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Filosofia

Alla ricerca dell'intelligenza "naturale"... ben oltre quella "artificiale"

Dopo i miei precedenti articoli "Alla ricerca della verità... oltre la politica, oltre la religione" e "Alla ricerca della scienza...", stavolta sono alla ricerca dell'intelligenza nel suo posto "naturale", cioè nelle svariate forme di vita che rendono prezioso il nostro pianeta... e tra queste, magari, anche negli esseri umani.

Per l'appunto proprio oggi stavo leggendo che ormai l'intelligenza artificiale ha "superato" (?!) quella umana o, per dirla più correttamente, si sta sviluppando autonomamente facendo a meno degli esseri umani e delle loro conoscenze, percorrendo un proprio sentiero dalle conseguenze abbastanza inquietanti. Mi riferisco, nello specifico, a quanto è scritto nell'articolo "Google, la IA può fare a meno dell'uomo", in cui leggiamo che «non usando dati umani o esperienza umana sotto ogni profilo, abbiamo rimosso i limiti della conoscenza umana».

Onestamente ho serissime perplessità sul fatto che l'essere umano possa creare un'intelligenza migliore della propria in un macchina, nel senso più esteso e complesso che il concetto di "intelligenza" può assumere... Ritengo anche fuorviante considerare i limiti umani essenzialmente come limiti legati alla "conoscenza": gli antichi saggi, come ad es. il Budda storico vissuto in India due millenni e mezzo fa circa, disponevano sicuramente di una "quantità" di conoscenze inferiori a quelle di una persona contemporanea mediamente istruita, eppure... ciò di certo non rappresentò un limite alla loro capacità di vivere pienamente la vita, di amarla, di lodarla, di ringraziarla e di dare un senso profondo alla propria esistenza.

Più che preoccuparsi di superare i limiti della propria intelligenza, secondo la mia modesta opinione, l'essere umano contemporaneo potrebbe invece concentrarsi sul provare a superare i limiti della propria stupidità autodistruttiva, vista la condotta suicida da parte della specie umana, che sta distruggendo senza sosta il proprio ecosistema (e quindi la propria possibilità di vita), generando al contempo guerre su guerre e creando tanta povertà e sofferenza ovunque.

In un altro articolo, intitolato "Cassandra Crossing/ Il vero, il falso, la guerra e la cultura", sempre a proposito di intelligenza artificiale, leggiamo che:

«[...] L'Intelligence americana è preoccupata che nel prossimo futuro, grazie all'Intelligenza Artificiale, possa essere prodotto materiale informativo falsificato di qualità indistinguibile da quello vero, e in quantità talmente massiccia da poter essere usato per "corrompere" la conoscenza preesistente.
Ovviamente questo viene inquadrato in un contesto di supremazia presente, nonché di conquista e mantenimento della supremazia futura, in un nuovo settore strategico. [...]
La cosa inquietante, anzi preoccupante per i normali essere umani, è considerare le conseguenze di una guerra informativa su larga scala, combattuta generando grosse quantità di informazioni false indistinguibili da quelle vere. [...]
Come distinguere il vero dal falso dopo una "catastrofe informativa"? Come ripristinare la cultura "vera" dopo una "guerra informativa globale"?
E ancora... Sarebbe possibile "ricostruire la cultura" o dobbiamo prendere in considerazione la possibile fine della cultura come oggi la conosciamo, una "estinzione della verità" equivalente ad un mondo spopolato da una guerra termonucleare globale?
In tutta sincerità, "sic stantibus rebus", non è mai troppo presto per occuparcene.»

Orbene, qualcuno dei miei lettori ha visto il film "Sesso e Potere"? La problematica affrontata è la stessa, e senza bisogno di intelligenza artificiale.

Se continuiamo così, allora stiamo continuando a prenderci in giro. Ho l'impressione che tutta questa intelligenza artificiale serva a rendere ancora più deleteri i limiti esistenziali di alcuni esseri umani, andando ad amplificarne gli aspetti negativi legati all'avidità, alla malata ossesione per il potere e per i soldi, al disprezzo per la vita altrui.

Non abbiamo bisogno di intelligenza "artificiale" per migliorare le nostre esistenze e contribuire a migliorare le sorti dell'umanità. Abbiamo già tutto ciò che ci occorre e che ci è connaturato.

