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Filosofia

Good news and bad news

Rainbow, Massa Marittima, December 1, 2021Bad news almost always comes from the human heart and its actions. In other words, this world is hell because human beings make it so. And, perhaps, each of us chose to be born into this hell to experience it.

Good news almost always comes from nature. When I look at the sun, the sky, the hills, the sea, the rainbows, they are full of good news. Nature itself is positive if we fine-tune our hearts to it.

Good news and bad news all come from our hearts. In this dream that we call life, we have built the entire universe through duality, that is, through the division into two of what was one: everything has its reverse (female and male, good and bad, high and low, day and night, hot and cold, etc.). In the same way, we built our hearts. All opposites cohabit within us.

The key to all suffering is division. Reuniting what we have separated brings peace and prosperity; separating what was united brings war and destruction. This way is also how diseases work.

For every good news, there is a bad one: this is called pessimism.
For every bad news, there is a good one: this is called optimism.

Pessimism and optimism both reside within our hearts. Each of us tends to polarize toward one of the two extremes.

Being aware of this helps us know ourselves and live in peace. The integration of opposites is the starting point for living in harmony.

(December 1, 2021, photo taken on this magical early morning)

Ars Vivendi

Non ho conoscenza delle cose,
talvolta ho l’impressione che siano più loro a conoscere me...

Alessandro Pacenti, dal “Diario di un iniziato”.

26/11/2021

Perché, dopo due anni, fonti ufficiali ci dicono che i morti per covid sono minori di quelli per influenza?

Un articolo de "Il Tempo" di due giorni fa, intitolato "Gran pasticcio nel rapporto sui decessi. Per l'Iss gran parte dei morti non li ha causati il Covid (21 ottobre 2021)", inizia così:

«Secondo il nuovo rapporto (che non veniva aggiornato da luglio) dell'Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per Covid, il virus che ha messo in ginocchio il mondo avrebbe ucciso assai meno di una comune influenza. [...]»

Orbene, "Il Tempo" rientra nel cosidetto "main stream", e l'ISS (Istituto Superiore di Sanità) rientra tra le fonti ufficiali. Nel caso in cui l'articolo in questione dovesse essere rimosso, per futura memoria resterà comunque in copia a questo link.

Perché, dopo due anni, fonti ufficiali ci dicono che i morti per covid sono minori di quelli per influenza, visto che fino a ieri è stato affermato l'esatto contrario dalle stesse fonti? Anzi, per essere più precisi, fino a ieri è stata collettivamente costruita una realtà divisa in due, una realtà duale, che (estremizzando e semplificando) è stata (da noi) costruita in due modi specularmente opposti: da una parte l'assoluta fede nella mortalità e pericolosità del covid, dall'altra l'assoluta fede nella mortalità e pericolosità delle scelte governative per imporre misure di contrasto al covid (che, in questo tipo di costruzione di realtà, di per sé non è considerato pericoloso).

So di aver semplificato, ma a volte le semplificazioni aiutano a mettere in evidenza l'essenziale. Ad es., è duale la modalità di porsi del cosiddetto "movimento no-vax" e del governo? Probabilmente no, perché sebbene le pretese siano diverse, e ben diversi siano anche i rapporti di forza, a volte l'arroganza e la separatività sono le stesse. Quindi non è una realtà duale, da questo punto di vista almeno.

E' duale la realtà di chi teme fortemente di venire in contatto con il covid (magari portando tre mascherine contemporaneamente mentre cammina da solo in mezzo a un prato) e la realtà di chi ha una risposta emotiva e intellettuale completamente diversa al problema covid? Forse no, perché questi due individui immaginari, che esemplificano i due principali modelli di comportamento antitetici di fronte alla dichiarata pandemia, comunque devono confrontarsi entrambi con il problema dell'inevitabile morte. Quindi non abbiamo due realtà, ma una sola, quella dell'ineluttabilità della morte, quindi non è duale.

Da un altro punto di vista, però, poiché viviamo in un ologramma frattalico (vedi il mio precedente articolo) in cui tempo e spazio sono sostanzialmente due illusioni, ne segue che in questo universo nessuno nasce e nessuno muore.

Qui non muore nessuno.

Quindi, sì, c'è una grande illusione, ma non è il covid, al massimo quello è solo un diversivo per legittimare l'imposizione di un mondo infelice.

