Quello che non so, non lo so... quello che invece so, non corrisponde alla realtà...

Alcune asserzioni, che costituiscono un sottoinsieme microscopico (quasi nullo) rispetto a tutte le asserzioni possibili, sono dimostrabili - una volta per tutte e in maniera incontrovertibile - come "vere". La negazione di ognuna di tali asserzioni è sicuramente "falsa", anche in questo caso una volta per tutte e in maniera incontrovertibile.

Parimenti, altre asserzioni, che costituiscono un altro sottoinsieme microscopico (quasi nullo) rispetto a tutte le asserzioni possibili, hanno una dimostrazione - anch'essa una volta per tutte e incontrovertibile - della non dimostrabilità della loro verità o falsità.

Per tutte le altre asserzioni... ovvero per tutto ciò che di altro può essere pensato e scritto, non rimane che un certo livello di fiducia soggettiva (ovvero fede) sulla loro verità o falsità, oppure il tirare a indovinare (vale a dire servirsi di euristiche), oppure il più onesto ammettere di non sapere. Poiché tali asserzioni non dimostrabili né nel senso della verità, né della falsità, né della non-dimostrabilità della verità o falsità, costituiscono la quasi totalità delle infinite asserzioni possibili, ne segue che il "non sapere" è la condizione più probabile e più realistica anche dell'essere umano più erudito.

Per quanto mi riguarda, non posso neanche dimostrare la verità o falsità di quanto ho qui scritto, in quanto non so se le asserzioni dimostrabili come "vere" o "false" costituisca un insieme infinitamente più piccolo dell'infinito di tutte le asserzioni possibili, come ho presupposto all'inizio di questa riflessione. E' solo una mia congettura, forse dimostrabile, forse no.

Francesco Galgani,
18 giugno 2020

Il dissenso per la chiusura della Residenza Sanitaria Medicalizzata di Cariati (giugno 2020)

CARIATI - Le associazioni seguenti, a prescindere da qualsiasi orientamento ideologico o politico e nella sola ottica di risolvere un problema comune – dietro richiesta e sollecitazione di molti cittadini residenti nel Comune di Cariati e nei paesi vicini e a tutela delle loro, pur modeste, istituzioni sanitarie, con riferimento alla situazione in cui è venuta a trovarsi l’RSA medicalizzata del C.A.P.T. Vittorio Cosentino di Cariati – esprimono la loro preoccupazione e contrarietà verso il rischio di chiusura cui tale struttura sanitaria va incontro, la quale dal 17 giugno 2020 non sarà più in grado di garantire il servizio:

AIL Cosenza/Cariati, Associazione Coordinamento Donne Cariati, Associazione Nazionale Carabinieri sez. di Cariati “Alfio Ragazzi”, AVIS di Cariati, AVO Cariati, AVO Rossano, Banda Musicale “G. Verdi” Scala Coeli, Basta Vittime sulla S.S. 106, Cariati Borgo Medievale, Capodanno in Paradiso, C.I.F. Cariati, Gli Amici del Cuore di Cariati, Le Lampare, LILT delegazione di Cariati, Misericordia Scala Coeli, il gruppo Mamme in Festa di Mandatoriccio, Muovi Calabria di Mirto Crosia, Radici, Teatro del Forestiero di Cariati, U.DI.con.

