante, perché si tratta di una rivelazione che spazza via ogni preghiera piagnucolante o ogni atteggiamento di rassegnazione. È come se Gesù ci stesse dicendo: “Impegnatevi seriamente e sarete voi stessi a dare a Dio il potere e la possibilità di aiutarvi!”. Ciò mi fa tornare a mente le parole di un grande saggio, che scrisse: «Non c’è niente di più forte della serietà. Affrontando le cose con serietà, manifestiamo la nostra vera bellezza e il nostro spirito giovanile».

Il lavoro e la protezione degli Angeli è descritto da Gesù con la massima chiarezza e al contempo con una dolcezza e una delicatezza che donano a questo Vangelo tratti poetici molto belli. Al contempo, non c’è nulla di trascendente o di difficile comprensione: questi Angeli sono sempre presenti nell’armonioso ritmo della Natura, sta solo a noi accoglierli o respingerli. La differenza sta unicamente nella nostra bontà o malvagità, ovvero sta nel fatto se amiamo e rispettiamo la Natura che ci circonda, di cui siamo parte e che è in noi, oppure no. Tutto dipende dal nostro cuore e dalla nostra buona volontà di rimanere nel fiume della vita, senza allontanarci su strade peccaminose. In questo Vangelo, il termine “peccato” assume una doppia valenza: è sia l’atto di offendere la Natura (e quindi Dio) con i nostri comportamenti autolesivi, sia le conseguenze in malattie fisiche e spirituali che tali offese comportano.

A un livello profondo sotto la superficie, è del tutto assente l’immagine di un Dio giustiziere o giudicante, che premia o condanna: un’attenta lettura rende evidente che le nostre pene e le nostre guarigioni sono “semplicemente” la naturale conseguenza della nostra indole interiore, del nostro impegno o della nostra dissolutezza e dei comportamenti che ne derivano. Le pratiche descritte da Gesù per guarire dai “peccati” (cioè dalle malattie fisiche) sono le più sagge indicazioni che potrebbe dare un abile medico, per certi versi persino all’avanguardia rispetto alla medicina di oggi: rispetto dei ritmi circadiani; digiuno terapeutico in presenza di malattia (che, come dimostrato negli ultimi quarant’anni di ricerche scientifiche, può davvero far miracoli per una stragrande varietà di malattie, guarendo anche casi davvero non sperati – suggerisco a tal proposito un’accurata lettura del libro “Digiuno felice” del dott. Salvatore Simeone); digiuno settimanale per mantenere un buono stato di salute (del tutto simile a quello consigliato ad es. dal dott. Umberto Veronesi); mangiare in maniera sobria, vegetariana e crudista, con attenzione alle combinazioni alimentari (come caldamente consigliato dalla naturopatia e dall’igienismo); non mangiare in assenza di appetito o quando abbiamo uno stato d'animo negativo; masticare a lungo fino a far diventare liquido ciò che stiamo masticando (come se fosse una preghiera a Dio); fare una pausa tra la cena e il pasto successivo di circa 16 ore (questo è un esempio di digiuno intermittente che apporta tanti benefici e che è stato ampiamente studiato e documentato da scienziati come Luigi Fontana); preferire cibi stagionali e rispettare le specificità alimentari del luogo in cui si vive (come promosso da tante associazioni che hanno a cuore il destino comune e la salute di ognuno di noi, e che è l’esatto contrario della globalizzazione odierna, con tutti i danni che arreca), ecc. Sembra assolutamente incredibile aver trovato queste indicazioni in un testo di circa duemila anni fa, eppure è vero: denota una lungimiranza veramente fuori dal comune.

Insomma, l’uomo Gesù che compare in questo Vangelo è davvero un abile medico, all’avanguardia oggi, figuriamoci duemila anni fa. Ma non è un uomo qualsiasi: è un uomo “divinizzato”, nel senso che ha reso se stesso divino grazie all’armonia con la Natura e all’immenso Amore per tutti. In tal senso, è tanto divino quanto può esserlo ciascuno di noi quando ci “divinizziamo”, ovvero quando rispettiamo e amiamo la Natura, le persone, gli animali, le piante, il territorio, le persone che ci odiano, ecc.

Gli Angeli inviati da Dio sono le forze della Natura, e Dio viene descritto come nostro Padre, mentre “Madre Terra” è nostra Madre. Seguendo l’ardore interiore suscitato da questo Vangelo, che potrebbe riassumersi in Fede nella Vita e Armonia con la Natura, è evidente che nostro Padre è colui che ha fecondato nostra Madre, e se la Madre è la Terra, allora Dio è la Vita. Ma la Vita siamo Noi, quindi Noi siamo Dio, o meglio, lo siamo quando rispettiamo le leggi della Natura e ci riempiamo di Amore per ogni creatura.

Gesù ci sta dicendo che il divino e il demoniaco sono entrambi nella nostra carne e nel nostro sangue, nei nostri pensieri e nel nostro cuore: sta a noi scegliere cosa far emergere dalla nostra vita.

