Saranno le lacrime delle madri a salvare il mondo dal nazismo?
In un mondo segnato da conflitti incessanti e dal fragore delle bombe, emergono storie di sofferenza umana che scuotono le coscienze, richiamando l'attenzione su un'umanità che sembra aver smarrito la sua essenza più profonda. Nel contesto delle ostilità a Gaza tra ottobre 2023 e giugno 2024, il rapporto delle Nazioni Unite "Detention in the context of the escalation of hostilities in Gaza", pubblicato il 31 luglio 2024, getta luce su una realtà di inaudita crudeltà e violenza, una realtà che ci obbliga a guardare in faccia il dolore e la disperazione di coloro che sono stati privati di ogni dignità.
Il rapporto dell’ONU racconta di migliaia di palestinesi arrestati dalle forze di sicurezza israeliane, detenuti in condizioni inumane e sottoposti a torture che evocano i peggiori orrori del passato. Le testimonianze raccolte sono la voce di chi ha subito l'impensabile, di chi è sopravvissuto per raccontare una storia che altrimenti sarebbe stata sepolta sotto il peso dell'indifferenza.
Uno degli episodi più emblematici riguarda Ketziot, una prigione nel deserto del Negev, dove i detenuti palestinesi sono stati sistematicamente umiliati e torturati. Secondo il rapporto, la pratica quotidiana della violenza fisica era talmente diffusa che si era trasformata in una routine. Le guardie della Keter, un’unità antisommossa, obbligavano i prigionieri a restare in piedi contro un muro durante i controlli giornalieri, picchiandoli con bastoni fino a quando crollavano a terra. È in questo contesto che un detenuto ha perso la vita, un evento così tragico da costringere le autorità a sospendere temporaneamente queste pratiche, anche se solo per breve tempo.
Ma la brutalità non si è fermata qui. I racconti di ex prigionieri parlano di umiliazioni che vanno oltre la violenza fisica. Un uomo, detenuto insieme a suo figlio, ha raccontato di essere stato costretto a bere alcol puro quando ha chiesto dell'acqua per prendere le sue medicine. “Volevano distruggermi psicologicamente”, ha detto, ricordando il dolore di vedere suo figlio subire lo stesso trattamento. La crudeltà non conosce limiti quando si tratta di spezzare la volontà e il cuore di un uomo.
Le condizioni di detenzione, già di per sé disumane, erano ulteriormente aggravate dalla privazione di cibo, acqua e cure mediche. I palestinesi intervistati dall'ONU hanno perso dai 25 ai 55 kg durante la detenzione, e altri sono morti per denutrizione. I detenuti erano costretti a dormire su pavimenti freddi e sporchi, in celle sovraffollate dove la sofferenza era palpabile nell'aria. Un giovane detenuto, affetto dalla nascita da una grave malattia intestinale, è morto perché gli è stata negata la dieta speciale necessaria per la sua sopravvivenza. Il suo corpo è stato restituito alla sua famiglia, ma la sua anima era già stata spezzata molto prima dalla negligenza deliberata dei suoi carcerieri.
Il rapporto ONU rivela inoltre che almeno 53 detenuti palestinesi sono morti sotto custodia israeliana, spesso in circostanze che suggeriscono torture e abusi gravi. Tra questi c’è il caso del dottor Adnan Ahmad Ateya Al Bursh, un rispettato medico di Gaza, arrestato mentre svolgeva il suo lavoro all'interno di un ospedale. Al Bursh è morto in una prigione israeliana nell'aprile 2024, e le circostanze della sua morte sono tuttora avvolte nel mistero. Testimonianze raccolte dai suoi compagni di prigionia suggeriscono che sia stato sottoposto a torture, una fine ingiusta e crudele per un uomo che aveva dedicato la sua vita a salvare gli altri.
Questi non sono casi isolati, ma parte di un quadro più ampio di brutalità sistematica. Un altro detenuto, Thair Abu Assab, è morto nel novembre 2023 dopo essere stato brutalmente picchiato dalle guardie della prigione di Ketziot. Lasciato senza cure mediche per ore, il suo destino era già segnato. Questi atti di violenza gratuita, documentati anche da testimoni oculari e dalle stesse organizzazioni per i diritti umani israeliane, dimostrano quanto l’odio e la disumanizzazione abbiano preso il sopravvento.
L'uso della tortura non si è limitato al semplice infliggere dolore fisico. La violenza sessuale e la degradazione sono stati strumenti di umiliazione e controllo. Numerose testimonianze raccolte dall’ONU descrivono detenuti costretti a spogliarsi nudi e a subire percosse mentre erano legati e indifesi. Uomini e donne sono stati torturati con elettroshock sui genitali e l'ano, mentre altri sono stati costretti a restare nudi in celle gelide per giorni interi, sotto la minaccia costante di ulteriori violenze. Una delle testimonianze più sconvolgenti riguarda un uomo che è stato filmato mentre un pezzo di verdura veniva inserito nel suo ano, mentre era ammanettato nudo dietro la schiena con altri prigionieri nelle stesse condizioni, costretti ad ammassarsi l'uno sull'altro. E' stata una pratica di umiliazione che ha lasciato segni indelebili non solo sul corpo, ma anche nell'anima.
Le violenze, comprese quelle a sfondo sessuale, sono state perpetrate da soldati sia uomini che donne. Numerosi sono i casi di percosse severe, elettroshock, posizioni di stress prolungate e waterboarding. Quest'ultimo, che potremmo tradurlo come "annegamento simulato", è una forma di tortura con l'acqua che provoca una sensazione così intensa di soffocamento, annegamento e panico che la vittima crede di morire.
Le madri di questi uomini, donne e bambini versano lacrime che non conoscono conforto. Lacrime che, forse, possono ancora smuovere le coscienze del mondo. Sono lacrime che raccontano storie di sofferenza, di speranza spezzata, di vite strappate troppo presto. Ma sono anche lacrime che ci ricordano cosa significa essere umani.
Di fronte a tutto ciò, la polemica su chi abbia ragione o torto in una specifica guerra, o in un’altra, è un esercizio inutile, sterile, controproducente. Stesso discorso sulle elucubrazioni su quali siano le violenze "legittime" e quali no. Il nazismo del secolo scorso non c’è più, ma quello odierno, sia in questa che in altre parti di mondo, è il tumore di tante anime smarrite e possedute. La cattiveria e la bontà non hanno nazionalità. Ogni ragionamento di superiorità o inferiorità tra gli esseri viventi tale da condurre alcuni a sentirsi "eletti" rispetto ad altri è lo schema del nazismo che si ripete di epoca in epoca, pur cambiando sembianza.
