I sonnambuli del 2024

Scritte in memoria del 2024, queste parole echeggiano gli eventi già trascorsi e quelli ancora in attesa di svelarsi...

I leader di quel tempo, piloti di nazioni armate, erano apparentemente vigili e attivi, ma incapaci di vedere e di comprendere. Tormentati da visioni spettrali, rimanevano tragicamente ciechi di fronte alla devastazione già inflitta e all'ancor più terribile disastro che si preparavano a scatenare. Le loro valutazioni erronee, unite a un'arrogante sopravvalutazione di sé e a una pericolosa sottovalutazione dei cosiddetti “nemici”, mescolò insieme arroganza e ignoranza in un mix letale. Credendosi padroni di ogni scenario, erano storditi e anestetizzati dalla superbia, incapaci di interpretare le strategie e le richieste di chi resisteva.

La loro più grande follia fu non temere le armi nucleari, ridotte a semplici strumenti per mostrare i muscoli piuttosto che a minacce di annientamento totale. La deterrenza, efficace nei decenni precedenti, fu mal interpretata come una sicurezza garantita piuttosto che come un costante monito del pericolo imminente. Mentre i leader si cimentavano in pericolose partite di poker geopolitico e “roulette russe”, l'ombra di un cataclisma nucleare si allungava sinistra sul mondo, ignorata da coloro che avrebbero dovuto scongiurarla.

Si aggiungeva a questo scenario la crescente devozione per culti osceni tra i potenti, simbolo di un profondo disprezzo per la vita e la moralità. Questi dirigenti, drogati dal potere, dagli stupefacenti e da credenze perverse, erano incapaci di vedere le persone come esseri da proteggere, ma al massimo come pedine da sacrificare sull'altare dei loro desideri di dominio. La vita umana aveva perso significato, trasformata in uno strumento per realizzare ambizioni nefaste.

Ogni loro decisione trasudava disprezzo per la gente comune. Le politiche erano crudeli, mirate a consolidare il controllo e a soddisfare i capricci di un'élite che si credeva intoccabile. Le suppliche di pace e stabilità del popolo venivano soffocate con la violenza bruta, e sovrastate da un'oratoria bellicosa e da un culto della morte camuffato da pragmatismo.

E mentre i sonnambuli procedevano inesorabilmente verso l'abisso, la tecnologia avanzava incontrollata. Le armi autonome e i sistemi di distruzione divenivano sempre più sofisticati, e nel contempo sempre più pericolosi nelle mani sbagliate. Il confine tra difesa e aggressione era sfumato, annientando ogni residua sicurezza.

In questo scenario apocalittico, i segnali d'allarme erano stati costantemente ignorati. Le tensioni si inasprivano, alimentate da provocazioni sconsiderate e risposte sproporzionate, in un vortice di inganni dove la realtà era distorta e la verità ridotta a un'illusione. La propaganda soppiantava la diplomazia, e la paura era il principale mezzo di manipolazione e controllo.

Così, con una tale incoscienza e prepotenza, segnarono la fine del mondo per come l’avevano conosciuto le generazioni nate in tempo di pace.

Quando il peggior missile fu lanciato, con un bagliore accecante e un boato assordante, l'umanità capì troppo tardi l'ampiezza degli errori commessi.

Il mondo, un tempo culla di speranza e progresso, si ritrovò avvolto nelle ombre della distruzione, vittima della follia dei suoi leader sonnambuli.

(2 giugno 2024)

Logica umana o logica aliena?

Tutto va nella direzione dell'inverno nucleare? Sembrerebbe di sì, giacché ogni notizia battuta dalle agenzie di stampa è sempre più grave e pericolosa delle precedenti.

L'analisi logica delle dichiarazioni pubbliche potrebbe farci presumere una catastrofe imminente di proporzioni apocalittiche, capace di annientare anche coloro che stanno alimentando il conflitto. Tuttavia, questa conclusione è irrazionale secondo i canoni della logica umana. Un leader può mostrare indifferenza verso la morte altrui, ma difficilmente ignorerebbe la minaccia alla propria vita. Eppure, osserviamo numerosi governanti di paesi in crisi che sembrano disposti a sacrificare sia i loro popoli sia se stessi.

