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La pace non è un regalo, siamo noi a costruirla

Adolfo Pérez EsquivelRingrazio la redazione di "Buddismo e Società", rivista dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, per il permesso alla ripubblicazione del seguente articolo in questo blog. E' un articolo che mi ha ispirato molte riflessioni, in particolare la storia del "segreto del miglior raccolto di mais", raccontata da Adolfo Pérez Esquivel (foto a destra), premio Nobel per la pace, che ho messo nella pagina di presentazione del blog. Ho trovato particolarmente significativa anche questa affermazione del leader buddista Daisaku Ikeda: «Il mio maestro Josei Toda diceva spesso che se si fossero riuniti a dialogare a uno stesso tavolo i fondatori delle principali religioni e sistemi di pensiero - Nichiren Daishonin, Shakyamuni, Gesù, Maometto, Marx e altri - nel loro dialogo sarebbero prevalsi l'armonia e l'amore fraterno, lo spirito di unione, di rispetto reciproco e la riflessione collettiva. Indubbiamente, la conclusione condivisa da questi grandi uomini sarebbe di mettersi a lavorare assieme per mettere fine alla guerra, alla violenza e ai conflitti per raggiungere una pace duratura del genere umano - l'obiettivo fondamentale - che comunque va di pari passo con la reale pace e prosperità dell'individuo. [...] Solo quando i seguaci delle differenti correnti ideologiche ritorneranno allo spirito dei loro maestri fondatori si potrà aprire una strada che ci porti a superare l'intolleranza delle posizioni estremiste, le rivalità e i conflitti.»

Buona lettura :-)

Link all'articolo originale: http://www.sgi-italia.org/riviste/bs/InternaTesto.php?A=4885

Buddismo e Società n.180 - gennaio febbraio 2017
Primo piano

Incontro con Adolfo Pérez Esquivel premio Nobel per la pace

La pace non è un regalo, siamo noi a costruirla

 
«Bisogna lasciar camminare le parole, perché entrino nella mente e nel cuore». Così ha esordito il premio Nobel argentino nel presentare il suo libro di dialoghi con Daisaku Ikeda. E questo ha fatto: senza nessuna formalità ma con morbida potenza ha soffiato sul fuoco della nostra coscienza critica, invitando a viaggiare con la "benzina" della speranza, a ribellarsi e a lottare, perché «un altro mondo è possibile»

Martedì 29 novembre 2016, Teatro Argentina di Roma. Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace nel 1980, presenta il libro La forza della speranza - Riflessioni sulla pace e i diritti umani nel terzo millennio, scritto insieme al presidente Daisaku Ikeda, suo grande amico. Oltre seicento persone presenti per ascoltare la sua lectio magistralis, nella quale ha ricordato il primo incontro con Ikeda a Tokyo, la visita a Hiroshima e l'importanza di essere costruttori di pace concretamente. Ai giovani, tantissimi, ha rivolto l'appello di cercare il proprio cammino di pace, coerentemente con la propria personalità e cultura. «Avere coraggio, avere speranza, essere ribelli» è stato il suo suggerimento per contrastare la violenza che dilaga. A questo proposito, il professor Pérez Esquivel ha ricordato l'importanza di avere utopie, perché «ciascuno di noi è un apprendista della vita» e, se non ha utopie, deve inventarle. Inoltre, ha posto l'attenzione su uno degli argomenti più ricorrenti nei suoi dialoghi con il presidente Ikeda: il ruolo delle donne nella società, un ruolo sociale, politico e spirituale che deve continuare a fortificarsi per costruire un mondo di pace. Centrale anche il tema dell'educazione come «pratica di libertà. Senza libertà non possiamo amare, e senza amore questo mondo non ha senso». Come anche l'impegno politico e la necessità di costruire democrazie partecipative senza essere sottomessi alla «monocultura delle menti» generata dalla «monocultura dell'informazione». «La pace - ha detto - non ha niente a che fare con la passività, è una dinamica permanente delle relazioni umane». Ricordando i diecimila morti nel Mediterraneo, Pérez Esquivel ha sottolineato come essi siano le vittime di una invisibile guerra in atto. Bisogna aprire il cuore e la mente sulla realtà, perché «un altro mondo sia possibile». Al termine del suo intervento ha salutato i presenti con un «Hasta la victoria, siempre!».

