Ama il prossimo tuo come te stesso, immigrato compreso
Quando ho fame,
penso agli affamati.
Quando ho dolore,
penso a chi soffre.
Quando ho tanto,
penso a chi ha poco.
Quando ho salute,
penso a chi la vorrebbe...
Nell'opulenza del troppo
cerco la sobrietà,
tra tanti discorsi sciocchi e parole inutili,
cerco la nostra comune umanità.
(Francesco Galgani, 2 aprile 2017, www.galgani.it)
«[...] Shin’ichi concentrò le sue forze soprattutto negli incontri con personalità africane, perché mosso dalla profonda convinzione che il ventunesimo secolo sarebbe stato il secolo dell’Africa.
Percepiva inoltre chiaramente che, se non si fossero garantite pace e prosperità al continente africano, dominato per lunghi anni come colonia dalle grandi potenze e dilaniato da fame e povertà, non ci sarebbe stato un futuro per l’umanità. [...]»
tratto da: "La nuova rivoluzione umana", cap. 30, vol. 2, puntata 4
«[...] Le persone ci dicono spesso di non aver avuto alcuna alternativa ad intraprendere il viaggio in mare per raggiungere l’Europa. Ci dicono che fuggono da violenza, conflitti, persecuzioni e povertà nei loro paesi di origine. A prescindere dalla provenienza o dalle ragioni che li hanno spinti a viaggiare, praticamente tutti coloro che soccorriamo in mare sono passati dalla Libia, dove molti sono stati esposti a preoccupanti livelli di violenza e sfruttamento.
Molti di coloro che abbiamo salvato hanno riferito di aver subito brutalità in Libia, mentre praticamente tutti sono stati testimoni di atti di estrema violenza (pestaggi, stupri e omicidi) nei confronti di rifugiati e migranti. Dopo le traumatiche esperienze vissute nei paesi di origine, l’attraversamento del deserto e le difficili condizioni di vita in Libia, non esiste spesso alcuna possibilità di tornare indietro e attraversare il Mediterraneo a bordo di un barcone rimane l’unica possibilità di fuggire. [...]
Il numero di persone che ogni anno perde la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa è comparabile a quello che MSF osserva in contesti di guerra. [...]
Il numero di persone morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo ha raggiunto picchi che non hanno precedenti, senza contare che i dati disponibili descrivono solo una parte del fenomeno. Non abbiamo nessuna idea del numero complessivo di barconi che partono dalla Libia verso l’Italia e di quanti siano naufragati senza aver potuto raggiungere le rotte commerciali più trafficate o aver lanciato una chiamata di soccorso.
Gli sforzi dell’Unione Europea di prevenire la perdita di vite in mare attraverso il rafforzamento dei controlli alle frontiere, la progressiva militarizzazione del mare e l’irrobustimento delle azioni contro i trafficanti non hanno portato alcun risultato concreto, se non un ulteriore incremento delle persone annegate. Le organizzazioni di trafficanti senza scrupoli hanno rapidamente adattato la loro condotta criminale e i viaggi in mare sono diventati ancora più pericolosi.
Sulla base della nostra esperienza a terra e in mare, siamo fermamente convinti che fino a quanto le istituzioni e i governi europei non offriranno alternative più sicure per cercare protezione in Europa, le persone continueranno a intraprendere questi viaggi e mettere a rischio le loro vite. [...]»
