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Oltre le teorie separative, siano esse di genere, di politica o di religione

Mentre l'umanità affonda nelle sue discariche, conta poco se siamo femminili, maschili o un misto dei due. Scompariremo tutti insieme. Questioni ben più pressanti che non il genere invocano la nostra attenzione. Stesso discorso per le prese di posizione faziose in difesa di una specifica religione o parte politica.

I miei lettori potrebbero pensare che io mi stia riferendo alle guerre divenute massacri senza regole, o alla distruzione così terribile dell'ecosistema d'aver reso agonizzante quanto di più bello il creato ci abbia donato, con grande sofferenza per tutte le sue creature. O ancora allo spettro nucleare o alla distruzione e glebalizzazione delle società e delle famiglie per il tramite dell'annientamento dello stato sociale, dello stato di diritto e della spinta potentissima alla gestione delle nostre vite con "menti metalliche" senza anima (più comunemente note come intelligenze artificiali). O ancora alla crescente miseria che si traduce in disperazione e criminalità. L'elenco potrebbe continuare con altri temi.

Orbene, questa volta no, non mi stavo riferendo a queste serie e tristi problematiche.

Le questioni più pressanti a cui alludevo si trovano altrove:

- Chi siamo?

- Dove siamo?

- Cosa stiamo facendo?

- Perché esistiamo?

- Cosa siamo venuti a fare in questo mondo? Ovvero, perché ci siamo incarnati?

- Com'è la vita nell'altro mondo, cioè quello oltre la morte, e in che modo è legata al nostro mondo?

- Perché gli esseri umani sono l'unica specie vivente sul pianeta senza un habitat specifico e incapaci di integrarsi nell'equilibrio delicato e precario nella natura?

- In che rapporto siamo con le altre forme di vita che da sempre chiamiamo angeli, demoni, e divinità? E più in generale, con le forme di vita che non vediamo ma che sappiamo esserci?

- Perché, come esseri umani, abbiamo una straordinaria tendenza a ubbidire, credere e combattere, anche se di solito le guerre che combattiamo non sono a beneficio dei diretti interessati? Dov'è la nostra coscienza? Perché introiettiamo così facilmente idee e convinzioni non nostre?

- In che modo la "fede", qualunque essa sia, è il punto di partenza o di arrivo di tutte le domande precedenti?

- Il punto di arrivo delle filosofie e delle scienze è l'accettazione della loro incapacità di descrivere la totalità, contraddittorietà e vacuità del reale, oltre la quale c'è solo la fede?

- Perché le esperienze dei mistici di tutto il mondo, di ogni cultura, fede ed epoca, si assomigliano tutte?

Forse, tenere spesso a mente anche una sola di queste domande, può bastare.

(2 novembre 2024)

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