[...] se la mente degli esseri viventi è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente. [...]
tratto da: Il conseguimento della Buddità in questa esistenza
Mentre il mondo osserva, spesso in silenzio, queste atrocità, ci chiediamo se ci sia ancora spazio per la speranza. In un’epoca in cui la disumanità sembra prevalere, è possibile che proprio le lacrime delle madri possano essere la chiave per ritrovare la nostra umanità perduta? Forse, queste lacrime sono l'ultimo baluardo contro il cinismo e l'indifferenza. Sono il segno che, nonostante tutto, esiste ancora un filo sottile che ci lega gli uni agli altri, un filo fatto di empatia, di compassione, di dolore condiviso.
In un mondo che sembra aver dimenticato cosa significa essere umani, le lacrime delle madri potrebbero essere l’unico antidoto alla barbarie che ci circonda. Finché ci saranno madri che piangono, finché ci saranno occhi che vedono e cuori che sentono, ci sarà ancora speranza per il nostro mondo. Perché in quelle lacrime risiede la forza di cambiare, di guarire, di redimersi. Saranno le lacrime delle madri, e non le armi, a poter salvare il mondo. E finché piangeremo per questi orrori, ci sarà speranza. Perché in quel pianto si cela l’umanità che ancora può salvarci.
(11 agosto 2024)
Quando l’inclusività esclude, come superiamo le logiche divisive?
È ormai ampiamente noto il fervente dibattito che ha inondato il web e i social media riguardo alle Olimpiadi del 2024. Le critiche all’organizzazione e all’ideologia sottostante sono state numerose e spesso intrise di polemiche e tensioni. Potrei approfondire queste discussioni, talvolta avvelenate dall’odio, ma non lo farò. Tutto ciò che di negativo poteva essere detto è già stato espresso. Preferisco invece astenermi dalle polemiche specifiche e offrire una riflessione più ampia, guardando la questione da una prospettiva più metacomunicativa.
Invito i miei (pochi) lettori a rasserenarsi prima di proseguire. Mettiamo da parte tutto ciò che può averci turbato e di cui i social continuano a parlare. Mettiamo da parte le nostre idee, e andiamo oltre, altrimenti rimarremo impigliati in una ragnatela mortale. Ricordiamoci che i social alimentano le divisioni e le ideologie estreme, e che ci fanno vedere nemici anche dove non ci sono. Stesso discorso per i giornali e la televisione.
Ciò premesso, le Olimpiadi del 2024 ci offrono uno spunto per analizzare la complessità delle dinamiche sociali e psicologiche che possono derivare da una narrazione pubblica mal calibrata. Quando parliamo di inclusività, ci riferiamo all'idea di abbracciare e valorizzare la diversità, creando un ambiente in cui tutte le persone si sentano accettate e rappresentate. Tuttavia, se la comunicazione che accompagna questi sforzi è gestita male, il risultato può essere esattamente opposto, generando divisione e alienazione sociale.
Il paradosso dell'inclusività
Uno dei paradossi più significativi emersi da eventi come le Olimpiadi è la contraddizione tra il messaggio dichiarato di inclusività e gli effetti reali di tale messaggio. L’intento di creare un ambiente inclusivo e accogliente per tutti, attraverso simboli, rappresentazioni o dichiarazioni di principio, può involontariamente escludere o offendere segmenti della popolazione che non si riconoscono in quella narrazione. Questo fenomeno non è solo una questione di comunicazione fallita, ma rappresenta una sorta di “follia cognitiva” in cui dichiariamo di voler ottenere un certo effetto (inclusione), ma otteniamo l’effetto contrario (esclusione).
Questo paradosso è alimentato da una tensione tra l'intenzione dei comunicatori scelti dalle istituzioni o da società o enti di grande rilevanza e la percezione del pubblico. In un contesto sociale frammentato e diversificato, è inevitabile che non tutti condividano gli stessi valori, simboli e narrazioni. Quando un evento globale si propone di rappresentare valori universali, c’è il rischio che quei valori, per quanto ben intenzionati, non riescano a risuonare con tutti. In questi casi, coloro che si sentono esclusi dalla rappresentazione possono percepire il messaggio come imposto, provocando reazioni di resistenza, rabbia, offesa, sdegno o alienazione sociale.
La soggettività dell’offesa e l'incoerenza sociale
Il concetto di soggettività dell’offesa gioca un ruolo centrale in questo scenario. Nella società moderna, abbiamo sviluppato un crescente interesse verso il riconoscimento delle percezioni individuali. Secondo questa logica, ciò che conta non è l'intenzione di chi comunica, ma la percezione di chi riceve il messaggio. Se qualcuno si sente offeso o escluso, quella sensazione è legittima a prescindere dall’intenzione iniziale. Ciò è in linea con la saggezza dei principi della Programmazione Neuro Linguistica (PNL):
LA MAPPA NON È IL TERRITORIO
1. Le persone agiscono in funzione della propria percezione della realtà.
2. Ogni persona ha una propria mappa del mondo. Nessuna mappa del mondo è più ‘reale’ o ‘vera’ di altre.
3. Il significato della propria comunicazione è nella risposta che si riceve, indipendentemente dall’intenzione di chi comunica.
4. Le mappe più ‘sagge’ e più ‘compassionevoli’ non sono quelle più ‘reali’ o più ‘accurate’, ma quelle che mettono a disposizione il più ampio ed il più ricco numero di scelte.
5. Le persone possiedono (o hanno potenzialmente) tutte le risorse necessarie per agire in modo efficace.
6. Le persone operano le migliori scelte possibili fra le possibilità che vengono loro date e le capacità che percepiscono disponibili dal loro modello del mondo. Qualsiasi comportamento, non importa quanto malvagio, pazzo o bizzarro sia, è la scelta migliore a disposizione della persona in quel momento – se alla persona viene data la possibilità di una scelta più appropriata (nel contesto del suo modello del mondo) essa sarà propensa ad usarla.
7. Il cambiamento avviene quando si libera una risorsa appropriata per il contesto che si sta vivendo, o quando si attiva una potenziale risorsa, all’interno di un contesto particolare. In entrambi i casi la mappa del mondo di una persona si arricchisce.
tratto da: I presupposti della PNL
Ciò è in netto contrasto con l'idea diffusa che ciascuno sia responsabile di ciò che dice e che fa, e non di ciò che viene compreso dagli altri delle proprie parole o azioni. Lascio che ciascuno di noi rifletta su questo contrasto, usando gli accadimenti delle Olimpiadi 2024 come caso di studio.