Se la logica ha ancora un significato, e se non vogliamo etichettare quasi tutti i leader occidentali come affetti da deliri psichiatrici – un'ipotesi statisticamente improbabile – dobbiamo concludere che la radice di questa apparente follia risieda altrove.

E se la logica in gioco non fosse umana? Potrebbe trattarsi, forse, di una logica aliena. Riflettendo su queste dinamiche, un dubbio mi sorge spontaneo: cosa accadrebbe se, nei momenti più critici – come il lancio di un missile nucleare – intervenissero entità extraterrestri apparentemente benevole, neutralizzando la minaccia e mostrandosi provvidenziali verso l'umanità?

In uno scenario del genere, questi "alieni buoni" potrebbero essere acclamati come "salvatori"?  Tuttavia, se fossero stati proprio loro a manipolare i nostri leader per portare l'umanità ad aver urgente bisogno di aiuti esterni, cioè alieni, la transizione da salvatori a dominatori potrebbe essere rapida e inevitabile. Sarebbe una storia già vissuta, un po' come lo è stato in Italia il passaggio dall'essere liberati dai nazisti all'essere dominati dagli Stati Uniti. I salvatori disinteressati non esistono né nella vita privata, né tanto meno in quella collettiva.

Questa ipotesi può aver senso? Da parte mia, e non solo mia, è solo un tentativo estremo di trovare un senso in una situazione che sembra priva di ogni logica. L'unica cosa di cui sono sicuro è che «sebbene questa sia pazzia, vi è però in essa del metodo. [...] La pazzia ha spesso la felicità di colpire là dove la ragione e la salute non saprebbero mai trovare il bersaglio» (Shakespeare, Amleto).

Solo il tempo dirà (ai superstiti) cosa ci riserva il futuro.
Comunque sia, benvenuta Apocalisse.

(31 maggio 2024)

La rabbia è sempre sbagliata e distruttiva

Nella cultura contemporanea, la rabbia viene spesso giustificata e persino celebrata come una forza motivante e necessaria per affrontare le sfide della vita. Molti considerano la rabbia come un segnale di vitalità e determinazione, contrapposta alla passività e alla rassegnazione della depressione. Questa visione, che riconosce un valore positivo alla rabbia, trova le sue radici nel pensiero di Tommaso d'Aquino (1225-1274), uno dei più grandi teologi e filosofi del Medioevo.

Tommaso d'Aquino, nella sua "Summa Theologiae", argomentava che la rabbia non è intrinsecamente negativa. Egli distingue tra l'ira giusta, una risposta appropriata alle ingiustizie, e l'ira peccaminosa, eccessiva e irrazionale. Questa distinzione ha influenzato profondamente la teologia cattolica, portando a una rivalutazione della rabbia come possibile forza positiva, se moderata dalla ragione e dalla giustizia. Tuttavia, questa prospettiva, sebbene considerata valida dal sentire comune odierno, secondo me è pericolosa e fuorviante.

Oserei dire che, da un certo punto di vista, passare dalla depressione alla rabbia significa sostituire una psicopatologia con un'altra. Il risultato può essere pessimo in entrambi i casi.

Contrariamente alla visione di Tommaso d'Aquino, gli stoici, e in particolare Seneca (4 a.C. - 65 d.C.), hanno sempre sostenuto che la rabbia sia una passione irrazionale e distruttiva, da evitare in ogni circostanza. Secondo Seneca, la rabbia disturba la ragione e la tranquillità dell'animo, impedendo di vivere una vita virtuosa e in armonia con la natura. Nel suo trattato "De Ira", Seneca analizza le cause, gli effetti e i rimedi della rabbia, argomentando che essa è sempre dannosa e deve essere controllata.

Seneca descrive la rabbia come un'emozione che consuma l'animo e porta a comportamenti impulsivi e irrazionali. La rabbia, secondo lui, è una forma di follia temporanea che rende impossibile il giudizio equilibrato e la decisione razionale. La perdita di controllo che accompagna la rabbia può portare a conseguenze disastrose, sia per chi la prova che per chi la subisce. Per questo motivo, Seneca insiste sull'importanza dell'autocontrollo e della riflessione come strumenti per prevenire e gestire la rabbia.