Viste le necessità e le funzioni di questa struttura, e il suo valore per quelle fasce di popolazione più deboli che non hanno la possibilità di ricorrere alla sanità privata per situazioni molto difficili, se non impossibili, da gestire in famiglia, noi aderenti a tali associazioni evidenziamo quel che adesso occorre. Non si tratta di una mera lista della spesa, ma di un investimento che porterà benefici nel presente e nel futuro non solo a Cariati, ma anche ai comuni limitrofi. Nello specifico, sentito il parere del dott. Gaetano Cucinotta, dirigente medico geriatra dell’RSAM di Cariati, occorrono: personale di assistenza alla persona (al momento ve ne sono due, ma ne servirebbero nove); due medici; tre infermieri professionali; un elettrocardiografo; un pulsossimetro; un frigorifero per i farmaci; un fisioterapista; una sala riabilitazione; spazi fisici deputati alla socializzazione, al consumo del pasto, sala tv, locale con attrezzature per le attività riabilitative, locale per servizi all'ospite, locale per terapia occupazionale e di riattivazione, spogliatoi per il personale, locali deposito (così come previsto dalle norme vigenti); apparecchi per il monitoraggio dei parametri vitali (pressione, frequenza, ossigeno, ecg, respiro). Questo è, come affermato dal dott. Cucinotta: «il minimo per garantire un’adeguata assistenza agli Ospiti che abbiamo e che rappresentano "lo scarto della società" per complessità e fragilità, come dice il Pontefice». Sottolineiamo, inoltre, che sia opportuno dare l’opportunità di aumentare ore e retribuzione di certi contratti part-time minimali, a tutela sia dei lavoratori sia della struttura.
Inoltre c’è da sottolineare che tutto il C.A.P.T. Vittorio Cosentino di Cariati è carente di strumentalizzazione e personale medico e paramedico. Con il passare degli anni l’usura dei macchinari e delle cose, così come i vari pensionamenti e trasferimenti del personale, non hanno mai visto un regolare e naturale turnover.
Abbiamo assistito anno dopo anno alla svuotamento di una struttura che un tempo garantiva un’adeguata ed efficiente risposta sanitaria non solo ai cittadini di Cariati, ma all’intero territorio. Oggi, per quanto riguarda in particolare la situazione dell’RSA medicalizzata, non possiamo più restare inermi, non si può non garantire assistenza e aiuto alla fascia più fragile della nostra popolazione quale è quella degli anziani, spesso soli a causa dell’emigrazione dei figli e dei nipoti. Pertanto chiediamo che si intervenga immediatamente affinché questa eventualità venga scongiurata.

La parola d’ordine è rispetto! Rispetto per quelli che hanno edificato e non ci sono più, per quelli che ci sono oggi e per quelli che ci saranno! Spesso dimentichiamo, e pare proprio così, quanto costi edificare un’opera pubblica al servizio della comunità. Viviamo in una società civile e democratica e sappiamo quanto sia doveroso offrire servizi ed usufruirne per dare dignità alla persona. Non a caso parliamo dell’RSA medicalizzata di Cariati, fiore all’occhiello dell’intero territorio. Solo chi non è mai passato da questo reparto non sa quanta professionalità, attenzione, cura e bontà si respira in questo luogo. I nostri anziani, dopo una vita di sacrifici imposta dalla ristrettezza del passato e legati ad una mentalità orientata a dare il meglio ai propri figli, hanno diritto ad avere come riferimento un punto sicuro per i problemi legati all’età. I diritti acquisiti, con sacrificio, sono legittimi ed una società civile come la nostra deve salvaguardarli ad ogni costo. Non possiamo assistere inermi alla distruzione di quanto si è edificato. Tutti sappiamo come è semplice distruggere, ma come è difficile edificare, specialmente quando si deve ricostruire ex novo. Riflettiamo, riflettiamo: oggi sono i nostri anziani a chiedere aiuto, domani saremo noi. Diamo dignità alla nostra esistenza.

La gioia è il sentimento della realtà

Simone WeilSimone Weil, filosofa, mistica e scrittrice francese, ha affermato che: «La gioia è il sentimento della realtà». Questa sua asserzione si trova in "Sul tema del caso - Dai Quaderni (Simone Weil)". Precisamente:

[...]

204 La nozione di CONDIZIONE DI ESISTENZA È PER NOI L’UNICO LEGAME TRA IL bene e la NECESSITA’.

La bellezza è l’armonia del caso e del bene.

Il reale (per l’uomo) è ciò che è sentito e pensato allo stesso tempo.

La gioia è il sentimento della realtà.

