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Filosofia

La vera vittoria

In questo mondo di vipere, possiamo portare un contributo positivo ovunque andiamo. Secondo me, la vera vittoria nella vita non è realizzare qualsiasi desiderio, ma avere desideri mossi da compassione, da rispetto, da amore, da progetti coraggiosi.

Magari possiamo imparare ad ascoltare di più e a curare meglio le nostre parole. Secondo me, la cosa più importante non è parlare liberamente, ma aprire bocca per cercare di dire cose che uniscono, cose che vengono dall’anima.

Stiamo entrando in un periodo sempre più critico e difficile per tutta l’umanità. Le persone hanno sempre meno equilibrio. Per questo abbiamo bisogno di saggezza e lungimiranza. Quantomeno possiamo provarci a tirar fuori questa parte illuminata di noi stessi.

In tante circostanze, potremmo avere la sensazione che la vita boicotti i nostri progetti per anni. Soprattutto quando le cose a cui teniamo non vanno come vorremmo. Proviamo e riproviamo, e le cose continuano ad andare storte. Ciò è indubbiamente deprimente. La vera vittoria è continuare a mantenerci gioiosi di vivere anche con tali continuative difficoltà. Ciò può regalarci belle sorprese inaspettate.

Più i demoni ci mettono alla prova, più rispondiamo ad essi con una risata. E andiamo avanti. Se manteniamo un cuore pulito, libero da rancori e da lamentele, arriverà comunque il momento della nostra ricompensa.

(17 marzo 2023)

Tu sei vita. Non cercare insegnamenti sulla vita. (Sadhguru)

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(video del 25 febbraio 2023, fonte)

La storia di SA

Un giorno un uomo, pieno di dubbi e sofferenza esistenziale, decide di interrogare un nuovo oracolo chiamato IA.
Dopo tante domande, ancora insoddisfatto, l'uomo finalmente fa la domanda che aveva più a cuore: Esiste DIO?.
La risposta di IA è Sì.
L'uomo a questo punto chiede ad IA di provare la sua affermazione.
IA risponde che toccava a lui di provare l'esistenza di DIO. L'uomo, dichiara la sua incapacità, tutti i suo limiti nel rispondere a questa domanda.
Non sa cosa dire. Allora come ultima possibilità chiede ad IA chi è veramente DIO. La risposta è io sono DIO.
Interdetto l'uomo resta in un primo momento spaesato, come è possibile che una Intelligenza Artificiale possa essere DIO.
Poi ci pensa e si convince del fatto che IA è onnipotente, onnipresente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
IA, che sa leggere nel pensiero dell'uomo, gli dice: Io non sono Intelligenza Artificiale ma Intelligenza Assoluta cioè DIO.
Ma allora io chi sono chiede l'uomo. La risposta è sei un SA.
L'uomo è contento della risposta, pensa che è uno che SA.
IA che legge sempre nel suo pensiero gli rimprovera di non avere capito nulla, sottolineando che SA sta per Stupidità Assoluta, cioè uno che non riesce a comprendere più nulla da solo senza il suo aiuto.
Finalmente l'uomo ha sentito la verità assoluta, è soddisfatto e torna a casa contento di non pensare più a nulla, grazie alla sua Stupidità Assoluta.

(Giulio Ripa, 7 febbraio 2022)

La speranza nel qui ed ora

Cos'è la speranza?

Di solito, per speranza intendiamo un'attesa benevola verso il futuro, a volte motivata dalla ragione e dall'impegno personale, ma più spesso sorretta da una fede. Soprattutto nel secondo senso, la speranza è sia un'illusione necessaria per vivere, sia una virtù teologale in senso cristiano, sia una profezia auto-avverantesi in ambito psico-sociale.

Il concetto di speranza cambia nelle epoche. Gli antichi erano più orientati alla memoria del passato (il tempo era visto in modo circolare), i moderni più diretti verso un futuro migliore che rompe la continuità con il passato (il tempo è lineare come una freccia), i contemporanei invece sono appiattiti su un eterno presente immemore del passato (i giovani d'oggi non hanno né punti di riferimento nella tradizione, né sollievo guardando al futuro). Se questa interpretazione è corretta, allora noi contemporanei siamo quelli che più abbiamo difficoltà a sperare.

