I torti e le ragioni da entrambe le parti sono sempre a somma zero

Abbiamo bisogno di fare esperienza per progredire di consapevolezza. Per questo elementare principio, ci creiamo (inconsapevolmente) i vissuti che non ci piacciono, allo scopo di capire quello che ancora non abbiamo capito.
Per questa ragione, il nemico, l'oppressore o la sfortuna sono in realtà amici cari.

Nel momento in cui capiamo ciò che fino a pochi istanti prima era per noi invisibile, le nostre guerre, su quel fronte prima oscuro, non hanno più motivo di esistere. L'altro non è più nostro nemico, ma un altro essere uguale a noi che sta facendo il suo percorso di consapevolezza, con i suoi tempi e le sue strade.
E' in quel momento che ci accorgiamo che i torti e le ragioni da entrambe le parti sono sempre a somma zero, perché espressione di una dualità di cui vedevamo solo una parte.

Quando osserviamo tutto l'insieme, deponiamo l'ascia di guerra, perché l'odio, il risentimento e altre afflizioni mentali se ne vanno.
Superata la dualità, ci accorgiamo che noi e gli altri siamo la stessa cosa, lo stesso "tutto".

Ciò vale per gli individui, per le comunità, per le nazioni, per tutti.

I torti e le ragioni da entrambe le parti sono sempre a somma zero (Francesco Galgani's art, October 23, 2022)
(October 23, 2022, go to my art gallery)

Quando si è dotati della moralità, la mente diviene calma spontaneamente

La Terza Guerra Mondiale è praticamente già iniziata, seppur in modo così subdolo e menzognero che è difficile stabilire con certezza quale sia stato il punto di inizio. Negli ultimi mesi, sono state falciate dalla violenza dell'Io egoico-bellico centinaia di migliaia di vite, che presto potrebbero diventare milioni. Molti di noi, giustamente, cercano la pace.

Qui propongo una possibile "creazione di pace" ispirandomi ad alcuni versi del maestro buddista Nagarjuna (circa 150-250 EC, India), tratti dalla sua opera "Lettera ad un amico" (versi che nel resto dell'articolo indico in grassetto):

«Devi praticare una moralità intatta, corretta e non degenerata,
Essa deve anche essere pura, incontaminata ed incorrotta;
La moralità è stata dichiarata il fondamento di ogni virtù,
Proprio come la terra lo è per ogni cosa animata ed inanimata.»

In questi versi, Nagarjuna indica che la pratica morale di ciascuno di noi dovrebbe essere dotata di alcune qualità (intatta, corretta, non degenerata, pura, incontaminata, incorrotta) allo scopo di non rimanere corrotti dalla condotta immorale, vale a dire dalle afflizioni mentali, che sono:

  • togliere la vita → uccidere;
  • prendere ciò che non è dato → rubare;
  • scorretta condotta sessuale → qui Nagarjuna fa riferimento a norme precise, ad es., nel caso di un uomo, al fatto di non desiderare la moglie di un altro (dà persino alcune indicazioni pratiche per spegnere tale desiderio nel caso in cui sorga, paragonandolo a un groviglio di serpenti); Nagarjuna dà anche alcuni consigli per scegliere una donna adatta per il matrimonio;
  • dire menzogne → dire intenzionalmente il contrario di una cosa vista, udita, percepita o conosciuta;
  • diffamazione → lo scopo è quello di provocare discordia tra due o più persone;
  • parole aspre → sono parole generate da sentimenti ostili;
  • parole vane → discutere stupidamente di argomenti privi di scopo;
  • bramosia → il proposito di impossessarsi della ricchezza o proprietà altrui;
  • malevolenza → intenzione di percuotere o in altro modo infliggere danno ad altri;
  • visione errata → qui Nagarjuna fa riferimento a concetti propri del buddismo; comunque, per semplificare, si tratta dell'adesione a credenze che non reggono il contatto con la realtà.

Ci si potrebbe chiedere quale valore abbia il liberarsi da tutte queste afflizioni mentali. La risposta è che quando si è dotati della moralità, la mente diviene calma, pacifica e luminosa spontaneamente.

«Considera come nemici: l’avidità, l’astuzia, l’inganno e la disonestà;
Come pure, l’attaccamento, l’ozio, l’arroganza, la lussuria e l’odio,
Altresì l’orgoglio che deriva dall’appartenenza ad una ricca famiglia
Nonché dall’aspetto fisico, dalla cultura, dalla salute e dall’autorità»

Forse non potremmo impedire l'apocalisse individuale e collettiva in cui l'umanità è ormai entrata, ma almeno potremo evitare che essa ci distrugga interiormente. Anche perché la morte del corpo, cioè del contenitore, non distrugge ciò che esso contiene, cioè la coscienza.

«Non esiste austerità che sia uguale alla Pazienza –
Per questo motivo, o Re, non cedere mai alla rabbia.
Il Buddha stesso riconobbe che dal superamento dell’ira,
 Si consegue lo Stadio di Colui che Non Ritorna!»

Eliminando la rabbia con la pratica della pazienza, si ottiene lo stato di non ritorno nel reame del desiderio. In questo caso, "pazienza" significa non adirarsi se si viene danneggiati e, seppure l’ira dovesse sorgere, non continuare a nutrirne né avere risentimento. La pazienza è di grande beneficio:

«Se pensiamo che una tale persona ci insultò e un’altra ci colpì,
Oppure una ci oppresse e un’altra trafugò le nostre ricchezze,
Un simile risentimento nella nostra mente genera conflitto;
Colui che lascia andare il risentimento, riposa tranquillo!»

Nella nostra epoca, le certezze apparenti del mondo ordinario sono destinate a sgretolarsi l'una dopo l'altra, senza che nessun'altra certezza le sostituisca. Si può vivere senza certezze? Penso di sì, anche se non è facile, a patto che ne rimanga una, rappresentata dal senso etico interiore che non dovrebbe mai venir meno, come una sorta di luce o faro interiore:

«Non compiere mai il male, nemmeno per amore di un Brahmano,
O per un Bhiksu, una divinità od un ospite, o per il padre e la madre,
Né per un figlio, per il Re o la Regina, o una persona del suo seguito.
Essi non ne condivideranno nemmeno in parte il risultato infernale.»

Questo è proprio il messaggio di Nagarjuna, che pur dimostrando con il suo disorientante tetralemma il carattere erroneo di tutti i concetti che gli esseri umani considerano come veri, demolendo ogni certezza, ha anche scritto questi versi in cui dà grande importanza alla moralità e al non compiere il male.

«Anche se il pagamento del cattivo karma compiuto
Non ti ferirà all’istante, alla maniera di una spada,
Il risultato delle azioni malvagie diventerà manifesto
Allorchè giungerà sicuro il momento della tua morte.»

Detto ciò, e tornando alla guerra, trovo suggestivo che proprio nella parte europea della Russia (a Elista, non lontano dalle zone del conflitto), ci sia la "Dimora d'oro di Buddha Shakyamuni", che è il più grande tempio buddista d'Europa. In questo tempio, che raffiguro nel quadretto seguente con l'auspicio di buona pace per tutti, c'è una statua del maestro Nagarjuna:

Nagarjuna (Francesco Galgani's art, October 19, 2022)
(October 19, 2022, go to my art gallery)

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