tratto da: "Medici Senza Frontiere, Le 10 domande più frequenti sulle nostre operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo"
Il paradiso siamo noi: l'accordo tra tutti gli stati che cambierà il mondo [Comunicato Stampa]
1 aprile 2017 – Oggi, per la prima volta nella storia, i rappresentanti dei 206 stati del mondo, compresi quelli che attualmente non hanno ottenuto un riconoscimento di sovranità da tutta la comunità internazionale, si riuniranno in videoconferenza per celebrare l’accordo tanto atteso per assicurare un destino più dignitoso a tutti i popoli. L’evento, trasmesso da tutti i media internazionali e dal sito http://thebulletin.org/timeline, inizierà alle ore 8 UTC. «Abbiamo scelto di intitolare questo evento di portata storica “Il paradiso siamo noi” per sottolineare lo spirito che ha permesso di riunire in un’unica assemblea proprio tutti, mettendo da parte odio e rancori», ha detto la Presidente Yuan Kao intervistata ieri dall’Asia Time, sottolineando che: «Finora, per millenni, abbiamo ricercato la felicità e rincorso desideri che spesso si sono rivelati autodistruttivi sia per noi stessi, sia per gli altri, sia per l’ambiente. Abbiamo condotto lotte di ogni genere, comprese guerre a volte cruente e atti indegni della nostra comune umanità, senza renderci conto che la nostra felicità e il nostro benessere comprendono anche quelli delle persone con cui condividiamo quest’unico pianeta, compresi i gruppi e le nazioni con cui abbiamo avuto i contrasti più duri. Questo principio, questa verità che abbiamo tardato a capire, ma che ogni giorno c’è sempre più evidente, d’ora in poi dovrà essere alla base di ogni relazione interpersonale e internazionale. Questo sarà il nostro impegno. Il mondo che vogliamo, un paradiso in cui poter abitare tutti insieme e in cui esser felici di esser nati, è questo in cui ci troviamo: non abbiamo altra scelta, non c’è un altro pianeta Terra in cui rifugiarci. Abbiamo fatto molti danni irreparabili, c’è molto da ricostruire, molte cose sono da cambiare nel nostro modo di pensare e agire, ma questa è l’unica opzione se non vogliamo negare ai nostri figli la possibilità di un futuro. Soprattutto, è l’unica opzione se non vogliamo finire col distruggere completamente l’unica casa che abbiamo». Le ha fatto eco il Presidente Ernest F. McKinney, che alla CNN ha dichiarato: «Noi abbiamo una casa comune. In questa casa ci sono 15850 testate nucleari, di cui le nostre sono 7260. Il nostro principale competitor negli armamenti nucleari ne ha 7500. Questo significa che insieme deteniamo il 93% delle armi nucleari. Queste sono sufficienti per distruggere la nostra casa comune non una, non due, ma almeno cento volte, se non di più. Negli ultimi mesi, io e il Presidente Dmitry Artemiev abbiamo parlato a lungo di questa questione. Abbiamo paura. Abbiamo paura del pericolo che noi stessi abbiamo creato. E’ come se avessimo cosparso di benzina e riempito di esplosivi la casa di legno dentro cui ci troviamo, tenendo in mano una torcia infuocata con cui da un momento all’altro far esplodere tutto. Io voglio che mia figlia possa vivere in questo mondo senza il pericolo che dall’oggi al domani venga spazzato via tutto dalla nostra follia; ovviamente lo vorrei anche per me stesso. Artemiev ha espresso molte volte un’analoga preoccupazione. E’ per queste ragioni che siamo giunti all’accordo di smantellare tutti i nostri armamenti nucleari entro la fine del 2017». Sul Russia Post, Artemiev ha confermato la sua nuova linea politica: «L’anno scorso abbiamo speso 67 miliari di dollari in spese militari. Ho ascoltato con attenzione il Presidente McKinney, che ha ammesso una spesa di 596 miliari di dollari in armamenti, relativamente all’anno scorso. Abbiamo ascoltato i nostri popoli, la nostra coscienza. Sulle strade delle nostre città, ci sono persone che muoiono di fame e di freddo, altre che non hanno possibilità di curarsi, e fin troppe sono senza lavoro. Abbiamo sottratto ingenti risorse dove più erano necessarie: so che le nostre scuse e il nostro sincero pentimento non potranno mai ripagare i nostri concittadini dei torti che abbiamo fatto loro, e che questa macchia rimarrà sulla mia coscienza finché vivrò, però vi assicuro che da oggi le cose cambiano. Ho concordato col Presidente americano di impegnarci entrambi a ridurre del 90% queste spese insensate, liberando così un fiume di soldi e di risorse per i veri bisogni della gente». Dichiarazioni analoghe hanno riguardato pressoché tutti i capi di stato. La nostra Presidente della Repubblica Marina Monaldo, nel discorso di ieri a reti unificate, ha usato poche parole, ma incisive: «Noi vogliamo la pace, per il semplice motivo che non ci sono opzioni più sensate. Per fare la pace dobbiamo prepararci alla pace. Prepararsi alla guerra porta solo guerra, morti e povertà. Fin qui abbiamo sbagliato, fino a ieri abbiamo speso 64 milioni di euro al giorno in armamenti, mentre nel popolo cresce l’indigenza. Spendiamo per distruggere?! Sì, le armi sono questo, servono solo a distruggere... Troppo a lungo, giorno dopo giorno, abbiamo offeso e umiliato i nostri concittadini, togliendo ai poveri per dare ai ricchi, ai signori delle guerre. Ogni persona, anche la più umile, ha la massima importanza: sia questo il monito perenne per ogni scelta politica! Con questo nuovo accordo internazionale, d’ora in poi le cose cambieranno. Dialogheremo con tutti e mediteremo bene le nostre scelte».
