Karma or randomness or both?
(Ego Illusions, December 23, 2021, go to the art gallery)
The concept of karma is not very dissimilar to divine justice. Thanks to karma or God, a good or bad reward follows our actions.
Karma contrasts with randomness, which is the idea that things happen for no particular reason. But are we sure there is any opposition?
Pure determinism (karma) believes that existing causes entirely determine all events. Pure randomness is the opposite idea. Both these are two equally not provable ways to make sense of the mystery of life.
What is wrong with the concept of karma? It can justify our claims that the facts of life are as we like them because we have been good; or that our life is as we do not want it because we have been evil. For example, we can perform seemingly good actions not because we are good but because we expect a reward. Same with divine justice.
What's wrong with the concept of randomness? Essentially, it tends to deny that the entire universe is intelligent and has a purpose; thus, it tends to take away meaning from our existence. On the other hand, pure randomness does not exist in our daily experiences. We instead notice causes and effects. Randomness is philosophically closely related to materialism, and both can justify every human aberration.
A third way can be to get out of this opposition. Each of us is not a single person opposed to an external reality. The universe is a fractal, and we are within this fractal. Geometrically, each part of a fractal is equal to the whole fractal. So each of us is the entire universe, and we create a reality that corresponds to our awareness.
Then it's no longer a matter of karma or randomness; it's just a matter of recognizing one's ego as an illusion.
(December 23, 2021)
Teoria di Darwin e dogmi scientifici: cosa c'è che non va? Interviste a Valentino Bellucci
Le interviste sotto riportate sono state fatte nel 2019 da Massimo Mazzucco a Valentino Bellucci (fonte), morto nel dicembre 2021. E' stato filosofo e scrittore, esperto di storia e spiritualità orientali, autore del libro "La chiesa di Darwin".
Nel 2015, nelle conclusioni dell'articolo «L'evoluzione della specie: riflessione concettuale su che cos'è il "caso"», scrissi:
Riflessione personale... ma che cos'è il "caso"?!! Esiste realmente o è un artificio concettuale per dare ragione di tutto ciò che non è prevedibile dalla mente umana?! Postulare l'esistenza del caso non è forse un modo per spiegare ciò che altrimenti non è spiegabile? Se le cose stanno così, allora postulare il caso non è tanto diverso dal postulare un'essere trascendente... perché in entrambi i casi il risultato è sempre lo stesso: ricorrere ad un espediente per spiegare quello che non può essere spiegato.
Good news and bad news
Bad news almost always comes from the human heart and its actions. In other words, this world is hell because human beings make it so. And, perhaps, each of us chose to be born into this hell to experience it.
Good news almost always comes from nature. When I look at the sun, the sky, the hills, the sea, the rainbows, they are full of good news. Nature itself is positive if we fine-tune our hearts to it.
Good news and bad news all come from our hearts. In this dream that we call life, we have built the entire universe through duality, that is, through the division into two of what was one: everything has its reverse (female and male, good and bad, high and low, day and night, hot and cold, etc.). In the same way, we built our hearts. All opposites cohabit within us.
The key to all suffering is division. Reuniting what we have separated brings peace and prosperity; separating what was united brings war and destruction. This way is also how diseases work.
For every good news, there is a bad one: this is called pessimism.
For every bad news, there is a good one: this is called optimism.
Pessimism and optimism both reside within our hearts. Each of us tends to polarize toward one of the two extremes.
Being aware of this helps us know ourselves and live in peace. The integration of opposites is the starting point for living in harmony.
(December 1, 2021, photo taken on this magical early morning)
Ars Vivendi
Non ho conoscenza delle cose,
talvolta ho l’impressione che siano più loro a conoscere me...
Alessandro Pacenti, dal “Diario di un iniziato”.
26/11/2021
Perché, dopo due anni, fonti ufficiali ci dicono che i morti per covid sono minori di quelli per influenza?
Un articolo de "Il Tempo" di due giorni fa, intitolato "Gran pasticcio nel rapporto sui decessi. Per l'Iss gran parte dei morti non li ha causati il Covid (21 ottobre 2021)", inizia così:
«Secondo il nuovo rapporto (che non veniva aggiornato da luglio) dell'Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per Covid, il virus che ha messo in ginocchio il mondo avrebbe ucciso assai meno di una comune influenza. [...]»
Orbene, "Il Tempo" rientra nel cosidetto "main stream", e l'ISS (Istituto Superiore di Sanità) rientra tra le fonti ufficiali. Nel caso in cui l'articolo in questione dovesse essere rimosso, per futura memoria resterà comunque in copia a questo link.
