Completa accettazione, ovvero darsi pace
Le cose che accadono, accadono perché devono accadere, che noi lo vogliamo o no.
Da questo punto di vista, il mondo e i fatti della vita vanno bene così come sono, sono giusti così come sono, non c’è nulla da cambiare.
Il massimo che possiamo fare, è progredire nella consapevolezza e darci una direzione, seguendo la nostra coscienza volta per volta.
Anche perché, l’unica alternativa sarebbe quella di ubbidire alla coscienza di qualcun altro, il che non sarebbe né rispettoso per noi stessi né etico.
E nel darci una direzione, però, cerchiamo di non prenderci troppo sul serio, giacché questo universo non è più reale, concreto e solido dei nostri sogni della notte.
La vera natura di tutti i fenomeni non può essere né compresa, né indagata, quindi… cerchiamo di non litigare e di non fare la guerra. Il pianeta è uno e c’è posto per tutti.
(29 aprile 2022)
Le parole formano la realtà
Coloro che, come me, hanno una sensibilità linguistica, coscienziale e filosofica, ritengono che le parole “formino la realtà”. In modo più pragmatico, i politici e gli altri specialisti di marketing (cioè di menzogne) ritengono che una scelta accurata delle parole serva a formare una certa “immagine di realtà”. Sono concezioni simili, ma con una differenza profonda.
Nel primo caso, le parole “formano la realtà” nel senso che, essendo la vera natura di tutto l’esistente non indagabile, non descrivibile e al di fuori dello spazio e del tempo, ciò che ci appare come reale (compreso il nostro corpo e le altre persone) non è altro che una creazione illusoria della nostra mente individuale e delle sue interazioni con la mente collettiva. A sua volta, la mente crea categorie, enti, narrazioni, giudizi e, in generale, tutto ciò che fa parte della nostra esistenza, in base alle parole. Cambiando le parole, quindi, cambia anche la realtà esperita. Estremizzando, la logica conseguenza di queste premesse è che ciascuno di noi, in interazione con gli altri, crea l’intero universo. E’ evidente, però, che un universo così costruito è tanto solido e reale quanto i nostri sogni della notte.
La prospettiva del venditore di menzogne e dell’esperto di propaganda è molto più semplice: il mondo ci appare in un certo modo non perché è in quel modo, ma perché noi “lo interpretiamo” e “lo capiamo” in un certo modo. In questo caso l’esistenza di una realtà oggettiva non è messa in discussione, semplicemente non interessa. L’intento infatti è quello, tramite la comunicazione pervasiva e persuasiva, di indurre quante più persone possibili a raffigurarsi il mondo in una maniera utile all’azienda o al padrone di turno. In questo contesto, le parole agiscono come una sorta di stregoneria o di incantesimo, capaci non solo di indurci ad una rappresentazione della realtà diversa dalla realtà oggettiva (che in questo caso si presume esistente), ma addirittura nettamente contrapposta ad essa.
Oggi sempre più persone socialmente rilevanti usano le parole per indurre un'ingestibile dissonanza cognitiva (o bipensiero), funzionale all'istupidimento e all'asservimento ad una autorità superiore, umana o “non umana” che sia.
Parafrasando George Orwell, sento di poter affermare con ragionevole sicurezza che la ripetizione e l'interiorizzazione delle parole “ricevute dall'alto” (cioè da scuola, genitori, gruppo di pari, televisione, pubblicità, social, capo di stato, psicologo, amante, essere trascendente o alieno, ecc.), può persino portarci a:
- credere fermamente di dire verità sacrosante mentre pronunciamo le menzogne più artefatte;
- ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda;
- fare uso della logica contro la logica per far fronte alla contraddittorietà delle nostre opinioni;
- rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla;
- credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel “Partito” l’unico suo garante;
- dimenticare tutto ciò che è “necessario” dimenticare, ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo.
Ecco la sottigliezza estrema nell'uso delle parole: essere pienamente consapevoli nell’indurre l’inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che abbiamo appena messo in atto. Se questa si potesse chiamare “arte”, allora dovremmo dire che il mondo è pieno di artisti.
Detto ciò, ti propongo un esercizio di consapevolezza: fai attenzione alle parole che usi, a ciò che dai per scontato e alle implicazioni di quel che affermi. Proviamo insieme a scegliere parole che aiutino sia noi stessi sia i nostri cari a vivere meglio. Possiamo farlo, visto che siamo “creatori di realtà”. Così magari, invece di affondare nelle sabbie mobili del bipensiero, potremmo scegliere parole più consapevoli, più empatiche, più compassionevoli e il più possibile non ambigue.
(28 aprile 2022)
Sognando dal profondo...
Tu puoi sognare stanotte, abbandono la paura?
Il cielo ha scelto.
Ci sei già stato.
Esiste da sempre.
Abbandona questa pesante e vecchia armatura, non mi permette di essere!
La lotta ancestrale stride silenziosa come corrente marina; Oh Nettuno sii per me dolce e clemente!
Vuoi tu conoscere chi sta sognando il sogno?
(Alessandro Pacenti, 26 aprile 2022)
L'universalità dell'essere umano in una canzone (Иванушки Int. - Тополиный пух)
Mentre il mondo è in guerra, stamani ho ascoltato "Иванушки Int. - Тополиный пух". Nell'estate del 1998, il video musicale di questa canzone, qui sopra riportato, è stato ampiamente trasmesso sui canali televisivi russi. Nello stesso anno, la canzone raggiunse la vetta delle classifiche radiofoniche russe. Nel 2020, è stato il brano più ascoltato della band su Spotify e Apple Music.
Secondo me, le immagini sono armoniche. I movimenti dei giovani sembrano danze, danno un senso di libertà e di gioventù.
La musica è fluida, ha la giusta carica di energia, in un connubio di forza e dolcezza, senza essere aggressiva.
Il testo è poetico, dai significati molteplici.
"Stai toccando la tempesta con il palmo della tua mano" e "tu voli via come un uccello spensierato nel cielo" sembrano frasi contraddittorie, eppure la vita è proprio questa. È il giusto distacco dalle cose che accadono e la capacità di gioire in ogni situazione, e di continuare a sognare.
È una canzone di giovani, per i giovani.
"Comprendi che un primo bacio - Non è ancora amore, è solo la legge degli opposti."
Di solito noi adulti non pensiamo più al primo bacio, ma finché il cuore rimane giovane, beh... allora quello è un evento fondamentale, pari alla nascita o a qualsiasi altro "rito di passaggio".
"Dove trovare una piccola porta della felicità"
"C'è così poca felicità in questa vita..."
Oltre al primo bacio, questa canzone tocca un altro tema esistenziale, quello della sofferenza e della ricerca eterna della felicità.
Verso la fine della canzone, ritroviamo le contraddizioni della vita nell'ossimoro "estate nevosa".
Bellissima la conclusione "E l'amore è venuto da te".
Anche questa è una visione giovanile, giacché mentre il giovane cerca l'amore che venga da lui o da lei, l'adulto sa che lui stesso o lei stessa è amore. Questo è particolarmente vero per chi è diventato padre o madre.
Questa canzone in russo ci ricorda l'universalità dell'essere umano, con le sue gioie, dolori e sogni in ogni luogo del mondo.
In questo modo, coloro che oggi sono additati come nemici, in cuor nostro scopriamo essere uguali a noi.
(26 aprile 2022)