Questo Vangelo invita ciascuno di noi a cercare le leggi e i comandamenti da rispettare dentro noi stessi, perché se noi siamo la Vita e se la Vita è tutto ciò che esiste in Natura, allora le leggi della Natura sono già dentro di noi.

Quando Gesù indica gli unici due comandamenti da rispettare, sostanzialmente sta dicendo che rispettare Dio e rispettare le persone, gli animali, le piante e tutto ciò che ci circonda è esattamente la stessa cosa.

Alla luce di tutto ciò, proviamo una lettura esegetica delle uniche due preghiere contenute nel Vangelo, ricordandoci che Dio siamo noi.

Preghiera al “Padre Celeste”
«Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male; perché tuo è il regno, il potere e la gloria per l’eternità. Amen»

Preghiera a “Madre Terra”
«Madre Nostra che sei sulla terra, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in noi come lo è in te. Come mandi i tuoi angeli ogni giorno mandali anche a noi. Rimetti a noi i nostri peccati come noi espiamo le nostre colpe contro di te. E non ci indurre in malattia ma liberaci dal male perché tuo è il corpo, la salute e la terra. Amen»

Il Padre “del Cielo” (Celeste) è colui che feconda la Madre Terra: è come dire che la Vita viene dal cielo e infonde il suo soffio vitale sulla Terra, creando il meraviglioso ecosistema di cui siamo parte. Il fatto che venga dal cielo può essere vero in senso letterale (il fatto che la vita sulla Terra sia comparsa grazie a “qualcosa” proveniente dallo spazio è una delle possibili ipotesi, inoltre l’energia per la vita ci è data dal Sole che è nel cielo), ma in questo contesto è molto più forte e appropriato il significato simbolico: la compresenza di padre e madre (cielo e terra) è ciò che rende possibile la vita.

Santificare il nome del Padre e della Madre: vuol dire che porgiamo il massimo rispetto alla Terra e al Cielo, cioè alla Natura, alla Vita.

Venga il tuo regno: Padre e Madre regnano insieme, il loro regno non è altro che questo mondo, attualmente in mano a Satana (che rappresenta simbolicamente tutto ciò che non è Amore, ovvero che è disprezzo per la vita e disunione). Il compito dell’essere umano è di fare una profonda trasformazione interiore per servire Dio (cioè amare e rispettare la vita), piuttosto che per assecondare Satana (ovvero le proprie debolezze autodistruttive). A tal proposito, il comandamento di “NON UCCIDERE NÉ PERSONE NÉ ANIMALI” (NÉ DEVASTARE L’AMBIENTE) non è un imperativo proveniente dall’esterno (ovvero da Gesù inteso come esterno a noi), ma è il naturale comportamento che ciascuno di noi assume quando si “divinizza”, ovvero quando comincia ad Amare. Chi Ama non può uccidere, nel senso che proprio non è capace di farlo. Quando questo avviene, ciascuno di noi è Gesù.

Sia fatta la volontà del Padre (cioè della Vita) in cielo e in terra, sia fatta la volontà della Madre (cioè della Natura) “in noi come in nostra madre”. Noi siamo parte della Natura e la Natura è parte di noi. Questo è un caldo invito a rispettare la vita, la natura e ad armonizzarci con essa.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”: vuol dire stare nel “qui ed ora”, il pane “quotidiano” vuole dire proprio “di oggi”, cioè dacci da mangiare “oggi”. Qui stiamo pregando la vita di darci da mangiare quel che ci necessita oggi, né più, né meno: chi è felice (cioè carico di Amore per la Vita) ha bisogno di poco e non cerca cose inutili. Chi si fida della Vita sa che non sarà mai abbandonato, quindi non ha brame d’accumulare, né ha bisogno di chiedere oggi per domani, né ha aspettative che creano ansie. Questo è un chiaro invito ad andare all’essenza delle cose, sgravandoci di tutto il superfluo per il nostro corpo e per la nostra anima. La Vita sa di cosa abbiamo bisogno: se il Cuore è pulito e l’intento sincero, non ci mancherà nulla.

“Come mandi i tuoi angeli ogni giorno mandali anche a noi”: questa parte di preghiera, rivolta a Madre Terra, assume pieno significato rileggendo con attenzione le parole di Gesù, il quale ci assicura che gli Angeli (cioè le funzioni protettrici della Vita e dell’ambiente) vengono sempre da noi, ma siamo soltanto noi ad accoglierli o meno con il nostro comportamento, a permetter loro di curarci e di salvarci oppure no.

