L'inganno del sapore dolce: anche gli edulcoranti (dolcificanti artificiali a calorie zero) portano a diabete e obesità
Oggi decine di migliaia di prodotti includono dolcificanti artificiali (edulcoranti), che li rendono uno degli additivi alimentari più utilizzati al mondo. Con zero calorie, vengono utilizzati per fare bevande dietetiche e spuntini ipocalorici abbastanza dolci o molto dolci. Ma il sapore dolce è un grande inganno...
Nell'abstract dell'articolo scientifico "Reshaping the gut microbiota: Impact of low calorie sweeteners and the link to insulin resistance?" (Rimodellare il microbiota intestinale: impatto dei dolcificanti a basso contenuto calorico e il legame con la resistenza all'insulina?), che è parte della serie speciale di 27 articoli dedicata a "Low Calorie Sweeteners: Science and Controversy", pubblicato da ScienceDirect, leggiamo:
«L'alterazione del microbiota intestinale è ora riconosciuto come un contributore attivo verso lo sviluppo dell'obesità e della resistenza all'insulina. Questa analisi considera una classe di additivi alimentari noti per influenzare il microbiota intestinale che può predisporre gli individui suscettibili all'insulino-resistenza - il consumo regolare e a lungo termine di dolcificanti a basso dosaggio e a basso contenuto calorico. Mentre i dati sono controversi, l'evidenza crescente suggerisce che i dolcificanti a basso contenuto calorico non dovrebbero essere liquidati come inerti nell'ambiente intestinale. Il sucralosio, l'aspartame e la saccarina, tutti ampiamente utilizzati per ridurre il contenuto energetico in alimenti e bevande per promuovere la sazietà e incoraggiare la perdita di peso, hanno dimostrato di alterare l'equilibrio e la diversità del microbiota intestinale. Gli esperimenti di trapianto fecale, in cui il microbiota degli ospiti che consumano dolcificanti a basso contenuto calorico viene trasferito in topi privi di germi, dimostrano che questa perturbazione è trasferibile e provoca un'alterata tolleranza al glucosio, un noto fattore di rischio per lo sviluppo di una serie di stati patologici metabolici. Poiché la nostra comprensione dell'importanza del microbiota intestinale nella salute metabolica continua a crescere, sarà sempre più importante considerare l'impatto di tutti i componenti della dieta, compresi i dolcificanti a basso contenuto calorico, sul microbiota intestinale e sulla salute metabolica.»
Altrettanto problematico è l'articolo, contenuto all'interno della stessa serie, "Do low-calorie sweeteners promote weight gain in rodents?" (I dolcificanti a basso contenuto calorico promuovono l'aumento di peso nei roditori?), nel cui abstract leggiamo:
«I dolcificanti a basso contenuto calorico (LCS) sono usati in tutto il mondo per aumentare l'appetibilità di cibi e bevande, senza le calorie dello zucchero. Recentemente, tuttavia, ci sono state affermazioni che gli LCS promuovono l'obesità. Qui, esamino la letteratura che collega il consumo di LCS a un elevato peso corporeo nei roditori. Una recente revisione sistematica ha trovato che, quando le LCS sono stati presentati in acqua o cibo, solo una minoranza degli studi riporta un aumento di peso elevato. Al contrario, quando le LCS sono state presentate nello yogurt, la maggior parte degli studi ha riportato un aumento di peso elevato. Questa revisione si concentra su quest'ultimo sottoinsieme di studi, e si chiede perché la combinazione di LCS e yogurt abbia promosso l'aumento di peso. In primo luogo, è stato ipotizzato che le LCS inducano uno squilibrio metabolico perché disaccoppiano il gusto dolce e le calorie. Tuttavia, le prove disponibili indicano che gli yogurt trattati con LCS non avevano un sapore dolce per i ratti negli studi pubblicati. Senza un gusto dolce, le preoccupazioni circa il disaccoppiamento del gusto dolce e delle calorie non sarebbero rilevanti. In secondo luogo, in diversi studi, lo yogurt trattato con LCS ha aumentato l'aumento di peso senza aumentare l'apporto calorico. Questo indica che l'apporto calorico da solo non può spiegare l'aumento di peso elevato. In terzo luogo, ci sono prove che le LCS e lo yogurt possono alterare il microbiota intestinale dei roditori. Dato il recente lavoro che indica che i cambiamenti nel microbiota intestinale possono modulare il peso corporeo, è possibile che la combinazione di LCS e yogurt alteri il microbiota intestinale in modo da promuovere l'aumento di peso. Mentre questa ipotesi rimane speculativa, è coerente con i dati osservati nei roditori. Negli studi sull'uomo, gli LCS sono di solito presentati in bevande. Sulla base del lavoro sui roditori, potrebbe valere la pena di valutare l'impatto dello yogurt trattato con LCS nell'uomo.»
