La delusione di una tecnologia che dignità ci porta via...
Per prima cosa, ringrazio i miei lettori per la stima e per l’affetto che da voi ho ricevuto: quando mi scrivete, cerco sempre di rispondervi, con l’auspicio che nessuna e-mail finisca per disperdersi nella confusione che in Internet (e nel nostro povero pianeta) regna sovrana. Mi state aiutando a scoprire che non solo l’unico ad avere serissime perplessità nel rapporto con le novità tecnologiche del nostro tempo. Chi mi conosce e segue il mio blog, sa che ho scritto molto a tal riguardo, dalle mie due tesi di laurea “Solitudine e Contesti Virtuali” e “L’Era della Persuasione Tecnologica ed Educazione all’Uso della Tecnologia”, all’e-book “L'era della simulazione ovvero l'oscuro desiderio di essere sempre connessi”, scritto a quattro mani con il carissimo e saggio amico Giulio Ripa, a tante poesie e articoli su questo tema. Forse quei pochi che si sono veramente avventurati fino in fondo nei miei scritti hanno compreso le difficoltà e le preoccupazioni che ho provato ad esprimere a tutela del bene di tutti e del futuro della società, sviluppando un pensiero apparentemente semplice, ma al contempo articolato e complesso, come quello del maestro Richard Stallman, integrandolo con mie considerazioni e studi di carattere psicologico e sociale, anche avvalendomi delle opere e delle ricerche di altri pensatori e studiosi. Altre persone che mi conoscono, che sanno che uso pochissimo il cellulare (su cui non sono reperibile, è quasi sempre spento) o che conoscono la mia avversione per i social, si limitano a vedermi come un anti-tecnologico, come un estremista, o peggio ancora… fraintendendo completamente quello che io sono e persino accusandomi (ingiustamente) di giudicare quello che non conosco.
Ho lo stesso rispetto per la libera condivisione della conoscenza e per interazioni umane libere come ce l’ho per la forza di gravità: tutto ciò è “secondo Natura”. Ma, ahinoi, non è questa la direzione presa dalla Cultura e dall’attuale sviluppo tecnologico, che uccide la libertà, l’ambiente e le persone nel momento stesso in cui si offre come presunto veicolo di libertà, di comunicazione, di intrattenimento. Non so quanti dei miei lettori hanno compreso pienamente quest’ultima mia frase, che nelle mie intenzioni non è un’iperbole, ma solo un’onesta constatazione, frutto di anni di studi di ciò che si cela “oltre le apparenze”. Ancora una volta, rimando a ciò che già ho scritto, in particolare alle tesi di laurea e all’e-book sopra linkati, per chi voglia tentare l’avventura di leggerseli con la stessa calma con cui una volta, tanto tempo fa, si leggevano i libri finché tv e social non ci hanno regalato modi meno riflessivi e più vacui di riempire il tempo.
Se sei arrivata, o arrivato, a leggere fin qui senza cambiare pagina e senza esprimere giudizi affrettati, semplificati e illusori del tipo “la tecnologia è neutrale, dipende solo da come si usa”, oppure “non siamo tutti uguali, a me whatsapp piace e non ci trova nulla di male”, o simili altre considerazioni, è buon segno: io non sto giudicando chi fa (o è forzato a fare) certe scelte piuttosto che altre, io sto solo cercando di mettere in luce ciò che di importante è rimasto e continua a rimanere in ombra. Ad esempio, siamo tutti vittime di un attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante la Rete, a danno nostro, dalle grandi multinazionali che giocano nel mondo dell’ICT (non mi riferisco soltanto a Facebook o Google, ma anche a tante altre realtà); queste corporations spiano, assalgono, molestano e danneggiano in modo continuato e sempre più invasivo, con la loro tecnologia, gli utenti sprovveduti e persino desiderosi di diventare oggetti inconsapevoli del loro profitto. Ma questo è solo un aspetto del problema, che ne sarebbero altri da considerare, ma ancora una volta rimando a ciò che già ho scritto.
