Lo scopo ultimo dell’intelligenza artificiale

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L'obiettivo finale dell'intelligenza artificiale non è altro che bloccare la crescita della consapevolezza umana, in modo che i padroni del potere perseguano incessantemente la loro agenda di dominio e oppressione. L'intelligenza artificiale serve quindi a far sì che i popoli rimangano perennemente sottomessi e privi di potere.

A chi giova tutta questa tecnologia? Le macchine intelligenti servono a dominare le coscienze, spazzando via la libertà e la dignità di ciascuno di noi come foglie secche in un cupo inverno.

Lo scopo ultimo dell'intelligenza artificiale (Francesco Galgani's art, January 9, 2024)
(January 9, 2024, go to my art gallery)

La domanda giusta: «Cui prodest?», «A chi giova?»

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Dovremmo chiederci a chi giovano le informazioni che riceviamo. Perché vengono messe in luce certe notizie e trascurate altre? E perché si preferisce una determinata interpretazione della realtà rispetto ad altre?

Non è mai prudente accettare acriticamente ogni parola che ci viene trasmessa, indipendentemente dalla fonte. Sia i giornali che la televisione, insieme ai principali social network, fungono da strumenti per i potenti, diffondendo una narrativa specifica e idee particolari. Ma anche la cosiddetta controinformazione o informazione "libera" può veicolare visioni del mondo non necessariamente migliori.

Inoltre, dove si trova una parte di verità, c'è anche una parte di menzogna, e viceversa. Le informazioni raramente, per non dire mai, sono completamente veritiere o completamente false. Per complicare ulteriormente la situazione, i proiettili informativi di verità parziali o menzogne parziali che ci vengono sparati contro possono celare tranelli complessi da intuire e svelare. Ad esempio, una menzogna può essere usata per mascherarne un'altra, così che, una volta scoperta la prima, si possa cadere ingenuamente nella seconda. Oppure, focalizzare l'attenzione su una questione specifica può servire a distoglierci da altre più rilevanti. Ancora, l'uso di un linguaggio divisivo mira solo a provocare conflitti tra di noi, facilitando il sadismo degli oppressori.

La scelta delle parole non è mai casuale, in quanto la nostra percezione della realtà è delimitata dal nostro vocabolario. Ogni nuovo concetto genera una nuova realtà, e l'inversione di significato delle parole, pratica tanto cara ai manipolatori del dibattito pubblico, distorce la nostra percezione delle cose e persino di noi stessi. Ogni termine proibito o imposto dai dominatori del discorso plasma la nostra realtà a loro vantaggio.

Ogni semplificazione è una forma di inganno. Qualsiasi narrazione che spieghi con coerenza e chiarezza dall'inizio alla fine come stanno le cose è nemica della realtà, perché il mondo in cui ci troviamo non è mai semplice, coerente o univoco. Elementi contrapposti coesistono sempre e si sovrappongono. Interpretazioni diverse della realtà, che sembrano escludersi a vicenda, sono tutte altrettanto valide, poiché ciascuna coglie un aspetto diverso, ignorando il suo opposto. La realtà è intrinsecamente contraddittoria.

Quando affermo che non dovremmo credere ciecamente a ogni parola, intendo suggerire che l'approccio più prudente potrebbe essere quello di mantenere una sana dose di scetticismo, ricordando che non esistono fatti assoluti, ma solo interpretazioni. Come reazione consapevole alle informazioni che riceviamo, lasciamo che il seme del dubbio, sintetizzato dalla domanda «Cui prodest?», «A chi giova?», germogli dentro di noi. In tal modo, nessuna narrazione semplificatrice che divide il mondo in buoni e cattivi, giusto e sbagliato, vero e falso, troverà facile presa su di noi. Potremmo anche scoprire che i presunti "buoni" e "cattivi" stanno semplicemente recitando un ruolo prestabilito all'interno di un teatro infernale costruito a nostro danno.

(7 gennaio 2024)

La paura come radice del conflitto umano

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Gran parte dell'agire umano è mosso dalla paura, anche se di solito tale paura non viene mai dichiarata come tale.
Ad esempio, le attuali guerre che sembrano voler infiammare il mondo intero nascono dalla paura, che in questo caso è paura dell'altro, della sua esistenza, del suo agire, del fatto che l'altro possa distruggere la propria identità. Con questa chiave di lettura, tutte le guerre, dal punto di vista di chi le vive e di tutte le parti coinvolte, sono sempre guerre difensive, anche quando un'osservatore esterno leggerebbe quello che accade in modo molto diverso. Anche lo sterminio di un popolo è, dal punto di vista di chi lo fa, un'azione difensiva mossa dalla paura, anche se tale paura non solo non è dichiarata, ma è ben nascosta sotto il macigno della mostrificazione dell'altro e della finta dualità di buoni e cattivi.

Se ascoltiamo le dichiarazioni, nessuno dice "io faccio questo perché sono cattivo", bensì la narrazione è "io faccio questo perché l'altro mi mette in pericolo".

E' solo una lettura psicologica, non sto giustificando alcuna barbarie. Il male non si combatte con i mezzi del male, cioè con odio, distruzione, guerra o, come vediamo in questi giorni, con i carri armati che passano sopra le persone schiacciandole come mosche. No, si combatte perseverando nel bene, resistendo nel bene, e di conseguenza essendo disposti a portare la propria croce.

Paura è sinonimo di separazione, e separazione è sinonimo di mancanza di amore, o appunto di unione. Al tempo stesso, il significato etimologico di cattivo è captivus, che indica il prigioniero di guerra ridotto in schiavitù, con riferimento alle sue lacrime, alla sua disperazione, che poi egli trasforma ed esterna in rabbia e ferocia. Questa etimologia dovrebbe metterci in guardia sulle vere origini della cattiveria. Captivus è "colui che viene catturato, fatto prigioniero". Potrei aggiungere, come deduzione, che "captivus", e quindi la cattiveria, indica una separazione dolorosa e importante, e che la prigionia è una prigionia dell'anima.

Riassumendo, parole come "paura", "separazione" e "cattiveria" indicano condizioni simili e sovrapponibili. A volte la paura è semplicemente quella di perdere il proprio "potere", e dove c'è potere inteso come "dominazione" c'è l'esatto opposto dell'amore, cioè dell'unione. Quindi anche la parola "potere" indica una "separazione", e quindi "paura" e "cattiveria".

Questi collegamenti semantici non sono immediatamente evidenti, ma scavando nelle proprie ombre troviamo questo e altro. Così, possiamo scoprire che crearsi dei "nemici" non è altro che un modo con cui estroiettiamo le nostre ombre attribuendole ad altri. E nelle nostre ombre c'è tutto, sia il carro armato, sia chi lo guida, sia chi soccombe sotto di esso.

(31 dicembre 2023)

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