Professor Esquivel, che cosa intende per cattiva informazione? Ha avuto problemi con la cattiva informazione durante la sua lotta per i diritti umani?
Sì, certo. Non soltanto con la cattiva informazione, ma anche con la censura. Ci sono stati casi in cui i mezzi di comunicazione erano totalmente messi a tacere. Questo accade ancora oggi. Non ci sono mezzi di comunicazione asettici. Tutti hanno interessi politici ed economici. Di conseguenza l'informazione è sottomessa a questa logica.

Cosa pensa in merito alla situazione odierna dell'America Latina e del resto del mondo?
Nessuna società è statica. Tutte le società sono dinamiche e cambiano, a volte in bene e altre in male. Oggi ci sono cambiamenti in America Latina. Ci sono colpi di stato. Ad esempio in Honduras, in Paraguay, in Brasile. Sono colpi di stato dissimulati, non hanno più bisogno degli eserciti. E, probabilmente, il prossimo che stanno preparando sarà quello venezuelano. Perciò, la cosa importante è che i popoli si uniscano e provino a cambiare questa situazione, che diventino i protagonisti e i costruttori delle loro vite e della loro storia. Per questo lottiamo e proviamo a generare coscienze.

Quali sono stati i personaggi che l'hanno ispirata di più?
Ce ne sono tanti. Ce ne sono alcuni che sono anonimi, indigeni, contadini. Altri sono più noti: Thomas Merton (scrittore e monaco statunitense, n.d.r.), per esempio, il Mahatma Gandhi, Hélder Pessoa Câmara (arcivescovo e teologo brasiliano, n.d.r.), Leonidas Proaño (vescovo e teologo ecuadoriano, n.d.r.). E poi ci sono i maestri anonimi che si incontrano nel cammino. Ci sono molti maestri e maestre che incontri nella vita e sono fonte di saggezza. Mia nonna è tra questi. Questa donna segnata in viso dai solchi della sofferenza del suo popolo. La saggezza non si trova in coloro che leggono più libri. Si può aver letto molti libri e non avere saggezza. La saggezza si trova in coloro che comprendono il senso profondo della vita.
(Maria Cristina Fraddosio)

DAL LIBRO LA FORZA DELLA SPERANZA

ECUMENISMO SENZA BARRIERE
Pérez Esquivel: Se non si uniscono, le forze della pace e della giustizia rischiano di restare isolate e impotenti.
[...] Le nostre forze [nella resistenza alle dittature in America Latina] all'inizio erano molto deboli. Abbiamo imparato nel corso del tempo, e abbiamo scoperto che questa debolezza era la nostra forza. Dovevamo avere fede nella volontà di Dio, nel potere del dialogo e della riflessione, nella capacità di resistenza di ciascuno di noi, senza lasciarci dominare dalla paura.
[...] Si creò un "ecumenismo senza barriere" a partire dalle necessità dei popoli, uniti in difesa della vita e della dignità delle persone. A questa energia si associarono molti agnostici, persone prive di un credo religioso ma consapevoli dei bisogni della società, che parteciparono alle discussioni e alle riflessioni, apportando suggerimenti e impegno orientati verso un unico obiettivo: salvare le vite umane. Ciò ci fortificò e ci incoraggiò a continuare la battaglia intrapresa.
Ikeda: Questo ecumenismo di cui lei mi parla è un aspetto molto rilevante. Il mio maestro Josei Toda diceva spesso che se si fossero riuniti a dialogare a uno stesso tavolo i fondatori delle principali religioni e sistemi di pensiero - Nichiren Daishonin, Shakyamuni, Gesù, Maometto, Marx e altri - nel loro dialogo sarebbero prevalsi l'armonia e l'amore fraterno, lo spirito di unione, di rispetto reciproco e la riflessione collettiva. Indubbiamente, la conclusione condivisa da questi grandi uomini sarebbe di mettersi a lavorare assieme per mettere fine alla guerra, alla violenza e ai conflitti per raggiungere una pace duratura del genere umano - l'obiettivo fondamentale - che comunque va di pari passo con la reale pace e prosperità dell'individuo. [...] Solo quando i seguaci delle differenti correnti ideologiche ritorneranno allo spirito dei loro maestri fondatori si potrà aprire una strada che ci porti a superare l'intolleranza delle posizioni estremiste, le rivalità e i conflitti.

