Né vero, né falso

Nel regno del digitale, l'ambiguità prevale sempre, e tentare di sopprimerla, dividendo con un'accetta il vero dal falso, è una vana impresa che a volte rasenta l'idiozia. Non porta a nulla dibattere riguardo al vero, al falso, al non vero o al non falso.

Ad esempio, focalizzare la propria attenzione su "chi" abbia lanciato un determinato missile su un ospedale, come recentemente è stato dibattuto sulla rete, con il rischio ulteriore di trascurare l'insieme degli avvenimenti drammatici in corso, è un esercizio di pura inutilità. Il modo in cui gli eventi devono essere rappresentati, in quest'occasione, è una prerogativa iniziale di chi possiede le telecamere e successivamente di chi si occupa del montaggio. I software per manipolare, generare ex novo, falsificare o rendere credibili contenuti digitali sono ormai alla portata di chiunque. A titolo esemplificativo, è sufficiente richiedere a una delle tante IA oggi disponibili di creare un'immagine di guerra con determinate caratteristiche, allo scopo di suscitare emozioni a sfavore di una delle parti in causa. Nessuno sarà in grado di discernere con certezza se tale fotografia sia frutto di una creazione digitale oppure corrisponda a un evento realmente accaduto.

L'angolazione dalla quale si osserva il mondo determina la realtà percepita, ma sovente questa realtà osservata non è altro che un'ombra, un fantasma di qualcosa che potrebbe essere o non essere, ma che in realtà si riduce a un flusso di bit generato da un algoritmo sconosciuto, governato da forze oscure, le quali, a loro volta, sono sottoposte a logiche di denaro e potere dettate da altri.

L'agire dell'individuo che guarda in modo frenetico soprattutto immagini inerenti alla sua vita in rete, si riduce ad essere spettatore di se stesso, sembra ricordare un famoso monologo di Shakespeare:
 
«Spegniti, spegniti, breve candela!
La vita
è un'ombra che cammina,
un povero attore
che si agita e si pavoneggia per la sua ora sulla scena
e poi non si è più sentito.
E' un racconto
detto da un idiota, pieno di rumore e furore
che non significa nulla»
 

tratto da: "All'ombra delle immagini" (di Giulio Ripa)

Il mondo digitale è la nostra contemporanea allegoria della caverna di Platone.

Il concetto di verità è effimero e transitorio quanto le nuvole nel cielo. La verità, intesa come entità unica e indivisibile, è un miraggio. Piuttosto, esiste una pluralità di verità, tutte ugualmente legittime, che coabitano in una costante contrapposizione l'una con l'altra. Ad esempio, la storia non è altro che una collezione di narrazioni (o forse menzogne?) concordate e imposte dai dominatori.

Quando esiste una verità, essa serve spesso e volentieri a legittimare le azioni più abiette che un essere umano è in grado di compiere. In nome della verità si può uccidere. Ma è assai meno probabile che ciò avvenga in nome del dubbio.

Coloro che sono alla ricerca di punti fermi potrebbero sentirsi sconfitti e disorientati. Fortunatamente, esistono punti di riferimento saldi e virtuosi, e si trovano all'interno di noi stessi, non nelle verità raccontate dagli altri. Ad esempio, un punto di riferimento valido può essere l'amore per la vita e l'interiorizzazione di comportamenti onesti, sinceri e affettuosi ereditati dai propri genitori o da altre persone per noi importanti. Questo riferimento interiore, tuttavia, prescinde dalla nozione di verità, rientrando piuttosto nei sentimenti e nella vita vissuta. Per queste cose, nessuno si cimenterà mai in dibattiti sulla loro veridicità o falsità, né si avventurerà a lanciare missili per sostenere chissà quale guerra.

Contrapporre una verità, per esempio quella propugnata dal mainstream, a una contro-verità, quale quella sostenuta dall'informazione alternativa o dalla controinformazione, è in parte giusto, ma può condurre all'interno di un giardino recintato, pericoloso e controproducente.

E allora, quale potrebbe essere l'alternativa? La verità assoluta del potere non deve essere contrapposta ad una anti-verità o contro-verità, bensì ad una critica sistematica e radicale del concetto stesso di verità assoluta che, in ultima analisi, non ha ragione di esistere.

(28 ottobre 2023)

Il mondo si sta schierando...