Alla videoconferenza in mondovisione è prevista la partecipazione anche di tutti i principali leader religiosi, oltre a filosofi, studiosi, ricercatori e premi nobel in ogni area del sapere. Il leader buddista giapponese Shin’ichi Yamamoto ha dichiarato: «In un’epoca segnata da una diffusa rinascita della religione ci dobbiamo domandare se questa rende le persone più deboli o più forti. Se essa incoraggia ciò che in loro è bene o male. Se le rende migliori o peggiori. Sono domande che dovremmo porre a tutte le religioni, incluso naturalmente il Buddismo, se vogliamo riuscire nel tentativo di “umanizzarle”».
Con grande sorpresa, hanno scelto di partecipare a questo evento anche i leader di organizzazioni note per atti terroristici, tra cui Qasim Fawwaz Asghar, che ha garantito lo stop ad ogni atto violento con queste parole: «Da oggi noi vogliamo uccidere la voglia di uccidere, perché questo accordo cambierà tutto. Non abbiamo più bisogno di seminare il terrore, perché adesso la comunità internazionale ha capito cosa deve fare. Nessuno getterà più bombe. Come disse il mistico sufi e poeta arabo Ibn ʿArabī di Murcia: “Prima odiavo il mio vicino perché non credeva in ciò in cui io credevo. Adesso il mio cuore è un tempio, una chiesa, una sinagoga. [...] La mia religione è l’amore, e dove c’è l’amore ci sono io”».
Comunicato Stampa di Francesco Galgani,
1 aprile 2017
P.S.: Il pesce d'aprile indica una tradizione, seguita in diversi paesi del mondo, che consiste nella realizzazione di scherzi da mettere in atto il 1º aprile. Molte testate giornalistiche, soprattutto online, pubblicano fake news in tale data: questo mio comunicato stampa, però, non è un semplice scherzo, vi pregherei di rileggerlo con attenzione. Ho usato nomi di fantasia, tranne uno; le cifre invece sono reali. Ho citato il sito http://thebulletin.org/timeline: si tratta dell’Orologio dell’Apocalisse. Per chi non ne ha mai sentito parlare o non ne conosce gli ultimi aggiornamenti, consiglio una lettura dell’articolo, uscito il 26 gennaio 2017 su Repubblica: “Orologio dell'Apocalisse più vicino alla mezzanotte con Trump”.
La sobrietà come fattore di cambiamento (di Giulio Ripa)
Sullo stesso argomento, si vedano anche:
- La condizione umana: problemi, reazioni, soluzioni
- La sindrome di Prometeo ovvero i limiti del desiderio (di Giulio Ripa)
Buona lettura di questo e di altri articoli di Giulio Ripa, tutti riuniti nel suo archivio.
La sobrietà come fattore di cambiamento (di Giulio Ripa)
Il tipo di sviluppo economico attuale con una produzione sempre in crescita, necessita del consumismo come pratica sociale. Questa ideologia si basa sull'incremento continuo del consumo delle cose e, il linguaggio delle cose e degli atti ad esse collegate è un linguaggio pragmatico. La realtà possiede questo linguaggio e non può essere che vissuta. Infatti il consumismo ha provocato un mutamento antropologico del cittadino in consumatore, con tutti le conseguenze tipiche di una società dell'opulenza e del superfluo.
Il consumismo determina il modo di vita della comunità basato sulla ricerca individuale del piacere (edonismo) attraverso l'incremento continuo di nuovi consumi e bisogni, dove ognuno fa riferimento esclusivamente a se stesso o ai propri desideri (autoreferenzialità) con un atteggiamento di chi prepone i propri interessi e le proprie esigenze a quelle altrui (individualismo).
L'illusione propagandata dai mass-media che il “benessere” dipende direttamente dalla quantità di merci prodotte e consumate, dimentica che avere troppe cose rende limitato il tempo per il piacere immateriale e non aumenta lo stato di benessere dell'uomo perché sposta ad un livello diverso tutti i suoi bisogni. Si crea un circolo vizioso per cui la soddisfazione dei propri bisogni e desideri non fa che aumentare l’insoddisfazione perché produce ancora ulteriori bisogni e desideri da soddisfare.
Il risultato finale è uno stato di malessere psicofisico caratterizzato da eccessiva irritabilità (nevrosi) nelle persone che volenti o nolenti sono ridotti a meri consumatori e spettatori.
Il mancato rispetto dei principi ecologici e la rottura dei rapporti sociali basati sulla solidarietà sono il prezzo che si paga per questo modello di sviluppo.
Pensiero unico: se in Italia esprimi il TUO pensiero rischi il carcere
Facciamo brevemente il punto della situazione.
L'8 marzo 2015 avevo pubblicato l'articolo "Libertà di informazione e di espressione del pensiero? Se apri un blog rischi la galera... in Italia", che descrive il caos legislativo contradditorio che di fatto censura la libertà di parola sul web in Italia.