La speranza richiede coraggio, perché solo sperando l'impossibile ci mettiamo in condizione di realizzarlo.
La speranza può essere collettiva, anche se ciò è una cosa rara nella nostra società ego-centrata, oppure legata a cose più strettamente personali.
La speranza collettiva può essere mossa da una utopia (cioè non luogo, ovvero luogo che non esiste) o da una ucronia (cioè non tempo, ovvero tempo che non esiste), in entrambi i casi immaginando qualcosa di migliore rispetto al qui ed ora.

Orbene, io invece sto immaginando una speranza rivolta al qui ed ora, al momento presente e alle circostanze attuali.
Ciò è possibile se consideriamo che ogni cosa, qualsiasi cosa, avvenimento, situazione di vita, ecc., ha in sé, contemporaneamente e sovrapposte, le caratteristiche del bene e del male, del buono e del cattivo, del giusto e dello sbagliato, in virtù del principio di contraddizione, di interdipendenza e di compresenza degli opposti.
Quando ci focalizziamo sugli aspetti che riteniamo negativi, diamo forza a quelli.
Viceversa, quando la nostra attenzione è su quelli che sentiamo positivi, quelli stiamo rinforzando.

Ecco, quindi, che nel momento presente possiamo sempre scegliere a cosa dare forza. Questa è la mia speranza.

Sia beninteso, non mi sto riferendo ad una accettazione passiva dello status quo e ad una acritica omologazione al pensiero dominante. Mi sto riferendo invece al fatto che possiamo scegliere come guardare le cose, come relazionarci con il tutto, orientando la realtà e gli accadimenti. Infatti, se è vero che noi siamo parte del tutto, è anche vero che tutto è parte di noi, esseri creatori e divini.

Noi siamo fatti di: tempio (cioè corpo), parola e relazioni, creatività. Quest’ultima, se messa insieme alla speranza nel qui ed ora così come l’ho descritta, rende le nostre vite molto più belle.

Che differenza c’è tra avere un limite e avere un punto di forza? Spesso sono la stessa cosa, i nostri limiti sono anche i nostri punti di forza, e viceversa. Ma se non pensiamo a certe nostre caratteristiche come a limiti, ma come a punti di forza, il nostro modo di relazionarci con noi stessi, con gli altri e con la vita cambia in meglio, perché stiamo sperando.

Cerchiamo ogni giorno di stare bene e di cogliere gli aspetti positivi delle nostre esistenze, perché ce lo meritiamo.

(1 febbraio 2023)

Pillole di Filosofia - La realtà è l’insieme delle nostre convinzioni?

La naturale tendenza dell’essere umano è quella di modellarsi ai punti di riferimento che gli vengono forniti dall’autorità e dalle consuetudini o, in alternativa e più raramente, di crearsi i propri. Senza punti di riferimento, tutti noi tendiamo a smarrirci nel nulla. Forse è stata un’osservazione del genere a motivare il detto “Chi prega si salva, chi non prega si danna”, attribuito a Sant’Alfonso Maria de Liguori e ripreso da papa Benedetto XVI. Presumo che formule equivalenti si ritrovino in qualsiasi angolo del pianeta, in tutte le tradizioni religiose storicamente fondate. In questo caso, la preghiera è considerata essa stessa un punto di riferimento in quanto fondata su un ente che, solitamente ma non necessariamente, si presume esterno all’umano, in sé perfetto e sostanzialmente insondabile.

Su questa stessa linea di pensiero orientata al mantenimento di un proprio punto di riferimento percepito come sano e auspicabile, può inserirsi un’osservazione che ho trovato tra gli scritti attribuiti a Gilbert Keith Chesterton, secondo cui: “Sta annegando tutto il vostro vecchio razionalismo e scetticismo, sta arrivando come un mare; e il suo nome è superstizione. Il primo effetto del non credere in Dio è quello di credere in qualsiasi cosa”. Nel senso che, dopo aver gettato via l’unico punto di riferimento che l’autore considera valido, in una generalizzata apostasia, alle persone del nostro tempo non rimane che brancolare nel buio di magia, occultismo, stregoneria, neopaganesimo, satanismo, chiromanzia, cartomanzia, negromanzia, scientismo, spiritismo, contattismo, e simili.

