Religion and Science vs Consciousness

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On one side, we have religion and science, which are roughly equivalent, and on the other, we have consciousness.

Religion and science obey the same laws. At the level of organization and power logic, money drives them. At the individual level, they offer an answer to the need to believe in something greater than oneself and more valuable than one's life. Religion and science are like great rivers, each with its own path, characteristics, and various creeks, all of which eventually arrive in the great sea of obedience to something external to oneself. All this, of course, applies only to true believers. Other practitioners merely ferry over these rivers for what suits their separative egos.

Then there is the consciousness, which by its very nature is allergic to any kind of proselytizing – religious, scientific, political, or otherwise. It is refractory to the flames of those who live for the good of others. From the consciousness standpoint, those who do things to help others and to save the world usually do only harm. Deep down, these people ready to immolate themselves for a cause would like others to be driven by the same, equal thinking. The consciousness stays away from proselytizing under all circumstances, even when it agrees with the ideas being advocated. In fact, the consciousness obeys only itself and does not need to justify itself or seek praise. It goes its path, its own path. It does not follow the current of a river, whatever it may be.

(July 31, 2022)

Religione e Scienza vs Coscienza

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Da una parte abbiamo religione e scienza, che all’incirca si equivalgono, e dall’altra la coscienza.

Religione e scienza ubbidiscono alle stesse leggi. A livello organizzativo e di logiche di potere, sono guidate dai soldi. A livello individuale, offrono una risposta al bisogno di credere a qualcosa più grande di sé e che abbia maggior valore della propria vita. Religione e scienza sono come grandi fiumi, ciascuno con il proprio percorso, caratteristiche, e rivoli vari, che alla fine giungono tutti nel grande mare dell’ubbidienza a qualcosa di esterno a sé. Tutto ciò, ovviamente, vale solo per i veri credenti. Gli altri praticanti si limitano a traghettare questi fiumi per ciò che al loro ego separativo fa comodo.

Poi c’è la coscienza, che per sua natura è allergica a qualsiasi tipo di proselitismo religioso, scientifico, politico o di altro genere. E’ refrattaria alle fiamme di chi vive per il bene altrui. Dal punto di vista della coscienza, chi fa le cose per aiutare gli altri e per salvare il mondo di solito fa solo danni. Queste persone pronte ad immolarsi per una causa, in fondo in fondo, vorrebbero che gli altri fossero guidati dallo stesso pensiero, uguale per tutti. Anche quando il proselitismo riguarda ciò su cui la coscienza è d’accordo, lei se ne sta lontana. La coscienza, infatti, ubbidisce solo a se stessa e non ha bisogno di giustificarsi, né di cercare il plauso. Fa il suo percorso, che è proprio il suo. Non segue la corrente di un fiume, qualunque esso sia.

(31 luglio 2022)

C’è un limite oltre il quale la sopportazione cessa di essere virtù

tratto dal "Trattato di Anatomia Emozionale", dagli studi di Melanio Da Colìa
www.trattatodianatomiaemozionale.it/patologie/

Ingoiare il rospo

È la malattia degli arcaici dell’inconscio, qualcosa di terribile da accettare. Crea una condizione di disgusto e ripugnanza per presa di coscienza di una verità immonda che sollecita corrosivamente il livello di sopportazione e tolleranza, tanto da far accapponare la pelle.

Il soggetto, ingerito l’anfibio, accusa un senso di ribrezzo e repulsione alchemica ed epidermica a causa della secernazione di bufotenina, molecola endogena allucinogena, derivato del DMT, presente nel fluido cerebrospinale dell’animale, aggredendo il cuore e il sistema nervoso del predatore: Noi. Dalla parte ventrale del rospo, invece, viene emesso un altro veleno, incolore, viscido, dall’odore pungente e dall’azione paralizzante, che produce un sottile strato schiumoso di rabbia colore biancastra.
L’ingollamento irreversibile e obbligatorio, il cosiddetto Boccone Amaro, provoca ansia, panico, distorsioni del colore, arrossamento della pelle, difficoltà respiratorie e lesioni al livello di sopportazione.

Alcuni studiosi templari ritengono che le unghie del Rospo, deglutite per ingollamento imposto per lunghi periodi, perseguono ruvidamente nelle viscere, soprattutto fegato ed intestino, l’azione di “cercare a fondo”, graffiando e raspando (“ruspus”, da cui il nome Rospo) fino alla lesione irreparabile dell’apparato digerente e degli stimoli vitali, compromettendo così le attività basilari quali sogno, poesia, libertà intellettuale, gioco.

Ecco alcuni rimedi:
Per la natura sintomatica della patologia, il rimedio più naturale e antico è Sputare il Rospo. Questa pratica “ammatte” dopo aver trattenuto nell’esofago molecole di bufotossine ristagnanti a causa di timore, scrupolo o pudore reverenziale. Liberati da questi tre elementi di contenimento, irrompe un conato verbale che spiattella considerazioni e detestazione con grande enfasi ed eccessi, provocando l’espulsione del rospo in maniera coatta e liberando la gola e le vie respiratorie. Questo rimedio può portare a contrasti, liti o scontri in generale, anche irreversibili.

Secondo gli studi mitologici della dott.ssa Ecate, figura psicopompa figlia dell’emerito Dr. Zeus, dea esperta di magia e specialista in demoni malvagi, il Rospo è l’aspetto infero della rana, dove le valenze acquatiche e lunari cedono il passo alla palude melmosa delle streghe. Per debellarli prescrive riti espiatori, divinizzati con sortilegi, pozioni, azioni e contraddizioni psicomagiche, che esorcizzano i batteri e i demoni del Rospo.

In epoca recente, con la riscoperta degli psichedelici in medicina, è stato rivalutato il potenziale terapeutico del DMT, in particolare nella forma ludica psichedelica omeopatica, nota come Ayahuasca, contro la depressione da indigestione da Rospo.
Assimilando le bufotossine per via ludica, si impermea una corteccia temporale di strafottenza resistente al deglutimento imposto, alterando la valvola percettiva dell’individuo con conseguente rialzo dei valori del tasso di sopportazione e il riequilibrio dell’asse di tolleranza.

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