Suggestioni analogiche per una "nuova visione"

In questo periodo critico per l'umanità, in cui il mondo sembra sempre sull'orlo di un'espansione incontrollabile dei conflitti, diventa essenziale riflettere profondamente sulle radici filosofiche che possono aiutarci a superare le divisioni. Il testo di Giulio Ripa ci introduce a una visione che trascende il dualismo convenzionale, proponendo un modo di vivere che riconosce e integra gli opposti. Ripa esplora il concetto di "vacuità", un principio chiave nel pensiero buddista e taoista, che ci insegna come ogni fenomeno sia privo di un'essenza intrinseca isolata e sia invece ininterrottamente connesso con tutto il resto dell'esistente.

Dovremmo considerare come questa "nuova visione" non sia soltanto una speculazione filosofica, ma abbia concrete applicazioni nelle nostre relazioni interpersonali e, su scala più ampia, anche su quelle internazionali. Comprendere e accettare l'interdipendenza fondamentale di tutti gli aspetti della realtà può essere il primo passo verso la risoluzione dei conflitti, guidandoci verso un approccio più cooperativo e meno conflittuale nella gestione delle differenze. Solo riconoscendo che ogni parte del tutto contribuisce all'armonia globale, possiamo sperare di costruire un mondo più pacifico e unito.

(14 aprile 2024)


SUGGESTIONI ANALOGICHE PER UNA NUOVA VISIONE

La Vacuità

Nel contorno che costituisce la figura ambigua si sovrappongono i due aspetti da essa assunti: a volte appare l’immagine di un vaso nero su sfondo bianco, altre volte l’immagine di due profili gemelli bianchi su sfondo nero.
C’è la coesistenza di due immagini sovrapposte di una stessa figura ambigua che si manifestano all'osservatore singolarmente senza una logica temporale, che non possono essere previste in modo univoco ma solo in modo probabilistico.

In base allo spostamento dell’attenzione dell’osservatore si ha una situazione di instabilità dei due aspetti assunti dalla stessa figura: una continua reversibilità del rapporto immagine/sfondo (stati fluttuanti). Solo con una successiva focalizzazione dell'osservatore le due immagini si manifestano in modo distinto l’una dall’altra.
La figura ambigua è vacua, perché non si possono definire contemporaneamente tutte le proprietà  che la determinano.

Le due immagini sono complementari, non si possono cogliere contemporaneamente durante la stessa osservazione, si completano escludendosi, per cui l'osservazione dell'una preclude quella dell'altra. Osservando le proprietà dell'una (in primo piano), le proprietà dell'altra appaiono indeterminate (sullo sfondo) e viceversa.
La coesistenza degli opposti non cambia nel tempo, variano invece nel tempo i rapporti reciproci tra le proprietà degli elementi contrapposti.
C’è una relazione di interdipendenza tra i due opposti, in questo caso è il rapporto tra primo piano e sfondo. Di conseguenza non potendo cogliere contemporaneamente tutte le proprietà dell'oggetto osservato, l'oggetto  (la figura ambigua) risulta vacuo, vuoto di qualità intrinseca e di essenza propria. La vacuità è assenza di esistenza intrinseca indipendente, separata dal tutto.

La logica dell'unità degli opposti risiede nella relazione di interdipendenza tra due aspetti sovrapposti di una stessa realtà, aspetti coesistenti definiti solo per opposizione che si completano escludendosi nel momento dell’osservazione.

 

Il Divenire

Il Tao rappresenta la relazione di complementarità tra le polarità opposte yin e yang.
Nella figura del Tao il bianco e nero si rincorrono, al diminuire dell’uno aumenta l’altro e viceversa. Inoltre nel bianco c’è il nero e nel nero c’è il bianco.  
La realtà è una totalità indivisa.  
Il mondo non è fatto di parti separate perché non ci sono veri e propri confini tra le parti e il tutto.
Tutto è connesso, tutto è uno.
Il tutto è un continuo divenire, un processo dinamico di interazione, produzione e distruzione.
Il divenire è la manifestazione del mutamento tra parti opposte, un gioco infinito di interazioni tra fattori contrari coesistenti e sovrapposti.
L'armonia delle cose, sta proprio nel suo perenne mutamento: nel divenire il tutto si dà nelle parti e le parti a loro volta attestano il tutto.
La realtà ci appare come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto.
Tutto si trasforma alla ricerca di un equilibrio dinamico nell’armonia degli opposti.
L’armonia è sempre armonia di distinti che si oppongono. Ciò che accomuna i distinti è proprio la loro distinzione, la loro differenza nel manifestare la stessa realtà.
L’armonia consiste nel loro reciproco opporsi. Ciò che si distingue assolutamente da altro, è infatti necessariamente connesso con questo altro, perché solo con esso, insieme ad esso, può esistere in quanto distinto.

