Pillole di Buddismo - Oltre le bugie (e oltre il green pass)

Qualunque tipo di potere inteso come coercizione (potere politico, religioso, scolastico, medico-scientifico, ecc.) esercita la sua funzione demoniaca e legittima se stesso tramite l’istituzionalizzazione della bugia a verità. Questo è un modus cogitandi et operandi universale, che trascende le circostanze storiche e culturali. Per questa stessa ragione, chi ama non ricerca mai la coercizione altrui, casomai prova a favorire una libertà responsabilizzante mirata ad un’autonoma acquisizione di consapevolezza per il tramite dell’esperienza.

Per fortuna qualsiasi istituzione umana, così come ogni persona, non ha soltanto funzioni egoiche (cioè demoniache o distruttive), ma anche animiche (cioè benefiche e dirette al bene di tutti noi). Le costruzioni egoiche, prima o poi, franano come castelli fatti con carte da gioco: per quanto possano durare perseverando nell’istituzionalizzazione della bugia a verità e a legge, si tratta comunque di costruzioni illusorie che non reggono il contatto con una singola verità. Poiché il potere coercitivo è consapevole di ciò, farà di tutto per ostacolare, deviare, rallentare o impedire l’ineluttabile acquisizione di consapevolezza da parte delle masse, nella qual cosa di solito è efficace, perché il Re Demone è il principe di questo mondo e i suoi alleati sono ovunque. Il Re Demone trae la sua forza dalle nostre debolezze e desideri, ma la nostra emancipazione dalle sue lusinghe e la nostra acquisizione di consapevolezza sono, appunto, ineluttabili. Il mondo di oggi è come una bolla di sapone che è scoppiata: l’attuale società ci incoraggia a soddisfare ogni desiderio, alimentando di conseguenza la nostra sofferenza. La prosperità effimera di cui godiamo, o di cui abbiamo goduto, ci è costata cara e il potere che esercitano su di noi i desideri è appunto demoniaco. Le menzogne e i miti sono duri a morire, come il dna sono trasmessi da una generazione all’altra, ma non sono eterni.

Abbiamo permesso alla qualità oscura della vita umana di trasformare il desiderio, il sé e l'intelligenza in forze del male: ora si trova nel controllo del governo, del capitale, degli affari e della scienza. Questa qualità crea guerre, inquinamento, distruzione della natura e del nostro essere.

Siamo noi esseri umani che abbiamo dato vita a questa “creatura demoniaca”, abbandonandoci al potere illusorio del Re Demone, mettendo le nostre qualità migliori al suo servizio, e ora... siamo al capolinea o agli albori di una nuova civiltà virtuosa? Credo che entrambe le opzioni siano la risposta giusta: non si escludono a vicenda, ma sono coesistenti e correlate.

Tra i castelli di carte da gioco destinati a franare al primo alito di consapevolezza di verità, c’è la narrazione istituzionale della dichiarata pandemia covid, dei vaccini e di tutto l’illusionismo emotivo-terroristico al contorno, la cui ultima creatura infernale, nel momento in cui scrivo, è il green pass. Non ho bisogno di giustificare quest’ultima mia asserzione, i cacciatori di verità sanno dove frugare e sono già informati.

Ma come possiamo affrontare tutto ciò e andare oltre le bugie, oltre il procurato allarme a livello mondiale, oltre il falso ideologico da parte delle autorità e oltre la circonvenzione di persone sì capaci di intendere e volere, ma così emozionate dalla paura o così sotto la morsa del ricatto dal non rendersi conto che uno dei primi intenti del potere è mettere fratello contro fratello, amico contro amico, povero contro povero?

Secondo me, il grande errore da evitare, perché sarà di aiuto e non di ostacolo agli aspetti demoniaci del potere, è quello di ingaggiare una guerra su “chi ha ragione” e “chi ha torto”, su “cosa è giusto” e “cosa è sbagliato”, entrando così nello stesso meccanismo perverso che si desidera contrastare, cioè l’imposizione della volontà di qualcuno (in questo caso la propria) su quella di altri. Per quanto ciò possa rientrare in una legittima rivendicazione di diritti, scavando al di là della facciata esteriore troviamo rabbia e violenza almeno potenziale, magari non espressa in maniera visibile, ma di natura equiparabile a quella del potere (sebbene il rapporto di forze sia, di solito, incomparabilmente a nostro sfavore).

Cosa fare, quindi?

E’ qui che può avvenire un ribaltamento di prospettiva, dove il problema principale non è più quello di “avere ragione”, ma di essere “maestri di ascolto e di compassione”, capaci di entrare in rispettosa empatia e legame emotivo con gli altri esseri e con le loro anime.

Una singola verità pronunciata da un maestro di compassione può recare assai più beneficio delle urla di una miriade di persone arrabbiate, sebbene, almeno nell’immediato, difficilmente sarà accolta, perché maggiore è la saggezza di un consiglio e maggiore, di solito, è l’irritazione che provoca.

