Mobilitiamoci contro il genocidio! (gruppo Telegram, Manlio Dinucci)
Nel presente clima di autocensura e codarda complicità, dove la classe dirigente e l'ecosistema mediatico si prostrano vili davanti a persone la cui unica ambizione è quella di trascinare il mondo intero nelle voragini di conflitti interminabili, esistono ancora individui che scelgono di dare un piccolo segno di solidarietà con le vittime di queste tragedie.
Il presente blog appoggia con fermezza l'iniziativa "Mobilitiamoci contro il genocidio!", lanciata da Manlio Dinucci insieme ad altri sostenitori elencati in calce.
Come riflessione personale, desidero sottolineare la mia profonda preoccupazione non solo per le vittime dell'oppressione, ma anche per coloro che la esercitano, poiché sono convinto che le dinamiche di causa ed effetto - un principio immutabile talvolta chiamato karma - si applichino universalmente, senza esclusione.
Per firmare il documento di seguito illustrato, è necessario l'utilizzo dell'applicazione Telegram, disponibile non soltanto per iOS e Android, ma anche per sistemi Linux, macOS e Windows.
Riporto un comunicato del 12 febbraio 2024, a cui ho aggiunto i link:
Grazie a tutti coloro che si sono iscritti a questo canale e a coloro che si iscriveranno.
Il documento che vedete in formato PDF con le note in fondo pagina (lo trovate facilmente su File) verrà integralmente trasmesso al Governo del Sudafrica, alla Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU e ai membri dell'Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Oltre ai firmatari che hanno già sottoscritto, promosso e organizzato questa mobilitazione - che troverete in elenco qui di seguito - sarà indicato il nominativo di chiunque voglia aderire all'iniziativa.
Sarà sufficiente precisare:
Nome Cognome,
professione e provincia,
e dichiarare "aderisco" nel Gruppo "Mobilitiamoci contro il genocidio - FIRMA" collegato a questo canale.Ciò allo scopo di far comprendere che tutte le diverse voci che compongono la società civile, indipendentemente dal lavoro, dalla funzione o dalla posizione personale sono solidali e rappresentano persone distribuite in tutta Italia, in Europa e nel mondo.
Raccoglieremo le adesioni nell'ordine in cui appariranno e nel giro di qualche giorno trasmetteremo questa prima comunicazione.
Successivamente al primo invio, continueremo a raccogliere le firme e trasmetterle per creare un tam tam costante nei confronti dei nostri destinatari, per esercitare una pressione e mantenere una attenzione continuativa sul tema della campagna di mobilitazione.
Troverete anche un secondo Gruppo collegato a questo canale, chiamato "Mobilitiamoci contro il genocidio - FORUM" dove sarà possibile per gli iscritti al canale confrontarsi, fornire contributi, proporre iniziative.
Nel frattempo cercheremo di tenervi aggiornati qui sul tema della mobilitazione.
Grazie ancora a tutti per l'impegno.Manlio Dinucci, giornalista geopolitico, Pisa
Fabrizia Vaccarella, avvocato penalista, Milano
Andrea Ciucci, consulente informatico, Pisa
Francesco Cappello, insegnante, Ragusa
Berenice Galli, giornalista indipendente, Siena
Valentino Soramaè, pubblicitario, Venezia
Giada Massimino, studentessa, Torino
Comprendere tutto significa perdonare tutto?
Comprendere integralmente le molteplici sfaccettature della vita e degli esseri viventi equivarrebbe all'assoluta empatia e al perdono universale?
Immaginiamo che la nostra capacità di percezione si espanda a tal punto da abbracciare ogni angolo di realtà, consentendoci di vivere e sentire attraverso i sensi e l’anima di ogni forma di vita. In questo stato di onniscienza, ogni azione, ogni parola e ogni scelta diverrebbero trasparenti, rivelando un intreccio infinito di cause, circostanze e storie personali.