Perché, dopo due anni, fonti ufficiali ci dicono che i morti per covid sono minori di quelli per influenza, visto che fino a ieri è stato affermato l'esatto contrario dalle stesse fonti? Anzi, per essere più precisi, fino a ieri è stata collettivamente costruita una realtà divisa in due, una realtà duale, che (estremizzando e semplificando) è stata (da noi) costruita in due modi specularmente opposti: da una parte l'assoluta fede nella mortalità e pericolosità del covid, dall'altra l'assoluta fede nella mortalità e pericolosità delle scelte governative per imporre misure di contrasto al covid (che, in questo tipo di costruzione di realtà, di per sé non è considerato pericoloso).
So di aver semplificato, ma a volte le semplificazioni aiutano a mettere in evidenza l'essenziale. Ad es., è duale la modalità di porsi del cosiddetto "movimento no-vax" e del governo? Probabilmente no, perché sebbene le pretese siano diverse, e ben diversi siano anche i rapporti di forza, a volte l'arroganza e la separatività sono le stesse. Quindi non è una realtà duale, da questo punto di vista almeno.
E' duale la realtà di chi teme fortemente di venire in contatto con il covid (magari portando tre mascherine contemporaneamente mentre cammina da solo in mezzo a un prato) e la realtà di chi ha una risposta emotiva e intellettuale completamente diversa al problema covid? Forse no, perché questi due individui immaginari, che esemplificano i due principali modelli di comportamento antitetici di fronte alla dichiarata pandemia, comunque devono confrontarsi entrambi con il problema dell'inevitabile morte. Quindi non abbiamo due realtà, ma una sola, quella dell'ineluttabilità della morte, quindi non è duale.
Da un altro punto di vista, però, poiché viviamo in un ologramma frattalico (vedi il mio precedente articolo) in cui tempo e spazio sono sostanzialmente due illusioni, ne segue che in questo universo nessuno nasce e nessuno muore.
Qui non muore nessuno.
Quindi, sì, c'è una grande illusione, ma non è il covid, al massimo quello è solo un diversivo per legittimare l'imposizione di un mondo infelice.
(23 ottobre 2021)
Il non-amore (o non-attaccamento) alla verità come strumento di gentilezza e migliore realtà
La verità è divisiva e distruttiva, perché nel mondo duale in cui viviamo necessariamente esclude ciò che è l’opposto di se stessa, opposto che comunque esiste e ha pari dignità di esistere, perché, nel nostro universo, affinché esista un ente deve esistere anche il suo opposto. Ad es., affinché esista un fotone deve esistere anche un anti-fotone, affinché esista la materia deve esistere anche l’anti-materia, affinché esista un’onda deve esistere contemporaneamente anche una particella (dualismo onda-particella), affinché esista un tempo che scorra verso il futuro (come nel caso del fotone) deve esistere anche un tempo che scorra verso il passato (come nel caso dell’anti-fotone), affinché esista un’energia positiva (nella nostra parte di universo) deve esistere anche un’energia negativa (in un’altra parte di universo), ecc.
Tutto è duale, quindi, passando dalla fisica alle esperienze umane: affinché esista un bene deve esistere anche un non-bene (male?), affinché esista una verità deve esistere anche una non-verità (falsità?), affinché esista un giusto deve esistere anche un non-giusto (sbagliato?), affinché esista un maschile deve esistere anche un non-maschile (femminile?), e parimenti per tutti gli opposti cambiando ciò che, preso per riferimento, può essere negato, ad es. affinché esista un femminile deve esistere anche un non-femminile (maschile?). Il punto cruciale, però, è che la scelta di cosa prendere come riferimento per la creazione della propria realtà significa, dato un insieme di coppie di opposti, dividerlo a metà prendendo di ogni coppia un solo elemento: questo sottoinsieme così formato, cioè composto di elementi che tra di loro non si annullano, costituisce la propria visione delle cose, la propria realtà, il proprio mondo e, soprattutto, la base di credenze con cui ci relazioniamo con noi stessi, con gli altri, con la vita. Per lo meno ciò sarebbe vero se ammettessimo che tale creazione individuale di realtà fosse coerente con se stessa, cioè non schizofrenica, né piena delle tante dissonanze cognitive in cui siamo immischiati sia per la nostra difficoltà di comprendere la vita, sia per cause indotte dal sistema sociale (scuola, famiglia, tv, politica, religione, scienza, ecc.).