(23 ottobre 2021)

Il non-amore (o non-attaccamento) alla verità come strumento di gentilezza e migliore realtà

La verità è divisiva e distruttiva, perché nel mondo duale in cui viviamo necessariamente esclude ciò che è l’opposto di se stessa, opposto che comunque esiste e ha pari dignità di esistere, perché, nel nostro universo, affinché esista un ente deve esistere anche il suo opposto. Ad es., affinché esista un fotone deve esistere anche un anti-fotone, affinché esista la materia deve esistere anche l’anti-materia, affinché esista un’onda deve esistere contemporaneamente anche una particella (dualismo onda-particella), affinché esista un tempo che scorra verso il futuro (come nel caso del fotone) deve esistere anche un tempo che scorra verso il passato (come nel caso dell’anti-fotone), affinché esista un’energia positiva (nella nostra parte di universo) deve esistere anche un’energia negativa (in un’altra parte di universo), ecc.

Tutto è duale, quindi, passando dalla fisica alle esperienze umane: affinché esista un bene deve esistere anche un non-bene (male?), affinché esista una verità deve esistere anche una non-verità (falsità?), affinché esista un giusto deve esistere anche un non-giusto (sbagliato?), affinché esista un maschile deve esistere anche un non-maschile (femminile?), e parimenti per tutti gli opposti cambiando ciò che, preso per riferimento, può essere negato, ad es. affinché esista un femminile deve esistere anche un non-femminile (maschile?). Il punto cruciale, però, è che la scelta di cosa prendere come riferimento per la creazione della propria realtà significa, dato un insieme di coppie di opposti, dividerlo a metà prendendo di ogni coppia un solo elemento: questo sottoinsieme così formato, cioè composto di elementi che tra di loro non si annullano, costituisce la propria visione delle cose, la propria realtà, il proprio mondo e, soprattutto, la base di credenze con cui ci relazioniamo con noi stessi, con gli altri, con la vita. Per lo meno ciò sarebbe vero se ammettessimo che tale creazione individuale di realtà fosse coerente con se stessa, cioè non schizofrenica, né piena delle tante dissonanze cognitive in cui siamo immischiati sia per la nostra difficoltà di comprendere la vita, sia per cause indotte dal sistema sociale (scuola, famiglia, tv, politica, religione, scienza, ecc.).

Non sarebbe possibile far diversamente, cioè evitare una propria creazione di realtà (coerente o contraddittoria che sia), a meno di non poter vivere in una continua esperienza mistica in cui l’“io” e il “tutto” (cioè il “nulla”) coincidono, ovvero in cui "tutto ciò che esiste" è tale perché creato dal proprio pensiero, ovvero dal pensiero dell’unica cosa esistente, cioè la Coscienza (potrebbe sembrare un pensiero egoistico, ma non lo è, perché in tale visione il proprio ego non esisterebbe più, giacché l’ego individuale può esistere solo dove c’è dualità). Ciò è assolutamente non praticabile nella vita di tutti i giorni e, anche se lo fosse, ci impedirebbe di fare l’esperienza della dualità, necessaria per prendere consapevolezza di noi stessi. Ho scritto che il “tutto” e il “nulla” sono la stessa cosa perché tutti gli opposti coesistenti, se invece di essere separati così come lo sono nel nostro (finto?) universo duale venissero lasciati liberi di riunirsi e fondersi, si annullerebbero a vicenda, così come un suono unito al suo opposto (cioè alla medesima onda sonora in controfase) dà come risultato il completo silenzio (per inciso, la coincidenza tra "tutto" e "nulla" può dar senso come da un apparente "nulla" possa nascere "il tutto", cioè l'universo duale, inteso come separazione di ciò che inizialmente era unito). Arriverà il momento in cui tutto sarà riunito e quindi in cui la dualità sarà superata (ovvero in cui la “finzione”, o “sogno”, o “teatro” in cui siamo immersi finirà), ma “ora” dobbiamo stare nella dualità. Quando dico “ora” sto ancora parlando in termini duali perché il nostro stesso lessico è basato sulla dualità: da un altro punto di vista, anche il tempo (come tutto il resto) è una finzione o sogno (seppur necessario). Il fisico David Bohm ha spiegato che l’universo è non-locale, ovvero tempo e spazio, così come li percepiamo, non esistono.