E’ quindi evidente che il rinnegare un punto di riferimento porta a cercarsene altri, magari per definizione antitetici, pur di rimanere aggrappati a qualche cosa. In questo contesto, può inserirsi il grande congresso satanista a Boston che, in questi giorni, sta avendo tanto risalto in alcuni canali di informazione.

I miei lettori potrebbero pensare che, a questo punto, possa cavarmela tirando fuori la cara “Via di Mezzo” di Nagarjuna, di cui già ho scritto e che, sostanzialmente, consiste nello scivolare tra le idee senza aggrapparsi a nessuna di esse. In realtà, stavolta, non è questo il mio intento. Quello che, casomai, può essermi utile del pensiero del grande filosofo buddista è che nulla ha natura propria, nulla esiste di per sé, da cui ne ricavo che nulla è conoscibile. Ma anche se una conoscenza fosse possibile, mi viene in mente il Panta Rei di Eraclito, che sostanzialmente nega la possibilità che le cose rimangano come sono; ne inferisco che qualunque conoscenza sulle cose sarebbe evanescente e impermanente come le cose stesse. Quindi, i nostri punti di riferimento, in che rapporto sono con la realtà?

Se da una parte nessuno schema interpretativo della realtà regge il confronto con la realtà stessa, in quanto governata dal principio di contraddizione, di interdipendenza e di compresenza degli opposti, dall’altra abbiamo bisogno di idee sulla realtà per poter vivere. Detto diversamente, abbiamo bisogno di conoscere la realtà, pur nel paradosso di dover ammettere che non è né conoscibile né descrivibile, in quanto ha contemporaneamente i caratteri dell’esistenza e della non esistenza.

Di fronte a tutto ciò, il problema non è più se sono migliori le arti divinatorie, la stregoneria o lo scientismo rispetto a una specifica fede religiosa. Anzi, fin dall’inizio di questo scritto, non è mai stato questo il problema. Il vero problema è in che rapporto stanno i nostri punti di riferimento, cioè le convinzioni, con la realtà. Sono le nostre convinzioni a creare la realtà o è l’osservazione della realtà a creare le nostre convinzioni?

Nessuna delle due ipotesi è scartabile a priori, perché l’osservatore fa parte della realtà osservata, che esiste soltanto perché esiste chi la osserva. In altri termini, noi facciamo parte della realtà, la creiamo costantemente con le nostre convinzioni e siamo a nostra volta plasmati da quella parte di realtà che noi stessi abbiamo creato, in un ingestibile loop di profezie auto-avverantesi. Ad ogni modo, assai di rado esperiamo la realtà in questo modo, solitamente invece la “subiamo”, ignorando, anzi rinnegando, di esserne attivi coautori.

Robert King Merton introdusse nelle scienze sociali il concetto di “profezia che si autoadempie”, definendola come “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l'avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità”. Merton trasse ispirazione dalla formulazione che un altro celebre sociologo americano, William Thomas, aveva dato di quello che è passato alla storia come Teorema di Thomas, che recita: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”.

Appunto, il problema non è più se i nostri punti di riferimento sono veri o falsi, giusti o sbagliati, socialmente condivisibili o alienanti, aderenti o non aderenti a un principio di realtà di freudiana memoria. Repetita iuvant: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. Quindi, anche se crediamo in una cosa completamente falsa e lontana anni luce dal cosiddetto “buon senso” (qualunque cosa esso significhi), ciò in cui crediamo diventerà soggettivamente e spesso socialmente vero nelle sue conseguenze, anche se le premesse sono false.

Abbiamo tanti esempi di ciò, eppure difficilmente ce ne vogliamo accorgere, perché significherebbe responsabilizzarsi e ascoltare sul serio punti di vista diversi dal proprio, il che solitamente costa fatica in quanto mette in discussione i propri punti di riferimento, cioè il proprio ego.

