Per conoscere l'Islam

Premessa

In questa pagina riporto una serie di articoli sull'Islam che, secondo me, sono meritevoli di diffusione per favorire una cultura di pace, di conoscenza reciproca e di rispetto. A me hanno chiarito tante idee errate. Purtroppo i mass media hanno ormai creato l'associazione di "musulmano = nemico", ma io sono assolutamente convinto che non esistono nemici, esiste piuttosto la nostra incapacità di vedere il buono che è negli altri, associata alla nostra ignorante arroganza che non vede oltre il nostro naso. Anche il linguaggio ha la sua importanza per non innescare l'islamofobia. Ad esempio, «l’utilizzo del termine ISIS è ritenuto offensivo per molti musulmani, che ritengono che in questo modo venga legittimata un’accezione negativa dell’aggettivo “islamico”, dato che in sostanza l’espressione stabilisce un collegamento mentale fra la fede islamica e le azioni di un gruppo estremista noto per la brutalità delle sue azioni. In passato ci sono state anche diverse campagne rivolte a media internazionali per chiedere di smettere di usare il termine ISIS.» (fonte: Il Post) «Invece DAESH (adattamento di DAIISH, acronimo dell'arabo Al Dawla Al Islamiya fi al Iraq wal Sham) è il termine usato nel mondo arabo, in realtà in senso dispregiativo (i miliziani di DAESH usano il termine arabo al-Dawla, ossia "lo stato", ndr). Parole arabe come Al Qaeda o Boko Haram non sono mai state tradotte. Perche DAESH invece sì? Titoli di giornale tipo "Le guerre islamiche" fanno pensare che tutti gli islamici siano lì pronti ad attaccarci. È terribile.» (fonte: "Pianeta Terra. Nessun essere umano è illegale")

Come ha dichiarato Martina Pignatti Morano, presidente dell'associazione pacifista "Un ponte per...": «Io credo che solo chi ha vissuto vicino a persone che provengono da culture differenti può sentire il fascino di stare, per esempio, su un autobus con gente di tutto il mondo. E invece c'è chi si sente minacciato. È un peccato, frutto dell'ignoranza e della povertà.» (fonte: "Pianeta Terra. Nessun essere umano è illegale")

Pubblicando questa pagina, voglio offrire un contributo volto a squarciare tanti dubbi in questi tempi incerti e bui, dove la conoscenza e l'amore lasciano troppo spesso il passo al pregiudizio, alla disumanità, alla disinformazione e alla paura. Proprio in questi giorni (febbraio 2017) il Ministero dell'Interno ha firmato il "Patto nazionale per un Islam italiano" (testo integrale). Secondo il ministro Marco Minniti, il presupposto che ha portato a questo "passaggio cruciale" è che "si possono avere religioni differenti, si possono professare credi diversi, tuttavia siamo tutti quanti italiani" (fonte: adnkronos.com)

Il 7 ottobre 2014 avevo pubblicato un'intervista al Sig. Hamza Roberto Piccardo, membro del direttivo di "UCOII - Unione delle Comunità Islamiche d'Italia", all'interno del progetto "Conosciamoci - Un incontro interreligioso", di cui invito ad una lettura.

Il Mahatma Gandhi disse che "un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso". Per questa stessa ragione, sono convinto che il modo migliore per pacificare il mondo parta da uno sforzo attivo di demolire i nostri pregiudizi e migliorare la nostra conoscenza dell'altrui vita e cultura, in modo da scoprire la nostra comune umanità e stringere legami di amicizia. Come disse in un'intervista Augusto D'Angelo, uno dei responsabili dei senza fissa dimora presso la Comunità di Sant'Egidio a Roma: «[...] abbiamo diversi immigrati molto bravi che vanno nelle scuole a raccontare che giro hanno fatto, per dimostrare che non è vero che chi arriva così è un terrorista. Affinché i giovani abbiano chiaro che gli immigrati non sono nemici ma un'opportunità. L'idea è quella di costruire delle interconnessioni a livello cittadino che siano pacifiche piuttosto che violente. Perché quando arriverà il momento - ma speriamo che non arrivi - in cui vivremo stagioni come quelle di Parigi o di Bruxelles, la reazione non sia "sono tutti assassini". Perché sono quelli con cui hai vissuto... [...]» (tratto da un'intervista di Maria Lucia De Luca, pubblicata sulla rivista "Buddismo e Società" n.177, luglio-agosto 2016).