Inoltre, c'è un ulteriore incoerenza o contrasto. L'approccio di legittimare completamente la soggettività e le esperienze individuali può portare a incoerenze quando applicato in modo selettivo. Se da un lato difendiamo la sensibilità di gruppi specifici, dall'altro possiamo ignorare o minimizzare la legittimità delle reazioni di coloro che si sentono esclusi o offesi dalle stesse manifestazioni che dichiarano di promuovere l'inclusività. Dovremmo quindi stare molto attenti.
Il ruolo della metacomunicazione
La metacomunicazione, ovvero il messaggio che va oltre il contenuto esplicito della comunicazione, gioca un ruolo cruciale in queste dinamiche. La metacomunicazione riguarda il “come” qualcosa viene comunicato e quale impatto sociale e psicologico questo ha su chi lo riceve. Nel caso delle Olimpiadi 2024, la metacomunicazione ha creato una significativa divisione a livello globale. Il modo in cui l’inclusività è stata rappresentata, invece di unire, ha finito per polarizzare l’opinione pubblica. Questo avviene perché la metacomunicazione spesso opera a un livello subconscio, attivando reazioni emotive che possono essere in conflitto con l’intenzione dichiarata del messaggio.
La polarizzazione è amplificata dalla natura moderna dei media e della comunicazione, dove le narrazioni vengono rapidamente amplificate e frammentate attraverso i social media e le piattaforme digitali. In questo ambiente, qualsiasi messaggio, anche quello più benigno, può essere interpretato e reinterpretato in mille modi diversi, a seconda delle esperienze e delle convinzioni personali degli individui.
Inclusività come strumento di esclusione
Questo processo ci porta a riflettere sul fatto che l’inclusività, quando applicata in modo non critico, può trasformarsi in uno strumento di esclusione. Un messaggio che si propone di includere tutti può diventare escludente se non tiene conto delle varie sfumature culturali, sociali e individuali delle persone a cui si rivolge. Questo fenomeno è indicativo di una più ampia tendenza nella società contemporanea: l’imposizione di un pensiero unico sotto il pretesto dell’inclusività. Tale imposizione può alienare socialmente coloro che non si riconoscono in essa, portando a un aumento della divisione sociale.
Suggerimenti per superare le logiche divisive nella comunicazione pubblica
Per affrontare e superare queste dinamiche divisive, dobbiamo agire su due livelli: promuovere politiche pubbliche più inclusive e critiche, e lavorare a livello individuale e psico-relazionale. Mentre il cambiamento nelle politiche mediatiche e pubbliche potrebbe richiedere tempo e, nel breve periodo, continuare a proseguire sul binario morto dell'inclusività escludente, ciascuno di noi può intraprendere azioni concrete per contribuire a un ambiente sociale più armonioso.
Cominciamo a tracciare il "possibile" cambiamento di direzione della comunicazione pubblica. Quando dico "possibile", intendo che è realmente possibile, perché tutto ciò che esiste è in continuo cambiamento. Se invece non lo riteniamo "possibile", allora non abbiamo comprenso la legge dell'impermanenza (anitya). La storia è fatta di continui cambiamenti, anche improvvisi e imprevedibili.
1. Riconoscere la complessità del pubblico
Riconosciamo che il pubblico non è un blocco monolitico, ma una moltitudine di individui con esperienze, valori e percezioni differenti. Ogni iniziativa che punta all'inclusività dovrebbe partire dall’ascolto delle diverse voci presenti nella società, senza presupporre che un solo messaggio possa andare bene per tutti. Dovremmo sempre ricordarci che le opinioni contrastanti sono comunque legittime, e che non esiste "una" verità, ma "tante" verità che si completano a vicenda nella loro interdipendenza e contrapposizione.
2. Promuovere una comunicazione autentica e aperta
Cerchiamo di promuovere un dialogo aperto e autentico, in cui tutte le voci possano essere ascoltate. Questo include il riconoscimento delle critiche e delle preoccupazioni di coloro che si sentono esclusi, cercando di integrare queste prospettive nella narrazione complessiva.
3. Valorizzare la pluralità di opinioni
Valorizziamo la pluralità di opinioni, vedendola come una risorsa e non una minaccia. Un ambiente davvero inclusivo è quello in cui tutte le opinioni possono coesistere, anche quelle che sono in disaccordo con la narrazione dominante. Questa pluralità dovrebbe essere coltivata e rispettata.
4. Evitare la polarizzazione mediatica
Contrastiamo attivamente la tendenza alla polarizzazione amplificata dai media. Le piattaforme digitali e i media tradizionali hanno il potere di amplificare le divisioni, quindi promuoviamo contenuti che incoraggino la comprensione reciproca piuttosto che la conflittualità.
5. Educare alla comprensione e alla riflessione critica
Promuoviamo un'educazione alla comprensione reciproca e alla riflessione critica, preparando le nuove generazioni a gestire la complessità delle dinamiche sociali. Dobbiamo incoraggiare le persone a comprendere non solo i propri sentimenti, ma anche quelli degli altri, sviluppando la capacità di vedere le cose da diverse prospettive.
Azioni a livello individuale e psico-relazionale
Mentre lavoriamo per un cambiamento nelle politiche pubbliche e nella comunicazione collettiva, possiamo anche agire a livello individuale per contrastare le logiche divisive e promuovere relazioni più sane e inclusive. Ecco alcuni suggerimenti pratici:
1. Coltivare la consapevolezza di sé
Iniziamo con la consapevolezza di sé, che è la base di qualsiasi cambiamento personale. Riflettiamo su come reagiamo ai messaggi di inclusività ed esclusività che riceviamo dai media e dalla società. Chiediamoci se le nostre reazioni sono basate su paure, pregiudizi o esperienze passate, e lavoriamo per comprendere le radici di queste emozioni. La pratica della riflessione su noi stessi può aiutarci a riconoscere le nostre tendenze e a rispondere in modo più equilibrato.
2. Praticare l'empatia attiva
L’empatia non è solo una qualità innata, ma è anche una competenza che possiamo coltivare attraverso la pratica attiva. Cerchiamo di metterci nei panni degli altri, soprattutto di coloro con cui non siamo d'accordo. Ascoltiamo attentamente le loro esperienze e opinioni, cercando di capire da dove provengono. Questa pratica ci aiuta a ridurre la polarizzazione nelle nostre interazioni quotidiane e a creare connessioni più profonde e significative.
3. Costruire la capacità di gestire le emozioni
Nel mondo moderno, siamo costantemente esposti a messaggi contrastanti e potenzialmente divisivi. Costruiamo la nostra capacità di gestire le emozioni imparando a non reagire impulsivamente a tutto ciò che vediamo o sentiamo. Possiamo sviluppare questa capacità attraverso attività come la meditazione, l'esercizio fisico regolare e il mantenimento di relazioni sane. Essere emotivamente stabili ci permette di mantenere la calma e la chiarezza di pensiero anche di fronte a situazioni polarizzanti.