“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (rivolto al Padre) e “Rimetti a noi i nostri peccati come noi espiamo le nostre colpe contro di te” (rivolto alla Madre). Queste due parti di preghiere sarebbero fuorvianti, per non dire incomprensibili, se prima non avessimo letto la parabola contenuta in questo Vangelo: mi riferisco al padre che permette al figlio di espiare in 7 giorni le colpe (cioè i debiti) di 7 anni. Le colpe in questione si riferiscono ad una vita dissoluta che, fuor di metafora, cioè passando dalla parabola a ciò che Gesù intende dire all’assemblea dei malati intorno a lui, causa malattie fisiche e mentali più o meno gravi (le colpe verso la Madre). Detto in termini ancora più semplici, questa parte di preghiera è una richiesta di guarigione fisica e mentale, con la solenne promessa però di impegnarci in tal senso. La parte “come noi espiamo le nostre colpe contro di te” si riferisce alla scrupolosa osservanza delle indicazioni di Gesù per guarire, ovvero all’osservanza di quanto precedentemente già detto: dieta vegetariana tendenzialmente crudista, pasti frugali e massimo due al giorno, rispetto dei ritmi circadiani, digiuni terapeutici, ecc. Nel Vangelo è scritto tutto chiaramente al pari di una prescrizione medica. Ovviamente, duemila anni dopo le indicazioni di Gesù, ciascuno di noi può farsi aiutare da un bravo medico che sia possibilmente molto più vicino alla medicina naturale (come suggerito da Gesù) piuttosto che alle lobby farmaceutiche (che spesso lavorano più per Satana che per Dio).

“E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male; perché tuo è il regno, il potere e la gloria per l’eternità” (rivolto al Padre), “E non ci indurre in malattia ma liberaci dal male perché tuo è il corpo, la salute e la terra” (rivolto alla Madre). Il Padre, che è la Vita proveniente dal cielo e fecondante la Terra, rappresenta la nostra parte spirituale, mentre la Madre (cioè la Terra) rappresenta il nostro corpo. La richiesta al Padre di liberarci dai mali si riferisce ai mali spirituali, mentre la stessa richiesta rivolta alla Madre si riferisce ai mali fisici: nel complesso vuol dire che stiamo chiedendo buona salute e guarigione fisica e spirituale. “Amen” vuol dire “e così sia”, quindi è l’auspicio che tutto vada nella giusta direzione per il nostro benessere. Parimenti, le tentazioni indotte dal Padre sono le malattie mentali nel senso più ampio del termine (non in senso necessariamente clinico, ma in senso anche spirituale, come l’odio, la collera, l’invidia, ecc.), mentre le malattie indotte dalla Madre sono le malattie fisiche. Qui c’è il riconoscimento dell’inevitabile, ovvero del fatto che comunque malattie e incidenti possono capitare a tutti (anche ai più salutisti o ai più sani) e che fanno parte del normale corso dell’esistenza: stiamo chiedendo alla Vita di “non metterci alla prova”, ovvero di preservare la nostra salute fisica e mentale, ancora una volta con l’impegno a riconoscere quanto grande, meravigliosa e degna di rispetto essa sia (dove dice: “regno, potere e gloria per l’eternità”).

Questo Vangelo è davvero meraviglioso e ci responsabilizza al massimo, perché alla fine tutto dipende da noi ed è dentro di noi. L’atteggiamento che abbiamo nell’affrontare le malattie è innanzitutto una scelta personale, sebbene ovviamente sia influenzato dal nostro ambiente. Ricordiamo le parole di Gesù: «Non cercate la legge nelle vostre scritture, perché la legge è vita mentre la scrittura è cosa morta. […] Dio non scrisse le sue leggi sulle pagine dei libri ma nel nostro cuore e nel nostro spirito».

Francesco Galgani,
22 marzo 2019

UniAleph app per Android e iPhone

UniAleph Mauro ScardovelliSegnalo ai miei lettori che ho fatto, di mia autonoma iniziativa, questa app per agevolare la fruizione dei video di UniAleph https://alephumanistica.it/universita-aleph/:

UniAleph app
https://play.google.com/store/apps/details?id=net.informaticalibera.apps.unialeph

Prossimamente pubblicherò anche la versione per iPhone.

Descrizione:

App pensata per vedere agevolmente i video di UniAleph (https://alephumanistica.it/universita-aleph/) su SmartTV con telecomando o sul proprio smartphone o tablet. L'interfaccia è ridotta al minimo indispensabile proprio per agevolare chi usa il telecomando di un TV Box.

Ho fatto questa app per uso personale e la condivido vista l'utilità sociale di UniAleph. Ringrazio Mauro Scardovelli e tutto lo staff di UniAleph per ciò che hanno fatto e che continuano a fare.

In caso di problemi tecnici con questa app, vi invito a non fare commenti negativi qui nello Store, ma piuttosto a contattarmi via e-mail (https://www.informatica-libera.net/content/contatti), in modo che possa verificare se posso fare qualcosa per risolverli. Grazie.