Gli articoli seguenti sull'Islam fanno parte dello speciale "Per conoscere l'Islam", pubblicato sulla rivista "Buddismo e Società" n.101, di novembre-dicembre 2003, edita dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Ritengo che, dopo più di 13 anni, questa serie di articoli sia ancora più che mai valida. Ringrazio la redazione della rivista per il lavoro svolto e per avermi concesso l'autorizzazione alla ripubblicazione nel presente blog.

Francesco Galgani,
4 febbraio 2017

Indice "Per conoscere l'Islam"

L'empatia è la chiave per i diritti umani (Daisaku Ikeda, Japan Times)


Empathy is deaf to facts and figures; it’s engaged by the "identifiable victim effect".
Illustration by Harry Campbell (New Yorker)

In occasione della Giornata mondiale per i diritti umani del 10 dicembre, il 6 dicembre 2016 è stata pubblicata sul Japan Times una lettera di Daisaku Ikeda, in lingua inglese, intitolata: "Empathy key to human rights", liberamente consultabile online.

Siamo tutti sullo stesso pianeta. Senza la consapevolezza che è in gioco il futuro di tutti noi, continueremo a far del male a noi stessi e agli altri, procurando distruzione, sofferenza e morte. Non hanno più senso quei muri con cui ci separiamo dagli altri, perché è solo insieme agli altri che possiamo cambiare in meglio le nostre sorti. «Siamo tutti, nessuno escluso, implicati in una rete di relazioni. Quando percepiamo questo nel profondo del nostro essere, possiamo vedere chiaramente che la felicità non riguarda solo noi e che la sofferenza non affligge solo gli altri». Noi possiamo fare la differenza. Ogni giorno è il giorno giusto per fare la scelta migliore della nostra vita, ovvero vivere con Compassione e Amore, credendo nel nostro naturale impulso a proteggere la vita e a offrire aiuto.

Pubblico qui di seguito la traduzione della lettera di Daisaku Ikeda "Empathy key to human rights", tratta dalla rivista "Il Nuovo Rinascimento" del 15 gennaio 2017 (rivista dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai).

Ascolta la lettura della lettera (mp3)

«Il cuore di ogni discussione sui diritti umani è la lotta contro la discriminazione. Tutti gli esseri umani sono uguali. Nessuna discriminazione è consentita. Assolutamente nessuna».
Celebrando la Giornata mondiale per i diritti umani - l'anniversario dell'adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani avvenuta il 10 dicembre 1948 - desidero ricordare queste parole del mio amico e filosofo brasiliano Austregésilo de Athayde, uno dei membri chiave del comitato di redazione dello storico documento.

Mentre siamo generalmente capaci di comprendere i sentimenti di coloro con i quali abbiamo un rapporto stretto, le distanze geografiche e culturali spesso si traducono in una analoga distanza psicologica. Le persone finiscono per evitare l'interazione con chi è diverso, guardando piuttosto individui e gruppi attraverso la lente dello stereotipo; inoltre i moderni mezzi di comunicazione possono essere utilizzati per amplificare e diffondere l'impulso allo stereotipo e all'odio.

Dieta Vegan - Un documentario per tutti

VAI AL DOCUMENTARIO VEGAN ;-)

Amore per gli animaliIn questo blog ho trattato più volte di alimentazione da molteplici punti di vista. Ormai, come individui e come specie, non ci rimane più molto tempo per fare l'unica scelta sensata per salvare sia noi stessi, sia l'intero pianeta, da un'apocalisse certa dovuta alle nostre abitudini alimentari. Non possiamo aspettare vent'anni... o cambiamo abitudini scegliendo una dieta non-violenta e compassionevole, astenendoci dalle brute barbarie a cui la nostra società ci ha abituati, o periamo. Come già segnalato dal documentario "Cowspiracy", l'alimentazione onnivora occidentale sta distruggendo l'unica Terra che abbiamo, a causa di un impatto ambientale insostenibile, devastante e folle, peggiore di quello causato da tutte le altre attività umane messe insieme (sfruttamento dei combustibili fossili compreso); a ciò andrebbero aggiunte le molte malattie conseguenti al consumo di animali e loro derivati, compresi tumori, come segnalato dal documentario "Un equilibrio delicato". Non c'è giustificazione, e tutto questo ha un prezzo altissimo da pagare: stiamo barattando il nostro futuro e creando sofferenza e morte senza fine... in cambio di cosa, della nostra complicità con un sistema criminale?