Circa un mese fa, l'Italia ha chiesto all'Europa di istituire un ente indipendente dai governi pronto a bloccare qualunque contenuto non autorizzato presente in Rete e a sanzionarne gli autori. Si tratterebbe di una sorta di Ministero della Verità, che deciderebbe per tutti che cosa è vero e che cosa è falso, come ho documentato nell'articolo "L’Italia chiede all’Europa di abolire la libertà di espressione", del 5 gennaio 2017.
Una visione a livello globale di questa voglia di uccidere la libertà di pensiero e di espressione in Rete ci può essere fornita dal video che ho inserito in "Autocensura, manipolazione in Rete e cyberguerra, grazie all'Intelligenza Artificiale".
Più passa il tempo e più i governi sono intenti a censurare informazioni di pubblico interesse e ad aumentare le richieste al settore privato di rimuovere contenuti ritenuti offensivi, come documentato in "Censura, sorveglianza, violazione dei diritti: web sempre meno libero, anche nei paesi democratici".
A livello mondiale c'è una gran voglia di tappare la bocca a tutti, permettendo la circolazione di notizie esclusivamente a sostegno del potere vigente (o al massimo relative a questioni che non lo vanno a intaccare). Anche i giornalisti professionisti non se la passano bene: le agenzie di intelligence (servizi segreti), che scrivono interi articoli e poi obbligano la stampa a diffonderli, decidono cosa va stampato e cosa no. A tal proposito, nel 2014 pubblicai la confessione di un giornalista in "La disinformazione di massa, asservita alla guerra e ai poteri alti". In tutto il mondo la libertà di stampa è in consistente e preoccupante declino e l'Italia si trova al 77° posto. Nel 2015 "La Repubblica" ha denunciato che tra 30 e 50 giornalisti sono sotto protezione perché sono stati minacciati. Il livello di violenza contro i giornalisti (incluse violenze verbali, intimidazioni fisiche e minacce di morte) è allarmante (fonte "Libertà di stampa, Italia peggio della Moldova. Troppe minacce e processi ai giornalisti").
In questo drammatico quadro, oramai ci stiamo avviando verso l'istituzione del pensiero unico dell'informazione. Poiché la rete Internet si è permessa, grazie alla sua natura multiculturale e pluralista, di mettere in discussione le verità assolute dei mainstream dell'informazione, i governi stanno facendo ogni tentativo per mettere il bavaglio a chi si discosta dalla verità ufficiale utilizzando lo strumento della Rete (come il presente blog). E' una specie di vendetta dopo che i media controllati dal potere non riescono più a condizionare completamente le opinioni delle persone. Proprio in questi giorni è stato presentato al Senato il Disegno di Legge "Disposizioni per prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica", che di fatto prevede multe salate e il carcere per i blogger che osano discostarsi dalla "verità ufficiale". (fonti: "Fake news, presentato ddl al Senato: “Multe fino a 5mila euro”. E Mosca pubblica online le “false notizie” dei media stranieri" e "Solo il MoVimento difende la libertà d'espressione in Rete #NoLeggeGambaro")
Ecco, questa è la situazione. Le notizie false in tv e sui giornali continueranno a circolare liberamente, mentre chiunque osi dire il contrario è a rischio. In ballo ci sono il presente e il futuro della libertà d’espressione, oltre che la costante manipolazione dell'opinione pubblica, con tutti i danni che ne conseguono. Io penso che assecondare il pensiero unico non porterà a nulla di buono. Vorrei ricordare a tutti questo ammonimento di Daisaku Ikeda: «Non vi può essere vera democrazia a meno che i cittadini di un paese comprendano che essi sono i sovrani e i protagonisti principali, agendo di conseguenza con saggezza e profonda consapevolezza. La democrazia non adempirà la sua missione a meno che gli individui si alzino con maggiore informazione e coinvolgimento e, uniti, lottino in favore della giustizia, controllando le attività dei potenti.» (tratto da "Giorno per giorno", Esperia Edizioni)
Buona lotta per la libertà e per un mondo migliore.
Francesco Galgani,
19 febbraio 2017
L’Italia chiede all’Europa di abolire la libertà di espressione
Un articolo del Sole 24 Ore del 30 dicembre 2016 inizia così: «Il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, ha invitato i Paesi dell’Ue a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione di notizie-bufale su Internet, spiegando che questa lotta è più efficace se viene svolta dagli Stati piuttosto che delegarla ai social media come Facebook. In un’intervista al Financial Times, Pitruzzella ha suggerito la creazione di un network di agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e modellate sul sistema delle agenzie antitrust, che potrebbero rilevare le bufale, imporne la rimozione e, dove necessario, sanzionare chi le ha messe in giro.