Più l’opposizione del caso e del bene è sensibile, più la bellezza e la gioia sono profonde.

La tristezza è l’indebolimento del sentimento della realtà. E’ una cattiva de-creazione, a livello dell’immaginazione.

E’ un crimine rendere gli uomini tristi.

Adamo ed Eva, cacciati dal Paradiso terrestre, erano tristi.

Anche il Cristo. “La mia anima è triste fino alla morte”. /Mc XIV,34; Mt XXVI,38/

[...]

Simone Weil, nel testo citato, parte da alcuni presupposti che potrebbero essere di non immediata comprensione, provo ad esplicitarli: Dio (nel senso da lei inteso) corrisponde con tutto ciò che esiste, la volontà di Dio con tutto ciò che accade («Deus sive Natura», come disse il filosofo Baruch Spinoza), l'amore per Dio e la gioia dell'essere con l'amore per tutto ciò che accade, ovvero per la vita stessa. E' evidente il richiamo a Spinoza, di cui già avevo parlato nell'articolo "Dalla tirannia incostituzionale televisiva a Baruch Spinoza". «Amare tutti i fatti è lo stesso che leggere Dio in essi», ha scritto Simone Weil. Ne segue che la volontà di Dio è corrisponde con ciò che lei chiama "necessità". Giudicare i fatti che accadono con contrarietà, ovvero pretendere che le persone, le cose e il mondo siano diversi da ciò che sono, equivale a offendere Dio e a entrare in sentimenti di tristezza che ci distaccano dalla realtà. Tale tristezza corrisponde ad una prigionia (quella dell'ego), invece il gioire della vita così com'è è l'unica condizione di vera libertà (quella dell'anima), perché ci mette in condizione di agire con la consapevolezza del reale e al tempo stesso in sintonia con la volontà del tutto, cioè di Dio. Quindi la libertà è la necessità meno il giudizio egoico (L = N - g), come disse in maniera estremamente sintetica ma efficace Mauro Scardovelli, riprendendo il pensiero di Simone Weil, in "Formula della libertà per tutti".

Io sono pienamente d'accordo con Simone Weil, almeno sul fatto che «la gioia è il sentimento della realtà». La preghiera buddista che io pratico, con specifico riferimento alla recitazione del mantra Nam-myoho-renge-kyo, produce in me lo stesso effetto, la stessa consapevolezza di cui parla Simone Weil, ovvero che la gioia è (l'unico) sentimento della realtà, pur partendo da presupposti e percorsi spirituali, teologici e dottrinali completamente diversi rispetto a lei. Ciò è molto interessante, va a confermare ciò che scrissi in "Riflessioni per una riforma religiosa", «[...] Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni. [...]».

in effetti l'emancipazione, la libertà del Budda che deriva da Nam-myoho-renge-kyo - secondo il pensiero di Nichiren Daishonin - è l'unico modo che permette di osservare il mondo così com'è, ovvero essere in contatto con la realtà, ed è al tempo stesso l'unica vera condizione di felicità. "Non c'è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo", ha scritto il Daishonin (nella lettera "Felicità in questo mondo"). Io aggiungerei che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo all'interno del sangha buddista corrisponde al soddisfacimento dei tre bisogni primari dell'essere umano: protezione, appartenenza, identità.

Mondi diversi, società diverse, culture diverse, percorsi di vita diversi, ma una stessa consapevolezza che unisce.

Non solo: tutto ciò è incomunicabile, può solo essere sperimentato personalmente. Ragion per cui, queste sono solo miei riflessioni: tu che leggi, fanne ciò che vuoi.

Francesco Galgani,
16 giugno 2020

Codice

Codice

Vivo di codice,
tra gli algoritmi figliati,
i linguaggi hackerati,
i pensieri compilati.

Nella serata calma,
al termine di una guerra
di script benefici,
di pace m’immergo:

pochi sanno,
solo io li so,
gioie e dolori che può dare
un codice da creare.

(Francesco Galgani, 14 giugno 2020, www.galgani.it)

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