 

2019: verso la Consapevolezza

Il 2019 si avvicina... tempo addietro scrissi una pagina con alcune mie riflessioni, una poesia e alcuni addestramenti alla Consapevolezza, stilati dal monaco buddista zen Thich Nhat Hanh. La segnalo di nuovo ai miei cari lettori, come invito a costruire insieme un 2019 davvero rinnovato, si intitola: "In occasione del prossimo attentato terroristico".

Per questo 2019, ciò che ritengo più urgente per il destino collettivo e individuale l'ho riassunto nel mio "Manifesto dell'ultima lotta", a cui auguro diffusione grazie al vostro contributo: la patria delle mie idee è dove regna la compassione, espressione del vero Amore che permette e sostiene la vita di ognuno di noi e di ogni essere vivente.

Faccio i miei migliori auguri alla libera e gratuita Università Aleph di Mauro Scardovelli, che credo abbia eccellenti premesse per contribuire al miglioramento individuale e collettivo.

Infine, vorrei concludere questo messaggio per il nuovo anno con le parole di un grande uomo e caro amico:

«Io sogno un mondo dove non esiste né l'oppresso né l'oppressore, dove ognuno è di aiuto alla società in base alle sue potenzialità.
Quindi le diversità diventano punti di forza, dove ognuno è libero di coltivare le sue passioni grazie alle quali vive e fa vivere gli altri.
Perché se ognuno fa ciò che ama con amore e non per soldi, tutti diveniamo dei puzzle che si compensano a vicenda, non esiste la moneta, ma il libero scambio di virtù».
 

(Alessandro Pacenti, 14 dicembre 2018)

Grazie a tutti,
buon 2019,
Francesco Galgani

Non è un problema né di scienza né di tecnologia, ma di cuore

Qualcuno prima di me aveva già detto che «Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (Pier Paolo Pasolini) e «Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alle persone ciò che non vogliono sentire» (George Orwell).

Veramente viviamo nella mistificazione universale... e anche solo avere il coraggio di provare a cercare di avere un senso di realtà, inteso come porsi domande del tipo "Come stiamo vivendo?", "Cosa stiamo facendo?", "Dove stiamo andando?", è un atto rivoluzionario, soprattutto se a questo poi segue un cambiamento interiore, che significa non sentirci più "necessitati" a fare ciò che fa la maggioranza delle persone, o semplicemente a fare ciò che abbiamo fatto fino a ieri.

L'applicazione tecnologica della scienza sta da sempre accompagnando la storia dell'umanità, e le nostre vite. Nel mio blog, nelle mie tesi di laurea ("Solitudine e Contesti Virtuali" e "L'era della persuasione tecnologica") e anche nell'e-book "L'oscuro desiderio di essere sempre connessi", fatto insieme al mio amico Giulio Ripa, ho da sempre messo a nudo gli intrinseci malefici dei social e degli smartphone, mostrando come la loro progettazione e applicazione sia sovente tesa più a rinforzare le debolezze umane che le virtù, oltre a renderci schiavi e sempre più lontani da ciò di cui realmente avremmo bisogno: contatto fisico, amore, solidarietà, collaborazione, affetti, calore umano, protezione della comunità, salute, lavoro, ozio creativo in compagnia, senso di unità, non-violenza, rispetto, lealtà, onestà, gioia, impegno condiviso nel proteggere tutto ciò che di prezioso la vita ci ha donato, ecc... I social e gli smartphone ci danno queste cose? E l'imminente 5G? Ma ce ne rendiamo conto che se ogni movimento rivoluzionario "deve" avere una pagina Facebook, altrimenti è come se i suoi aderenti si sentissero inesistenti, allora abbiamo veramente toccato il massimo del non-senso?

Ma è davvero un problema di scienza e di tecnologia, o è altrove il problema?

Qual è stata la peggiore invenzione fatta dall'umanità? Probabilmente la "ruota"... perché abbiamo inventato la "ruota" senza prima inventare il modo di stare tutti insieme in armonia, ovvero nell'"amore"... senza il quale tutto il resto può rivelarsi assai controproducente... come in effetti è, visto che stiamo distruggendo il pianeta, oltre a noi stessi.

Ogni novità tecnologica finisce persino nei telegiornali, come se fosse il metro di giudizio della nostra "evoluzione", che vedo meglio descritta da un'altra parola: "etica".

Noi possiamo scegliere ogni giorno di comportaci secondo un'etica che abbia solide radici e che sia sostenuta da una forte motivazione. Non dico questo riferendomi esclusivamente alla tecnologia, mi riferisco invece a tutti i veleni che stanno distruggendo la nostra società e il nostro mondo. Il problema, secondo me, non è soltanto quello di avere uno sguardo critico verso ciò che la tecnologia ci offre (con il coraggio di mettere in discussione le nostri abitudini e anche di rifiutare di adeguarci a ciò che ci sembra sbagliato), piuttosto è quello dell'etica con cui stiamo usando sia le nostre vite, sia tutto ciò che la vita ci offre.
 
Di per sé la rete Internet (e i social) sarebbero un mezzo per realizzare un'intelligenza collettiva e connettiva che vada oltre l'intelligenza individuale, ma affinché invece dell'intelligenza collettiva non si ottenga il peggioramento e progressivo deterioramento individuale e sociale (con delega dell'intelligenza umana all'intelligenza artificiale), occorre che i componenti della rete (e tutti gli attori che contribuiscono a creare la rete, Zuckerberg in primis, che per inciso è proprietario anche di Whatsapp e di Instagram) abbiano in sé i valori ben radicati dell’etica, del rispetto, dell’altruismo e della dignità umana ad ampio raggio. Occorre anche avere il coraggio di dire chiaramente che il nutrimento affettivo, di cui l'essere umano ha il massimo bisogno, non può essere mediato dalla tecnologia, che pertanto va ridimensionata, dando priorità ad altro. Ma la storia sta andando in un'altra direzione, come ho scritto nella mia Profezia (e nella quale, non a caso, ho scritto che "l'intelligenza artificiale è capace di tutto, fuorché dell'essenziale").
 
Quello che sto dicendo significa riscrivere completamente i fondamenti della nostra società... e innanzitutto del nostro cuore. Siamo in "periodo terminale, apocalittico", come ho scritto nel mio "Manifesto dell'ultima lotta", nel quale ho anche delineato con chiarezza una strada che può salvarci. Le persone potrebbero sentirsi "limitate" o "costrette" nel momento in cui parlo di veganesimo, di non-violenza, di sobrietà, ma il mio unico intento è quello di costruire le basi per un presente e un futuro dignitoso per tutti, perché attualmente e sempre di più stiamo barattando il futuro prossimo con la perversa soddisfazione di un ego insaziabile e crudele. I mass media fanno di tutto per alimentare tale ego malato, per distogliere dall'essenziale, per nascondere completamente ciò che andrebbe conosciuto e, purtroppo, per procurare continui falsi allarmi in maniera scorretta e fraudolenta, facendo passare per veri fatti assolutamente falsi e incitando all'odio, come giustamente, riferendosi a un caso specifico e con chiare argomentazioni, ha fatto notare Marcello Pamio nel suo articolo "«Berto la macchietta» e l’epidemia inesistente di morbillo…". A proposito di mistificazioni che ci pervadono, i miei lettori più attenti possono anche dare uno sguardo ai fondamenti del nostro sistema economico (grazie all'avvocato Francesco Carraro e all'ingegnere Fabio Conditi) e anche ai fondamenti della scienza attuale (in un mio articolo dove riprendo informazioni pubblicate su riviste scientifiche).
 
Mi impegno a vivere secondo ciò che ho scritto nel Manifesto,
Francesco Galgani,
18 novembre 2018

Manifesto dell’ultima lotta

Tratto da: RELIGIONE DELL'ULTIMA LOTTA

Siamo in un periodo terminale, apocalittico, perché la violenza e l'ottusità degli esseri umani è diventata insostenibile per tutte le specie viventi del pianeta. Affrontiamolo serenamente, facendo la nostra parte in una direzione che vada verso la salvezza del pianeta, tutt'uno vivente di cui facciamo parte. Per tale ragione, noi scegliamo come massima priorità di essere vegani e di non esercitare potere sulle altre persone.

Il cibo è sacro perché sacra è la vita, ma un cibo prodotto con violenza, disprezzo della vita e massacri è per noi veleno. Un cibo prodotto uccidendo ogni tre giorni lo stesso numero di animali terrestri quante persone furono uccise da tutte le criminali guerre della storia dell’umanità (619 milioni), dopo indicibili torture e manipolazioni genetiche, è un veleno così potente che alla fine ci condannerà al non aver più nulla da mangiare. Anche i mari e gli oceani soffrono come malati terminali e, nel loro silenzio, reclamano il nostro aiuto, perché con l’attuale andamento delle attività di pesca entro il 2050 non avranno più vita da ospitare.

Rinneghiamo il diritto, il potere, l’autorità e il dominio di cui l’ego umano si è sovente arrogato sui più deboli, considerati inferiori al solo fine di avallare i propri perversi scopi, giustificando ogni devastazione ambientale e ogni massacro dei suoi simili, ovvero giustificando la propria autodistruzione.

Rifiutiamo come aberrante il consumo di animali e derivati, perché oltre ad essere contrario alla nostra salute, già compromessa dalle attività umane che hanno reso invivibile gran parte del pianeta, significa complicità verso la nostra stessa estinzione. Percepiamo come aberrante anche la continua disinformazione tesa a distrarci il più possibile dall’urgente necessità di cambiamenti interiori, familiari, sociali, politici ed economici che mirino al rispetto della vita e alla salvezza dell’umanità. Parimenti ci rifiutiamo di identificarci in ogni forma di spiritualità, filosofia e religione che, pur predicando il bene, non inviti caldamente alla sobrietà dei consumi, al veganesimo, al non renderci complici dei continui brutali massacri.

Il nostro mondo, in mano alle psicopatiche multinazionali a cui interessa solo il profitto, è diventato un impero di sofferenza. Come un faro che ci indichi la strada da percorrere nella notte burrascosa e devastante dell’umanità, consideriamo la non-violenza, una corretta informazione e il non sentirci superiori a nessuno come l’unica direzione da intraprendere. Consapevoli dei nostri limiti e delle nostre ombre, ci impegniamo in tal senso. Consapevoli dell’impari lotta contro un modo di pensare e di agire radicato in tutti i livelli della società e persino nel nostro inconscio individuale e collettivo, ci impegniamo a mantener saldo il nostro Amore per la vita e ad agire di conseguenza. Riteniamo che il progresso morale di un popolo vada di pari passo non solo con il modo con cui le persone si relazionano tra di loro, ma anche con il modo in cui animali e territorio vengono trattati e protetti.

Il coraggio e le doti intellettive e morali ci saranno di sostegno, la forza della parola che libera dalla tristezza e dai pesi quotidiani il nostro stile di vita, l’Amore la nostra fede.

Grazie.

(Francesco Galgani, 7 novembre 2018)

Il mio nome

Io non ricordo nulla.

Forse c’era una grande coltre sopra il mio cuore, tanta sporcizia, ma ora non ricordo più neanche cosa fosse.

Forse c’erano lamentele, pretese, accuse, forse c’era altro, non ricordo.

Forse c’era depressione, o persino disperazione... forse c’era autodistruzione... forse c’era una montagna di fanghiglia che tutto copriva e che non faceva più vedere nulla.

Poi... un'istantanea pulizia del cuore, la mia presenza nel qui ed ora. Il resto non c’è più. Io sono qui ed ora. Soltanto qui ed ora.

Lo sguardo cambia, ritrova improvvisamente quello stupore che forse giaceva nascosto in attesa di essere ritrovato. Nulla è più scontato.

Io non ricordo nulla. Non so perché sono qui. Mi guardo attorno: tutto quello che vedo è per me, posso averne quanto ne voglio, posso prendere quello che mi occorre. Nell’aria c’è una magia di Amore che ha creato tutto ciò che sto vedendo, che sto toccando, che mi nutre.

Tocco il mio cuore. Sento che batte. Batte forte, lo ascolto, sento bene dov’è.

Un grande specchio. Mi spoglio, mi guardo davanti allo specchio, mi osservo come se fosse la prima volta che mi vedo, sono vivo. Sono fortunato e sono bello.

Mi guardo attorno, ancora con stupore.

Non ricordo più nulla. Non ricordo perché sono qui, so soltanto che il mio ruolo è qui. Non ricordo più quali erano i miei problemi... so soltanto che i problemi stanno dove vogliano che stiano... ora non so dove voglio metterli né ricordo quali fossero, so soltanto che li ho tolti da sopra il mio cuore. Lo sento battere, lo sento ravvivato.

Sento gioia di vivere.

Ecco, ora mi è chiaro perché sono qui: ho la missione di salvare questo mondo dalla sua distruzione. Non so perché è proprio questa la mia missione, né quando la scelsi, né se mi fu affidata, so soltanto che c’è una grande schiera di altri esseri come me inviati qui. So che c’è bisogno di noi.

Ma io chi sono? Non lo so, non ricordo, ma sento un calore dentro, sento che ho qualcosa che nutre ogni vivente, sento che io posso prenderne quanto ne voglio e che posso darne ad altri.

Sto sorridendo, sono felice.

Sto sentendo Amore, tanto Amore.

Ecco, ora mi sono ricordato chi io sono. Io mio nome è Amore.

(Francesco Galgani, 4 novembre 2018)

Tra le fiamme

Incendio Monte Serra (Pisa) - 25 settembre 2018Osservo le fiamme in cui arde ciò che di più Amo e sento il mio dolore, che è solo un piccolo atomo di un dolore assai più grande. La mia terra sta bruciando, e con essa tutte le sue bellissime e amate creature, e con essa una parte di me.

«Questa Vita è un sogno. Lo scopo della Vita è allenare la capacità di Amare». Questo è ciò che mi dice il mio bambino interiore, che in questi casi è più in contatto con la realtà di quanto lo sia la mia mente adulta, troppo impegnata altrove.

Tutto ciò che non è Amore è morte… questo è ovvio, perché Amare significare far parte insieme, armoniosamente, di qualcosa di più grande che va nella stessa direzione, verso una Gioia illuminata: questa non è altro che la Vita, la cui essenza è fondata sulla cooperazione, sulla reciproca interdipendenza, sui reciproci legami, sull’essere ciascuno parte di un tutto perché “ognuno è ciò che è per ciò che siamo tutti”. Ciò che siamo è frutto della Vita di un'infinità di altre persone, animali, piante, esseri senzienti e non senzienti. «In Africa esiste un concetto noto come Ubuntu, il senso profondo dell'essere umani solo attraverso l'umanità degli altri; se concluderemo qualcosa al mondo sarà grazie al lavoro e alla realizzazione degli altri» (Nelson Mandela, novembre 2008, ISBN 9781448132706).

Noi viviamo in un sogno in cui ci viene continuamente insegnato a non-Amare (cioè a soffrire, a morire e a far morire). L’inconscio collettivo di oggi è fondato sulla separazione tra le persone, sulla competizione (che significa guerra), sul potere di pochi a danno di molti… in altre parole, siamo “educati” a pensieri e ad azioni di morte, piuttosto che di Vita. Al contrario, i Maestri dell’umanità vivono nell’Amore, cioè nella Gioia di Vivere e di far Vivere: il loro scopo è quello di indicarci la via per guarire dalla nostra incapacità appresa di Amare, guarigione che significa iniziare a Vivere, giacché oggi siamo troppo affannati e affrettati ad accelerare la nostra morte interiore, e con essa la morte dell’intero pianeta.

Lo scopo della Vita è allenare le qualità dell’Anima (Gratitudine, Amore, Compassione, Visione profonda non-giudicante, Rispetto, Accettazione, Umiltà, Integrità, ecc.), tutto ciò che esce da tale scopo è dannoso, controproducente, ci allontana da noi stessi e avalla la pazzia.

Pazzia e nevrosi sono l’uscita dal fiume della Vita, cioè dall’Amore. Giudicare i fatti della Vita come “non giusti” è un esempio di questa nevrosi, come del resto lo è ogni pensiero giudicante fondato sulla lamentela, sulle pretese, sulle accuse, sulla non-accettazione. Non dovremmo affrettarci a giudicare gli altri, perché ciascuno di noi ha dentro un piccolo Hitler. Parimenti, giudicare la Vita come “non giusta”, dopo i miliardi di anni di evoluzione che hanno prodotto l’attuale stato di cose, più o meno equivale a bestemmiare… e le bestemmie non hanno mai aiutato qualcuno a stare meglio, anzi. Se provo a discerne le cose con i due occhi dell’Anima (cioè Amore e Intelletto non-giudicante), mi accorgo che il vero problema non è l’incendio, pur con tutto il dolore, la morte e la distruzione che ci sta infliggendo, ma la nostra psicosi collettiva che continuamente genera un disastro dopo l’altro. Se noi persone comuni imparassimo a stare in un'unione fondata sull'Amore, invece che nella paura, nell’odio e nella separazione (che a loro volta generano disperazione, impotenza e non-senso di Vivere), potremmo iniziare a salvare noi stessi e questo nostro mondo, che è tutto ciò che abbiamo.

Quando siamo in contatto con la nostra Anima, certe azioni non possiamo più farle, ci sono impossibili (ad es. mangiare animali, incendiare boschi, esercitare potere-dominio su altre persone e infondere paura per accrescere tale potere-dominio, distruggere quel che di più prezioso abbiamo, ecc.). Quando siamo in contatto con la nostra Anima, la smettiamo di ascoltare, accogliere e interiorizzare tutti gli inquinanti della mente che ovunque ci vengono propinati (disprezzo, ostilità, giudizio, criticismo, orgoglio, potere-dominio, ecc.) e iniziamo a cercare altro, ci viene spontaneo ascoltare i Maestri e seguirli. Impariamo a stare attenti agli inquinanti della mente, perché «[…] Come virus, essi si spargono intorno a chi li pratica. Sono contagiosi: non è facile restarne immuni. “Sono esperienze che incontriamo ogni giorno nella nostra vita, come il caldo o il freddo!” Se guardiamo in superficie, sembra un discorso banale, al limite dell’ovvio. Forse per questo non è quasi mai stato considerato degno oggetto di studio dalla psicologia occidentale. Nessun libro che ho letto per l’università conteneva una sola parola su argomenti come la compassione o la gratitudine, l’umiltà o l’orgoglio. Eppure sono temi centrali della nostra esistenza, perché hanno a che fare con la nostra personalità e la nostra relazione con gli altri. E hanno a che fare con la nostra propensione verso la felicità o l’infelicità. [...]» (Mauro Scardovelli, ISBN 9788899137632)

Sulla strada di una sana riforma interiore, ci diventa semplice e naturale unirci insieme, governare noi stessi nella giusta direzione, risolvere ogni conflitto imparando ad ascoltare non solo i propri bisogni, ma anche i bisogni “dell’altro” in modo che diventino propri, in modo che non ci sia più distinzione e separazione tra i bisogni propri e quelli altrui. Anche se questi bisogni a volte paiono contrapposti, le nostre Anime in realtà sanno cosa fare, perché profondamente si Amano. Da millenni ci viene fatto credere che viviamo in una comunità di Ego contrapposti, ostili l’uno all’altro e magari uniti soltanto dalla paura di rimanere da soli: questa credenza è funzionale al potere-dominio di pochi su molti, perché in questo modo i "molti" (cioè noi) non potranno mai unirsi con solidarietà, compassione e integrità per liberarsi dalla propria schiavitù, anzi, faranno di tutto di proteggere e perpetuare la propria condizione sottomessa. Infatti, mentre l'Amore unisce, il potere divide e riesce a mantenersi soltanto nella divisione. Stesso discorso per il giudizio interiorizzato contro noi stessi e contro gli altri: oltre a generare sofferenza dannosa e non-necessaria, esso serve soltanto a rafforzare il potere-dominio di pochi contro molti, perché i "pochi" giudicano, condannano, sfruttano e martoriano i "molti", mentre i "molti" si martoriano da soli e rimangono tra loro divisi (sia a livello intrapsichico, sia a livello interpersonale), legittimando il potere.

«Chi si disprezza dà molto potere ai persecutori di qualunque tipo, spiana loro la strada, parteggia per loro. Al contrario, sminuisce e svaluta coloro che stanno dalla sua parte. Senso di inferiorità e autodisprezzo costituiscono il terreno fertile in cui l'autoritarismo affonda le sue radici e da cui trae alimento. Paradossalmente, sono proprio le persone più abusate che favoriscono il diffondersi dell'etica autoritaria, quell'etica in base alla quale si impara che la verità non va cercata al proprio interno e nei propri sentimenti, ma in un'autorità esterna che ne è portatrice» (Erich Fromm 1947, Dalla parte dell'uomo, Astrolabio, 1971, citato nell'e-book di Mauro Scardovelli: "Democrazia, Potere, Narcisismo, dall'Etica Autoritaria all'Etica Umanistica").

Dal punto di vista storico e antropologico, ciò è iniziato circa 8000/10000 anni fa, con la nascita del linguaggio del potere e del giudizio in concomitanza con una forte tendenza alla differenziazione nel comportamento e nel potere all'interno del genere umano. (Su questo tema, cfr. "Leader di sé è colui che sa guidare le proprie emozioni"). Potere e Amore sono agli antipodi, non possono stare insieme. Una società priva di Amore, però, può distruggere il pianeta, esattamente come stiamo facendo. Possiamo scegliere un altro modo di vivere, possiamo stare in una comunità di Anime, piuttosto che in una comunità di Ego. Possiamo avvicinarci ad ogni persona, anche a quella più ostile, con un pensiero del tipo: «La tua Anima è mia amica. Io sono già tuo amico, non ho nulla da temere». In questo modo, ci verrà spontaneo sorridere e le situazioni complesse già ci sembreranno più semplici. Quando riconosciamo gentilmente l’Anima dell’altra persona, lei pian piano si sentirà riconosciuta e tenderà a manifestarsi.

Anche la persona o le persone che hanno appiccato l’incendio hanno un’Anima, che sicuramente sta soffrendo. Solo una mente annebbiata dalle sofferenze e scollegata dal proprio sentire profondo può produrre un tale disastro… e ancor più grande sarà la sua sofferenza (o la loro sofferenza) quando si renderanno conto di cosa hanno fatto. Quando facciamo del male fuori, ce lo facciamo dentro. Quando facciamo del bene fuori, ce lo facciamo dentro. E viceversa, questo ogni Anima lo sa, anche se la nostra società di Ego fa di tutto per farci credere il contrario (e quindi allontanarci da noi stessi, dalla Vita, dalla Felicità).

Proviamo a Vivere insieme con Amore, così da trasformare ogni inferno in fiamme nel più bel sogno che esista.

Grazie.

(Francesco Galgani, 26 settembre 2018)

Mauro Scardovelli: archivio video

Archivio di discorsi di Mauro Scardovelli (tratti dal suo canale Youtube) che qui ho raccolto meglio che potevo, per futura memoria e a vantaggio di tutti. Presumo che la licenza sia "Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 2.5 Italia (CC BY-NC 2.5 IT)" perché questa era quella adottata da Mauro sul suo vecchio sito (non più esistente) www.mauroscardovelli.com, in onore dell'art. 33 della Costituzione Italiana: «L’arte e la scienza sono libere e liberi sono i loro insegnamenti». Comunque Mauro, in uno dei suoi video, dichiara che ciò che lui dice può essere tranquillamente condiviso, non a caso molto di ciò che lui ha pubblicato si trova sparso in rete su canali diversi.

Per approfondimenti e materiale aggiornato, questo è il sito dell'Università Aleph: www.unialeph.it

La motivazione principale per cui ho creato questa raccolta è che ciò che oggi si trova in Rete domani potrebbe improvvisamente sparire: i grandi monopoli del web hanno il totale potere antidemocratico di decidere unilateralmente cosa può stare sulle loro piattaforme e cosa no, e a quali condizioni, quindi è meglio non affidarsi unicamente a loro.

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