Francesco Galgani,
30 ottobre 2017

Alla ricerca della verità… oltre la politica, oltre la religione

Stamani stavo leggendo l’ennesima dimostrazione di come siano ritoccate o censurate le notizie sui media tradizionali, con lo scopo, evidentemente, di indirizzare i pensieri (e quindi il voto politico) delle persone in una certa direzione. Tra i vari commenti ad un articolo apparso oggi sul blog di Beppe Grillo, intitolato “Il patto sui media contro il MoVimento 5 Stelle”, mi ha colpito questa esternazione, probabilmente banale, ma efficace nella sua sinteticità: «Quando un direttore di giornale omette, declassa o storpia una notizia lo fa con un unico pensiero: i miei lettori sono una massa di idioti manipolabili. Fine.»

Ma andiamo oltre… in questo mio articolo non voglio parlare di quanto sia imbavagliata e ingiusta la stampa nostrana, ne ho già scritto abbastanza nel mio blog. Mi interessa invece soffermarmi su un altro aspetto della questione: “Che cos’è la verità?”.

Nel titolo del presente articolo ho scritto “oltre la politica, oltre la religione”, perché ho l’impressione che il fatto di schierarsi (nel senso di identificarsi) con un partito politico e il fatto di aderire (anche in questo caso nel senso di identificarsi) ad una religione spesso possano avere tratti in comune sul lato del fanatismo… specialmente quando i diretti interessati ritengono il proprio in-group depositario di qualcosa che il resto del mondo non ha. Il fanatismo politico, religioso o di altro genere ha sempre le proprie basi in qualcosa che riguarda la “verità”.

Qualcuno fa della ricerca della verità il proprio scopo di vita, ritenendo “la verità” (come se ne esistesse una) il massimo valore verso cui tendere. Altri, più semplicemente, accettano come vera la verità ricevuta da altri, risparmiandosi il calvario che la ricerca della verità potrebbe comportare.

Ritorno però alla domanda centrale: “Che cos’è la verità?”

Secondo la mia opinione, qualsiasi verità è autorefenziale (o riconducibile ad altre verità autorefenziali), nel senso che, in ultima analisi, è vero ciò che riteniamo tale... né più, né meno. La verità non è una proprietà intrinseca di un pensiero, di un fatto o di una serie di eventi, è piuttosto un’attribuzione “esterna” operata dalla mente umana su ciò che essa è in grado di concepire, allo scopo di agevolare se stessa. La mente umana, infatti, “ha bisogno” di “possedere” alcune verità per il proprio funzionamento, ma tale attribuzione di verità è e rimane arbitraria.

Il pensiero scientifico, da Galileo in poi, si basa sulla ricerca della verità, ma accetta di non poter mai giungere ad essa. La scienza non elargisce verità ed è sempre pronta a mettere in discussione ogni suo assunto… o almeno così dovrebbe essere, altrimenti, più che di scienza, dovremmo parlare di religione. Con questo intendo dire che i dogmi religiosi sono verità assiomatiche, ad es., come affermato da Ariel Di Porto, rabbino capo della Comunità Ebraica di Torino, l'esistenza di Dio non può essere dimostrata, ma deve essere considerata al pari di un assioma (fonte: "Incontro con i teologi, 6 marzo 2016, trascrizione ufficiale del convegno", pag. 15).

A proposito di assiomi, la matematica è serva e regina di tutte le scienze, ma la matematica non contiene in sé alcuna verità: essa si basa su pochi assiomi ritenuti arbitrariamente veritieri, ma nessun assioma è intrinsecamente vero o falso. La matematica è proprio la dimostrazione per eccellenza dei limiti della ragione umana. A tal proposito, mi viene a mente il primo teorema di incompletezza di Kurt Gödel, il quale dimostra che qualsiasi sistema che permette di definire i numeri naturali è necessariamente incompleto: esso contiene affermazioni di cui non si può dimostrare né la verità né la falsità. In altre parole, non è mai possibile giungere a definire la lista completa degli assiomi che permetta di dimostrare tutte le verità.

In sintesi, tutte le scienze si basano in qualche modo sulla matematica, ma la matematica non contiene verità o falsità assolute, ma soltanto affermazioni ritenute vere o false in base a ciò che può essere dedotto dagli assiomi, i quali sono assunti come veri soltanto per “comodità”.

