Il dissenso per la chiusura della Residenza Sanitaria Medicalizzata di Cariati (giugno 2020)

CARIATI - Le associazioni seguenti, a prescindere da qualsiasi orientamento ideologico o politico e nella sola ottica di risolvere un problema comune – dietro richiesta e sollecitazione di molti cittadini residenti nel Comune di Cariati e nei paesi vicini e a tutela delle loro, pur modeste, istituzioni sanitarie, con riferimento alla situazione in cui è venuta a trovarsi l’RSA medicalizzata del C.A.P.T. Vittorio Cosentino di Cariati – esprimono la loro preoccupazione e contrarietà verso il rischio di chiusura cui tale struttura sanitaria va incontro, la quale dal 17 giugno 2020 non sarà più in grado di garantire il servizio:

AIL Cosenza/Cariati, Associazione Coordinamento Donne Cariati, Associazione Nazionale Carabinieri sez. di Cariati “Alfio Ragazzi”, AVIS di Cariati, AVO Cariati, AVO Rossano, Banda Musicale “G. Verdi” Scala Coeli, Basta Vittime sulla S.S. 106, Cariati Borgo Medievale, Capodanno in Paradiso, C.I.F. Cariati, Gli Amici del Cuore di Cariati, Le Lampare, LILT delegazione di Cariati, Misericordia Scala Coeli, il gruppo Mamme in Festa di Mandatoriccio, Muovi Calabria di Mirto Crosia, Radici, Teatro del Forestiero di Cariati, U.DI.con.

Viste le necessità e le funzioni di questa struttura, e il suo valore per quelle fasce di popolazione più deboli che non hanno la possibilità di ricorrere alla sanità privata per situazioni molto difficili, se non impossibili, da gestire in famiglia, noi aderenti a tali associazioni evidenziamo quel che adesso occorre. Non si tratta di una mera lista della spesa, ma di un investimento che porterà benefici nel presente e nel futuro non solo a Cariati, ma anche ai comuni limitrofi. Nello specifico, sentito il parere del dott. Gaetano Cucinotta, dirigente medico geriatra dell’RSAM di Cariati, occorrono: personale di assistenza alla persona (al momento ve ne sono due, ma ne servirebbero nove); due medici; tre infermieri professionali; un elettrocardiografo; un pulsossimetro; un frigorifero per i farmaci; un fisioterapista; una sala riabilitazione; spazi fisici deputati alla socializzazione, al consumo del pasto, sala tv, locale con attrezzature per le attività riabilitative, locale per servizi all'ospite, locale per terapia occupazionale e di riattivazione, spogliatoi per il personale, locali deposito (così come previsto dalle norme vigenti); apparecchi per il monitoraggio dei parametri vitali (pressione, frequenza, ossigeno, ecg, respiro). Questo è, come affermato dal dott. Cucinotta: «il minimo per garantire un’adeguata assistenza agli Ospiti che abbiamo e che rappresentano "lo scarto della società" per complessità e fragilità, come dice il Pontefice». Sottolineiamo, inoltre, che sia opportuno dare l’opportunità di aumentare ore e retribuzione di certi contratti part-time minimali, a tutela sia dei lavoratori sia della struttura.
Inoltre c’è da sottolineare che tutto il C.A.P.T. Vittorio Cosentino di Cariati è carente di strumentalizzazione e personale medico e paramedico. Con il passare degli anni l’usura dei macchinari e delle cose, così come i vari pensionamenti e trasferimenti del personale, non hanno mai visto un regolare e naturale turnover.
Abbiamo assistito anno dopo anno alla svuotamento di una struttura che un tempo garantiva un’adeguata ed efficiente risposta sanitaria non solo ai cittadini di Cariati, ma all’intero territorio. Oggi, per quanto riguarda in particolare la situazione dell’RSA medicalizzata, non possiamo più restare inermi, non si può non garantire assistenza e aiuto alla fascia più fragile della nostra popolazione quale è quella degli anziani, spesso soli a causa dell’emigrazione dei figli e dei nipoti. Pertanto chiediamo che si intervenga immediatamente affinché questa eventualità venga scongiurata.

La parola d’ordine è rispetto! Rispetto per quelli che hanno edificato e non ci sono più, per quelli che ci sono oggi e per quelli che ci saranno! Spesso dimentichiamo, e pare proprio così, quanto costi edificare un’opera pubblica al servizio della comunità. Viviamo in una società civile e democratica e sappiamo quanto sia doveroso offrire servizi ed usufruirne per dare dignità alla persona. Non a caso parliamo dell’RSA medicalizzata di Cariati, fiore all’occhiello dell’intero territorio. Solo chi non è mai passato da questo reparto non sa quanta professionalità, attenzione, cura e bontà si respira in questo luogo. I nostri anziani, dopo una vita di sacrifici imposta dalla ristrettezza del passato e legati ad una mentalità orientata a dare il meglio ai propri figli, hanno diritto ad avere come riferimento un punto sicuro per i problemi legati all’età. I diritti acquisiti, con sacrificio, sono legittimi ed una società civile come la nostra deve salvaguardarli ad ogni costo. Non possiamo assistere inermi alla distruzione di quanto si è edificato. Tutti sappiamo come è semplice distruggere, ma come è difficile edificare, specialmente quando si deve ricostruire ex novo. Riflettiamo, riflettiamo: oggi sono i nostri anziani a chiedere aiuto, domani saremo noi. Diamo dignità alla nostra esistenza.