4. Sviluppare una mentalità aperta
Una mentalità aperta ci permette di accogliere la diversità di pensiero senza sentirci minacciati. Invece di cercare conferme alle nostre convinzioni, pratichiamo l'apertura verso nuove idee e prospettive. Possiamo farlo leggendo libri e articoli di autori che hanno opinioni diverse dalle nostre, partecipando a discussioni con persone di diverso background e mantenendo una curiosità attiva verso il mondo che ci circonda.
5. Promuovere la comunicazione non violenta
La comunicazione non violenta (CNV) è un metodo che ci aiuta a esprimere le nostre esigenze e sentimenti senza accusare o ferire gli altri. Quando ci troviamo in disaccordo, cerchiamo di usare un linguaggio che sia rispettoso e aperto al dialogo. Invece di concentrarci su ciò che ci divide, poniamo l'accento su ciò che abbiamo in comune e lavoriamo insieme per trovare soluzioni.
6. Agire come modelli positivi
Una conseguenza indiretta e inevitabile della nostra presenza nel mondo è che le nostre azioni quotidiane possono avere un impatto significativo su chi ci circonda, sia in una direzione che nell'altra. Da questo punto di vista, il nostro miglioramento interiore è anche una responsabilità sociale.
Conclusione
Superare le logiche divisive richiede un impegno sia collettivo che individuale. A livello pubblico, possiamo promuovere politiche che incoraggino una comunicazione autentica e rispettosa della pluralità. A livello individuale, possiamo coltivare l'auto-consapevolezza, l'empatia e la stabilità emotiva, adottando comportamenti che favoriscono la comprensione e l'inclusione. Anche se il cambiamento a livello di politiche pubbliche potrebbe richiedere tempo, le nostre azioni quotidiane possono fare una differenza immediata nel creare un mondo più armonioso e coeso.
(9 agosto 2024)
(Olimpiadi 2024, go to my art gallery)
Il ruolo dei social nel fascismo moderno, dalla disinformazione alla divisione
La truffa, i ricatti, l'avvelenamento informativo, la distorsione della realtà e le ritorsioni mafiose sono l’anima del commercio neoliberista e della politica, che nel complesso sono un tutt’uno. Quando ciò non è sufficiente, arrivano gli omicidi mirati e le "stragi di stato" (nel senso di organizzate dagli organi dello stato eterodiretti dai padroni d'oltreoceano).
Tale pratica di governo pubblico di solito ha piani a lunghissimo termine, a prescindere dagli eletti. Essa prevede che le opinioni e i sentimenti di amicizia o di odio delle grandi masse siano indirizzati attraverso un addomesticamento lento, ma incessante e strutturalmente programmato in modo da essere praticamente inattaccabile e difeso con le unghie e con i denti dagli stessi cittadini vittime di tale manipolazione.
Fatta questa doverosa premessa, diamo uno sguardo a come si sta evolvendo l'informazione demenziale con cui i social media indottrinano le grandi masse:
Alcuni hanno detto che l'apprendimento automatico ha già causato disastri perché viene usato nei motori di raccomandazione dei social media antisociali, quelli che decidono cosa mostrare alle persone per massimizzare il tempo che trascorrono usando il sistema. Hanno scoperto che la disinformazione fascista è estremamente efficace per questo e sta promuovendo il fascismo in tutto il mondo, ignorando la verità. Se credi a tutto ciò che senti da un certo gruppo di persone, possono mentire continuamente e tu crederai a qualsiasi bugia dicano. Ci sono milioni di persone che fanno questo e, una volta che una persona ha perso la connessione con la verità, è molto difficile convincerla che sta credendo a bugie. Queste persone non hanno più un criterio di giudizio.
tratto da:
Ciò è tremendamente vero. La disinformazione alimentata dall'intelligenza artificiale contribuisce alla diffusione del fascismo e del nazismo a livello globale, sfruttando le vulnerabilità nelle percezioni pubbliche e amplificando i messaggi di odio e divisione. La combinazione di disinformazione e algoritmi dei social media che promuovono contenuti controversi crea un ambiente in cui le ideologie fasciste e naziste possono prosperare.
Sia ben chiaro che il web è pieno di contenuti generati da persone che si autodefiniscono "fascisti" o "nazisti" e che ne vanno fieri, quindi l'etichetta di "fascista" o "nazista" è appropriata. Altri gruppi, pur non definendosi esplicitamente per quel che sono, o addirittura dichiarandosi anti-fascisti o anti-nazisti, promuovono nei social ideologie, violenze e crimini del tutto sovrapponibili a quelli del fascismo o del nazismo. Altri ancora commettono azioni gravissime e penalmente rilevanti, fino al pestaggio o all'omicidio, senza alcuna ideologia, ma solo per "apparire" sui social.
A tal proposito, è interessante l'inizio dell'articolo "Weaponized Social Media Is Driving the Explosion of Fascism" (tradotto: "I social media armati guidano l'esplosione del fascismo"), che racconta il video del massacro in una moschea in Nuova Zelanda apparso su Facebook. Il filmato, creato da un autodefinitosi “fascista”, immortalava le immagini di terrore sui volti delle vittime. Questo video, trasformato in un meme armato, ha diffuso l'odio tra milioni di persone, e ciò è assattamente ciò che vogliono i proprietari di tali piattaforme.
Questo accade perché i social media sono strutturati per favorire contenuti che provocano reazioni viscerali. Nonostante le critiche per la diffusione di odio e fascismo, i dirigenti dei social media sono riluttanti a cambiare il modello di business basato sui clic.
I social sono una guerra contro la realtà empirica. Le falsità sono la valuta del fascismo e per i regimi autoritari, tra i quali possiamo considerare le cosidette "democrazie", nelle quali il voto è un teatrino truccato per confermare un potere inamovibile (cfr. "L'illusione della democrazia: il vero volto delle elezioni italiane"). La verità è il nemico da distruggere. Le fake news sui social abilmente indirizzate tramite algoritmi, e quelle propagandate da tutto il resto del main stream, televisione in primis, superano milioni di volte le visualizzazioni di quelle delle rare fonti giornalistiche alternative che con grande fatica fanno un lavoro serio e ben documentato, solitamente su canali frequentemente censurati e osteggiati in mille modi.