«La post-verità è uno dei motori del populismo ed è una minaccia che grava sulle nostre democrazie», ha sottolineato Pitruzzella, «siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com’è, un Far West, oppure se imporre regole in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata». «Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico”, ha aggiunto. Per Pitruzzella questo monitoraggio della Rete non si tradurrebbe in una censura perché la gente «continuerebbe a usare un Internet libero e aperto» ma beneficerebbe della presenza di un’entità «terza - indipendente dal governo - pronta a intervenire rapidamente se l'interesse pubblico viene minacciato».
Su questo tema, si veda anche il mio precedente articolo, contenente un interessante video di Glauco Benigni: Autocensura, manipolazione in Rete e cyberguerra, grazie all'Intelligenza Artificiale. Sullo stesso argomento, segnalo anche gli articoli sul blog di Grillo: "Le post-cazzate dei nuovi inquisitori", "Una giuria popolare per le balle dei media", "La fake news sull'attentato di Berlino. E ora che si fa, cari censori, chiudiamo i giornali?".
Cosa sta succedendo?
ZeroHedge ha analizzato il significato delle dichiarazioni del nostro capo dell’antitrust, Pitruzzella, in merito alle “fake news”. Come al solito, dietro una richiesta apparentemente ragionevole, si cela una verità inconfessabile. L’establishment vuole mettere in atto un “Ministero della Verità” orwelliano, una schiera di individui non eletti, ovviamente coordinati da Bruxelles, che non rispondono a nessuno delle loro azioni ma che possono decidere cosa è vero e cosa no. Chi controlla il presente controlla il passato, e chi controlla il passato controlla il futuro (Orwell, 1984).
La traduzione seguente è tratta da vocidallestero.it:
Una scelta controproducente del Ministero della Difesa Italiano: Windows 10
Riguardo alle spese militari italiane, avevo dedicato l'articolo "La NATO ci sta trascinando verso la guerra - NO GUERRA, NO NATO!", nel quale parlavo di 52 milioni di euro al giorno. Articoli più recenti, come "L'Italia spenderà un miliardo in spese militari", de "Il Giornale" del 18 ottobre 2016, testimoniano che la follia continua... e peggiora. In questo quadro drammatico e pericolosissimo, in cui stiamo creando le condizioni per arrivare ad un'altra guerra mondiale, vorrei soffermarmi in quest'articolo su un altro aspetto che ha importanti ripercussioni etiche e pratiche, ovvero quello del software utilizzato. La questione non riguarda soltanto il Ministero della Difesa, che qui prendo come esempio e come pretesto per denunciare un problema, ma pressoché ogni aspetto della società in cui l'interazione con macchine programmabili (dai grandi server, ai computer aziendali e personali, agli smartphone, ecc.) svolge un ruolo.
Il Ministero della Difesa ha deciso di migrare i suoi computer a Windows 10. Ok, ne hanno parlato vari giornali online, e tutti hanno sottolineato che tale scelta è stata mossa da (presunte) ragioni di sicurezza. Il buon senso, però, mi suggerisce dietro a tutto ciò ci sono altre ragioni, perché se veramente la sicurezza della nazione (e dei suoi computer) fosse al primo posto, le scelte più assennate sarebbero altre. A Windows 10 avevo già dedicato una piccola poesia-denuncia più di un anno fa, il 3 agosto 2015... per chi se la vuol leggere, questo è il link: comprenderla potrebbe non essere né semplice né immediato per chi non ha ben chiaro il danno sociale arrecato dal software proprietario e i benefici per l'umanità del software libero. Per le persone di buona volontà che desiderano capire e approfondire, rimando alla pagina Cos’è il Software Libero?, e invito alla visione del video seguente, sotto cui riporto un articolo a firma di Sonia Montegiove, presidente dell’Associazione LibreItalia, dedicato alla recente decisione del Ministero della Difesa Italiano di adottare "Windows 10".
Introduction to Free Software and the Liberation of Cyberspace
by Richard Stallman (fonte - licenza Creative Commons)
La Difesa adotta Win10 e il Paese ha un nuovo alleato per la sicurezza?
di Sonia Montegiove - 15 novembre 2016 - tratto da TechEconomy (fonte)- licenza Creative Commons
Riforma della Costituzione Italiana 2016: TESTO COMPLETO del Referendum
Avevo già pubblicato alcune considerazioni e un cortometraggio sul Referendum Costituzionale 2016.