Tutto ciò richiede un grande lavoro su noi stessi, un coraggioso non-attaccamento ai propri schemi e convinzioni (che equivale alla flessibilità di poter cambiare idee, comportamenti, stile di vita, e anche di poter mettere in discussione le posizioni che qui ho espresso), l’umiltà di accogliere i propri errori come momento di crescita, la voglia di imparare da tutti e il riconoscimento della legittima piena libertà di tutti di fare le proprie scelte, che in senso assoluto non sono mai né giuste né sbagliate.

(30 luglio 2021)

Pillole di Buddismo - L'offerta del coraggio

Fidarsi e affidarsi al Gohonzon, ovvero alla Legge mistica, ovvero alla natura illuminata che è dentro di noi e in qualsiasi altro luogo, corrisponde a fidarsi e ad affidarsi alla vita e a ciò che ci propone, consapevoli che ciascuno di noi ha una “missione” in questo mondo di Saha, cioè in questo mondo corrotto, ma al contempo puro, dove gli esseri si debbono esercitare nella pazienza e nella sopportazione. Questo affidamento, o fede, è la prima e principale forma di coraggio. Anche credere fermamente di avere una missione, ovvero di non essere qui per caso, è una grande ed essenziale forma di coraggio, che alimenta continuamente il nostro spirito di ricerca. Non a caso, nella visione buddista, non esistono terre pure o impure di per sé, ma soltanto terre dove gli esseri umani praticano la bontà o la malvagità.

L’equivalenza tra fidarsi e affidarsi al Gohonzon e fidarsi e affidarsi alla vita ha un profondo radicamento nel credere fermamente che la qualità della preghiera e la qualità della vita si equivalgono. Da questo punto di vista, tutti gli aspetti esteriori del rito buddista (cura del tempio, posizionamento di incenso, candele e offerte, cura e igiene del corpo, abbigliamento, postura, ecc.), hanno senso soltanto come incentivi per favorire una seria, rispettosa, dignitosa e vigorosa preghiera, al di fuori di questo non hanno altro significato. Del resto, è possibile fare anche un’eccellente preghiera in carcere, in ospedale, malati a letto o in altre circostanze che non rendono possibile la cura dei dettagli esteriori.

Un’altra forma essenziale di coraggio, che è in diretta conseguenza del proprio senso di missione, è l’offrire tutto (i propri talenti, le proprie realizzazioni anche economiche, il proprio tempo, in poche parole “la propria vita”) a un bene più grande che trascende la nostra esistenza e che ci riguarda tutti. Per dirla con una metafora buddista, ciò equivale a spostare la priorità di ciò che è realmente importante dal singolo nodo della Rete di Indra a tutta la Rete, affinché la nostra presenza nella Rete sia di benefica utilità per la Rete nel suo complesso. Questo è il passaggio dal “piccolo io” al “grande noi”.

Il coraggio dei veri eroi è quello di considerare ogni circostanza di vita e ogni incontro interpersonale come un’occasione di crescita e di apprendimento: la vita, negli infiniti modi in cui si manifesta, è nostra maestra. Il nostro modello di vita è il bodhisattva “Mai Sprezzante” (Fukyo), la cui pratica era quella di inchinarsi con riverenza di fronte a chiunque incontrasse e lodarne l’inerente natura di Budda. Tuttavia ciò provocava come risposta solo violenze e insulti. Le affermazioni di Mai Sprezzante mettevano senza dubbio alla prova le loro convinzioni sulla natura della vita di segno negativo, profondamente radicate. Tali reazioni, comunque, non riuscirono mai a smuovere le sue convinzioni: semplicemente egli si ritraeva a distanza di sicurezza e ripeteva l’inchino, onorando il potenziale positivo dei suoi persecutori. Col passare del tempo l’umanità di Mai Sprezzante brillò a tal punto che coloro che lo avevano disprezzato divennero suoi discepoli, e così poterono entrare nel sentiero per ottenere essi stessi  I’illuminazione.

Nell’offrire tutto ciò alla vita, al Gohonzon, alla Legge mistica, in definitiva a noi stessi, è “normale” che riusciamo a fare cose che, con stati di coscienza meno progrediti, meno coraggiosi, meno perseveranti e più egoistici (ovvero dimorando nei mondi inferiori), giudicheremmo impossibili: queste realizzazioni fuori dall’ordinario diventano possibili perché non sono per vanto personale (che ormai ha perso significato), ma per lodare, ringraziare e riverire la vita, proseguendo insieme in un cammino di fede e di maggiore consapevolezza. Questa è la ragione fondamentale per cui nelle riunioni di discussione (zadankai) condividiamo le esperienze di fede, per progredire insieme e incoraggiarci a vicenda.

(27 luglio 2021)

Pages

Subscribe to Informatica Libera - Francesco Galgani's Blog RSS