Senza una realtà condivisa, il dialogo democratico cede il posto alla rabbia e al linguaggio del fascismo. L'abbiamo già sperimentato tante volte, e continuiamo a viverlo. Proprio per questa ragione, i "padroni universali" che controllano i grandi canali di informazione sono abilissimi nel dividere le persone in buoni e cattivi, dove i sedicenti "buoni" sono incoraggiati a odiare e a far del male ai presunti "cattivi", ovvero coloro che mettono in dubbio la narrativa ufficiale. Chiunque abbia un po' di senno farà molta fatica a capire cosa significhi "buono" o "cattivo" in questo caso, oppure "bene" e "male", etichette sovente strumentalizzate a scopo politico e di manipolazione.
L'intelligenza artificiale aumenta la velocità, la scala e la personalizzazione delle campagne di disinformazione, grazie alla creazione di contenuti falsi altamente persuasivi e realistici, oppure rendendo assai più visibili contenuti di odio o crimini reali. Queste capacità consentono di automatizzare la diffusione di informazioni di odio, false o autentiche che siano, rendendo queste campagne pervasive e praticamente impossibili da contrastare. La televisione e i giornali rilanciano poi questi contenuti, spostando ciò di cui discutono le persone nella direzione voluta dai "padroni" (cfr. "AGENDA SETTING - Usare la tv per mettere fratello contro fratello: combattere gli uni contro gli altri per motivi che le lobby decidono).
(7 agosto 2024)
AI, ChatGPT e Software Libero: Richard Stallman, Pisa, 2023
Nel video che riporto in calce, registrato all'Università di Pisa il 7 giugno 2023 (fonte 1 e fonte 2), Richard Stallman ha parlato delle problematiche legate all'uso del software proprietario, evidenziando come questo tipo di software spesso includa funzionalità malevole progettate per controllare gli utenti. Ha spiegato che la maggior parte delle persone non si rende conto di quanto siano maltrattate dai software proprietari, che sono progettati per dare potere alle grandi aziende tecnologiche a scapito degli utenti. Stallman ha sottolineato che molti programmi proprietari oggi sono effettivamente malware, in quanto disegnati per spiare, limitare o manipolare gli utenti, creando così un ambiente digitale oppressivo e non trasparente.
Stallman ha criticato aspramente i cosiddetti "smartphone", che considera dei computer in miniatura totalmente sotto il controllo delle aziende produttrici. Questi dispositivi non solo limitano la libertà degli utenti, ma sono anche progettati per impedire l'installazione di software libero, rendendo gli utenti completamente dipendenti dal software proprietario preinstallato. Questo controllo estremo impedisce agli utenti di esercitare la loro libertà digitale, costringendoli a utilizzare software che può essere malevolo e lesivo della loro privacy e sicurezza.
Inoltre, Stallman ha esortato tutti a rifiutare l'uso di dispositivi che limitano la libertà dell'utente, sottolineando l'importanza di mantenere il controllo sui propri strumenti digitali. Ha spiegato che rifiutare di utilizzare smartphone e altri dispositivi che non permettono l'installazione di software libero è un atto di resistenza contro la crescente invasione della privacy e la sorveglianza delle grandi aziende tecnologiche. Ha incoraggiato gli utenti a prendere coscienza delle limitazioni imposte dai dispositivi proprietari e a cercare alternative che rispettino la loro libertà e privacy.
Sicurezza degli utenti vs sicurezza delle aziende
Stallman ha affrontato il tema della sicurezza digitale, criticando il modo in cui le aziende tecnologiche spesso privilegiano la loro sicurezza a scapito di quella degli utenti. Ha sottolineato che molte discussioni sulla sicurezza informatica si concentrano su come proteggere le aziende da eventuali attacchi, trascurando invece la protezione degli utenti dai software malevoli che queste stesse aziende potrebbero distribuire.
Ha evidenziato come il software proprietario nelle scuole rappresenti un problema particolare, poiché viola la privacy degli studenti e li espone a pratiche di sorveglianza. Stallman ha spiegato che le scuole dovrebbero essere luoghi di apprendimento e libertà, non di sorveglianza, e ha criticato l'uso di software proprietario che raccoglie dati sugli studenti senza il loro consenso informato. Questo tipo di software spesso obbliga gli studenti a rinunciare alla loro privacy, imponendo pratiche invasive che limitano la loro libertà.
Stallman ha proposto soluzioni alternative per affrontare questi problemi, come l'adozione del software libero nelle scuole. Ha suggerito che l'uso di software libero può aiutare a proteggere la privacy degli studenti e a promuovere un ambiente di apprendimento più etico e rispettoso. Inoltre, ha invitato le istituzioni educative a rifiutare i sistemi che richiedono l'uso di software proprietario, incoraggiando invece l'adozione di soluzioni che rispettino la libertà e la privacy degli utenti.
Impatto della pandemia sul software proprietario nelle scuole
Durante il suo talk, Stallman ha discusso l'impatto della pandemia di COVID-19 sull'adozione del software proprietario nelle scuole. Ha spiegato che molte scuole, costrette a passare all'insegnamento a distanza, hanno adottato rapidamente software proprietario come Microsoft Teams e Google Classroom, aggravando i problemi di privacy e controllo sugli studenti. Questi strumenti, sebbene pratici, comportano una serie di rischi per la privacy degli studenti, che spesso non hanno scelta se non accettare questi sistemi invasivi.
Inoltre, Stallman ha fatto un parallelo con le pratiche distopiche descritte in "1984" di George Orwell, riferendosi ai software di sorveglianza utilizzati durante gli esami. Ha descritto come questi programmi prendano il controllo totale dei computer degli studenti, monitorando ogni loro movimento e persino l'ambiente circostante attraverso le webcam. Queste pratiche di sorveglianza estrema sono paragonabili a un regime di controllo totalitario, dove ogni azione degli studenti viene scrutata e valutata senza riguardo per la loro privacy.
Per contrastare questi problemi, Stallman ha proposto che gli studenti dovrebbero avere la possibilità di sostenere esami su computer scolastici, dove il software di sorveglianza non possa essere utilizzato contro di loro. Ha suggerito che le scuole devono prendere una posizione etica, garantendo che gli strumenti utilizzati per l'educazione non compromettano la libertà e la privacy degli studenti. Questa transizione verso l'uso del software libero è essenziale per creare un ambiente educativo giusto e sicuro.
Intelligenza artificiale e percezione pubblica
Stallman ha chiarito che strumenti come ChatGPT non sono veri e propri sistemi di AI, poiché non comprendono né sanno nulla; generano semplicemente testo fluido senza alcuna reale intelligenza. Ha sottolineato che l'intelligenza artificiale richiede la capacità di comprendere e conoscere cose, il che manca completamente a sistemi come ChatGPT. Questi sistemi sono in grado di produrre testo che sembra sensato solo perché imitano il linguaggio umano, ma senza alcuna comprensione reale del contenuto.