Per coloro che volessero cimentarsi nella lettura di ciò che effettivamente andremo a votare, provvedo a riportare, in questo nuovo articolo, il testo completo della riforma costituzionale, con a fianco il testo della Costituzione Italiana attualmente vigore, al link seguente:
Riforma Costituzione 2016 - Testo completo.pdf
L'Università Telematica Internazionale Uninettuno ha organizzato un incontro pubblico a Roma, il 9 novembre 2016, per discutere di tale riforma (qui la locandina). Il prof. Beniamino Caravita di Toritto, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico, e il prof. Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, illustreranno le ragioni del sì e del no e, soprattutto, risponderanno alle domande dei presenti e degli studenti, che potranno seguire l’incontro anche in streaming su www.uninettunouniversity.net e potranno interagire via Twitter e email.
Antecedentemente all'incontro, ho inviato ai due professori il messaggio seguente, che desidero condividere anche con i miei lettori, con l'auspicio di contribuire ad una riflessione e presa di consapevolezza delle tematiche del referendum:
«Egregi Professori,
esprimo le mie considerazioni di comune cittadino, fermo restando che sono pronto ad accogliere opinioni diverse dalle mie. Vi ringrazio per l'incontro pubblico che avete organizzato, sperando che mi aiuti a chiarirmi le idee.
La mia opinione è che il nuovo testo proposto sia troppo complesso per essere compreso nelle sue molteplici conseguenze da un comune cittadino come me, senza una specifica formazione in giurisprudenza. In alcune parti, è persino al limite dell'intelligibilità (come ad esempio nella nuova formulazione dell'art. 70). Al di là della comprensione letterale del testo, comunque difficile, credo che una vera comprensione del referendum proposto richieda una conoscenza degli effetti congiunti del nuovo testo con le altri fonti del diritto.
Ho serie perplessità sulla nuova formulazione dell'art. 67, che conferma l'inesistenza del vincolo di mandato: una vera riforma che possa portare a un modo migliore di fare politica, secondo me, dovrebbe introdurre l'obbligo del vincolo di mandato, in modo che le promesse elettorali non siano più soltanto parole vuote. Per le stesse ragioni di trasparenza della condotta dei cittadini eletti, e per l'abolizione di protezioni che non fanno bene alla gestione dello Stato, secondo me sarebbe stato opportuno riscrivere l'art. 68.
L'art. 70, come precedentemente accennato, oltre ad essere poco comprensibile, pare complicare di molto le cose piuttosto che semplificarle. Sarebbe da tenere presente che, quando c'è stata la volontà politica di fare in fretta ad approvare nuove leggi, questo è stato possibile persino nel giro di pochi giorni, ma non necessariamente ciò ha portato a leggi buone (la fretta è cattiva consigliera, se poi è abbinata ad un eccesso di potere di una sola parte politica è pure peggio). Di contro, leggi che hanno richiesto discussioni tra camera e senato durate mesi e mesi, possono aver prodotto risultati migliori. Se lo scopo del nuovo assetto di Camera e Senato è quello di accelerare l'iter legislativo, non mi pare che questo implichi un vantaggio per la democrazia (in cui le discussioni e il dialogo dovrebbero essere la normalità).
L'introduzione di una discussione obbligatoria delle proposte di legge di iniziativa popolare e dell'esistenza di referendum propositivi, a mio avviso, almeno a livello teorico, sarebbe positiva. Rimango però perplesso del sostanziale boicottaggio dei referendum e delle proposte di legge di iniziativa popolare a cui finora abbiamo assistito, che mi lascia supporre che cambiando la costituzione non cambi nulla, perché il problema è verosimilmente altrove.
Tirando le somme, il mio giudizio sulla riforma costituzionale proposta è di estrema perplessità, perché non mi pare che introduca vantaggi per noi cittadini.
Sul discorso di ridurre i costi della politica, considerato uno degli scopi della riforma, credo che questo sia ottenibile semplicemente riducendo in maniera significativa gli stipendi, ma come ha dimostrato la recente bocciatura della proposta di legge per dimezzare gli stipendi dei parlamentari, è evidente che non c'è una volontà politica largamente condivisa al riguardo, né con questa costituzione né con una sua eventuale variazione.
Tristemente perplesso è anche il mio giudizio su come finora è stata applicata impropriamente la costituzione, ad es. infrangendo ripetutamente i dettami dell'art. 11, in virtù di una limitazione di sovranità che di fatto sta portando l'Italia sulla strada della guerra.»
La NATO ci sta trascinando verso la guerra - NO GUERRA, NO NATO!
Vedi anche: Verso la Pace... tra pessimismo e ottimismo
Nota: la fotografia qui a destra ha fatto il giro della Rete, ma non so dove sia stata scattata né in quale occasione. L'ho scelta per stimolare una riflessione, ma assolutamente fuori da ogni logica di dividere il mondo in "buoni" e "cattivi", non è questa la mia intenzione. Siamo tutti esseri umani e abbiamo tutti paura della violenza: questo è ciò che ci accomuna, al di là della nazione, della cultura o dell'etnia.