Vorrei soffermare l'attenzione sulla frase: «Una recente revisione sistematica ha trovato che, quando le LCS sono stati presentati in acqua o cibo, solo una minoranza degli studi riporta un aumento di peso elevato». Al di là dello yogurt su cui l'articolo si sofferma, ciò significa che esistono studi che riportano un aumento di peso elevato consumando cibi e bevande dolcificati con zero calorie... per problematizzare ulteriormente, cosa succede se piccole dosi di edulcoranti si trovano all'interno di un pasto nel quale c'è anche uno yogurt non dolcificato? E perché proprio lo yogurt?
La scienza è controversa. L'unica cosa certa è che la salute non si ottiene ingannando noi stessi e i nostri sensi (con i dolcificanti).
(9 giugno 2021)
Il male non viene mai per nuocere
Oltre il velo delle illusioni, finché ci basiamo sulla Legge mistica, il male non viene mai per nuocere.
«Ci dobbiamo far ascoltare. Dobbiamo esprimere a voce alta ciò in cui crediamo. Quando la gente affermerà con audacia le proprie convinzioni, senza mai perdere l’ottimismo e il senso dell’umorismo, cambieranno i tempi. Non c’è alcun bisogno di reprimersi quando si tratta di parlare per la giustizia. Anzi, esitare in simili circostanze è un errore.»
(9 giugno 2021)
Povertà educativa digitale: a guardare troppo i dettagli, si perde di vista l’insieme?
Il documento «Riscriviamo il Futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale», pubblicato da Save The Children oggi 7 giugno 2021 (copia del pdf), vuole mettere in risalto la povertà educativa digitale.
Senza nulla togliere al lavoro che è stato fatto, mi pare che a guardare troppo i dettagli si possa perdere di vista l’insieme, ovvero un insieme costituito dall’orrenda e insensata tortura delle mascherine che fa solo danni, da una dittatura sanitaria che impone misure dannose e a completo ed esclusivo discapito della salute pubblica (vaccini, mascherine, tamponi, lockdown, chiusura forzata dei negozi, ecc.), un clima generale di paura, di violenza, di pensiero unico legittimo, di obbedienza e accettazione acritica dei diktat del potere, nel quale è pesantemente ostacolato e punito il diritto di riunirsi, di stare insieme, di stare in salute. Il tutto nel quadro di una “dichiarata” pandemia che è da giustificazione per ogni vessazione nell’attuale era post-democratica, pandemia “dichiarata” ma non sostanziale (*). Forse, se ci fosse un minimo di interesse per la salute pubblica, si eviterebbe di negare le cure (**) e ci si occuperebbe assai di più di demolire le fondamenta di un vivere umano basato sulla guerra, sulla competizione, sul precariato, sulla schiavitù, sulla distruzione ambientale, fisica e spirituale, sul servilismo e sull’ubbidienza cieca ai ricatti, su relazioni umane nel complesso di qualità molto scarsa.
Ecco, all’interno di questo quadro possiamo preoccuparci “anche” delle competenze digitali, se tale preoccupazione potesse servire a mettere pesantemente in discussione la didattica a distanza e l’uso dei social… ma tale messa in discussione non c’è, non esce, non viene neanche presa in considerazione. Anzi, tutta l’indagine parte dal presupposto dell'ineluttabilità della virtualizzazione (ovvero negazione) dei rapporti umani. Possiamo avere una scuola sana in un contesto sociale così gravemente malato?
Dopo queste premesse, vorrei soffermare l’attenzione su quattro paragrafi della ricerca menzionata.
«Se i risultati della ricerca sulle competenze digitali legate all’apprendimento a scuola (competenze alfabetiche di base) sono sostanzialmente in linea con quelli emersi da altri studi, l’indagine pilota ha permesso di rivelare alcuni aspetti della povertà educativa digitale ancora poco esplorati. Nello specifico, una quota consistente degli studenti che hanno partecipato al test non conosce le regole relative all’utilizzo della propria immagine da parte dei social, o all’età minima per avere un profilo, non è in grado di eseguire semplici passaggi per rendere il proprio profilo social accessibile soltanto agli amici, di far fronte all’uso improprio della propria immagine da parte di altri. Più della metà non conosce le implicazioni legali relative alla condivisione di contenuti offensivi sui social o non è in grado di reagire in modo corretto di fronte all’uso improprio delle immagini altrui. Infine, quasi la metà degli studenti non è in grado di riconoscere una fake news riguardante l’attualità.»
