Gohonzon. Fiducia. Nam-myoho-renge-kyo

Vedi anche: "Gohonzon - Alcuni poteri del Daimoku (Nam-myoho-renge-kyo)"

Quanto segue sono parole dedicate a chiunque le desideri, affinché siano fonte di incoraggiamento a recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon, con lo spirito di fidarsi e affidarsi... grazie!

Fiducia

Mi fido del Gohonzon.
Mi affido al Gohonzon, tutto va nella giusta direzione.

Il daimoku fluisce costante e sicuro di sé, come lo scorrere di un torrente fatto di acqua fresca e limpida, scrosciante e grazioso in mezzo ad una natura amica.
Noi siamo in questa natura amica, noi siamo a nostro agio.

L’acqua della fede e della pratica scorre sempre. Nulla può fermarla. Sempre rinnovata, non manca mai, nulla può prosciugarla, nulla può esaurirla. E’ acqua pura che tutto cura, che ad ognuno dà ciò di cui ha bisogno.

Un nuovo giorno è iniziato. Una nuova sfida di fede. Una nuova felicità.

Amare, lodare, ringraziare il Gohonzon anche oggi.
Amare, lodare, ringraziare la Vita anche oggi.

Il Gohonzon sono io. Il Gohonzon siamo noi.
Noi siamo la Legge mistica.
Noi, insieme, siamo il Budda.

Davanti al Gohonzon, non c’è distinzione tra di noi: siamo tutti cuccioli del re leone.

L’acqua che tutto cura, che tutto nutre, che tutto purifica, siamo noi.

Nam-myoho-renge-kyo è luce che sorprende, è speranza che supera ogni resistenza, è buona fortuna che ci accarezza.

Kosen-rufu è essere noi stessi un verso di una poesia di pace, ovunque andiamo. Shakubuku è il desiderio di dissetarsi dalla stessa fonte di saggezza e compassione.

Il daimoku continua a fluire oltre lo scorrere del tempo. Immagini e sentimenti di piena libertà e massimo splendore giungono da me spontanei, non li cerco. E intanto continuo a ripulirmi e a purificarmi con la buona medicina senza tempo di Nam-myoho-renge-kyo.

Mille Budda che occhio non vede, ma che il cuore sente, sono con me qui, adesso.
Vivi e non vivi, rinati e non ancora rinati, sono tutti coccolati dalle carezze compassionevoli del mio daimoku, del nostro daimoku.

Il daimoku diffuso ovunque da noi preziosi Bodhisattva della Terra ingentilisce il cuore, scioglie le paure, apre un futuro di pace.

Grazie!

(Francesco Galgani, dicembre 2017, pdf per la stampa)

Facebook è patologia degli affetti, patologia delle emozioni, patologia delle relazioni

Facebook è patologia degli affetti, patologia delle emozioni, patologia delle relazioni... e quindi patologia del pensiero.

Fonte del video seguente (a cui rimando per approfondimenti):
http://www.byoblu.com/post/minipost/la-societa-dei-like-mauro-scardovelli
Pubblicato su Youtube alla pagina:
https://www.youtube.com/watch?v=cyDauWYj_L4

La società dei Like – Mauro Scardovelli

DOWNLOAD MP4

Sullo stesso argomento, riporto l'articolo:

Gli smartphone danneggiano i ragazzi, lo affermano due azionisti Apple

fonte "La Stampa" (licenza dell'articolo: Creative Commons - Attribuzione, Non Commerciale, Non opere derivate)
di Andrea Daniele Signorelli

Non è certo la prima volta che viene sollevato il tema della dipendenza da smartphone e degli effetti che può avere sulla salute mentale dei più giovani. Questa volta, però, ad affrontare la questione sono due azionisti di Apple: Jana Partners LLC e California State Teachers’ Retirement System (un fondo pensionistico per insegnanti), che il 6 gennaio hanno inviato una lettera ad Apple chiedendo maggiori finanziamenti per la ricerca sugli effetti sociali e psicologici dell’uso degli smartphone e di implementare strumenti che consentano ai genitori di limitare l’accesso ai telefoni.

“Ci sono sempre più prove che dimostrano come, almeno per i giovani che ne fanno un uso massiccio, gli smartphone possano avere conseguenze negative involontarie”, scrivono nella lettera i rappresentanti delle due società, che insieme detengono due miliardi di dollari in azioni del colosso di Cupertino. “Il disagio sociale crescente, a un certo punto, avrà un impatto negativo anche su Apple. Per questo è importante affrontare subito la questione”.

Il tema, di cui si parla ormai da anni, è stato recentemente oggetto di uno studio della sociologa Jean Twenge, che è arrivata a denunciare la possibilità che gli smartphone stiano distruggendo un’intera generazione. Le prime misure per impedire che l’utilizzo di questi strumenti si trasformi in una vera e propria droga iniziano però a vedersi: la Francia, per esempio, ha vietato l’utilizzo di smartphone nelle scuole elementari e medie; mentre Apple già oggi offre ai genitori la possibilità di inserire limiti al consumo di traffico dati e di impedire l’accesso ad alcuni contenuti.