Amore per gli animaliAmore per gli animaliSe mangi carne, pesce, latte, uova o derivati perché ti piacciono, pensi davvero che appagare la tua lingua vale più della tua vita e di quella di tutti noi? Se non l'hai ancora visto, ti consiglio di vedere il documentario in calce, dura 30 minuti e affronta la questione da molteplici punti di vista: inizia con un'intervista ad uno chef di un famoso ristorante, proseguendo poi con una nota atleta, una mamma vegan, una nutrizionista, una deputata, un direttore e un consulente di un'azienda agricola senza animali, ambientalisti, una ricercatrice, un autore e poeta. Tutti spiegano, con dati interessanti ed esempi personali, come la scelta vegan sia vincente da tutti i punti di vista e come da essa dipenda il nostro futuro. Chi è vegan non si priva di nulla, ma ha anzi tanto da guadagnare.

Ricordo ai miei lettori l'esistenza di Famiglia Veg, già segnalata in questo blog nell'articolo "Bambini vegan in aumento, ma professionisti non aggiornati", costituita da professionisti competenti in nutrizione a base vegetale, con particolare attenzione alle mamme in dolce attesa e ai bambini e con ambulatori in molte parti d'Italia (la rete si sta espandendo), e il video "Bambini Vegani Meravigliosi", nato dal desiderio di mostrare una realtà in contrasto con l'informazione distorta che ultimamente è circolata, basata non su dati di fatto, ma sulla voglia di pettegolezzi e di "scandali".

Amore per gli animali«Così come abbiamo cercato di porre fine al razzismo e al sessismo, possiamo anche provare a far finire lo specismo.
Gustarsi un'alimentazione a base vegetale e uno stile di vita vegan sono la protesta fondamentale contro lo sfruttamento animale. Significa agire ogni giorno per ridurre la sofferenza animale e la morte, attraverso la diminuzione della domanda di tutti i prodotti animali.
Non mi piace guardare i documentari sulla crudeltà verso gli animali, ma se li guardiamo, assieme possiamo fare la differenza. Possiamo essere più efficaci sapendo cosa accade, possiamo far cambiare le cose.
Con tutte le informazioni disponibili sulla compassione, sulla nostra salute, sull'ambiente, l'inquinamento delle acque, il sostegno ai paesi in via di sviluppo, la sicurezza alimentare, l'aumento della popolazione, la sostenibilità, la foresta pluviale... quando la gente chiede: "Perché sei vegan?", la domanda forse dovrebbe essere: "Perché tu non lo sei?!"»
(tratto dal documentario qui sotto riportato)

Sotto il documentario seguente, intitolato "Facciamo il collegamento", ho inserito due articoli di Marina Berati, tratti da AgireOra.org.
Fonte: http://www.tvanimalista.info/video/scelta-vegan/facciamo-il-collegamento/
Produttore: https://www.vegansociety.com/, anno 2010

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Il perdono ci fa bene, l'odio ci avvelena: la scienza dimostra che perdonare è un toccasana

PerdonoIn alcune antiche tribù africane, quando qualcuno uccideva un’altra persona, non veniva rinchiuso da nessuna parte, veniva invece consegnato alla famiglia della vittima, legato e immobilizzato dentro a un barca. Nel momento in cui la barca navigava nella parte più profonda del fiume, la famiglia doveva decidere se gettare l’assassino nel fiume o meno. Potevano scegliere di perdonare subito, ma se preferivano la punizione, allora lo gettavano nel fiume per farlo affogare. Quando questo succedeva, la famiglia aveva allora la seconda opportunità di perdonare, anche se con pochi secondi per decidere, prima che questi affogasse, ed erano proprio i bambini a chiedere che venisse salvato. Se in quel momento si gridava "Perdono!", uno dei membri si gettava nel fiume per salvarlo, e non si limitava semplicemente a tagliare le corde per salvarlo e tirarlo fuori dall’acqua, ma lo aiutava anche a salire sulla barca, per ricevere il perdono di tutta la famiglia. Questa antica pratica indigena garantiva una salute mentale ed emozionale nei membri della tribù, perché essi sapevano che vivere con il rancore significa vivere avvelenati, significa avere crepe sociali aperte come ferite sanguinanti, che prima o poi si manifesteranno come vendetta, punizione o tortura. Una distruzione assicurata e un peso che non lascia vivere. In queste tribù indigene non vi erano molti assassinati, poiché si agiva per mezzo del perdono. (fonte: "Uccidere o Perdonare? Punire o Riconciliare? Due tipi di epifania che conducono a diversi tipi di vita", di Alberto José Varela")

A tal proposito, ho letto un bellissimo articolo di psicologia di Rita Nannelli, pubblicato sulla rivista Nuovo Consumo di dicembre 2016, da pag. 22 a pag. 25, che tratta degli effetti del perdono da un punto di vista scientifico: in calce lo riporto integralmente, perché merita, insieme ad un'intervista ad Adrian Fabris, docente di Filosofia Morale all'Università di Pisa, e ad un altro interessante articolo di Barbara Autuori. Presumo di non contravvenire alla volontà degli autori dando diffusione dei loro articoli, in quanto il numero in questione di "Nuovo Consumo" è già stato venduto e disponibile online gratuitamente per tutti sul sito della rivista. In sintesi, perdonare fa bene, fa proprio bene, ci fa vivere meglio, mentre i rancori sono un veleno per il corpo e per l'anima. 