Troppo potere in mano a pochi ha sempre portato abusi… ma andiamo oltre… manca ancora qualcosa. Ciò che forse non ho mai espresso finora è la mia delusione per come siamo arrivati al punto di rinunciare alla nostra stessa dignità pur di stare al passo con la tecnologia (pilotata da un potere economico-dittatoriale mascherato da altro). “Dignità” è una parola grossa, ma l’unica che mi è venuta in mente dopo aver visto il video qui sotto riportato. La scienza e i suoi prodotti non sono nati per questi scopi, Internet nemmeno, l’Informatica e l’Elettronica neanche: tutto ciò è solo un’aberrazione… come del resto sono stati un’aberrazione e un’attentato alla dignità umana l’invenzione e l’uso della bomba atomica. Ovviamente con differenze significative: la tecnologia di oggi distrugge senza farsi sentire, senza farsi vedere, rimanendo dietro le quinte e senza mai atteggiarsi come minacciosa, ma casomai come (falsa) amica.
P.S.: Vorrei soltanto precisare, per coloro a cui il paragone con la bomba atomica risultasse fuori luogo o eccessivo, che la produzione delle attuali tecnologie hi-tech, che già pongono intrinsecamente seri problemi di dignità per ciò per cui sono progettate, ha già comportato più di 11 milioni di morti (per il coltan, dato aggiornato al 2013), oltre a continuo sfruttamento di vite umane (per lo più bambini, bambine e adolescenti) e a incalcolabili disastri ambientali (ad es., per produrre un singolo smartphone servono quasi 13 tonnellate d’acqua e 18 metri quadrati di suolo). Tutto questo è documento in "L'Era della Persuasione Tecnologica ed Educazione all'Uso della Tecnologia" (buona lettura). Cos'altro aggiungere? La dignità è l'ultimo sussulto che ha l'essere umano per prendere un'altra strada che non sia quella attuale.
Buone riflessioni,
Francesco Galgani,
14 ottobre 2016
Istruzione globale per una cittadinanza globale: una risposta alla crisi di migranti e rifugiati
Comunicato stampa
“The Online, Open and Flexible Higher Education Conference” EADTU 2016
ISTRUZIONE GLOBALE PER UNA CITTADINANZA GLOBALE: UNA RISPOSTA ALLA CRISI DI MIGRANTI E RIFUGIATI
Se ne parlerà a Roma, dal 19 al 21 ottobre, durante la conferenza internazionale organizzata dall’EADTU (Associazione Europea delle Università a Distanza) e dall’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO
APRE I LAVORI IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA, STEFANIA GIANNINI
U.S. Rule 41 - Non lasciamo che il governo USA entri nei computer di noi italiani!
Fonte: https://it.vpnmentor.com/blog/fight-rule-41/
Invito i miei lettori a fare anche una ricerca in Rete sullo stesso tema, per rendersi conto della serietà della questione.
Dieta Pro Ana: ragazza che cerchi la perfezione, qui c'è una poesia per te
Non so come sei giunta in questa pagina. Nel mondo parallelo, e spesso sommerso, della Rete, fatto di tanti luoghi di incontro tra sconosciute, di scambio di fotografie, di incoraggiamenti reciproci, di successi condivisi, di test di ingresso per gruppi pro-ana, c'è di tutto... tutto, forse, tranne quella carezza d'Amore e di Accettazione che stai cercando.
Ti senti forte e ben motivata, convinta e mai arresa, e così? Oppure ti senti continuamente giudicata, e i tuoi pensieri ruotano attorno a cibo, bilancia e specchio? Faresti di tutto per la tua scelta di vita "pro ana"? Ognuna (e ognuno) di noi è sicuramente capace di mettersi un'armatura caratteriale per difendersi dal dolore, per non sentirlo... alla ricerca d'una perfezione che dia sicurezza, nel caos esistenziale e nella sofferenza.
Ma le bugie non servono. In giro c'è tanta sofferenza, spesso nascosta, ma c'è, fatta non solo di un disperato bisogno di dimagrire ad ogni costo, anche mettendo a rischio la salute, le relazioni, la stessa possibilità di vivere, ma anche di altro, come infilarsi le dita in bocca in ginocchio davanti al water, il sentirsi tremendamente in colpa, l'autopunizione... e non ultima, l'idea di morire. Alcune di noi hanno uno schifo profondo di se stesse: fanno di tutto per non dirlo, ma è così (questo non vale solo per le femmine, ma anche per i maschi, quando dico "noi" includo tutte e tutti). Non è sofferenza, questa? Sotto sotto, non c'è un senso di inferiorità?