Non sarebbe possibile far diversamente, cioè evitare una propria creazione di realtà (coerente o contraddittoria che sia), a meno di non poter vivere in una continua esperienza mistica in cui l’“io” e il “tutto” (cioè il “nulla”) coincidono, ovvero in cui "tutto ciò che esiste" è tale perché creato dal proprio pensiero, ovvero dal pensiero dell’unica cosa esistente, cioè la Coscienza (potrebbe sembrare un pensiero egoistico, ma non lo è, perché in tale visione il proprio ego non esisterebbe più, giacché l’ego individuale può esistere solo dove c’è dualità). Ciò è assolutamente non praticabile nella vita di tutti i giorni e, anche se lo fosse, ci impedirebbe di fare l’esperienza della dualità, necessaria per prendere consapevolezza di noi stessi. Ho scritto che il “tutto” e il “nulla” sono la stessa cosa perché tutti gli opposti coesistenti, se invece di essere separati così come lo sono nel nostro (finto?) universo duale venissero lasciati liberi di riunirsi e fondersi, si annullerebbero a vicenda, così come un suono unito al suo opposto (cioè alla medesima onda sonora in controfase) dà come risultato il completo silenzio (per inciso, la coincidenza tra "tutto" e "nulla" può dar senso come da un apparente "nulla" possa nascere "il tutto", cioè l'universo duale, inteso come separazione di ciò che inizialmente era unito). Arriverà il momento in cui tutto sarà riunito e quindi in cui la dualità sarà superata (ovvero in cui la “finzione”, o “sogno”, o “teatro” in cui siamo immersi finirà), ma “ora” dobbiamo stare nella dualità. Quando dico “ora” sto ancora parlando in termini duali perché il nostro stesso lessico è basato sulla dualità: da un altro punto di vista, anche il tempo (come tutto il resto) è una finzione o sogno (seppur necessario). Il fisico David Bohm ha spiegato che l’universo è non-locale, ovvero tempo e spazio, così come li percepiamo, non esistono.
Faccio un breve accenno alla non-località, per poi tornare al tema di questo articolo, cioè al non-amore (o non-attaccamento) alla verità. Secondo il “principio di località”, tra due eventi lontani ci può essere un rapporto di causa-effetto solo se essi sono connessi da una catena causale di eventi che si propaga con una velocità minore o uguale alla velocità della luce. La fisica di Bohm trascende il principio di località: l’universo è olografico, ovvero prevede che l’informazione attiva sia distribuita ovunque ed istantaneamente. Detto in altri termini, tutto avviene in un unico punto (non esiste lo spazio) e nello stesso istante (non esiste il tempo), quindi l’universo così come lo percepiamo nella vita di tutti i giorni non esiste.
«[...] David Bohm, noto fisico dell'Università di Londra, recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l'universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. [...] ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. [...] Alla luce di questa consapevolezza, Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione. Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale. [...] Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare [...] Tutto compenetra tutto. In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali [...] Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente [...] Dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità di “tutto”. [...] A questo punto la realtà non esisterebbe, sarebbe solo un paradigma olografico, il mondo sarebbe solo una realtà secondaria, un insieme di frequenze olografiche che vengono trasformate dal cervello in percezioni sensoriali, mentre la realtà oggettiva non esisterebbe. [...] In tal caso, anche la struttura fisica individuale sarebbe una proiezione olografica della coscienza, pertanto ognuno di noi sarebbe responsabile della propria salute più di quanto mai possano fare le moderne scoperte farmacologiche. Le famose guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. [...]» (fonte)
Orbene, chiarito ciò, cioè che la realtà oggettiva, o assoluta, non esiste, arrivo alle conclusioni, cioè al concetto di “verità”. La propria visione delle cose, come accennato all’inizio, è la propria realtà (nel senso di costruita da noi stessi), la propria verità, il proprio punto di riferimento, che entra necessariamente in conflitto con ciò che è opposto a sé, e quindi con le altre persone, se ritenessimo assoluta la nostra creazione (nel senso di unica verità ammissibile). La soluzione per progredire in un’esistenza non-violenta e armoniosa, ovvero bella da vivere, inizia con il rinunciare all’amore, o attaccamento, alla propria visione delle cose, alla propria realtà, giacché attaccarsi con le unghie e con i denti ad essa è come aggrapparsi ad un sogno dentro a un sogno.