Tornando dalla matematica alla vita di tutti i giorni… non è forse la stessa cosa? Non assumiamo come vero ciò che ci fa comodo ritenere tale? Ciascuno di noi non “possiede”, consciamente o inconsciamente, alcune “verità ultime indimostrabili” che, similmente agli assiomi matematici, ci aiutano a comprendere il mondo e a prendere delle decisioni?

Non esiste "la verità". Esistono infinite parziali verità, tutte da relativizzare. Ogni affermazione del tipo “La verità è...”, in questa mia ottica sicuramente opinabile, è priva di senso.

Come scrissi nel mio precedente articolo “L'illusione di conoscere la realtà”, mi tornano a mente le parole che Bud Spencer, nel ruolo di Bulldozer (film del 1978), disse a un giovane: «Non dar credito a quello che gli altri dicono, ma impara a cercarti da solo la verità».

Buone riflessioni,
Francesco Galgani,
15 ottobre 2017

P.S.: Sullo stesso tema, segnalo il mio articolo successivo "Alla ricerca della scienza..."

Per chi ama gli animali...

E se fosse dentro di te il Piccolo Hiawatha?

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cartone animato di Walt Disney (1937)

Ogni giorno è un giorno fortunato! ;-)

Ogni giorno è un giorno fortunato! ;-)

A volte troppo distratti
per gioire della Vita,
per coglierne l'Essenza,

nei bambini che giocano,
nella Luna sul mare,
nell'Amore universale

che qui ci vuole,
per Amore e Lodare,
e sempre Ringraziare,

perché ogni persona
è un mondo speciale,

perché ogni vivente
anela d'Amare.

(Francesco Galgani, 27 agosto 2017)
https://www.galgani.it/poesie/index.php/poesie/680-ogni-giorno-e-un-giorno-fortunato--

La legge dell'Amore (poesia)

La legge dell'Amore

Tra opulenza e povertà,
vedo la miseria
tra le pieghe della società,

a volte mascherata,
altre più evidente,
specie nella faccia
di chi più ha niente.

Penso a Gandhi,
alla forza reale
di chi mai accetta
di servir quel male

che separa le persone,
violenta gli onesti,
sputa veleni
con scopi perversi.

La soluzione c'è,
oltre le apparenze
il Cuor sa dov'è...

sotto la zavorra
d'un vivere indecente,
oltre collera e stupidità
che deturpano la gente.

Vera povertà
è amarissimo regalo
dell'umana avidità,

l'unica ricchezza
si trova nell'Amare,
dove c'è virtù vera
Vita sa ringraziare.

(Francesco Galgani, 24 agosto 2017)
https://www.galgani.it/poesie/index.php/poesie/679-la-legge-dellamore

La legge della vita umana è la legge dell'amore (Tolstoj, "Lettera ad un indù")

Riporto parte di uno scritto di Lev Tolstoj che mi ha colpito molto e che mi ha ispirato molte riflessioni, anche una poesia. Questo scritto influenzò molto il pensiero di Gandhi, che rispose a Tolstoj chiedendogli il permesso di ripubblicare la lettera in questione (come documentato nel libro che ho riportato come fonte). Riporto poi in calce alcune parole su Tolstoj e sull'importanza che ebbe per la sua gente.

Tratto da "Lettera ad un indù", di Lev Tolstoj (fonte: "Gandhi", pag. 109-110, di Yogesh Chadha, traduzione di Mario Prayer, supplemento a Famiglia Cristiana n. 26 del 30 giugno 2002, editore Mondadori, ISBN 9788804473534):