Come dicono un paio di frasi piene di significato, spesso citate in Rete (ed erroneamente attribuite alla Bibbia, in realtà la fonte non è nota):

«Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu»
«Chi non sa perdonare spezza il ponte sul quale egli stesso dovrà passare»

Sul tema dell'Amore e del Perdono, scrissi un paio di poesie nell'aprile 2015, riportate su galgani.it:

Porgi l'altra guancia
 

Per un Amore
sempre vincitore,
tutto è benvenuto,
anche uno schiaffo bruto:

diffidenza e malafede
vanno incontro a chi crede
in indulgenza e carità
per l'altrui felicità,

o nella compassione
che d'ogni afflizione
è umilmente curativa,
per il cuor educativa.

Porgere l'altra guancia
è spezzare la lancia
del disprezzo e del male
con un Amore reale,

sempre efficace,
coraggioso e audace,
nell'infonder Pace.

(Francesco Galgani, 1 aprile 2015)

Ama il prossimo tuo
 

«Vivi e lascia vivere»
già basterebbe,

non sentirsi così ganzi
da «scagliar la prima pietra»
ancor meglio sarebbe,

ma non giudicar strano,
schifoso,
o peggio ancor dannoso,

per paura,
non conoscenza,
o altrui miscredenza,

è virtù rara,
di odio ignara.

«Ama il prossimo tuo,
come te stesso»,
nasce dal cuore
senza compromesso:

non disprezzare,
«l'altra guancia» dare,
con puro amare,

è cuore accogliente,
speranza vivente,
fede sincera,
compassione vera.

(Francesco Galgani, 22 aprile 2015)

Per quale motivo siamo di passaggio in questo mondo? Secondo me, siamo in questo pianeta per allenarci ad Amare, per sviluppare Compassione. Collegato a questo tema, ho scritto l'articolo "Il potere della preghiera e della meditazione: una prospettiva scientifica interreligiosa", nel quale affermo che: «Compassione significa allargare il più possibile la propria vita comprendendo all'interno di essa anche gli altri, andando il più possibile oltre il proprio microcosmo. Siamo tutti collegati in una rete di inter-dipendenza, quindi il male che facciamo agli altri lo facciamo anche a noi stessi, il bene che facciamo agli altri lo facciamo anche a noi stessi: sebbene da un punto di vista strettamente razionale una tale comprensione sia difficile ma comunque possibile (riflettendo sul principio di causa ed effetto che regola tutto l'universo), a un livello più concreto, più quotidiano, il modo più diretto e più pratico per arrivare ad un tale modo di vivere compassionevole parte con la preghiera».

Desiderare il bene di chi ci fa, o ci ha fatto, del male. Non dar troppo peso ai torti e alle ragioni, perché sono una trappola. Pregare per la felicità di chi ci crea sofferenza. Questi pochi esempi mostrano un modo di esistere, di essere al mondo, di vivere, che fa del bene a noi e lo fa anche agli altri. Anzi, il vero cambiamento personale e sociale per un mondo migliore passa proprio da qui. Secondo me, sarebbe importante tenere a mente che chi crea sofferenza è perché è a sua volta sofferente. Quando abbandoniamo l'attaccamento ai nostri rancori, stiamo facendo innanzitutto qualcosa di buono per noi stessi.

Segue l'articolo di Rita Nannelli, pubblicato sulla rivista Nuovo Consumo di dicembre 2016 da pag. 22 a pag. 25: buona lettura!

Scuse accettate

Imperativo etico, comandamento evangelico, strategia dell’evoluzione della specie che mi fa stare meglio, nel corpo e nell’anima, rispetto all’idea fissa del torto subito e dei propositi di vendetta. Il perdono, secondo neuroscienziati, filosofi, psicologi e sociologi, toccasana per chi lo concede e per chi lo chiede, ma anche per la società. Purché sia autentico e non solo a Natale.

di Rita Nannelli

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