Il cofondatore di Android Andy Rubin, invece, sta studiando come ridurre la dipendenza da smartphone attraverso l’intelligenza artificiale, consentendo a un bot di gestire da solo gli aspetti più abitudinari dell’utilizzo di smartphone (per esempio, verificare se le notifiche di Facebook sono interessanti o meno), liberandoci così dall’urgenza di controllare lo smartphone fino a 150 volte al giorno.

Nuovo ospedale a Cariati... in poesia

Nuovo ospedale a Cariati

Dal coraggio è cresciuta
la forza tenace
di chi altri aiuta
in modo efficace,

col Cuor che sa Amare
nel dar giovamenti,
e sempre lottare
nel curar patimenti,

d'una terra calabra
fin troppo abusata,
protesi alla sua gente
nel cuor nostro amata.

Il nuovo ospedale
è giusto sogno,
successo reale
per chi avrà bisogno:

verità non dimora
dove lingua ferisce,
ma nel saggio silenzio
di mano che agisce.

Grazie!

(Francesco Galgani, 6 gennaio 2018)
www.galgani.it

I tre setacci: verità, bontà, utilità

Racconto (probabilmente) tratto dal libro "La via del guerriero di pace. Un libro che vi cambierà la vita", di Dan Millman:

Socrate aveva reputazione di grande saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovarlo e gli disse:
– Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?
– Un momento – rispose Socrate. – Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
– I tre setacci?
– Prima di raccontare una cosa sugli altri, è bene prendersi il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
– No… ne ho solo sentito parlare…
– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
– Ah no! Al contrario
– Dunque – continuò Socrate – vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. E’ utile che io sappia cosa avrebbe fatto questo amico?
– No davvero.
– Allora – concluse Socrate – quel che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?

Grazie per aver letto questa piccola storia.


Dall'albero del silenzio pende il suo frutto, la pace. (Arthur Schopenhauer)


E adesso una riflessione di suor Biancarosa Magliano (fonte):

“Uomo che ami parlare molto, ascolta e diventerai simile al saggio. L’inizio della saggezza è il silenzio”. Lo ha lasciato scritto Pitagora, circa 2500 anni or sono. In questa sentenza il famoso matematico, taumaturgo, astronomo, scienziato, politico e fondatore a Crotone di una delle più importanti scuole di pensiero dell’umanità, fa la sintesi del suo ‘pensiero’, della sua fede. Di quello in cui crede e che – da buon maestro qual era – intende trasmettere ad altri.

Parola, silenzio, ascolto, saggezza: quattro parole intersecanti, l’una soggetta all’altra. La parola – che è anello di congiunzione tra persona e persona, causa e fonte della relazionalità, senza un uditore, non serve; sfuma nel vento; se non è accompagnata dall’ascolto, evapora. Ma l’ascolto, perché sia possibile e diventi vero, autentico, profondo, ha una sua simpatica specifica esigenza: necessita il silenzio. Il rumore, il chiasso esterni non permettono alla parola di raggiungere il primo obiettivo per cui è stata pronunziata; non giunge a destinazione. Non viene accolta. Quindi non può produrre quella reazione positiva o negativa per cui è stata pronunciata; le è impedita la risposta adeguata.

Ma vi è un altro rumore più acuto, un altro chiasso più assordante ed è il tumulto interiore, l’angoscia, l’irrequietezza dell’anima, la tensione dello spirito, la preoccupazione inutile, forse malsana. Quella ‘non pace’, quel ‘non silenzio’, che tormenta e assilla gli inquieti, gli insoddisfatti, i distratti, gli assillati da mille inutili preoccupazioni, i cercatori del nulla.

Quel simpatico e inimitabile attore che fu Charlie Chaplin diceva: “Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca”. A Chaplin risponde con altrettanta saggezza il compositore, pianista, organista, violinista W. A. Mozart: “Parlare bene ed eloquentemente è una gran bella arte, ma è parimenti grande quella di conoscere il momento giusto in cui smettere”

“Dio è amico del silenzio. – ha scritto M. Teresa di Calcutta. – Guarda come la natura – gli alberi, i fiori, l’erba – crescono in silenzio; guarda le stelle, la luna e il sole, come si muovono in silenzio. …. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di toccare le anime”. Abbiamo bisogno di silenzio maturo, frutto di meditazione, di un certo, sapiente, cercato e voluto rinnegamento di sé, per acquisire e possedere quella pace e saggezza umana che rendono fecondi di luce, di grazia ogni nostra parola e ogni nostro gesto verso chiunque fa capolino o si appoggia sulla nostra strada. Saranno parole e gesti profumati di gentilezza, forse di saporosa femminilità per chi è donna, sempre carichi di giusta ed efficace simpatia…

sr Biancarosa Magliano

Buon silenzio,
Francesco Galgani,
6 gennaio 2018

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