«Solo liberandosi dalla credenza nei vari Ormuzd, Brahma, Sabaoth, nelle loro incarnazioni in Krishna e nei Cristi, dalla credenza nel paradiso e nell’inferno, negli angeli e nei demoni, dalle reincarnazioni e dalle resurrezioni, dall’idea dell’intromissione di Dio nell’esteriore vita terrena; liberandosi soprattutto dal riconoscimento dell’infallibilità dei vari Veda, Bibbie, Vangeli, Triptaka, Corani, ecc.; liberandosi al tempo stesso dal credere ciecamente nelle varie dottrine scientifiche su atomi e molecole infinitamente piccoli e su mondi infinitamente grandi e infinitamente remoti, sui loro movimenti e sulle loro origini, sulle forze [che li governano]; liberandosi dalla fede cieca nella certezza di sedicenti leggi scientifiche cui l’umanità dovrebbe essere soggetta: le leggi storiche ed economiche, le leggi della lotta e della sopravvivenza, ecc.; solo liberandosi della terribile accumulazione di oziosi esercizi delle facoltà inferiori della mente e della memoria che vengono chiamati scienza, da tutte le innumerevoli suddivisioni di ogni sorta di storie, antropologie, omiletiche, batteriologie, giurisprudenze, cosmografie, strategie - il loro nome è legione -; solo liberandosi da tutta questa zavorra rovinosa e intossicante, allora quella legge dell'amore, semplice, chiara, accessibile a tutti, così connaturata all'umanità, che solve tutte le domande e tutte le incertezze, diventerà da se stessa evidente e vincolante...
L'indù, al pari dell'inglese, del francese, del tedesco e del russo, non ha bisogno di costituzioni, rivoluzioni, conferenze di sorta, congressi, di nuove e ingegnose invenzioni per navigare sott'acqua o per volare nell'aria, di esplosivi potenti o di comodità di ogni genere per il piacere delle classi ricche e dominanti: non di nuove scuole, di università in cui si insegnano innumerevoli scienze, né dell'aumento dei giornali e dei libri, e dei grammofoni e dei cinematografi, né di quelle stupidaggini puerili e per lo più corrotte che vengono chiamate arti. Una sola cosa è necessaria, la conoscenza di quella semplice, chiara verità che giace sul fondo dell'animo di ogni uomo che non sia offuscato dalle superstizioni religiose e scientifiche: che la legge della vita umana è la legge dell'amore, la quale dà la suprema felicità a ogni singolo uomo e all'umanità intera.» 

E adesso, due parole su Lev Tolstoj (fonte: La Nuova Rivoluzione Umana – Puntata 63, vol.30 Capitolo III: Slancio impetuoso):

«[...] Il giorno seguente si recò presso la casa museo di Lev Tolstoj, a Mosca. La dimora del grande scrittore, conservata così com’era nel diciannovesimo secolo, era una costruzione di due piani in legno, il cui pavimento scricchiolava evocando i ricordi del passato. Tolstoj aveva trascorso gli ultimi diciannove anni della sua vita in quella modesta abitazione. Nel suo studio si conservavano un tavolo, una sedia, un portapenne, una boccetta d’inchiostro e altri oggetti, così come lui li aveva lasciati. Vi era esposta anche l’accetta con cui tagliava la legna per la stufa, e il grembiule che era solito indossare per quel lavoro. In quella casa erano nati molti dei suoi capolavori, tra cui Resurrezione, una delle sue ultime opere più famose.  La delegazione entrò nel museo. Nell’austero edificio con i soffitti alti tipici del periodo in cui visse l’autore, erano conservati i componimenti di Tolstoj ai tempi delle elementari, il diario che aveva tenuto fino alla fine dei suoi giorni, i manoscritti di opere quali Guerra e pace e Anna Karenina, una statua e alcuni suoi ritratti. In particolare attirò l’attenzione di Shin’ichi un fermacarte di vetro verde posto accanto a una bozza in cui si notavano alcune parti censurate. Sulla superficie erano state impresse numerose firme ed espressioni di ammirazione rivolte allo scrittore. Era un dono degli operai di una vetreria. «Lei si è costruito lo stesso destino di numerosi grandi precursori dell’epoca», «Il popolo russo la annovera tra le grandi personalità, così care e preziose, e sarà eternamente il nostro orgoglio». Mentre si prodigava per sostenere le persone in stato di indigenza, Tolstoj aveva impugnato la penna per lottare contro le falsità e l’ipocrisia di una chiesa e di un governo caduti nella corruzione. Per tali ragioni le sue opere furono sottoposte a una severa censura, la pubblicazione venne ostacolata ed egli finì per essere scomunicato dalla chiesa. Ma il popolo infuriato lo difendeva e lanciava potenti grida di giustizia. Quel popolo risvegliato che aveva smascherato gli inganni dei religiosi dell’epoca, ricercava una religione che si ponesse dalla parte del popolo, degli esseri umani. Le persone sagge sanno discernere accuratamente tra le religioni.»

Il potere delle parole, degli stati d'animo, delle intenzioni

Noi siamo composti per tre quarti di acqua.

