Avevo già pubblicato alcune considerazioni e un cortometraggio sul Referendum Costituzionale 2016.
Per coloro che volessero cimentarsi nella lettura di ciò che effettivamente andremo a votare, provvedo a riportare, in questo nuovo articolo, il testo completo della riforma costituzionale, con a fianco il testo della Costituzione Italiana attualmente vigore, al link seguente:
Riforma Costituzione 2016 - Testo completo.pdf
L'Università Telematica Internazionale Uninettuno ha organizzato un incontro pubblico a Roma, il 9 novembre 2016, per discutere di tale riforma (qui la locandina). Il prof. Beniamino Caravita di Toritto, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico, e il prof. Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, illustreranno le ragioni del sì e del no e, soprattutto, risponderanno alle domande dei presenti e degli studenti, che potranno seguire l’incontro anche in streaming su www.uninettunouniversity.net e potranno interagire via Twitter e email.
Antecedentemente all'incontro, ho inviato ai due professori il messaggio seguente, che desidero condividere anche con i miei lettori, con l'auspicio di contribuire ad una riflessione e presa di consapevolezza delle tematiche del referendum:
«Egregi Professori,
esprimo le mie considerazioni di comune cittadino, fermo restando che sono pronto ad accogliere opinioni diverse dalle mie. Vi ringrazio per l'incontro pubblico che avete organizzato, sperando che mi aiuti a chiarirmi le idee.
La mia opinione è che il nuovo testo proposto sia troppo complesso per essere compreso nelle sue molteplici conseguenze da un comune cittadino come me, senza una specifica formazione in giurisprudenza. In alcune parti, è persino al limite dell'intelligibilità (come ad esempio nella nuova formulazione dell'art. 70). Al di là della comprensione letterale del testo, comunque difficile, credo che una vera comprensione del referendum proposto richieda una conoscenza degli effetti congiunti del nuovo testo con le altri fonti del diritto.
Ho serie perplessità sulla nuova formulazione dell'art. 67, che conferma l'inesistenza del vincolo di mandato: una vera riforma che possa portare a un modo migliore di fare politica, secondo me, dovrebbe introdurre l'obbligo del vincolo di mandato, in modo che le promesse elettorali non siano più soltanto parole vuote. Per le stesse ragioni di trasparenza della condotta dei cittadini eletti, e per l'abolizione di protezioni che non fanno bene alla gestione dello Stato, secondo me sarebbe stato opportuno riscrivere l'art. 68.
L'art. 70, come precedentemente accennato, oltre ad essere poco comprensibile, pare complicare di molto le cose piuttosto che semplificarle. Sarebbe da tenere presente che, quando c'è stata la volontà politica di fare in fretta ad approvare nuove leggi, questo è stato possibile persino nel giro di pochi giorni, ma non necessariamente ciò ha portato a leggi buone (la fretta è cattiva consigliera, se poi è abbinata ad un eccesso di potere di una sola parte politica è pure peggio). Di contro, leggi che hanno richiesto discussioni tra camera e senato durate mesi e mesi, possono aver prodotto risultati migliori. Se lo scopo del nuovo assetto di Camera e Senato è quello di accelerare l'iter legislativo, non mi pare che questo implichi un vantaggio per la democrazia (in cui le discussioni e il dialogo dovrebbero essere la normalità).
L'introduzione di una discussione obbligatoria delle proposte di legge di iniziativa popolare e dell'esistenza di referendum propositivi, a mio avviso, almeno a livello teorico, sarebbe positiva. Rimango però perplesso del sostanziale boicottaggio dei referendum e delle proposte di legge di iniziativa popolare a cui finora abbiamo assistito, che mi lascia supporre che cambiando la costituzione non cambi nulla, perché il problema è verosimilmente altrove.
Tirando le somme, il mio giudizio sulla riforma costituzionale proposta è di estrema perplessità, perché non mi pare che introduca vantaggi per noi cittadini.
Sul discorso di ridurre i costi della politica, considerato uno degli scopi della riforma, credo che questo sia ottenibile semplicemente riducendo in maniera significativa gli stipendi, ma come ha dimostrato la recente bocciatura della proposta di legge per dimezzare gli stipendi dei parlamentari, è evidente che non c'è una volontà politica largamente condivisa al riguardo, né con questa costituzione né con una sua eventuale variazione.
Tristemente perplesso è anche il mio giudizio su come finora è stata applicata impropriamente la costituzione, ad es. infrangendo ripetutamente i dettami dell'art. 11, in virtù di una limitazione di sovranità che di fatto sta portando l'Italia sulla strada della guerra.»