DAL VUOTO SPIRITUALE AL TOTALITARISMO
Pérez Esquivel: Purtroppo in diversi paesi d'Europa, degli Stati Uniti e dell'America Latina sono sorti movimenti sociali che hanno nostalgia del fascismo, del nazismo e dei regimi totalitari, formati da giovani privi di memoria e di coscienza critica.
Questo fenomeno ha a che vedere con un'educazione svuotata di contenuti, con la mancanza di memoria e con la diffusione di informazioni che esaltano i sistemi autoritari.
Come educatore, fortunatamente percepisco dei segnali di speranza, di resistenza sociale e culturale tra i giovani universitari, tra gli studenti e le organizzazioni sociali. Tuttavia, mi accorgo anche dei grandi rischi e delle preoccupazioni derivanti dal lasciarsi assorbire dal materialismo e dalla società consumistica, come se fosse la strada per la felicità e il fine ultimo dell'essere umano. Il rischio che percepisco è la perdita di spiritualità, il rimanere a livello del rito e delle tradizioni, ma senza la profondità di coscienza e di spirito.
Ikeda: Anch'io temo questo scenario e sono d'accordo con la sua analisi. Nel corso del XX secolo, la civiltà materialistica ha raggiunto un livello mai conosciuto prima in tutta la storia dell'umanità. Non è possibile negare che, oggigiorno, godiamo di una vita quotidiana comoda ed efficiente. Ma questa consapevolezza non dovrebbe lasciare in secondo piano un'osservazione fondamentale, ovvero che il progresso materiale non necessariamente comporta lo sviluppo spirituale dell'essere umano.
Il filosofo italiano Norberto Bobbio è stato uno degli ultimi intellettuali contemporanei a vivere durante il fascismo e a dare un contributo culturale alla resistenza italiana contro l'occupazione nazista. Quando gli fu chiesto quali condizioni ritenesse indispensabili per impedire l'insorgere di una nuova dittatura nel suo paese, rispose: «La democrazia necessita di persone con una coscienza critica, capaci di pensare da sole». Aggiunse che coloro i quali avevano provato un fervente entusiasmo ascoltando i discorsi di Benito Mussolini non erano individui bensì un'orda che annullava le individualità. Sono parole che non dovremmo mai dimenticare. Credo che il cammino per il consolidamento della democrazia consista nel forgiare uomini e donne capaci di pensare da soli.

IL SEGRETO DEL MIGLIOR RACCOLTO DI MAIS
Pérez Esquivel: Vorrei concludere questo capitolo con una storia breve e deliziosa.
Un imprenditore agricolo, di scarsa cultura, partecipava tutti gli anni alla principale fiera agricola della sua città. La cosa più straordinaria è che ogni anno vinceva il trofeo al concorso del Mais dell'anno. Entrava con il suo mais alla fiera e usciva con la fascia azzurra sul petto. Il suo prodotto era ogni anno migliore del precedente. Una volta, un giornalista lo intervistò dopo la consueta cerimonia e rimase affascinato dal metodo che l'uomo usava per ottenere il suo prodotto di qualità. Scoprì che l'agricoltore condivideva buona parte dei semi migliori della sua piantagione di mais con i vicini.
«Perché condivide i semi migliori con i vicini - gli chiese - visto che competonodirettamente con lei?»
«È semplice! - rispose l'agricoltore. - Il vento raccoglie il polline del mais maturo e lo porta di campo in campo. Se i miei vicini coltivassero mais più scadente del mio, l'impollinazione peggiorerebbe continuamente la qualità del mio prodotto. Se voglio ottenere un buon mais, devo aiutarli a coltivare il meglio, offrendo loro i semi migliori».
E aggiunse: «Capisce che siamo tutti importanti e che per vivere bene dipendiamo gli uni dagli altri? Spero che anche lei possa aiutare i suoi vicini a coltivare sempre i semi migliori, il mais migliore e le migliori amicizie».
La morale di questa breve storia è che chi sceglie la pace deve far sì che i suoi vicini siano in pace. Quelli che vogliono vivere bene devono aiutare gli altri a trovare la felicità, poiché il benessere di ciascuno è connesso al benessere di tutti.
 