E la felicità, dov'è?
Ti regalo una poesia, sotto la quale troverai un messaggio per te:
Orrore di me stessa
Evito lo specchio,
troppe ansie mi divorano,
lo schifo è parecchio,
brutture m'addolorano...
Non vado mai bene,
ma so cosa fare:
dimagrir mi conviene,
e così il digiunare!
Più bella mi vedranno,
forse,
prima o poi,
m'ameranno!
Se il Cielo lo volesse
saremmo tutte belle,
se pietà per noi avesse
ci farebbe modelle,
ma sgorbio son venuta,
ed è solo colpa mia,
detenuta m'è l'anima
da questa anomalia
dell'esser troppo brutta,
deforme e con la pancia,
in cuor son distrutta,
cerco sempre la bilancia...
M'additano malata,
prescrivendo il curare,
ma ormai son preparata,
non mi faccio più ingannare:
ho già perso 30 chili,
son fiera e soddisfatta,
sono sforzi incredibili,
ma alla fine ce l'ho fatta!!! :)
Sempre al corpo penso,
io lo cambierò,
ancor non è troppo
dimagrir che avrò...
ma chi troppo pensa
non può esser felice,
la pena è immensa,
e adesso maledice
questa intera società
così tanto ingrata,
priva di pietà,
dai bei corpi stregata!
Nel caos dell'esistenza
una certezza ho trovato:
del cibo l'astinenza
sempre m'ha aiutato!
I larghi vestiti
sanno ben celare
i difetti infiniti
che non voglio rivelare...
nelle pudiche docce
ho un costume da indossare,
provo a toccar poco
dove più fa vergognare...
Femminil nudità
troppo cruda è per me,
anche in intimità
proprio non mi confà:
di più lui vorrebbe,
ma bimba ancor mi sento,
per evitar l'abbandono
taccio e l'accontento... :(
Se ci fosse un Amore,
un Amore forte e puro,
che arrivasse al Cuore
in modo vero e sicuro,
senza inganni né apparenze,
senza farsi sprezzevole,
non dovrei più fuggire
da questo tempo sgradevole.
Aiuto!
(Francesco Galgani, 25 settembre 2016, pubblicata su galgani.it)
Tante farfalle stupende non riescono a vedersi con gli occhi dell'Amore: i centimetri o i chilogrammi non misurano la tua bellezza, perché l'essenziale è invisibile agli occhi, puoi vederlo soltanto con il Cuore. Non conta ciò che vediamo, ma quali occhiali indossiamo.
Se ti riconosci anche solo un poco in questa poesia, hai tutto il mio rispetto: anch'io una volta mi guardavo con occhiali non adatti a me, erano occhiali ingiusti e deformanti, che mi hanno ingannato e disprezzato.
I cosiddetti "disturbi del comportamento alimentare" (DCA) non sono soltanto una prigione per chi li vive, ma anche uno specchio della nostra società che, nel complesso, è molto disturbata e molto malata, troppo attenta al vano, troppo distante dall'Amore e dal Rispetto per la Vita.
Dicono che il "pro ana" non sia una dieta, ma uno stile di vita: ma di quale vita stiamo parlando? Finora non ho usato parole "scomode" e per certi versi rifiutate come anoressia, bulimia, cutting (il tagliarsi), amenorrea (assenza di mestruazioni), alimentazione incontrollata, obesità, suicidio, e altro, ma se queste parole esistono è perché indicano qualcosa che realmente esiste, anche se vorremmo che non esistesse, o perlomeno che non creasse tutta questa devastante sofferenza. Ognuna (e ognuno) è "ok" così com'è, come Natura ci ha voluti... e allora, perché tutto questo martirio?
Fai attenzione, tutto questo l'ho scritto con il Cuore in mano.
Grazie.