La gioia è il sentimento della realtà

Simone WeilSimone Weil, filosofa, mistica e scrittrice francese, ha affermato che: «La gioia è il sentimento della realtà». Questa sua asserzione si trova in "Sul tema del caso - Dai Quaderni (Simone Weil)". Precisamente:

[...]

204 La nozione di CONDIZIONE DI ESISTENZA È PER NOI L’UNICO LEGAME TRA IL bene e la NECESSITA’.

La bellezza è l’armonia del caso e del bene.

Il reale (per l’uomo) è ciò che è sentito e pensato allo stesso tempo.

La gioia è il sentimento della realtà.

Più l’opposizione del caso e del bene è sensibile, più la bellezza e la gioia sono profonde.

La tristezza è l’indebolimento del sentimento della realtà. E’ una cattiva de-creazione, a livello dell’immaginazione.

E’ un crimine rendere gli uomini tristi.

Adamo ed Eva, cacciati dal Paradiso terrestre, erano tristi.

Anche il Cristo. “La mia anima è triste fino alla morte”. /Mc XIV,34; Mt XXVI,38/

[...]

Simone Weil, nel testo citato, parte da alcuni presupposti che potrebbero essere di non immediata comprensione, provo ad esplicitarli: Dio (nel senso da lei inteso) corrisponde con tutto ciò che esiste, la volontà di Dio con tutto ciò che accade («Deus sive Natura», come disse il filosofo Baruch Spinoza), l'amore per Dio e la gioia dell'essere con l'amore per tutto ciò che accade, ovvero per la vita stessa. E' evidente il richiamo a Spinoza, di cui già avevo parlato nell'articolo "Dalla tirannia incostituzionale televisiva a Baruch Spinoza". «Amare tutti i fatti è lo stesso che leggere Dio in essi», ha scritto Simone Weil. Ne segue che la volontà di Dio è corrisponde con ciò che lei chiama "necessità". Giudicare i fatti che accadono con contrarietà, ovvero pretendere che le persone, le cose e il mondo siano diversi da ciò che sono, equivale a offendere Dio e a entrare in sentimenti di tristezza che ci distaccano dalla realtà. Tale tristezza corrisponde ad una prigionia (quella dell'ego), invece il gioire della vita così com'è è l'unica condizione di vera libertà (quella dell'anima), perché ci mette in condizione di agire con la consapevolezza del reale e al tempo stesso in sintonia con la volontà del tutto, cioè di Dio. Quindi la libertà è la necessità meno il giudizio egoico (L = N - g), come disse in maniera estremamente sintetica ma efficace Mauro Scardovelli, riprendendo il pensiero di Simone Weil, in "Formula della libertà per tutti".

Io sono pienamente d'accordo con Simone Weil, almeno sul fatto che «la gioia è il sentimento della realtà». La preghiera buddista che io pratico, con specifico riferimento alla recitazione del mantra Nam-myoho-renge-kyo, produce in me lo stesso effetto, la stessa consapevolezza di cui parla Simone Weil, ovvero che la gioia è (l'unico) sentimento della realtà, pur partendo da presupposti e percorsi spirituali, teologici e dottrinali completamente diversi rispetto a lei. Ciò è molto interessante, va a confermare ciò che scrissi in "Riflessioni per una riforma religiosa", «[...] Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni. [...]».

in effetti l'emancipazione, la libertà del Budda che deriva da Nam-myoho-renge-kyo - secondo il pensiero di Nichiren Daishonin - è l'unico modo che permette di osservare il mondo così com'è, ovvero essere in contatto con la realtà, ed è al tempo stesso l'unica vera condizione di felicità. "Non c'è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo", ha scritto il Daishonin (nella lettera "Felicità in questo mondo"). Io aggiungerei che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo all'interno del sangha buddista corrisponde al soddisfacimento dei tre bisogni primari dell'essere umano: protezione, appartenenza, identità.

Mondi diversi, società diverse, culture diverse, percorsi di vita diversi, ma una stessa consapevolezza che unisce.

Non solo: tutto ciò è incomunicabile, può solo essere sperimentato personalmente. Ragion per cui, queste sono solo miei riflessioni: tu che leggi, fanne ciò che vuoi.

Francesco Galgani,
16 giugno 2020

Codice

Codice

Vivo di codice,
tra gli algoritmi figliati,
i linguaggi hackerati,
i pensieri compilati.

Nella serata calma,
al termine di una guerra
di script benefici,
di pace m’immergo:

pochi sanno,
solo io li so,
gioie e dolori che può dare
un codice da creare.

(Francesco Galgani, 14 giugno 2020, www.galgani.it)

Alternative a Youtube o alternative al modello politico-economico-sociale di Youtube?

