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Quello che non so, non lo so... quello che invece so, non corrisponde alla realtà...

Alcune asserzioni, che costituiscono un sottoinsieme microscopico (quasi nullo) rispetto a tutte le asserzioni possibili, sono dimostrabili - una volta per tutte e in maniera incontrovertibile - come "vere". La negazione di ognuna di tali asserzioni è sicuramente "falsa", anche in questo caso una volta per tutte e in maniera incontrovertibile.

Parimenti, altre asserzioni, che costituiscono un altro sottoinsieme microscopico (quasi nullo) rispetto a tutte le asserzioni possibili, hanno una dimostrazione - anch'essa una volta per tutte e incontrovertibile - della non dimostrabilità della loro verità o falsità.

Per tutte le altre asserzioni... ovvero per tutto ciò che di altro può essere pensato e scritto, non rimane che un certo livello di fiducia soggettiva (ovvero fede) sulla loro verità o falsità, oppure il tirare a indovinare (vale a dire servirsi di euristiche), oppure il più onesto ammettere di non sapere. Poiché tali asserzioni non dimostrabili né nel senso della verità, né della falsità, né della non-dimostrabilità della verità o falsità, costituiscono la quasi totalità delle infinite asserzioni possibili, ne segue che il "non sapere" è la condizione più probabile e più realistica anche dell'essere umano più erudito.

Per quanto mi riguarda, non posso neanche dimostrare la verità o falsità di quanto ho qui scritto, in quanto non so se le asserzioni dimostrabili come "vere" o "false" costituisca un insieme infinitamente più piccolo dell'infinito di tutte le asserzioni possibili, come ho presupposto all'inizio di questa riflessione. E' solo una mia congettura, forse dimostrabile, forse no.

Francesco Galgani,
18 giugno 2020

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