Pillole di Psicologia - Non esiste una parola in tibetano per "bassa autostima"
Mia traduzione, con note tra parentesi e una precisazione linguistica in calce, di un paragrafo di "The one where I asked the Dalai Lama a question":
[...]
Una volta, molti anni fa [in una conferenza del 1990 a Dharmsala, in India, ndt], Sua Santità [Dalai Lama Tenzin Gyatso, ndt] era in riunione con un gruppo di terapeuti e insegnanti di meditazione occidentali.
Una di loro, Sharon Salzburg, gli chiese come poteva aiutare i suoi studenti con una bassa autostima.
«Bassa autostima? Che cos'è?» - chiese Sua Santità - «Non ne ho mai sentito parlare».
Il suo traduttore cercò di spiegarglielo, il che non fu affatto facile perché non esiste una parola in tibetano per "bassa autostima". Alla fine ci riuscì.
Sua Santità era incredulo: «Sei sicura che i tuoi studenti abbiano questo [problema]?», le chiese in modo pressante.
Lei rispose: «Certo che ce l'hanno. In effetti, io stessa ne soffro».
Una tale risposta lo fece saltare in aria, a quanto pare. Puntò col dito tutti i presenti nella stanza: «Ce l'avete anche voi [questo problema]? Ce l'avete?».
Tutti fecero cenno di sì e lui disse: «Come potete avere una bassa autostima se possedete [tutti quanti] la natura di Budda?».
[...]
Per chi vuole approfondire, quanto accaduto è confermato e raccontato dalla stessa Sharon Salzburg sul suo blog, in questo articolo qui linkato del 1 novembre 2002.
Una precisazione linguistica: le fonti che ho trovato in inglese relative a questo episodio a volte usano l'espressione "self-hatred" (odio di sé), a volte "low self-esteem" (bassa autostima). In questo contesto, il significato è lo stesso. L'espressione "odio di sé", infatti, è usata raramente da psicologi e psichiatri, che di solito descrivono gli individui affetti da tale sentimento come "persone con scarsa autostima" (fonte). Credo che l'equivalenza tra "odio di sé" e "bassa autostima" sia un ulteriore motivo di attenzione.
(13 agosto 2021)
Il lungo viaggio della vita
Pillole di Confucianesimo - Le cinque virtù costanti
Forse già lo sai, ma vorrei ripetere la predizione del Budda su come sarà l’ultima epoca: «Sarà un’epoca caotica in cui anche i santi troveranno difficile vivere. Essi saranno come pietre in un grande fuoco, che per un po’ sembrano resistere al calore, ma alla fine si carbonizzano e si sbriciolano in cenere. Gli uomini saggi si appelleranno alle cinque virtù costanti, ma essi stessi avranno difficoltà a comportarsi di conseguenza». Quindi prosegue: «Non rimanere troppo a lungo nel posto d’onore».
(tratto da "I tre tipi di tesori", Nichiren Daishonin, 1277)
L'ultima epoca a cui si riferisce la profezia del Budda Shakyamuni (566 a.C. - 486 a.C.) qui citata è la nostra. Le cinque virtù costanti a cui si riferisce il Budda, e che sono entrate pienamente all'interno degli insegnamenti buddisti, fanno parte dell'insegnamento di Confucio (551 a.C. - 479 a.C.). Le date che ho qui indicato sono quelle tradizionali, ma non sono sicuro che Shakyamuni sia stato davvero contemporaneo di Confucio: forse, secondo studi più recenti, è vissuto uno o due secoli dopo.
Vediamo le cinque virtù costanti o wu chang (五常). In ordine decrescente di importanza, le virtù sono benevolenza o ren (仁), rettitudine o yi (义), correttezza o li (理), saggezza o zhi (智) e fedeltà o xin (信). Questi cinque principi etici regolavano la società nell'antica Cina, anche se tradurre xin presenta qualche difficoltà, perché il carattere combina i caratteri separati di "persone" e "parola", e significa "persistere in ciò che si è detto" o "le proprie azioni corrispondono alle proprie parole". Il significato è meglio descritto come simile alle parole fedeltà, integrità, onestà, fiducia, fede o promessa, ma non corrisponde direttamente a nessuna di queste singole parole.
Le cinque virtù costanti erano importanti per determinare chi fosse un "vero gentiluomo" nell'antica società cinese. Indipendentemente dalla classe o dallo status sociale di una persona, ci si aspettava che esibisse le cinque virtù e che usasse una condotta corretta verso gli altri.
Questo si applicava anche al modo in cui ci si aspettava che i governanti governassero. Un leader, dal burocrate locale all'imperatore, doveva governare con una preoccupazione benevola per il benessere delle persone a lui sottoposte. Uno dei motivi per cui ci si aspettava che i governanti vivessero secondo le cinque virtù costanti è che il concetto confuciano di governo implicava la guida attraverso l'esempio. La convinzione era che se gli individui nel governo fossero stati virtuosi, anche i loro sudditi lo sarebbero stati.
Un altro presupposto confuciano è che quando le persone sono tenute in riga da misure governative o da minacce di punizione, l'obiettivo primario del popolo diventa quello di sfuggire alla prigione o alle altre punizioni. In tale ipotesi, le persone si comportano "bene" non a causa di un vero senso dell'onore nel buon comportamento o della vergogna nel cattivo comportamento, ma semplicemente a causa della minaccia della punizione. Invece, l'ideale confuciano è quello di guidare attraverso la virtù e il controllo, o di dare una regola alle persone sotto il proprio governo attraverso la correttezza. Tutto ciò, a sua volta, coltiverà un senso di onore e rispetto tra il popolo.
Parte dell'ideologia confuciana è che le persone nascono buone e possono migliorarsi attraverso l'apprendimento. Quando il governo si concentra sull'educazione dei suoi cittadini, specialmente esemplificando la moralità, gli individui ne prenderanno nota. Con sufficiente educazione ed esempi di buona leadership da seguire, i cittadini diventeranno cittadini modello.
Purtroppo, nella nostra epoca assai distante dall'ideale confuciano, non abbiamo governanti o altre persone al comando di cui emulare le virtù... ma c'è sempre l'Anima dei grandi maestri dell'umanità, per chi ne è alla ricerca, per cui mi auguro che ciascuno di noi possa diventare un buon leader, un buon governante di se stesso o se stessa.
(11 agosto 2021)
Per approfondimenti: Confucius - an overview | ScienceDirect Topics
Tolleranza e Accoglienza
Dentro ogni vivente c'è uno splendore.
Quando questo credo diventa la base del nostro vivere, siamo naturalmente tolleranti e accoglienti, senza forzature.
Con questo sguardo, creiamo un mondo dove tutto è bello, dove tutto è un regalo.
Spero che le nostre creazioni artistiche possano essere al servizio di questo sguardo, così come le nostre vite.
(11 agosto 2021)