Tra i vari esperimenti condotti da Masaru Emoto, che ha fotografato come reagisce l'acqua in base alle parole a cui è sottoposta, c’è anche il curioso esperimento della Consapevolezza del Riso.

In questo esperimento, il Dr. Emoto ha messo del riso cotto in tre vasi sigillati: ha scritto delle parole su ogni vasetto ed ha incaricato dei bambini di una scuola di leggere le etichette scritte sul barattolo ogni giorno quando vi passavano davanti. Sul primo vasetto aveva scritto "Ti Amo" e ogni giorno i bambini glielo ripetevano ad alta voce. Sul secondo vaso aveva scritto "Ti odio" e anche a questo i bambini lo ripetevano ogni giorno. Il terzo vaso non aveva etichette ed è stato messo da parte e ignorato. Dopo poche settimane, il riso nel primo barattolo sembrava fresco come il giorno in cui era stato sigillato. Il riso nel secondo barattolo era muffo e marcio.  Tra lo stupore generale, anche il riso nel terzo vaso era completamente marcio.

Noi siamo fatti principalmente di acqua, ricordiamocelo. Le parole che usiamo, le intenzioni che abbiamo e i nostri stati d'animo influiscono sulla nostra e sull'altrui salute. E' meglio percorrere la vita dell'Amore e della Gratitudine, piuttosto che altre strade.

Francesco Galgani,
13 agosto 2017

Masaru Emoto - Cristalli di acqua

La condizione umana: problemi, reazioni, soluzioni

Riporto in questa pagina l'articolo "Divagazioni sull'uomo", di Giulio Ripa. Il titolo che ho scelto per presentare questa pagina - "La condizione umana: problemi, reazioni, soluzioni" - è sicuramente molto impegnativo, inserendosi in una discussione millenaria che non avrà mai termine. Vorrei avvertire i lettori che questo articolo di Giulio Ripa è naturalmente completato da "La sindrome di Prometeo ovvero i limiti del desiderio", scritto dallo stesso autore.

Del suo articolato pensiero, mi ha attirato il fatto che alla visione imperante consumistica, che di per sé è irrazionale e autodistruttiva, viene proposta in alternativa la "sobrietà" come risposta adeguata alla difficoltà del vivere e di conoscere se stessi. La sobrietà non è un mero contenimento dei desideri, ma una loro trasformazione verso qualcosa di più grande e al tempo stesso più sintetico, più essenziale, meno dispersivo. In questo ritorno alla vera natura spirituale ed emotiva dei desideri, io vedo una gabbia, una prigione da cui è assai difficile evadere: la prigione degli atteggiamenti e delle opinioni. Nella sua folle razionalità, l'essere umano è capace di argomentare ciò che pensa, di giustificare (innanzitutto a se stesso) i propri comportamenti, ma raramente è capace di capirli veramente e di cambiarli per viver meglio, soprattutto se li ha agganciati al proprio senso di identità.

Una volta creata un’opinione, la mente umana si affeziona ad essa e cerca in tutti i modi di preservarla. Non basta incrementare la quantità di informazioni su un dato argomento per cambiare opinione su di esso, perché la mente non è permeabile a tutte le informazioni e non è predisposta a riceverle tutte indistintamente: di solito selezioniamo solo quelle informazioni che confermano le opinioni che già avevamo e non ci facciamo condizionare dalle informazioni contrarie. Ciascuno di noi può irrigidirsi su una posizione, fissarsi su una scelta, anche se non è realistica né autentica, ma frutto di condizionamento o mode transitorie. Anche quando sarebbe opportuno (nel nostro stesso interesse) cambiare tale posizione, generalmente ci opponiamo a ogni cambiamento, azionando una modalità di pensiero tutt'altro che razionale. Innanzitutto sono le emozioni a muoverci e a indirizzare i nostri ragionamenti. Spesso cadiamo in posizioni rigide e intransigenti anche per la confusione indotta dalla complessità della vita, confusione che ci rende più seducibili dalle mode e che ci predispone verso soluzioni-ancoraggio a cui aggrapparci per non farci risucchiare da un caos intollerabile. Le pressioni sociali ci manipolano continuamente. Solo una presa di consapevolezza delle nostre prigioni mentali può aiutarci a liberarcene, per poi attuare "veri" cambiamenti di vita.

Buona lettura di questo e di altri articoli di Giulio Ripa, tutti riuniti nel suo archivio.

Francesco Galgani,
26 marzo 2017

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