D’accordo. E gli adulti hanno queste competenze? E soprattutto, vogliamo una scuola al servizio dei social, cioè di relazioni umane fasulle asservite alla volontà (e alla censura) di poche multinazionali?
Quanto al riconoscere le “fake news”, esiste un criterio che possa essere insegnato? Se la risposta è sì, allora pure questa è una fake news, a meno di non essere in una dittatura dove è vero ciò che afferma il potere tramite i media ufficiali e la scuola, e falso tutto il resto.
«Particolarmente rilevante è il fatto che i minori sembrano non avere la percezione dei loro limiti. Se per le competenze legate all’alfabetizzazione di base, esiste una sostanziale corrispondenza tra la loro opinione rispetto alla capacità di, ad esempio, inserire link interattivi in un testo, caricare o scaricare risorse da siti web, utilizzare i programmi di Office (Word, Excel, PowerPoint) e le competenze ‘valutate’, gli stessi sovrastimano le loro abilità in relazione ad altre conoscenze, quali ad esempio la condivisione di immagini e informazioni online in modo responsabile e la comprensione delle questioni relative alla sicurezza. Al tempo stesso la gran parte di loro non esprime particolari preoccupazioni in relazione a queste mancanze.»
Ma, scusatemi… noi adulti abbiamo, di solito, la percezione dei nostri limiti? Abbiamo comprensione della (in)sicurezza informatica? Abbiamo un chiaro e vivo ricordo dello scandalo datagate? Abbiamo chiara che la dipendenza da una specifica multinazionale del software (visto che qui si parla di Office) è la strada opposta rispetto ad una scuola che miri all'accrescimento di consapevolezza?
«Dai dati raccolti dal primo studio pilota volto a misurare la povertà educativa digitale si evince che, nonostante i minori apprezzino e utilizzino gli strumenti digitali, molti di loro sono privi delle competenze di base per poterli usarli consapevolmente.»
Usare consapevolmente cosa? Stiamo ancora parlando di social, di Office, di smartphone e simili? Se di “consapevolezza” nell’uso della tecnologia volessimo parlare, allora bisognerebbe ripartire dalle basi, da Richard Stallman come minimo. Per chi non lo conoscesse, consiglio una lettura del suo articolo "Perché la scuola deve usare esclusivamente software libero": https://www.informatica-libera.net/content/perché-la-scuola-deve-usare-esclusivamente-software-libero
«Sulla base di tale quadro, bisogna sviluppare e implementare un sistema di valutazione delle competenze digitali a scuola, creando un patentino che certifichi un percorso formativo di studenti e studentesse a conclusione della scuola secondaria di primo grado.»
Per farne cosa, di questo patentino? Per certificare di essere dei perfetti sudditi?
Qualcuno ricorda la mia proposta per la scuola? https://www.informatica-libera.net/content/scuola
(7 giugno 2021)
Note:
(*) Senza negare che sia effettivamente accaduto qualcosa fuori dall’ordinario (ma non per causa del virus), rimane il fatto che nei mesi di gennaio-febbraio 2020 c’è stato il minor numero complessivo di morti in Italia rispetto alla media 2015-2019, e nel 2021, negli stessi mesi, il numero di morti è di poco superiore (quasi uguale) rispetto alla media degli altri anni (fonte ISTAT: https://www.informatica-libera.net/files/files/nota-esplicativa-decessi-30-marzo-2021.pdf). Già questo basterebbe per mettere seriamente in discussione la narrazione ufficiale sull’epidemia. Per quanto riguarda l’intasamento degli ospedali e delle terapie intensive, il problema della consueta “epidemia influenzale” si ripete allo stesso “identico” modo tutti gli anni, nella stagione influenzale, almeno dal 2012 (elenco di fonti giornalistiche dal 2012 al 2020, raccolte da Silver Nervuti: https://www.informatica-libera.net/video/pandemia-dal-2012-al-2020.mp4, video pubblicato il 2 novembre 2020).
(**) Cfr. «Documentario "Covid: le cure proibite" (di Massimo Mazzucco), un dovere civico guardarlo», https://www.informatica-libera.net/content/documentario-covid-le-cure-proibite-di-massimo-mazzucco-un-dovere-civico-guardarlo