In una tale espansione di coscienza, il giudizio non avrebbe più motivo di esistere. Non ci sarebbe più spazio per l'incomprensione o il risentimento, poiché ogni gesto, anche il più incomprensibile o doloroso, si svelerebbe come il risultato di una catena di cause ed effetti, spesso al di fuori del controllo dell'individuo. Scopriremmo dove sono gli angusti e sfumati confini del libero arbitrio, ammesso che ci siano, e quanto il singolo essere umano è scisso in coscienze separate, conflittuali e compresenti. Percepiremmo chiaramente anche i parassiti incorporei dentro le persone, i cosiddetti demoni o alieni o angeli. La nostra capacità di identificarci con gli altri raggiungerebbe una profondità tale da renderci partecipi delle loro gioie, dolori, speranze e paure, vivendole come nostre.
Questa connessione profonda e universale ci porterebbe a una forma di amore incondizionato, dove ogni essere vivente è parte di noi stessi. L'atto di perdonare diventerebbe non solo naturale, ma anche inevitabile, poiché la comprensione totale farebbe evaporare ogni traccia di rancore. Forse svilupperemmo la virtù del genitore affettuoso verso le sue creature, saremmo come il padre o la madre di questo mondo.
Tale mistica esperienza ci trasformerebbe in esseri di pura empatia, capaci di vedere l'unità nella diversità e di riconoscere in ogni volto, in ogni storia, un riflesso del nostro essere più profondo. In questo stato di coscienza espansa, senza più separazione tra “io” e “non-io”, e dove il “due” è finalmente tornato “uno”, ogni giudizio è sostituito da un profondo senso di compassione e comprensione.
Alla luce di tutto ciò, ne desumo che i nostri giudizi non sono altro che mancanza di comprensione del tutto.
(23 febbraio 2024)
Julian Assange
Oggi è il giorno, taciuto dai pavidi e dagli imbroglioni.
Non ci vedi, ma siamo con te.
Sei il sole in questo tempo buio.
La tortura in prigione è per vanità del principe di questo mondo, a cui loro sono asserviti.
Ma tu no, e neanche noi.
Mentre ci stringe il cappio al collo, gli ridiamo in faccia.
Non ci fa paura né lui, né la morte.
Anzi, non abbiamo paura di nulla.
Lui invece è terrorizzato dalla nostra anima.
Grazie di tutto Julian Assange!
(21 febbraio 2024)
(February 21, 2024, go to my art gallery)
Cosa significa ripudiare la guerra?
Recentemente, a Napoli, davanti alla sede della Rai, sono state pestate dalla polizia circa 200 persone per aver esternato un’opinione contraria al massacro che sta avvenendo a Gaza. Non entro nei dettagli, quel che è chiaro è che il potere è solito esprimersi con la violenza, in maniera sempre più disinibita. Non è un problema solo degli ultimi anni e dello sconvolgente blackout cognitivo, emotivo, comportamentale e giuridico del periodo della pandemenza. No, possiamo andare più indietro nel tempo. Basterebbe ricordare i pestaggi durante il G8 di Genova del 2001, di cui forse i più giovani non sanno nulla. Oppure le varie stragi e attentati in Italia del secolo scorso, ma non voglio dilungarmi su questo. Quello che c’è da capire è che il potere costituito è sempre violento e se ne frega altamente dell’etica, dei diritti umani e del rispetto delle persone.
La violenza del potere si esprime in molteplici modi sofisticati e sovente finanziari, mentre il ricorso alla violenza bruta contro i propri cittadini, di solito, è segnale di paura da parte di un potere che non può più nulla contro la crescita di consapevolezza delle persone. Quando i fatti sono troppo evidenti per essere nascosti, e quando l’emergenza di una singola verità potrebbe esser sufficiente per far crollare il castello di menzogne su cui si fonda l’ordine sociale, scattano i reati di opinione (detti fake news), la censura (detta lotta alla disinformazione), l’invito alla delazione, la demonetizzazione legalizzata e non contestabile in tribunale, e ovviamente gli algoritmi intelligenti imposti dall’European Digital Services Act per punire gli autori di psicoreato e per istituire il Ministero della Verità guidato da intelligenze artificiali inconsapevoli di ciò che fanno.