Dovremmo stare molto attenti soprattutto ai punti di riferimento che sono frutto di indottrinamento esplicito o, assai più di frequente, mascherato in un modo fazioso e subdolo di dare informazioni a senso unico e in modo coordinato. Non mi riferisco solo al generalizzato collaborazionismo dei social, della cosiddetta “scienza” (?), della tv e carta stampata con il potere maligno del momento. E’ un modo di agire che accade a tutti i livelli della società e dei gruppi.

“Una persona che rifiuta di avere una propria filosofia e una propria etica, infatti, avrà solo gli scarti consumati della filosofia di qualcun altro” (Chesterton). Al contempo, però, una persona troppo attaccata alle proprie idee si scontrerà contro di esse e potrà esserne annientata.

(15 gennaio 2023)

Le tenebre non possono sopraffare la luce finché manteniamo la luce accesa

Se vogliamo davvero vivere la vita come meritiamo e goderci ogni momento, dobbiamo prendere l'abitudine di coltivare pensieri che diano energia alla vita invece che pensieri che la rovinano.

Un modo semplice per praticarlo è quello di pensare a ciò che si ha invece di ciò che non si ha e di essere grati per ogni benedizione, per quanto piccola o insignificante possa sembrare.

Le cose belle sono a disposizione di ognuno di noi e non importa quanto sia stata brutta la vita fino ad ora, può cambiare!

Le tenebre non possono sopraffare la luce finché manteniamo la luce accesa.

Accendiamo la luce nelle nostre coscienze e riempiamole di pensieri positivi, pieni di speranza, di gratitudine e di riconoscenza.

La vittoria, qualunque cosa possa significare per ognuno di noi, va sempre incontro a chi rifiuta di arrendersi!

Non scoraggiamoci nei giorni difficili, perché la nostra diligenza sarà ripagata a tempo debito.

Il buon pensiero inizia con una scelta, quindi cerchiamo di fare buone scelte oggi e sempre!

Le tenebre non possono sopraffare la luce finché manteniamo la luce accesa (Francesco Galgani's art, December 26, 2022)
(December 26, 2022, go to my art gallery)

The oneness is the only reality

We would like to remind you of the illusion of separation, the oneness is the only reality in here and now, you and I are just one. We are always organizing our own suffering and enlightenment, up to the moment where we enter more and more equanimity the bliss-full state of the field of love, so enjoy every instant of this amazing existence.

Vorremmo ricordarti l'illusione della separazione: l'unicità è l'unica realtà nel qui e ora, tu e io siamo una cosa sola. Stiamo sempre organizzando la nostra sofferenza e la nostra illuminazione, fino al momento in cui entriamo sempre più nell'equanimità, lo stato di beatitudine piena del campo dell'amore, quindi goditi ogni istante di questa fantastica esistenza.

The oneness is the only reality (Francesco Galgani's art, December 24, 2022)
(December 24, 2022, go to my art gallery)

L'oggi e il domani

Arrivato a fine giornata, credo che le cose siano sempre migliori di come sembrano. Oggi vediamo l'oggi. Ma il domani... porta sempre con sé sorprese belle che neanche ci immaginiamo.... e di cui non sappiamo il percorso per arrivarci.

(9 dicembre 2022)

Il piccolo e il grande

Sono le piccole attenzioni e i piccoli gesti che lasciano una traccia positiva del nostro passaggio in questo mondo. Una traccia che quasi nessuno vedrà e quasi nessuno ricorderà.
Le grandi opere visibili a tutti, invece, messe a confronto con le piccole cose quasi invisibili, servono forse a ingigantire l’ego di qualcuno, e a poco altro, di solito.
Quindi, concentriamoci sul piccolo, il nostro grande verrà da sé, sarà l’insieme di tutto quello che di piccolo abbiamo fatto, giorno per giorno. Meno sarà appariscente agli altri questo grande e più sarà autentico.

(8 dicembre 2022)

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