Faccio un breve accenno alla non-località, per poi tornare al tema di questo articolo, cioè al non-amore (o non-attaccamento) alla verità. Secondo il “principio di località”, tra due eventi lontani ci può essere un rapporto di causa-effetto solo se essi sono connessi da una catena causale di eventi che si propaga con una velocità minore o uguale alla velocità della luce. La fisica di Bohm trascende il principio di località: l’universo è olografico, ovvero prevede che l’informazione attiva sia distribuita ovunque ed istantaneamente. Detto in altri termini, tutto avviene in un unico punto (non esiste lo spazio) e nello stesso istante (non esiste il tempo), quindi l’universo così come lo percepiamo nella vita di tutti i giorni non esiste.

«[...] David Bohm, noto fisico dell'Università di Londra, recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l'universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. [...] ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. [...] Alla luce di questa consapevolezza, Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione. Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale. [...] Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare [...] Tutto compenetra tutto. In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali [...] Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente [...] Dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità di “tutto”. [...] A questo punto la realtà non esisterebbe, sarebbe solo un paradigma olografico, il mondo sarebbe solo una realtà secondaria, un insieme di frequenze olografiche che vengono trasformate dal cervello in percezioni sensoriali, mentre la realtà oggettiva non esisterebbe. [...] In tal caso, anche la struttura fisica individuale sarebbe una proiezione olografica della coscienza, pertanto ognuno di noi sarebbe responsabile della propria salute più di quanto mai possano fare le moderne scoperte farmacologiche. Le famose guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. [...]» (fonte)

Orbene, chiarito ciò, cioè che la realtà oggettiva, o assoluta, non esiste, arrivo alle conclusioni, cioè al concetto di “verità”. La propria visione delle cose, come accennato all’inizio, è la propria realtà (nel senso di costruita da noi stessi), la propria verità, il proprio punto di riferimento, che entra necessariamente in conflitto con ciò che è opposto a sé, e quindi con le altre persone, se ritenessimo assoluta la nostra creazione (nel senso di unica verità ammissibile). La soluzione per progredire in un’esistenza non-violenta e armoniosa, ovvero bella da vivere, inizia con il rinunciare all’amore, o attaccamento, alla propria visione delle cose, alla propria realtà, giacché attaccarsi con le unghie e con i denti ad essa è come aggrapparsi ad un sogno dentro a un sogno.

Vorrei citare, a tal proposito, Pasolini:

Parlando genericamente (e dando fiducia al lettore) si potrebbe quindi dire che Pasolini ama la realtà: ma, parlando sempre genericamente, si potrebbe forse anche dire che Pasolini non ama - di un amore altrettanto completo e profondo - la verità: perché forse, come egli dice, «l’amore per la verità finisce col distruggere tutto, perché non c’è niente di vero». (fonte)

Per concludere, tu non sai cosa ciascuno di noi sta vivendo, in cosa sta credendo e quale realtà sta creando, quindi cerca di essere gentile con tutti, sempre.

(17 ottobre 2021)

Pillole di Filosofia - Ogni visione del mondo è una metafora

La realtà non può essere da noi percepita così com’è, nella sua vera essenza e interezza, giacché noi, come umani, siamo scissi al nostro interno e normalmente obnubilati nel pensiero e nel sentimento.
Qualunque punto di vista è parziale e illusorio: la vita è un mistero, è un sogno dentro un sogno, quindi i nostri pensieri sono tanto sensati quanto quelli dentro un sogno.
Dai sogni dell’umanità nascono le tradizioni e i miti.
Il mito contiene la consapevolezza del passato, del presente e del futuro, nascosta dietro il significato letterale delle storie tramandate.
Noi possiamo solo raccontarci delle storie e inventarcene di nuove per esprimere la cangiante realtà dell’esistenza.
Ogni nostra visione del mondo è una metafora di ciò che è, da non prendere mai alla lettera perché il linguaggio intrappola una specifica parziale realtà umana, limitata e fallace, ma molto interessante se riusciamo a intuire cosa c’è oltre le parole.

(17 settembre 2021)

Pillole di Futuro - Una buona notizia

Al di là delle metafore e delle scelte linguistiche con cui Corrado Malanga si esprime, ci sono percezioni del futuro a lungo termine che rasentano la soglia dell'incomunicabilità, anzi la superano con chi già non ha la stessa percezione. In questo video di agosto 2021, Corrado Malanga, con il suo consueto stile comunicativo che, secondo me, presume una pregressa conoscenza delle ricerche a cui lui ha dedicato la vita e della visione dell'essere umano e dell'universo che ne ha ricavato, dà una "buona notizia" che ha il sapore di una profezia, indimostrabile nel momento presente ma che, già da tempo, percepisco come veritiera.