In tutto questo, tra l’altro, possiamo starcene tranquilli perché comunque siamo guidati da persone responsabili. Ad esempio, è un sollievo sapere che Joe Biden, la cui incapacità di intendere e volere è stata certificata in tribunale dal procuratore speciale Robert Hur, ha a disposizione la cosiddetta valigetta nucleare con cui può autorizzare il lancio di armi nucleari. Detto così, sembrerebbe comico, ma non lo è. E’ la cruda realtà di un mondo decadente e folle che si sta autodistruggendo, e in cui le parole, come “democrazia”, sono stravolte nel loro significato.
La democrazia, cioè il potere del popolo, non è mai esistita. Nei tempi antichi, la democrazia di Atene era fondata sulla schiavitù di tanti al servizio della classe dominante. Nei tempi contemporanei, invece, è fondata sul libero arbitrio di pochissimi individui a danno di circa otto miliardi di persone.
Negli ultimi anni, l’intera Europa, Israele e altre parti di mondo stanno sentendo il richiamo del nazismo così come le scimmie sentono il richiamo della foresta. In questo clima perverso, tra l’altro, la divisione dell’umanità in due grandi blocchi di amici e nemici non regge il confronto con la realtà. Basterebbe notare che il leader cinese Xi Jinping aderisce apertamente alle progettualità del Great Reset, che pertanto non è una dannazione soltanto occidentale. Per non parlare del fatto che il modello cinese, sia in tema di gestione criminale delle emergenze sanitarie, sia in termini di controllo totalitario e iper-pervasivo della popolazione, sta ispirando gran parte del mondo, e in particolare l’Europa. In estrema sintesi: piena convergenza tra occidente e oriente con l’Agenda 2030 di Davos.
Nella democratica Europa, ciò che ho scritto fin qui forse è già reato di opinione, per lo meno in qualche passaggio. Pazienza, non me ne frega nulla, perché tanto la verità prima o poi viene a galla, è solo questione di tempo. Percepire come vero o come falso ciò che ho scritto fin qui è solo un fatto coscienziale. Invece, tappare la bocca alle persone per paura di ciò che pensano è un crimine e una aberrazione.
E ora, veniamo al dunque. La nostra Costituzione parla di ripudio della guerra. Ma cosa significa?
Ripudiare la guerra significa che il pianeta Terra non deve necessariamente essere un catalogo degli orrori. Può essere anche qualcosa di diverso. Inoltre, significa un’altra cosa importante, ovvero che ciascuno di noi esiste perché esistono le altre persone. Ciascuno di noi è ciò che è per ciò che siamo tutti. Una volta compreso questo, non ha più senso fare del male a nessuno, perché sarebbe come farlo a se stessi.
Ripudiare la guerra significa avere la speranza fondata, se non un vero e proprio credo, che prima o poi tutti arriveremo alla consapevolezza di unicità tra noi e l’ambiente umano e naturale. Non è un problema di se, è un problema di quando. Forse non basterà questa vita, magari ci vorranno tante altre incarnazioni, perché ciascuno ha il suo punto di partenza e il suo percorso evolutivo, ma prima o poi ci arriveremo tutti, e vivremo insieme armoniosamente. Questa si chiama fede, ed è uno sguardo che mette in conto il potenziale positivo ed evolutivo di qualunque esperienza, Terza Guerra Mondiale compresa. E’ una visione in cui la vita è intelligente e la storia umana è finalizzata, per cui se per capire certe cose dovremo attraversare un tritacarne con i nostri corpi, lo attraverseremo. Però, evitare di arrivare a tanto sarebbe un segno di saggezza e di amor proprio.
Io ripudio la guerra. Con queste parole sto dicendo che tutte le persone hanno il diritto di fare la loro esperienza coscienziale su questo pianeta, senza che qualcuno la interrompa o la impedisca con la violenza, con la barbarie, con il nazismo sadico e satanico che ultimamente va tanto di moda.
(16 febbraio 2024)