In un mio precedente articolo, avevo pubblicato la poesia-denuncia "La patologia della democrazia", con alcune importanti noti in calce: vorrei invitarvi a rileggerla nuovamente, grazie.
In tale poesia invitavo ad un urgente cambio di governo: mi riferivo innanzitutto al governo dei nostri cuori, delle nostre anime, perché il cambiamento della società richiede innanzitutto la trasformazione interiore di chi ne fa parte. Il primo amore a cui mi riferivo nella poesia è quello delle nostri madri, simbolo di vita e di protezione della vita. Tutto ciò, però, non significa chiudere gli occhi a che cosa stanno facendo le istituzioni nazionali e internazionali, anzi, servono più che mai cittadini consapevoli per tenere sotto controllo i potenti e avere la saggezza di capire chi merita il nostro sostegno e chi no.
La situazione attuale è molto grave, ci sono tutti i segnali che ci stiamo avviando ad una guerra devastante. Avevo già denunciato che da quest'anno sono aumentate significativamente le spese militari e l'acquisto di nuove armi. Più in dettaglio, sul sito "No Guerra No NATO", in cui è presente una petizione online per uscire dalla NATO, leggiamo:
«L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realtà superiore che l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro al giorno.
Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno.
È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva.»
Queste informazioni sembrano confermate da altri fonti: chi vuole approfondire, può farsi autonomamente una ricerca in Rete. Secondo quello che ho letto, ci stiamo preparando ad una guerra contro la Russia. In un articolo de Il Sole 24 Ore di maggio 2016, leggiamo che: «l’Assemblea parlamentare della Nato ha invitato gli alleati a prepararsi a una risposta alla «potenziale minaccia» della Russia nei confronti di uno dei Paesi membri».
Basta cercare in Rete gli articoli contenente le parole "guerra" e "NATO" per scoprire che da più parti viene annunciata come imminente e inevitabile una guerra tra Europa e Russia. A me tutto ciò sembra una diabolica propaganda mediatica a favore di una nuova guerra. La guerra è e rimane un grave crimine e deve essere assolutamente evitata: chi ritiene che sia una cosa giusta, o è un mostro o è stupido (o entrambe le cose).
Proprio pochi giorni fa, sul blog di Beppe Grillo è stato pubblicato il messaggio "No ai soldati italiani al confine con la Russia #IoVoglioLaPace":
«Nell'Italia a sovranità zero di Renzi e del suo tutor Napolitano il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, può permettersi di venire a Roma per annunciare in un'intervista, lui al posto del governo, l'invio di un contingente di soldati italiani al confine con la Russia nel 2018. Solo dopo mezz'ora Pinotti e Gentiloni hanno confermato la notizia che i nostri militari saranno 150 e verranno dispiegati in Lettonia. Questa azione è sconsiderata, è contro gli interessi nazionali, espone gli italiani a un pericolo mortale ed è stata intrapresa senza consultare i cittadini. L'Italia non ci guadagna nulla e ci perde tantissimo. In termini di sicurezza nazionale questa missione rischia di esporre il nostro Paese al dramma della guerra. Ci riporta indietro di trent'anni ed alza nuovi muri con la Russia, che per noi è un partner strategico e un interlocutore per la stabilizzazione del Medio Oriente.
Con la follia delle sanzioni abbiamo perso in due anni 3,6 miliardi di euro: l'export italiano verso la federazione russa, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34%). Lombardia (-1,18 miliardi), Emilia Romagna (-771 milioni) e Veneto (-688,2 milioni) sono le regioni che con il blocco alle vendite hanno subito gli effetti negativi più pesanti. Una mazzata pesantissima per un Paese che ha 10 milioni di poveri.
Adesso vogliono schierare i nostri uomini per provocare i russi e trascinarci nell'assurdità della guerra. Un altro fronte, oltre a quelli già aperti in Iraq, in Afghanistan, in Libia con i disastri che hanno creato. Renzi e Napolitano chinano la testa, ma l'invio di 150 uomini in Lettonia è inaccettabile. Chi pensa il contrario o non sa quello che fa o se ne frega degli italiani per altri interessi: delle due l'una. La Russia è un partner essenziale, non un nemico.
I cittadini vogliono pace e prosperità, questo governo di pavidi ci trascina verso la guerra e il disastro economico.
Nessun soldato italiano con il MoVimento 5 Stelle al governo sarà inviato al confine con la Russia, ma nel frattempo nessuno ha il diritto di giocare con la nostra pelle: #IoVoglioLaPace. Facciamoci sentire!»