Il cambiamento è possibile perché una radicale indeterminazione, la vacuità, permea tutte le forme esistenti. Il continuo divenire del mondo esiste come realtà fenomenica, cioè appare impermanente, relativa, vacua, indeterminata.
L'interdipendenza è la vacuità delle cose. L'interazione rende le cose suscettibili di continue fluttuazioni e mutamenti, per cui non si può con l'analisi razionale attuare una tale 'presa' di coscienza onnicomprensiva di una sfuggevole realtà in continuo cambiamento. E’ impossibile com-prendere una cosa per se stessa dato che ogni cosa è interdipendente con tutto il resto.
Il tutto non è afferrabile tramite il rigido ragionamento logico, dove ogni schema teorico precostituito si interpone tra sé ed il mondo.
E' necessario lasciare la presa, cessare l'attaccamento al concetto di esistenza permanente del mondo in sé, smettere di aggrapparci all’idea che abbiamo di noi stessi. E’ necessario lasciare andare i nostri pensieri discorsivi per lasciare essere, abbandonandoci alla vita.

 

La Meditazione

Nella figura il soggetto osserva se stesso mentre interagisce con l'oggetto albero.
La mente del soggetto elabora la relazione tra sé e l'albero.
Non c’è separazione, non c’è dualità: soggetto e oggetto si sovrappongono, l'uno non esclude l'altro. Questo e quello.
Allora secondo il non-dualismo, dove soggetto ed oggetto si sovrappongono, essere presente contemporaneamente anche come soggetto che osserva se stesso mentre interagisce con il mondo, significa che la mente elabora la relazione fra se stesso e il mondo (albero) evitando qualsiasi identificazione con il proprio ego.
Sapersi "osservare" con distacco quando si guarda il mondo è la via per avere consapevolezza dei propri processi cognitivi ed emozionali.
Grazie a questo si può osservare la realtà intera, che comprende il soggetto mentre interagisce con l'oggetto osservato,  senza la distorsione dell'ego provocata dall'interesse personale. E' l'unico modo per comprendere la realtà, osservarla da una ottica universale, con distacco ed imparzialità, da un disilluso sguardo cosmico.

La pratica interiore che conduce alla liberazione dai condizionamenti dell'Io è la meditazione: una pratica capace di sospendere i processi automatici della mente giudicante e di portare ad una visione profonda della realtà, dove quel che conta non sono gli oggetti in sé che sono vuoti, ma le relazioni reciproche tra le cose.

Nell'autocoscienza la mente, abbandonando l'attaccamento al sé con le sue ombre di un Io egoico “Io sono quel che sono in relazione a me stesso”, può rigenerare un Io relazionale “Io sono quel che sono in relazione ad altro”, che si sente come uno spirito libero da condizionamenti psichici, tutt’uno con il mondo.
La pratica della meditazione aiuta la mente al distacco dall'Io condizionato dalla memoria e dai suoi ricordi, compresa una falsa immagine di sé ossessionata dalla identità e dalla sua frammentazione.

Liberare la mente dai concetti, che sono gli oggetti contenuti in essa, è come svuotare una stanza da tutti gli oggetti presenti che fanno ombra nella stanza quando essa si illumina.
Oppure, si possono paragonare i pensieri con le nuvole e la mente con il cielo.
Nel cielo le nuvole passano, si accumulano, si addensano, si diradano, appaiono e scompaiono. Tutto scorre. Senza nuvole il cielo è sereno, le nuvole non fanno più ombra sulla terra, tutto si illumina.

Analogamente, con la serenità della mente, non ci identifichiamo più con quel centro di appropriazione del pensiero discorsivo dell'Io egoico, una proliferazione concettuale caratterizzata da condizionamenti psichici come l'attaccamento ai propri pensieri e desideri. Il pensiero discorsivo cessa nella vacuità.

Nella meditazione c'è una liberazione interiore dagli automatismi mentali, si modifica lo stato di coscienza per vedere senza illusioni la realtà così come è nel momento presente, con un Io aperto pienamente alla relazione, cioè capace di amare e creare.

Sul piano esperienziale, al di là di ogni svolgimento teorico, concettuale e discorsivo, abbandonando ogni punto di vista, qualsiasi opinione o preconcetto, l'unica possibilità di avere uno sguardo immediato sulla realtà intera, è vivere direttamente una esperienza con una visione intuitiva senza costruzioni mentali predeterminate dall'Io condizionato dalle idee: vedere dentro (in-tuito) i fenomeni, cioè avere una contemplazione diretta che consente di cogliere nella sua totale nudità, l'interazione di ogni realtà così come è in quel dato momento.

La vita in tutte le sue molteplici forme è come un oceano infinitamente grande, nel quale si sperimenta l'unità fondamentale dell'universo.