Il mondo si sta schierando, e anche questo, da un certo punto di vista, non va bene.
Nessuno è completamente buono o completamente cattivo.
Dovremmo anche chiederci se, nel seguire il flusso informativo, le nostre emozioni sono realmente nostre o se qualcuno ci sta pilotando.
Stiamo attenti.

Allo schierarci da una parte o dall'altra, in una quanto mai pericolosa tifoseria, c'è un'alternativa.
Questa è coltivare i nostri dubbi, non cercare consensi, e non cercare neanche "una" verità, ma essere consapevoli delle varie visioni del mondo che tra di loro si compenetrano, si contraddicono e, al contempo, si uniscono per formare quel grande e bello caos chiamato "umanità".

Quando vedo le persone, vedo Dio. Così, ogni tifoseria se ne va.

(26 ottobre 2023)

L'irresistibile richiamo della guerra

«Se morirai (combattendo i tuoi nemici), guadagnerai il cielo; se vincerai, godrai la gloria terrena. Perciò, Figlio di Kunti, alzati, deciso a combattere! Rimanendo equanime nella felicità e nel dolore, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta, affronta la battaglia della vita. Così non commetterai peccato.»

(Bhagavadgītā, II, 37-38)

La guerra è un'impetuosa corrente che travolge le persone, un'ombra che nasconde la luce della propria umanità, una fiamma che consuma il corpo e la mente, un veleno che mette in pericolo la vita, una fitta foresta dalla quale chi si è perduto non esce più.

Le reazioni d'odio sono sempre e soltanto vicoli ciechi.

Non mancano però interi sistemi di pensiero a favore della legittimità della guerra, spesso abili nel convincere. Come esempio storico, vorrei prendere la Bhagavad Gita, nella quale il principe Arjuna, trovandosi sul campo di battaglia di Kurukshetra, esprime dubbi e angosce riguardo l'imminente guerra contro i propri parenti. Arjuna è sopraffatto dal dubbio e dalla tristezza al pensiero della violenza e della morte che la guerra causerà, specialmente poiché coinvolgerà la lotta contro i suoi stessi parenti. Questo lo porta a considerare l'idea di rinunciare alla battaglia.

Tuttavia, Krishna, un'incarnazione del dio Vishnu, lo consiglia di adempiere al suo dovere di Kshatriya (guerriero) per sostenere il Dharma (la rettitudine o la legge morale universale). Krishna spiega che Arjuna, in quanto guerriero, ha il dovere di combattere per stabilire la giustizia e proteggere il Dharma. Inoltre, Krishna gli dona una visione divina che gli permette di vedere le cose da una prospettiva più elevata, comprendendo la natura eterna dell'atman (l'anima) e la sua distinzione dal corpo mortale.

La discussione tra Krishna e Arjuna è molto ampia e copre una vasta gamma di argomenti spirituali e filosofici. Krishna insegna ad Arjuna che egli deve combattere, non per desiderio di vittoria o per legami emotivi, ma per adempiere al suo dovere senza attaccamento ai risultati. Dice ad Arjuna: “Perché c'è più gioia nel fare il proprio dovere male che nel fare bene il dovere di un altro. È una gioia morire facendo il proprio dovere, ma fare il dovere di un altro uomo porta terrore”​​ (1). Krishna sottolinea l'importanza di stabilire il Dharma e spiega che il combattimento è necessario per riportare la giustizia quando la rettitudine è minacciata​ (2).

In questo contesto, la necessità della guerra viene spiegata come un dovere sacro per mantenere l'ordine morale e sociale. Sono sicuro che oggi, in tanti, hanno una convizione simile, schierandosi da una parte o dall'altra. Ad ogni modo, la logica degli schieramenti accentua i problemi, non li risolve. Se anche una delle due parti dovesse prevalere, la sua tragica fine sarà soltanto rimandata, perché prima o poi dovrà raccogliere i frutti avvelenati d'odio che ha seminato.

Quanto giusto pensate che sia aderire a idee che decretano morte? Se anche fosse un dio a chiedercelo, come nel racconto che ho menzionato, sarebbe comunque un inganno.

(21 ottobre 2023)

(1) https://factsanddetails.com/world/cat55/sub354/entry-8212.html#:~:text=Krishna%20tells%20Arjuna%20that%20he,”
(2) http://godrealized.org/gita/Lord-Krishna-King-Arjuna.html

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