Io, come poeta e come blogger, non ho altro da aggiungere. Forse quei miei versi dove dico "ma un nuovo governo / d'urgenza servirebbe" andrebbero seriamente considerati... ma prima di tutto, servirebbero cittadini consapevoli. Seguono tre video, tutti sottotitolati in italiano, che consiglio di guardare con molta attenzione e su cui riflettere:
Francesco Galgani,
17 ottobre 2016
Riforma della Costituzione Italiana: il popolo è chiamato ad esprimersi...
E se si votasse sulla Costituzione familiare? Ecco il cortometraggio sui risvolti della riforma
Il cortometraggio seguente, prodotto da Pietro Adami (fonte), fa capire i risvolti dell'attuale riforma costituzionale, traslandola in un'ipotetica "costituzione familiare":
Dov’è oggi la sovranità, quella sovranità che l’art. 1 della Costituzione pone nel popolo e che l’art. 11 autorizza bensì a “limitare”, ma precisando le condizioni (la pace e la giustizia tra le Nazioni, e non le tante guerre e vendite di armi a cui l'Italia partecipa, con 50 milioni di euro di spesa giornaliera) e vietando che sia dismessa e trasferita presso poteri opachi e irresponsabili? È superfluo ripetere quello che da tutte le parti si riconosce: per molte ragioni, il popolo sovrano è stato spodestato.
Se manca la sovranità, cioè la libertà di decidere da noi della nostra libertà, quella che chiamiamo costituzione non più è tale. Sarà, al più, uno strumento di governo di cui chi è al potere si serve finché è utile e che si mette da parte quando non serve più.
La prassi è lì a dimostrare che proprio questo è stato l’atteggiamento sfacciatamente strumentale degli ultimi anni: la Costituzione non è stata sopra, ma sotto la politica e perciò è stata forzata e disattesa innumerevoli volte nel silenzio compiacente della politica, della stampa, della scienza costituzionale. Ora, la riforma non è altro che la codificazione di questa perdita di sovranità.
Suggerisco ai miei lettori una lettura di: "La patologia della democrazia".
Perché votare “No”?
Se la riforma dovesse essere approvata, gli spazi democratici verrebbero limitati. Si concentrerebbe maggior potere nelle mani del governo italiano, riducendo il ruolo del parlamento e limitando il pluralismo attraverso una legge elettorale che garantirebbe una maggioranza assoluta al partito col maggior numero di voti.
Inoltre la riforma ridurrebbe il potere delle regioni, ostacolando le autonomie locali.
Vista ancor più ampiamente, la riforma sarebbe un’altra espressione dell’attuale richiesta della UE di avere governi nazionali affidabili che possano applicare decisioni tecnocratiche senza il disturbo di un’opposizione politica e del dissenso organizzato. La “governabilità" a tutti i costi, in altre parole. Vedremmo sicuramente una crescita della retorica del tipo “Non ci sono alternative”, che ha caratterizzato la posizione dell’Unione e dei suoi stati dalla crisi del 2008.
Si veda anche il mio precedente articolo: "A proposito di referendum ed elezioni politiche".
Francesco Galgani,
scritto inizialmente il 23 settembre 2016, aggiornato il 20 ottobre 2016
(In questa brevissima riflessione di sono servito di parole liberamente tratte da un documento di Gustavo Zagrebelsky e da un comunicato del Diem25; la vignetta è stata pubblicata su "Il Vernacoliere" di agosto/settembre 2016)
La patologia della democrazia
La patologia della democrazia
Fra tanti inutili fuchi
se ne cerca il peggiore,
l'unico col pungiglione
e pure un po' coglione,
pronto a comandare
nuove spese militari,
a godimento di quei maiali
psicopatici e brutali,
dal cervello bacato,
nei soldi imprigionato,
che son ladri di vita,
d'anima aberrita:
questa è la follia
d'un'ottusa democrazia,
smarrita nel ragionamento,
egoista nel sentimento,
che si lascia abbindolare,
e facilmente soggiogare,
da fin troppe carogne
abili nel parlare.
I signori della guerra
dominano il mondo,
ma a loro non mi piego,
c'è altro nel mio profondo!
Dove vogliamo andare?
Chi vogliamo a comandare?
Per un grande miglioramento
pochissimo basterebbe, (1)
ma un nuovo governo
d'urgenza servirebbe: (2a,b)
è tempo d'una rivoluzione
che parta dal Cuore,
che ritorni alle origini
del primo vero Amore!
E' tempo d'inchinarci
a chi vive le dolci attese,
riverendo le mamme,
sagge ma indifese,
fin troppo disprezzate,
eppur sempre degne
d'essere ascoltate:
per nessun sortilegio
si farebbero ingannare
da chi i bimbi ferisce
o fa ammazzare.
(Francesco Galgani, 9 settembre 2016)
https://www.galgani.it/poesie/index.php/poesie/608-la-patologia-della-democrazia
Note: