Cosa desideriamo realmente?

Durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1914, si verificò un evento spontaneo, passato alla storia come la "Tregua di Natale". Questo episodio fu un esempio straordinario di fraternizzazione tra i soldati nemici lungo il fronte occidentale.

Nei giorni di Natale, alcuni soldati britannici e tedeschi attraversarono le trincee per scambiarsi auguri, canti natalizi, cibo, e persino souvenir come bottoni e cappelli. Tra le attività pacifiche, fu organizzata una partita di calcio tra le forze opposte. Anche se i dettagli precisi dell'evento sono oggetto di dibattito storico, la partita di calcio è diventata uno dei simboli più potenti di tale tregua.

Questo avvenimento è un esempio eloquente della comune umanità che persiste anche in tempo di guerra. Non allontaniamoci mai da essa, soprattutto adesso.

Mentre i soldati possono essere costretti a combattere da decisioni politiche e militari, a livello personale molti non nutrono odio verso i cosidetti "nemici". La Tregua di Natale dimostra come, nonostante la brutalità e la coercizione della guerra, lo spirito umano può cercare momenti di pace e condivisione, rivelando un desiderio intrinseco di fraternità e comprensione reciproca.

Ricordiamoci anche che il Natale, oggi sovente contestato, nella sua essenza racchiude un invito alla pace e alla solidarietà, indipendentemente dalle circostanze. La sua celebrazione, per molte persone, è emotivamente associata al desiderio di stretti legami familiari e comunitari che sopravvivono anche nei periodi più bui.

(9 novembre 2023)

Tregua di Natale, 1914

fonti:
https://www.britannica.com/event/The-Christmas-Truce
https://www.history.co.uk/articles/the-christmas-truce-of-1914
https://en.wikipedia.org/wiki/Christmas_truce

Da che parte stai?

Durante la guerra di Corea, Toda, pensando alle sofferenze di quel popolo, scrisse:

«Soffro per i tanti che in questa guerra avranno perso il marito o la moglie e che andranno inutilmente in cerca dei loro cari. Ci sarà chi, perduti i propri averi e ridotto in miseria, in poco tempo morirà di stenti. Ci saranno giovani morti senza sapere perché e vecchie uccise mentre gridavano “Non ho fatto niente di male”. Ci saranno tanti bambini ignari di cosa significhi avere genitori e fratelli e chissà quante madri di famiglia penseranno che sia normale vivere con il solo vestito che hanno addosso. Quanti anziani si sorprenderanno a sognare il riso che una volta mangiavano? C’è forse chi, alla domanda “Da che parte stai?” non risponda subito con stupore “Dalla parte del cibo e di un tetto”?»

(tratto da: “I capitoli Hoben e Juryo”, Daisaku Ikeda, ISBN 8886031904, pag. 88, Esperia editore, 2013)

La Suprema Conoscenza

Nel santuario nascosto dell'essere, la Suprema Conoscenza attende, nascosta nell'ombra ma desiderosa di essere svelata. Gli uomini, inconsapevoli della loro sete di questa saggezza, vagano perduti in un dedalo oscuro, dove strade tortuose conducono a sofferenza e desolazione, a barbarie e conflitti senza fine.

Tale conoscenza rivela l'armonia insondabile fra soggetto e oggetto, il mistero dell'unità degli esseri. Riconoscere che l'intero cosmo è un tessuto di Coscienza è come scorgere l'universo in una goccia d'acqua. Noi, come onde, siamo l'infinita espressione dell'oceano della Coscienza, individualità illusorie in un mare di unità, entità connesse nell'intreccio della stessa essenza vitale.

Nell'abbraccio di questa verità, il miraggio dell'avidità, della collera e della stupidità si dissolve. L’atroce spettro della guerra si dilegua, sostituito dalla consapevolezza che il danno inflitto al prossimo è danno al proprio sé.

La Suprema Conoscenza è dunque la quiete profonda dell'anima, il riconoscimento di sé nell'Uno, la forza sublime che annienta ogni impulso violento.

Essa è il fulgore cosmico, eterno e ubiquo, che disperde le tenebre dell'ignoranza e spezza la catena sanguinosa che lega le creature alla violenza.

(4 novembre 2023)

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