Internet ArchiveIn Rete, soprattutto a causa dei recenti casi di censura operati da Youtube, ovvero di chiusura di canali di informazione alternativa (tipo RadioRadio) e/o di eliminazione di singoli video (come accaduto a Byoblu), a cui si sommano le vicende politiche dell'amministrazione Trump che litiga con la censura di Twitter operata verso lo stesso Trump, passando poi per le vicende giudiziarie italiane in cui alcuni partiti di minoranza (CasaPound e Forza Nuova) hanno portato in tribunale Facebook per aver soppresso le loro pagine (censura anch'essa a sfondo politico, peraltro con esiti giudiziari contrapposti), alcune persone iniziano a guardarsi intorno e a valutare se esistono alternative a Youtube.

Non solo le alternative esistono, ma sono sempre esistite ben prima che Youtube stesso esistesse. Ne dico una, peraltro completamente gratuita, senza pubblicità e sostenuta economicamente da donazioni: https://archive.org/ (che esiste dal 1996, come documentato su Wikipedia).

Ma andiamo oltre... io ho già scritto un articolo al riguardo, intitolato "Le trappole della tecnologia: alcune proposte e riflessioni", in cui ragiono su ciò che concretamente possiamo fare in alternativa ai modelli politici-economici-sociali dominanti nel web. Adesso vorrei aggiungere alcune considerazioni specifiche sulle alternative a Youtube. Al di là delle varie proposte tecniche (PeerTube, DTube, e altri), senz'altro interessanti, io avrei una controproposta per ritornare alle "origini" del web, cioè a prima che tutte queste piattaforme di condivisione video fossero anche solo pensate:

  1. Mettersi le mani nel portafoglio e pagarsi un proprio server.
     
  2. Mettere i video su quel server senza contatori e senza impedimenti al download: chi è interessato a un video, se lo può scaricare e può ripubblicarlo dove vuole. La condivisione, nel senso di download e ripubblicazione altrove - ovvero caricamento su un altro server in mano di altre persone -, andrebbe esplicitamente incoraggiata e consentita con licenze che la autorizzano (tipo Creative Commons, pubblico dominio o analoghe).
     
  3. Rinunciare in partenza a voler controllare i video pubblicati, controllare / conteggiare gli utenti, pretendere guadagni economici, inserire qualsiasi forma di pubblicità.

Tutto ciò è già possibile adesso ed è sempre stato possibile. Questo è quello che succede con i libri che si trovano in biblioteca: nessuno saprà mai quante volte viene letto un libro e da chi, né saprà mai quante copie ne esistono e dove, né per quanti secoli o millenni un libro continuerà a esistere e in quali versioni/traduzioni. Con questo spirito di autentica condivisione, mi viene in mente un progetto tipo LiberLiber, che esiste (e resiste) dal 1993, come riporta Wikipedia.

La controproposta nei tre punti sopra riportati corrisponde al modo con cui pubblico i video nel mio blog (sotto i quali c'è sempre il link per il download). Io non conteggio neanche le visualizzazioni dei miei articoli, perché se nei miei articoli c'è un valore, esso non dipende da quante volte verranno aperti. Non solo: il fatto che una pagina del mio blog venga aperta, non mi dice nulla sull'effetto che essa avrà su chi eventualmente la leggerà, ne se realmente sarà letta. Conteggiare le visualizzazioni è solo un modo per rinforzare il proprio ego, meglio evitare: preferisco concentrarmi sulla qualità di ciò che scrivo, se poi ciò che scrivo avrà effetti nella società... mai lo saprò, come del resto nessun filosofo lo sa in anticipo. I pensieri sono come semi sparsi al vento: forse germoglieranno prima o poi, forse no, forse arriveranno molto lontano nel tempo e nello spazio, forse rimarranno vicini. Da idea nasce idea, e non conviene essere troppo attaccati alle proprie idee.

Se però il problema è guadagnare soldi e fare marketing con i video (cosa che fanno anche le piattaforme di informazione alternativa o cosiddetta "libera", tipo Byoblu), e quindi conteggiare le visualizzazioni per guadagnare soldi o altro (dove questo “altro” potrebbe anche essere consenso politico), allora teniamoci Youtube, Facebook, Twitter e tutti gli altri senza lamentarci e anzi "gioiendo" della loro gratuità... gratuità che però è a caro prezzo... A tal proposito, come ha scritto Giulio Ripa: «In effetti i mezzi di comunicazione "alternativi", oltre ad utilizzare gratuitamente spazi su server di piattaforme private senza "pagare nulla", vogliono anche fare marketing, mediante le condivisioni e le visualizzazioni nei social media. Alla fine chi troppo vuole nulla stringe. La vera alternativa è lasciare il mondo digitale e ritornare nei limiti del possibile al mondo reale, fatto di relazioni interpersonali, comunità e contatto fisico. Altrimenti chi possiede le piattaforme digitali porterà a termine lo scopo principale su cui avevano scommesso: identificazione digitale degli individui per il controllo e la sorveglianza totale della società».

Lascio a ognuno le sue considerazioni,
Francesco Galgani,
16 giugno 2020

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