L'ombra e l'anima
Articolo di Umberto Galimberti, pubblicato su Repubblica, il 19 giugno 2007 (fonte)
Quest’anno Topolino, quello famoso dei fumetti di Walt Disney, non è più quel simpatico personaggio che, con il suo cuore buono e la sua mente astuta, risolve tutti i problemi. Quest’anno Walt Disney, con la nuova serie, lo prevede anche cattivo, antipatico, dispettoso.
Ottima scelta, perché insegna ai bambini che cos’è la propria ombra con cui, prima o poi, dovranno fare i conti. Infatti, l’aspetto più diseducativo di tutte le favole e di tutti i fumetti per bambini è quello di presentare il protagonista buono e senza ombre, mentre tutti gli altri sono umbratili e cattivi. Identificandosi con il protagonista buono, i bambini imparano a proiettare fuori di loro, sugli altri, la cattiveria che c’è anche dentro di loro, dividendo così il mondo in due: buoni sono loro, come Topolino, e cattivi gli altri. Questa separazione del bene dal male, che le favole, e non solo, pericolosamente alimentano, origina dalle religioni che identificano Dio col bene e il male col diavolo. E siccome le religioni sono il fondamento delle culture, va a finire che ogni cultura identifica sé col bene e guarda le altre con sospetto, diffidenza, quando non con odio, fino a identificare, con una propaganda alimentata ai massimi livelli, i diversi “imperi del male”.