Vorrei citare, a tal proposito, Pasolini:
Parlando genericamente (e dando fiducia al lettore) si potrebbe quindi dire che Pasolini ama la realtà: ma, parlando sempre genericamente, si potrebbe forse anche dire che Pasolini non ama - di un amore altrettanto completo e profondo - la verità: perché forse, come egli dice, «l’amore per la verità finisce col distruggere tutto, perché non c’è niente di vero». (fonte)
Per concludere, tu non sai cosa ciascuno di noi sta vivendo, in cosa sta credendo e quale realtà sta creando, quindi cerca di essere gentile con tutti, sempre.
(17 ottobre 2021)
Il "tutto" e il "nulla" sono la stessa cosa?
Se ritenessimo che un punto dello spazio sia vuoto dovremmo chiederci se è vuoto perché non c’è nulla oppure se è vuoto perché in quel punto ci sono il tutto ed il contrario del tutto che si annichiliscono a vicenda. Ed ecco che il "tutto" ed il "nulla" divengono la stessa cosa...
(20 settembre 2021)
Pillole di Filosofia - Ogni visione del mondo è una metafora
La realtà non può essere da noi percepita così com’è, nella sua vera essenza e interezza, giacché noi, come umani, siamo scissi al nostro interno e normalmente obnubilati nel pensiero e nel sentimento.
Qualunque punto di vista è parziale e illusorio: la vita è un mistero, è un sogno dentro un sogno, quindi i nostri pensieri sono tanto sensati quanto quelli dentro un sogno.
Dai sogni dell’umanità nascono le tradizioni e i miti.
Il mito contiene la consapevolezza del passato, del presente e del futuro, nascosta dietro il significato letterale delle storie tramandate.
Noi possiamo solo raccontarci delle storie e inventarcene di nuove per esprimere la cangiante realtà dell’esistenza.
Ogni nostra visione del mondo è una metafora di ciò che è, da non prendere mai alla lettera perché il linguaggio intrappola una specifica parziale realtà umana, limitata e fallace, ma molto interessante se riusciamo a intuire cosa c’è oltre le parole.
(17 settembre 2021)
Pillole di Futuro - Una buona notizia
Al di là delle metafore e delle scelte linguistiche con cui Corrado Malanga si esprime, ci sono percezioni del futuro a lungo termine che rasentano la soglia dell'incomunicabilità, anzi la superano con chi già non ha la stessa percezione. In questo video di agosto 2021, Corrado Malanga, con il suo consueto stile comunicativo che, secondo me, presume una pregressa conoscenza delle ricerche a cui lui ha dedicato la vita e della visione dell'essere umano e dell'universo che ne ha ricavato, dà una "buona notizia" che ha il sapore di una profezia, indimostrabile nel momento presente ma che, già da tempo, percepisco come veritiera.
Mi trovo in sintonia con le sue considerazioni sulla situazione attuale che, per quanto difficili da sostenere su un piano strettamente logico-razionale, assumono pieno significato e coerenza se osservate dal punto di vista di una evoluzione di consapevolezza e del superamento della paura della morte, grazie alla presenza di Anima nel nostro agire (che Corrado, nel video, chiama "parte animica" riferendosi implicitamente alla coesistenza nell'essere umano di Anima, Spirito, Mente e Corpo).
Il sito ufficiale di Corrado Malanga è: https://corradomalangaexperience.com/
Pillole di Filosofia - Non esistono domande stupide
Questo nostro mondo così traboccante di sofferenza è un luogo dove ognuno di noi va avanti grazie alla capacità di saper ascoltare.
Per molti anni, per un giorno alla settimana, Gandhi restava in assoluto silenzio. Era convinto che fosse un modo per rimettere ordine nella sua mente, per ritrovare quella pace compromessa dal continuo parlare.
E’ cruciale dare il giusto spazio all’ascolto e alle domande, sia a quelle che nascono dentro di noi, sia a quelle delle persone a noi vicine.
Anche se la mia risposta potesse non essere la migliore o non aver centrato il problema, o anche se non avessi alcuna risposta, comunque non esisterebbe una domanda stupida. L’importante è accettare e accogliere le domande, e porle. In questo modo progrediamo insieme nel cammino della consapevolezza.
Lasciamo che siano altre persone a giudicare contando solo gli errori, se è questo ciò che vogliono. Noi, piuttosto, cerchiamo di essere riconoscenti e grati per tutto quel che è bello, sia che provenga da noi, sia che provenga da altri, o semplicemente che sia un dono della vita.
E’ molto importante scoprire, lodare e incoraggiare gli aspetti positivi delle persone a noi vicine: questa abitudine ci aiuterà non solo a vedere anche i nostri aspetti positivi, ma a costruire giorno dopo giorno una crescente fiducia nella vita nostra e altrui, che è alla base di ogni sano coraggio.
(30 luglio 2021)