Ha avvertito dei pericoli derivanti dalla fiducia cieca in questi sistemi, poiché molte persone tendono a prendere per buone le risposte generate, senza rendersi conto della loro mancanza di comprensione. Questa fiducia può portare a gravi fraintendimenti e decisioni sbagliate basate su informazioni generate automaticamente senza una vera comprensione. Stallman ha messo in guardia contro l'uso indiscriminato di tali tecnologie senza una corretta consapevolezza delle loro limitazioni.
Stallman ha anche discusso delle implicazioni etiche e sociali dell'uso di reti neurali addestrate. Ha affermato che:
Gli utenti meritano il controllo dei programmi che usano, il che non si applica a un'IA che fosse una persona, perché una persona esiste per se stessa, quella IA dovrebbe avere il controllo sul suo codice. Tuttavia, la maggior parte delle IA non ha "agency" [capacità di un'entità di agire autonomamente, prendere decisioni e avere intenzionalità, n.d.t] o scopi propri, quindi le persone che le possiedono dovrebbero avere il controllo su di esse. Credo che gli utenti debbano avere controllo sui sistemi di IA che utilizzano.
Reti neurali e software libero
Una rete neurale è un modello di apprendimento automatico ispirato al funzionamento del cervello umano. È composta da strati di "nodi" o "neuroni" artificiali, che sono i componenti fondamentali della rete. Questi nodi sono organizzati in strati: uno strato di input, uno o più strati nascosti e uno strato di output.
Ogni nodo è collegato ad altri nodi attraverso "pesi", che sono valori numerici che vengono modificati durante il processo di addestramento della rete neurale. Questi pesi determinano la forza e la direzione della connessione tra i nodi. Quando una rete neurale viene addestrata su un set di dati, i pesi vengono regolati in modo da minimizzare l'errore nella previsione o nel compito che la rete sta cercando di imparare.
Stallman ha spiegato che i valori dei "nodi" all'interno della rete "agiscono come codice sorgente". Questo permette di modificare il comportamento della rete addestrandola ulteriormente con nuovi esempi, senza dover accedere ai dati di addestramento originali. Questa caratteristica rende possibile distribuire reti neurali addestrate come software libero, poiché è possibile apportare modifiche e miglioramenti in modo indipendente dai dati di origine.
Più precisamente:
- Stallman sostiene che non è cruciale fornire i dati di addestramento originali agli utenti di un sistema di machine learning. Ha spiegato che i dati di addestramento non sono necessari per utilizzare o modificare il modello addestrato, in quanto i "pesi" del modello stesso possono essere ulteriormente addestrati con nuovi esempi per migliorare o cambiare il comportamento della rete.
- Stallman sottolinea che spesso i dati di addestramento possono contenere informazioni personali che non dovrebbero essere distribuite per motivi di privacy. Per questo motivo, non distribuire i dati di addestramento può anche essere una misura di protezione della privacy.
- Un altro punto sollevato riguarda il "bias" (cioè distorsione sistematica) nei dati di addestramento. Questo significa che i dati non sono rappresentativi della realtà nel suo complesso, ma riflettono piuttosto le tendenze, i pregiudizi e le disuguaglianze presenti nella società da cui provengono. Stallman ha affermato che è possibile rilevare e correggere il bias nei modelli addestrati senza necessariamente avere accesso ai dati di addestramento originali. Testando il sistema con un numero sufficiente di esempi, si può osservare se il modello presenta bias e successivamente addestrarlo ulteriormente con dati correttivi.
Ricapitolando, Stallman ha sostenuto che, poiché i pesi della rete neurale possono essere modificati e utilizzati per alterare il comportamento della rete, essi possono essere trattati come il codice sorgente di un programma tradizionale. Questo significa che una rete neurale addestrata può essere distribuita come software libero se gli utenti hanno accesso ai pesi e agli strumenti per modificare questi pesi, ovvero se sono rispettati questi requisiti:
- Accessibilità: Gli utenti devono avere accesso ai pesi della rete.
- Modificabilità: Devono poter modificare i pesi attraverso ulteriori cicli di addestramento (il che implica che il modello deve essere gestibile con un computer ordinario, e non essere così enorme da richiedere necessariamente un super-computer - su questa questione Stallman afferma di non avere una soluzione).
- Distribuzione: Devono poter ridistribuire la rete modificata.
Stallman ha anche ragionato sulla differenza tra reti neurali addestrate e intelligenze artificiali reali:
A proposito, dovrei sottolineare che quando ho detto questo ho parlato di sistemi di apprendimento automatico o reti neurali addestrate, non ho detto IA perché la maggior parte di essi, direi, non sono IA. Faccio quella distinzione con attenzione. Utilizzerò il termine intelligenza artificiale solo per parlare di un sistema che può conoscere cose e capire cose. Quindi ChatGPT non è un'intelligenza artificiale. Non lo chiamerò così. Alcune reti neurali addestrate, se stanno capendo informazioni specifiche in qualche senso, forse capiscono qualcosa. Quindi forse sono IA piuttosto limitate, ma forse sono IA, anche se piuttosto limitate. Quindi stiamo attenti a non trattare quei termini come indistinguibili.
Tuttavia, Stallman ha avvertito dei pericoli associati alle AI avanzate, che potrebbero superare l'intelligenza umana e creare scenari imprevedibili e potenzialmente disastrosi. Ha citato scenari ipotetici dove AI estremamente avanzate potrebbero sviluppare piani complessi e sottili che gli esseri umani non sarebbero in grado di comprendere o contrastare in tempo. Questo solleva gravi preoccupazioni etiche e pratiche su come gestire lo sviluppo di tali tecnologie:
Non penso che ChatGPT sia una minaccia per l'umanità in questo momento perché non ha volontà, non può fare piani e non può realizzarli. Sai, gli scenari in cui un'IA decide di fare qualcosa, per esempio trasformare il mondo intero in graffette, sono un'idea ipotetica di come un obiettivo apparentemente innocuo dato a un'IA potrebbe portare al disastro se l'IA fosse abbastanza intelligente e potente da poter realizzare i suoi piani nel mondo reale.
Alcuni hanno detto che l'apprendimento automatico ha già causato disastri perché viene usato nei motori di raccomandazione dei social media antisociali, quelli che decidono cosa mostrare alle persone per massimizzare il tempo che trascorrono usando il sistema. Hanno scoperto che la disinformazione fascista è estremamente efficace per questo e sta promuovendo il fascismo in tutto il mondo, ignorando la verità. Se credi a tutto ciò che senti da un certo gruppo di persone, possono mentire continuamente e tu crederai a qualsiasi bugia dicano. Ci sono milioni di persone che fanno questo e, una volta che una persona ha perso la connessione con la verità, è molto difficile convincerla che sta credendo a bugie. Queste persone non hanno più un criterio di giudizio.
