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L'intelligenza artificiale è il mezzo dell'Apocalisse

A che serve un'intelligenza mostruosa con una conoscenza sterminata se non migliora il nostro stare al mondo, se non ci rende più sopportabile la fatica e la sofferenza del vivere, se non aiuta le nostre anime ad elevarsi al di sopra delle nostre miserie?

Abbiamo bisogno di una comunità che ci unisca e ci aiuti a collaborare, non di una tecnologia che ci separa sempre di più e che ingigantisce la competizione tra gli ego (cioè la guerra).

L'intelligenza artificiale è nostra nemica, perché agisce per plasmare e infine determinare i caratteri strutturali della nostra mente, della nostra percezione del reale e della sua comprensione e rielaborazione. Il linguaggio della tecnologia ci domina, non ammette repliche, alternative, o resistenza.

L'intelligenza artificiale ha innescato un cambiamento drammatico, una mutazione antropologica: non sono le macchine che, sempre più percepite come superiori a noi, diventano come noi, ma siamo noi che stiamo diventando simili alle macchine, adeguandoci ad esse. Stiamo creando sempre di più un ambiente "necessario" all'intelligenza artificiale e alla sua onnipresenza, ma tossico per noi.

Parafrasando Spinoza, ci stiamo comportando come se "Technologia, sive Natura" (anziché "Deus, sive Natura", tradotto: "Dio, ovvero la natura"). Ma il nostro disgregarci in funzione della tecnologia è davvero ineluttabile?

A che serve l’intelligenza, in questo caso artificiale e "generativa", se non è in grado di generare saggezza, speranza, e in definitiva "beatitudine" nel qui ed ora? Quel che fa è produrre profitti ingenti a pochi e miseria intellettuale, spirituale e materiale per tutti gli altri, oltre a un'insostenibile devastazione ambientale.

Qualcuno potrebbe obiettare che è "necessaria" (come la "natura", appunto), tanto è forte l'indottrinamento, l'inganno, e la pressione sociale. Ma di quale necessità stiamo parlando? Fino al 2022 il mondo ignorava cosa fosse ChatGPT, e nei millenni passati le persone comuni erano più felici di noi, perché più radicate nella natura e nelle relazioni. All'uomo analfabeta di cinquemila anni fa, che non conosceva nemmeno il denaro perché non era ancora stato inventato (le prime monete risalgono al 650 a.C.), forse bastava guardare il tramonto, la donna amata e i figli per essere felice, pur nella tremenda fatica e sofferenza del vivere. E oggi?

Abbiamo un grande bisogno di crescere a livello di coscienza e di relazioni. Rispetto a questo bisogno primario, nel complesso la tecnologia si sta ponendo come un seducente e potente pilota automatico che ci guida in tutt'altra direzione. L'intelligenza artificiale è il diavolo in persona e il mezzo per un'Apocalisse che non avrà necessariamente bisogno di guerre cruente o finali, comunque possibili, ma si adempierà innanzitutto svuotando le nostre anime della libertà, della dignità e del senso dell'esistenza.

(28 febbraio 2025)

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