Mi trovo in sintonia con le sue considerazioni sulla situazione attuale che, per quanto difficili da sostenere su un piano strettamente logico-razionale, assumono pieno significato e coerenza se osservate dal punto di vista di una evoluzione di consapevolezza e del superamento della paura della morte, grazie alla presenza di Anima nel nostro agire (che Corrado, nel video, chiama "parte animica" riferendosi implicitamente alla coesistenza nell'essere umano di Anima, Spirito, Mente e Corpo).

Il sito ufficiale di Corrado Malanga è: https://corradomalangaexperience.com/

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Pillole di Filosofia - Non esistono domande stupide

Questo nostro mondo così traboccante di sofferenza è un luogo dove ognuno di noi va avanti grazie alla capacità di saper ascoltare.

Per molti anni, per un giorno alla settimana, Gandhi restava in assoluto silenzio. Era convinto che fosse un modo per rimettere ordine nella sua mente, per ritrovare quella pace compromessa dal continuo parlare.

E’ cruciale dare il giusto spazio all’ascolto e alle domande, sia a quelle che nascono dentro di noi, sia a quelle delle persone a noi vicine.

Anche se la mia risposta potesse non essere la migliore o non aver centrato il problema, o anche se non avessi alcuna risposta, comunque non esisterebbe una domanda stupida. L’importante è accettare e accogliere le domande, e porle. In questo modo progrediamo insieme nel cammino della consapevolezza.

Lasciamo che siano altre persone a giudicare contando solo gli errori, se è questo ciò che vogliono. Noi, piuttosto, cerchiamo di essere riconoscenti e grati per tutto quel che è bello, sia che provenga da noi, sia che provenga da altri, o semplicemente che sia un dono della vita.

E’ molto importante scoprire, lodare e incoraggiare gli aspetti positivi delle persone a noi vicine: questa abitudine ci aiuterà non solo a vedere anche i nostri aspetti positivi, ma a costruire giorno dopo giorno una crescente fiducia nella vita nostra e altrui, che è alla base di ogni sano coraggio.

(30 luglio 2021)

Pillole di Filosofia - Preghiera della Luce

Paramahansa Yogananda, nel suo libro “Autobiografia di uno Yogi”, scrisse che la yogini Giri Bala praticava una particolare tecnica che le permetteva di vivere senza mangiare né bere. Varie persone si sono interessate al suo caso, inclusi diversi scienziati e il Maharaja, il quale, per verificarne l’autenticità, fece rinchiudere a chiave la santa in una delle stanze del palazzo, tenendola sotto stretta osservazione per tre periodi differenti: il primo di due mesi, il secondo di venti giorni e il terzo di quindici giorni. Alla fine si arrese, dovendo ammettere che effettivamente Giri Bala digiunava perennemente.

Yogananda raccontò del suo straordinario incontro con la donna che visse per oltre cinquant’anni senza mangiare né bere, documentandolo nei particolari, persino con alcune fotografie. Giri Bala riferì che il suo passatempo preferito era quello di cucinare per sfamare gli altri, pur rimanendo indifferente al cibo solido dall’età di dodici anni fino al tempo dell’intervista, in cui ne aveva sessantotto. Oltre cinquantasei anni senza assumere acqua né cibo e soprattutto senza sentire lo stimolo della fame e della sete.

Attraverso le parole di Yogananda, scopriamo che la santa si alimentava di Sole e di aria, riuscendo ad assorbire le energie vitali presenti in essi, e che dormiva pochissimo, essendo immune dalla necessità di alternare la veglia al sonno. La vita di questa donna è stata veramente straordinaria se si pensa che non si è mai ammalata, non aveva bisogno di eliminare feci e riusciva tranquillamente a controllare i battiti del cuore e il respiro.