Quindi, forse l'apprendimento automatico ha già causato disastri per l'umanità perché viene usato da potenti corporazioni amorali, che sono la radice di questo disastro, e i sistemi di apprendimento automatico sono uno strumento che usano.
E per quanto riguarda l'ipotetica futura IA che potrebbe essere intelligente come un essere umano? Non possiamo prevedere cosa farà, è fondamentalmente impossibile perché sarebbe più intelligente di noi, potrebbe fare piani sottili che non scopriremmo mai fino a quando sarebbe troppo tardi. Come potremmo prevenirlo? Ci sono persone che da più di 10 anni stanno cercando di trovare un modo per sviluppare IA amichevoli, non so quali progressi abbiano fatto. So che vari libri di fantascienza hanno scenari molto diversi su cosa potrebbe accadere e non penso che possiamo escludere nessuno di quegli scenari, e sono sicuro che ci sono molti altri che le persone non hanno ancora immaginato.
Quindi, secondo me, non possiamo sperare di fare piani ora per ciò che ci terrebbe al sicuro dalle IA con intelligenza a livello umano. Forse, se alcune IA sono dalla nostra parte, ci aiuterebbero a fare tali piani. D'altra parte, potrebbero mentirci molto efficacemente. Con un altro essere umano possiamo avere una base per sapere che possiamo fidarci di alcune persone fino a un certo punto, ma possiamo anche essere ingannati. Quando trattiamo con un'IA, non sarebbe difficile per un'IA immaginare cosa direbbe a una persona se fosse onesta e dire esattamente quello. È la cosa più semplice al mondo: creare uno scenario alternativo, eseguire se stessa in quello scenario, guardare il risultato e capire come cambiarlo.
A proposito, ho letto un racconto di fantascienza che solleva la questione se le invocazioni ricorsive di programmi intelligenti meritino diritti umani [le invocazioni ricorsive sono un concetto familiare ai programmatori di software, in questo caso si riferisce a quando un'IA crea copie temporanee di se stessa per determinati compiti, n.d.t]. Se un'IA merita diritti umani in quanto persona, che dire delle invocazioni ricorsive? Dovrebbero semplicemente essere cancellate quando hanno fatto il loro lavoro? Credo che si chiamasse "Stones of Significance" e sollevava una questione filosofica molto inquietante.
Stallman ha anche discusso delle difficoltà nel rendere queste tecnologie trasparenti e controllabili. Ha evidenziato che molte delle AI e dei sistemi di apprendimento automatico attuali sono sviluppati come software proprietario, limitando la capacità degli utenti di comprenderne e modificarne il funzionamento. Questo crea un ulteriore livello di disuguaglianza e controllo, dove solo le grandi aziende hanno il potere di determinare come queste tecnologie vengono utilizzate e sviluppate.
Critiche alla legislazione sulla privacy
Stallman ha espresso forte preoccupazione per la mancanza di regolamentazioni che proteggano i diritti degli utenti contro le pratiche invasive delle aziende tecnologiche. Ha criticato le leggi attuali che spesso non riescono a impedire alle aziende di raccogliere e utilizzare dati personali senza il consenso esplicito degli utenti. Questa mancanza di protezione giuridica permette alle aziende di continuare a sfruttare i dati personali per profitto, senza riguardo per la privacy degli individui.
Ha esortato alla creazione di leggi che limitino l'accumulo e l'uso dei dati personali da parte delle aziende, sottolineando che i dati raccolti inevitabilmente saranno abusati. Ha sostenuto che la prevenzione è la migliore difesa, e che limitare la raccolta di dati è essenziale per proteggere la privacy degli utenti. Stallman ha anche criticato le leggi esistenti che, pur essendo ben intenzionate, spesso mancano di efficacia a causa di numerose eccezioni che permettono alle aziende di aggirarle.
Stallman ha fatto un appello alla resistenza individuale e organizzata contro il software proprietario, incoraggiando l'uso di alternative libere come il sistema operativo GNU/Linux. Ha sottolineato che la libertà del software è una componente essenziale della libertà personale e della democrazia, e ha invitato tutti a unirsi alla lotta per un mondo digitale più libero e giusto. Ha ribadito che solo attraverso l'adozione diffusa del software libero si possono ottenere cambiamenti significativi nella protezione della privacy e nella riduzione del potere delle grandi aziende tecnologiche.
Problemi del software proprietario nelle università
Stallman ha osservato come molte università e istituzioni di ricerca siano sempre più dipendenti dal software proprietario. Questo software spesso richiede infrastrutture complesse e costose, che solo le grandi aziende possono permettersi di mantenere. Questa dipendenza crea un ciclo vizioso, dove le università diventano sempre più legate alle soluzioni proprietarie, riducendo le opportunità per il software libero e le soluzioni più indipendenti.
Ha sottolineato che le università dovrebbero essere luoghi di libero pensiero e innovazione, non mercati per il software proprietario. Stallman ha evidenziato come molte istituzioni abbiano abbandonato l'uso di software libero per soluzioni proprietarie che, sebbene possano sembrare più efficienti a breve termine, a lungo termine limitano la libertà accademica e la capacità di innovazione indipendente. Ha citato esempi di professori e ricercatori che, nonostante le pressioni, continuano a utilizzare software libero per le loro attività accademiche, dimostrando che è possibile mantenere un ambiente di ricerca libero e aperto.
Stallman ha suggerito che i governi dovrebbero intervenire per sostenere lo sviluppo del software libero nelle università. Ha proposto che fondi pubblici siano destinati a sviluppare e mantenere infrastrutture basate su software libero, riducendo così la dipendenza dalle soluzioni proprietarie delle grandi aziende. Questo non solo proteggerebbe la libertà accademica, ma promuoverebbe anche un ecosistema di ricerca più aperto e collaborativo.
Appello alla resistenza contro il software proprietario
Stallman ha ribadito che la resistenza al software proprietario deve partire dagli individui. Ha incoraggiato tutti a prendere una posizione attiva e a rifiutare l'uso di software che limita la loro libertà. Ha suggerito di adottare alternative libere come il sistema operativo GNU/Linux, che offre un controllo completo sul proprio ambiente di lavoro e garantisce che il software utilizzato sia trasparente e modificabile dagli utenti.