Ognuno pensa se stesso come una goccia d'acqua, separata dal resto, che si rifiuta di unirsi come acqua nell'oceano dell'immensità. Perdersi in questo oceano provoca dispiacere se si resta goccia. Ma la possibilità di conversione dell’io egoico, per ricreare una libera individualità in relazione con altro, può evitare quella tensione superficiale dovuta al desiderio individuale di restare goccia, scoprendosi acqua della goccia in mezzo all'acqua dell'oceano. In questo stato interiore la goccia è oceano.

Quando qualcosa è vuoto di sé, significa che è pieno delle altre cose.
Vacuità significa assenza di un’esistenza separata e presenza dell’intero cosmo dentro il singolo fenomeno:  “Ogni cosa nel tutto e tutto in ogni cosa.”

Giulio Ripa
Archivio di Giulio Ripa

Gli occhi della fede

Solo chi vede con gli «occhi della fede» può essere un inguaribile ottimista.

Già, ma quale fede?

Una fede del tipo «rendi il bene in cambio del male» sarebbe sufficiente per risolvere senza ulteriori danni le tante guerre nel mondo e per migliorare le nostre esistenze.

In termini pratici, ciò significa che quando il male è combattutto con altrettanto male, esso si amplifica. Quando invece il male incontra il bene, esso si distrugge da solo, ma in tempi e modi che solo pochi santi e saggi possono intuire.

Non collaborare con il male è la prima regola. La seconda è coltivare emozioni e sentimenti che nutrono le forze protettrici della vita e dell'ambiente, e che lasciano i demoni malvagi senza cibo.

Come ulteriore promemoria, vale la pena di ricordare che il cibo preferito dai demoni malvagi è la paura.

(14 aprile 2024)

Come reagire alla violenza, alla barbarie, alla guerra, alle minacce, ai ricatti, all'ingiustizia?

Non c'è speranza per coloro che soffrono se non lungo il sentiero stretto e arduo della non-violenza. Questo è il cammino degli eroi.
E' un combattimento sia interiore che esteriore che richiede consapevolezza di se stessi. E' la via di chi non teme di essere messo in croce.

La devozione alla non-violenza non ha occhi per le debolezze di questo modo di essere. Il discepolo si fonde completamente con la Saggezza universale, facendo in modo che la propria vita sia essa stessa pace.

(13 aprile 2024)

L'intelligenza artificiale è capace di molte cose, ma inutile in quelle essenziali

Da qualche giorno sta girando nel web l'ultima previsione dell'oracolo Elon Musk: «Entro il 2025 l’intelligenza artificiale supererà l’intelligenza umana». Forse, più che di una profezia ragionata, sarebbe corretto parlare di un desiderio della classe dominante per meglio controllare tutto e tutti, ma, a parte ciò, se anche la previsione fosse corretta, la domanda che ne conseguirebbe sarebbe: «E allora?».

Ormai tutte le grandi previsioni piovono come acqua sporca per suscitare paure, dall'imminente guerra nucleare al futuro totalitario in stile Terminator guidato dall'intelligenza artificiale. Ma, in concreto, dei temi centrali non si parla mai, e forse non se n'è mai parlato. Evadiamo continuamente da ciò che è più importante.

Parliamo, per un momento, di chi siamo.

Le nostre esistenze umane sono colme di sofferenze, che si intrecciano con momenti di gioia e condivisioni piacevoli. Dalla nascita, che di per sé è dolorosa e traumatica, e segna l'inizio dell'esposizione alle ulteriori sofferenze della vita, fino alla morte, evento universale che condividiamo con tutte le forme di vita, il nostro percorso è una continua sfida emotiva ed esistenziale. L'invecchiamento e la malattia ci spingono nel declino, ma al contempo ci fanno riflettere sulla nostra mortalità, influenzando non solo noi stessi ma anche chi ci è vicino.

Tutta l'esistenza porta con sé il dolore derivante dai cambiamenti, dagli attaccamenti e dalle perdite, e l'insoddisfazione continua di desideri non realizzati.

Di fronte a questi problemi, l'intelligenza artificiale di cui tutti parlano non serve assolutamente a nulla. E' inutile.

Esiste qualcosa di migliore e di assai più evoluto dell'intelligenza artificiale che dà giustificazione e dignità a tutto questo dolore. E' il «pieno sviluppo della persona umana», citato nell'art. 3 della Costituzione Italiana. Questo pieno sviluppo è innanzitutto nella capacità di amare.

Quando le parole dell'intelligenza artificiale saranno di più di quelle di una mamma, l'essere umano si ritroverà in un vuoto esistenziale e in un non-senso dell'esistenza da cui non uscirà più, come se fosse caduto in un pozzo senza fondo. E nessuna dipendenza tecnologica o di altro genere lo aiuterà.

(13 aprile 2024)

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