Esiste una parte dell’intervista in cui a Giri Bala venne posta una questione di fondamentale importanza e cioè del perché non insegnasse ad altri questa tecnica. Poter vivere senza necessità di nutrimento risolverebbe i problemi di fame  di milioni di persone? La donna rispose che non poteva intromettersi nel “dramma della creazione di Dio” e che i frutti che la natura concede sarebbero rimasti a marcire nel suolo. Nelle parole di Giri Bala si trova una visione dell’esistenza molto particolare: la fame, la sofferenza, la miseria e le malattie sarebbero dei mezzi attraverso i quali ci evolviamo e ci purifichiamo, sono gli strumenti attraverso cui siamo indotti a interrogarci e a cercare il vero significato della vita.

Spesso noi cerchiamo continuamente all’esterno, dimenticando la scintilla divina che abbiamo dentro. Proviamo a guardare anche all’interno. E se il Sole non fosse una sorgente di luce esterna, ma lo specchio di noi stessi? E se qualunque “potere esterno” non fosse che un riflesso del nostro “potere interno”? E se avessimo già dentro il nutrimento che stiamo cercando all’esterno?

Preghiera della luce

Io sono la felicità, il nutrimento, la luce.
Prego per essere un ottimo nutrimento per i miei genitori e per tutta l’umanità.

(15 luglio 2021)

Per approfondimenti: Daniel Lumera, “Il codice della luce - Nutrirsi e guarire con il Sole”, Anima Edizioni

Proteggersi dalle follie della società contemporanea

Nulla è a caso. Il fatto che la nostra società sia costruita in un certo modo, e che la maggior parte delle persone abbia per lo più certi comportamenti, corrisponde a un preciso progetto di vita eterodiretto, cioè risultante dal completo o quasi completo soggiacere agli stimoli e ai condizionamenti imposti soprattutto dai mezzi di comunicazione di massa. Anzi, più che di un progetto di vita, mi parrebbe più appropriato parlare di un progetto di distruzione della vita. Questa è la via più comoda, cioè adeguarsi alla maggioranza e ubbidire al potere. Da questo punto di vista, non soltanto la democrazia è completamente delegittimata in partenza, ma il primo dovere di ogni cittadino è soltanto quello di ubbidire alle leggi, al potere costituito, alle consuetudini: l’opinione personale rispetto al potere diventa priva di significato, depotenziata e persino additata come arrogante, in quanto sono soltanto gli “esperti” cooptati dal potere nel diritto di decidere tutto per tutti. In questa visione distopica e tremendamente attuale, con situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi perché contrari alla vita, l’opposizione non soltanto è fortemente punita, ma trattata come una follia da ospedalizzare, o equiparata ad un misantropico disadattamento da curare con la peggiore delle pedagogie.

L’alternativa è quella di non conformarsi, costruendo un proprio progetto di vita che nasca da una visione diversa da quella dominante. Cambiando i presupposti, cambia tutto il resto. Il primo dovere del cittadino diventa quello di costruirsi una propria etica e di studiare, studiare e ancora studiare per non farsi prendere in giro dalle malate follie di chi è al potere e dall’informazione per lo più menzognera a reti unificate. In questa visione, molte cose sono capovolte rispetto al sentire comune. Al centro non c’è più il rispetto delle leggi, ma il rispetto della vita.

La posizione di chi non si conforma è molto difficile, perché è come quella di un funambolo che, senza protezioni, cammina su una fune tesa sopra una fossa piena di coccodrilli affamati. Come proteggersi, quindi?

Sarebbe bello se ci fosse una risposta. Purtroppo in una società che incoraggia e premia lo spegnimento del cuore e dell’intelletto, ovvero l’incapacità appresa di amare e di pensare, in un contesto che normalizza il patologico e medicalizza il fisiologico, è molto facile rischiare la lapidazione se invece teniamo vivi e nutriamo continuamente sentimenti e pensieri orientati alla protezione e all’amore per la vita.

Forse, nel nostro esercitarci da funamboli, la cosa migliore che possiamo fare è prestare attenzione alla nostra asta che fa da bilanciere: questa asta è il simbolo delle nostre emozioni prevalenti e della qualità prevalente delle nostre relazioni. L’asta ci aiuta a mantenere l’equilibrio se le emozioni e le relazioni sono di buona qualità, qualità che fa da cartina di tornasole sulla bontà del nostro progetto di vita e sulle nostre pratiche alimentari, spirituali, sportive, sociali, familiari, lavorative, ecc.

Follia (pittura, Francesco Galgani, 13 giugno 2021)

(13 giugno 2021)

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