Ha spiegato che la libertà del software è una componente essenziale della libertà personale e della democrazia. Secondo Stallman, utilizzare software libero non è solo una scelta tecnica, ma un atto politico e sociale che contribuisce a costruire una società più giusta e libera. Ha sottolineato che ogni volta che un individuo sceglie il software libero, compie un passo verso la riduzione del potere delle grandi aziende tecnologiche e la promozione della libertà digitale.
Stallman ha anche invitato le organizzazioni a unirsi a questa lotta. Ha esortato le scuole, le università e le istituzioni pubbliche a adottare software libero e a rifiutare le soluzioni proprietarie che limitano la libertà degli utenti. Ha concluso sottolineando che solo attraverso un'azione collettiva e organizzata si può sperare di creare un mondo digitale più libero e equo.
Pagamenti anonimi con GNU Taler
Stallman ha introdotto GNU Taler come una soluzione innovativa per i pagamenti anonimi, un sistema che permette di effettuare transazioni senza rivelare l'identità dell'acquirente. Ha spiegato che, a differenza dei sistemi di pagamento tradizionali che raccolgono una quantità significativa di dati personali, GNU Taler garantisce che l'identità dell'acquirente rimanga anonima, proteggendo così la privacy degli utenti. Questo sistema, però, assicura che il venditore sia sempre identificabile, prevenendo così l'uso illecito del sistema per scopi come l'evasione fiscale.
Ha criticato duramente i sistemi di pagamento digitali tradizionali per la loro invasività e la raccolta di dati personali. Stallman ha sottolineato che ogni pagamento effettuato con carte di credito o sistemi simili lascia una traccia digitale che può essere utilizzata per sorvegliare le abitudini e i movimenti delle persone. Questa sorveglianza finanziaria rappresenta una grave minaccia per la privacy e la libertà individuale, creando un ambiente in cui ogni transazione è monitorata e registrata.
Stallman ha promosso l'uso del contante come un mezzo semplice e efficace per preservare la privacy nelle transazioni quotidiane. Ha invitato le persone a utilizzare il contante il più possibile per ridurre la quantità di dati personali raccolti dai sistemi di pagamento digitali. Ha anche sottolineato l'importanza di lottare per il diritto all'anonimato nelle transazioni finanziarie, un diritto che ritiene essenziale per una società libera e democratica.
Necessità di nuove leggi sulla privacy
Stallman ha evidenziato che le attuali leggi sulla privacy sono insufficienti per proteggere realmente gli utenti dai continui abusi delle aziende tecnologiche. Ha spiegato che, una volta raccolti, i dati personali sono quasi inevitabilmente soggetti ad abusi, sia intenzionalmente che accidentalmente. Questa realtà richiede un cambiamento fondamentale nelle leggi, mirato a limitare la raccolta stessa dei dati piuttosto che semplicemente regolare il loro uso.
Ha denunciato la pratica delle aziende di identificare gli utenti tramite numeri di identificazione nazionale, evidenziando i rischi di repressione e sorveglianza di massa. Stallman ha spiegato che l'uso di numeri di identificazione nazionale per correlare dati da diverse fonti crea un sistema di sorveglianza onnipresente e pervasivo, facilitando la repressione politica e sociale. Ha sostenuto che ogni organizzazione dovrebbe assegnare il proprio identificatore piuttosto che usare un unico numero universale, riducendo così la facilità con cui i dati possono essere correlati e abusati.
Stallman ha inoltre criticato i sistemi di pagamento digitali per la loro raccolta invasiva di dati personali e ha promosso l'uso del contante per preservare la privacy. Ha argomentato che i pagamenti in contante sono uno dei pochi modi rimasti per effettuare transazioni anonime, libere dalla sorveglianza finanziaria. Ha esortato le persone a utilizzare il contante ogni volta che è possibile, come forma di resistenza contro la crescente invasione della privacy da parte dei sistemi di pagamento digitali.
Crescente complessità del software
Ha sottolineato che la crescente complessità del software è un problema significativo, in quanto molti programmi moderni richiedono investimenti e infrastrutture significative per essere sviluppati e mantenuti. Questa tendenza favorisce le grandi aziende con risorse sostanziali, limitando la capacità del software libero di competere. Stallman ha esortato a una maggiore valorizzazione della semplicità e dell'indipendenza nello sviluppo del software, suggerendo che programmi più semplici possono essere più facilmente mantenuti e distribuiti senza la necessità di strutture aziendali complesse.
Ha evidenziato come le università e le istituzioni di ricerca spesso richiedano software complesso, che solo le grandi aziende possono fornire. Questo crea una dipendenza dalle soluzioni proprietarie e limita l'adozione del software libero. Stallman ha suggerito che i governi dovrebbero sostenere lo sviluppo e la manutenzione del software libero nelle istituzioni pubbliche, garantendo così che queste organizzazioni non diventino dipendenti dalle soluzioni delle grandi aziende.
Stallman ha inoltre argomentato che il governo ha la responsabilità di garantire che la società rimanga libera, il che include la promozione del software libero. Ha sottolineato che lasciare un vuoto che può essere riempito da sviluppatori di software non libero equivale a permettere a queste entità di dominare parti significative della società. Pertanto, ha insistito sulla necessità di politiche pubbliche che promuovano attivamente il software libero.
Pericoli dell'Internet delle Cose (IoT)
Stallman ha espresso profonde preoccupazioni riguardo all'Internet delle Cose (IoT), descrivendolo come l'"Internet delle spie" o l'"Internet delle cose malevole". Ha sottolineato che qualsiasi dispositivo connesso è potenzialmente pericoloso se non implementato con software libero, poiché il software proprietario non può essere controllato dagli utenti. Questo crea un ambiente in cui i dispositivi domestici possono essere utilizzati per spiare e controllare gli utenti, piuttosto che servire i loro interessi.
Ha spiegato che i dispositivi connessi, come le telecamere di sorveglianza e gli elettrodomestici "intelligenti", possono raccogliere dati sugli utenti e inviarli a terzi senza il loro consenso informato. Questo non solo compromette la privacy, ma può anche essere utilizzato per fini malevoli, come la sorveglianza di massa o il controllo sociale. Stallman ha esortato a una maggiore consapevolezza riguardo ai rischi associati all'IoT e alla necessità di preferire dispositivi che utilizzano software libero, che gli utenti possono controllare e modificare.
Stallman ha concluso sottolineando che la libertà del software è parte integrante della lotta per la libertà e la democrazia in generale. Ha esortato tutti a prendere parte attiva nel movimento per il software libero e a rifiutare i sistemi che minano la libertà e la privacy degli individui. Solo attraverso un'azione collettiva e organizzata si può sperare di creare un mondo digitale più libero e giusto.