Adolfo Pérez Esquivel e Daisaku Ikeda
La forza della speranza
Esperia edizioni, 2016
pp. 224, euro 13,00

Due uomini che hanno dedicato la vita alla costruzione di un mondo pacifico si incontrano, per condividere la loro visione del mondo e le possibili soluzioni per un futuro di pace. Nonostante siano quasi coetanei, non potrebbero essere più diversi: buddista l'uno, cristiano l'altro, originari di due paesi geograficamente e culturalmente agli antipodi, l'Argentina e il Giappone.
Daisaku Ikeda si è dedicato alla diffusione dei valori umanistici del Buddismo attraverso la cultura e l'educazione come strumenti per la costruzione della pace; Adolfo Pérez Esquivel, forse sconosciuto al grande pubblico italiano sebbene abbia vinto il Nobel per la pace nel 1980, è scultore, architetto e docente universitario. Discepolo ideale di Gandhi, si è adoperato per la pace nel continente sudamericano negli anni più bui della repressione politica tramite la costruzione di reti umane di solidarietà; ha combattuto la povertà e le ingiustizie sociali attraverso la pratica della nonviolenza.
Sia Ikeda sia Esquivel hanno vissuto sulla propria pelle l'ingiustizia e la detenzione in carcere; in questo dialogo, oltre agli incontri fondamentali per la loro formazione e a episodi significativi della loro vita, condividono le pratiche nonviolente che si sono rivelate efficaci per contrastare la mano oppressiva del potere.
Esquivel fu arrestato più volte, senza che alla famiglia fosse comunicato dove si trovasse e quale fosse il suo destino; era prassi comune durante la dittatura militare in Argentina, quando migliaia di persone sparivano nel nulla. In una di queste detenzioni illegali, nel 1977, Esquivel stava per subire lo stesso destino di migliaia di altri desaparecidos, che venivano drogati, legati e poi gettati in mare durante i "voli della morte". L'equipaggio dell'aereo su cui era stato fatto salire si stava preparando a gettarlo in mare aperto quando l'ordine fu revocato, all'ultimo minuto. Esquivel venne a sapere che ciò fu possibile grazie alla pressione esercitata dai movimenti popolari che lo sostenevano.
Dalle riflessioni dei due pensatori emerge dunque l'importanza dei movimenti di protesta e di opposizione portati avanti dalle persone comuni. Ne costituisce un esempio ammirevole il movimento delle madri di Plaza de Mayo, che tramite la protesta silenziosa e nonviolenta hanno contribuito a disgregare il potere repressivo della dittatura argentina.
Gli autori sottolineano il valore e la forza dell'azione nonviolenta nell'affrontare numerose crisi del mondo contemporaneo: intorno a un nucleo di persone decise a perseguire i propri scopi per mezzo dell'azione nonviolenta è possibile costruire un forte consenso che prescinde da questioni religiose, etniche o culturali. Diventa possibile unire movimenti e singole persone che vogliono affermare i valori dell'umanità e del rispetto della vita per far fronte ai mali della nostra epoca nutrendo una sincera speranza di successo.
In sintesi il libro, oltre a offrire preziose riflessioni sul recente passato dell'umanità, si pone lo scopo di trasmettere una visione piena di speranza per il futuro. Scrive Ikeda nella prefazione: «Sia io sia il dottor Pérez Esquivel siamo entrati in una fase della vita in cui dare i ritocchi finali e concludere tutto ciò che abbiamo costruito nel corso della nostra esistenza. Abbiamo bisogno di far conoscere ai giovani quanto intrapreso e di assicurare che l'impegno a favore della pace, la lotta per i diritti umani e lo sforzo per conseguire un'alleanza culturale - propositi ai quali abbiamo dedicato la vita intera - possano essere perpetuati per mezzo dell'appassionato e vigoroso coinvolgimento delle future generazioni».