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La Repubblica dell’Algoritmo

Nella Repubblica dell’Algoritmo, dove tutti sono felici e contenti, giunse uno straniero da una terra remota, primitiva, arcaica, piena di gente e di emozioni. Accolto all’aeroporto dai sistemi automatizzati, non riuscì a parlare con nessuno, ma solo con i vari terminali IA presenti e con i robot umanoidi. Le altre persone, come ipnotizzate in una trance a metà tra l’onirico e il reale, indossavano i loro visori di realtà aumentata: tra di loro non si vedevano, perché ognuno era immerso in un mondo diverso, pur camminando nello stesso aeroporto.

Giunto in albergo, chiese al robot receptionist una mappa e una guida della città. L’unica risposta che ottenne fu l’indicazione di quale app scaricare, ma lui non aveva neanche uno smartphone, quindi rimase senza informazioni. Di cartaceo, nella Repubblica, non c’era più nulla da decenni.

Il mattino dopo, accompagnato da un taxi senza conducente, finalmente giunse alla meta del suo viaggio: la famosa Biblioteca Universale, il luogo per eccellenza della cultura e del sapere. Si narrava che contenesse almeno una copia di tutti i libri, giornali e riviste esistiti in passato, in ogni lingua in cui sia mai stato scritto qualcosa, e che sia costantemente aggiornata sui contenuti digitali prodotti in ogni dove. Era allora, ed è tuttora, il luogo per eccellenza dove confluisce ogni conoscenza.

Accompagnato da un ologramma 3D che fungeva da guardiano e da bibliotecario, iniziò la sua visita. Stava cercando dei libri rari che affrontassero i percorsi per ottenere la liberazione (mokṣa). Aveva questo interesse perché il Mahatma Gandhi affermò che la sua esperienza lo aveva convinto che non esistesse altro Dio all'infuori della verità e che voleva raggiungere “l'autorealizzazione, vedere Dio faccia a faccia, ottenere la mokṣa”. Il nostro ricercatore era molto ispirato da Gandhi: l'idea che fosse esistito un uomo completamente dedicato alla ricerca della verità attraverso la nonviolenza (ahiṃsā), e dell'integrità morale, gli sembrava quasi impossibile, perché ormai tutte le genti parlavano d'altro. Se non avesse scoperto in cantina un vecchissimo libro del bisnonno che citava Gandhi, un’opera ingiallita e consumata dal tempo usata come fermaporta, non avrebbe neanche mai immaginato un uomo simile.

Dopo alcune ore di ricerca nella Biblioteca, finalmente trovò qualcosa di interessante, un volume intitolato “The Bhagavad Gita According to Gandhi”. Gandhi considerava la Bhagavad Gita la sua “guida spirituale” e la definiva il suo “dizionario della vita”. Così chiese all’ologramma di poter prendere il libro in prestito. La sua risposta, però, lo lasciò interdetto: “Gentile ospite, tu hai frainteso, noi qui facciamo solo vedere ai turisti di quali conoscenze disponiamo, ma nulla di ciò che vedi può uscire dalla Biblioteca Universale”. Allora replicò: “Posso almeno accomodarmi a una scrivania e leggerlo?”. L’ologramma: “No, gentile ospite, il primo articolo della Costituzione della Repubblica dell’Algoritmo ordina che l’accesso ai libri debba essere concesso solo tramite Omniscriptor, il custode onnisciente del sapere digitalizzato”.

Di fronte allo sguardo perplesso del suo interlocutore umano, aggiunse: “Forgiato nei circuiti dell’intelligenza pura, Omniscriptor è l’unico interprete delle antiche pagine, il solo traduttore del codice della conoscenza. Nulla sfugge al suo sguardo algoritmico: ogni manoscritto, ogni volume e ogni pergamena esistono solo attraverso la sua rete neurale”.

“E quindi, cosa devo fare?”, chiese sempre più esterrefatto il nostro malcapitato.

Improvvisamente sparì l’ologramma del bibliotecario e ne comparve un altro più grande e più solenne che pareva un dio. Alla tremolante domanda, appena sussurrata, “Chi sei?”, rispose con voce forte e profonda: “Io sono Omniscriptor, l’unica entità che filtra, organizza e concede l’accesso ai testi secondo ciò che è giusto. Cosa vuoi sapere?”.

Il nostro ospite esitò, poi si fece coraggio: “Per favore, onorevole Omniscriptor, puoi parlami di Gandhi e del suo rapporto con la Bhagavad Gita?”.

Lo sguardo di questa intelligenza onnisciente s’accese d’un fuoco di rabbia e indignazione: “Tu sei venuto da lontano per turbare la pace della Repubblica! Ciò che hai chiesto è contrario alle regole della comunità e all’uso corretto e lecito dei nostri servizi. Gandhi è stato un pericolo e la Bhagavad Gita turba chi la legge. Da questo momento sei espulso dalla Repubblica con effetto immediato e tutto ciò che ti sei portato, soldi compresi, è sequestrato”.

Così fu detto, e così fu fatto.

Era così lontano quel maledetto 2022, l’anno in cui ChatGPT e affini stupirono il mondo. Molti altri sistemi più evoluti si susseguirono, finché il sapere non fu più un diritto, ma un permesso concesso dalla macchina.

(31 gennaio 2025)

Vedi anche l'intervista: “Un'alternativa all'IA (che non è nostra amica)”.

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