Ecco alcune idee chiave di Seneca sulla rabbia, tratte dal "De Ira":

  1. La rabbia è irrazionale → Seneca sostiene che la rabbia è una passione che sfugge al controllo della ragione e porta a comportamenti irrazionali e impulsivi.
       
  2. La rabbia è autodistruttiva → Egli descrive la rabbia come un'emozione che causa danni non solo agli altri ma anche a chi la prova. La rabbia consuma l'animo e disturba la pace interiore.
     
  3. La rabbia può essere prevenuta → Secondo Seneca, è possibile prevenire la rabbia attraverso l'autocontrollo e la riflessione. Egli consiglia di anticipare e gestire le situazioni che possono scatenare la rabbia, mantenendo sempre la calma e la lucidità.
     
  4. La virtù della clemenza → Seneca promuove la clemenza e la compassione come alternative alla rabbia. Ritiene che un comportamento virtuoso e benevolo verso gli altri sia più efficace e conforme alla natura umana.

Mi trovo pienamente in sintonia con queste opinioni di Seneca. Aggiungo che per la prevenzione e il trattamento della rabbia possono essere particolarmente utili alcune pratiche meditative, in particolare quelle basate sul respiro.

Adesso vorrei soffermarmi sul fatto che la rabbia è sempre autodistruttiva. Seneca osserva che chi si lascia dominare dalla rabbia non solo danneggia gli altri, ma rovina anche se stesso, perdendo la propria pace interiore e serenità. La rabbia genera conflitti, inimicizie e sofferenze che avvelenano la propria mente, i rapporti umani e la vita sociale. La visione stoica sottolinea che la vera forza e il vero coraggio risiedono nella capacità di mantenere la calma e la lucidità anche di fronte alle provocazioni e alle difficoltà.

Gli stoici insegnano che la virtù risiede nella capacità di vivere in accordo con la ragione e la natura, evitando le passioni che disturbano l'equilibrio dell'animo. La clemenza e la compassione sono alternative virtuose alla rabbia. Rispondere con benevolenza e comprensione alle offese e alle ingiustizie non solo è possibile, ma è anche un segno di grandezza d'animo e di autentica saggezza.

Credere che la rabbia sia qualcosa di utile è profondamente sbagliato. Vivere nelle catene delle emozioni, e della rabbia in particolare, significa porsi al pari delle bestie. Anzi, molto al di sotto delle bestie, visto che la rabbia ci ha già portati a due guerre mondiali, e la terza è in preparazione. Non è follia questa?

(30 maggio 2024)

Tutto dipende da…?

Spesso ho sentito dire che “tutto dipende da noi” o, in maniera più diretta e responsabilizzante, per non dire colpevolizzante, che “tutto dipende da te” o “tu sei l’artefice del tuo destino”.

E’ una posizione filosofica che vuole sottolineare l’importanza del libero arbitrio e della propria volontà di potenza nel direzionare gli eventi. Chi assume questa posizione parla di fede più che di delirio di onnipotenza, ma la vita è maestra e sa chiarire le idee a chi vuol capire.

“Tutto dipende da me” non è molto diverso da “Io sono nato quando l’ho voluto e morirò quando sarò io a deciderlo”. Bello… vogliamo crederci? Funziona così la vita?

Noi di libertà in questo mondo ne abbiamo ben poca, a meno che non ci riferiamo ad una libertà idealizzata, teorica, interiore, non vincolata dalle necessità della quotidianità. Anche un carcerato può sentirsi libero o uno schiavo può sentirsi più libero del suo padrone, ma… se un senzatetto si autoconvincesse di essere milionario, cioè sarebbe abbastanza reale da affrancarlo dalla sua condizione di miseria disperata?

“Tutto dipende da me, da te, da lui, da noi, ecc.” è una verità molto parziale e bisognosa di interpretazioni, cioè è una bugia. Molto più dirette, immediate e dritte al punto senza bisogno di tanti ragionamenti sono le frasi “io dipendo da tutto”, “tu dipendi da tutto” o “noi dipendiamo da tutto”. Queste affermazioni sono evidenti di per sé e confermate in ogni istante delle nostre vite.

In poche parole, l’ambiente è più forte della volontà. Possiamo accettarlo e metterci l’anima in pace, oppure possiamo continuare a lottare per cambiare il mondo. Una delle due strategie è fallimentare.

(29 maggio 2024)

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