Giustizia divina in arrivo…

Storicamente, l'immagine di un signore anziano e barbuto è l'archetipo che gran parte dell'umanità ha di Dio. Questa immagine ha avuto origine nelle antiche culture del Medio Oriente e dell'Europa, dove il capo della tribù o della famiglia era spesso un uomo anziano e saggio, dotato di autorità e potere. Il Dio biblico, ad esempio, è descritto come il Padre di Israele, il Creatore del cielo e della terra, il Giudice supremo e il Re dei re.

Tuttavia, questa immagine non è l'unica possibile né la più appropriata per esprimere la natura e l'essenza di Dio. Anche credere nel perdono incondizionato per ogni offesa alla vita e alle sue creature non è molto lungimirante, anzi.

Quando molti si troveranno di fronte al furente dragone e ne assaporeranno il giudizio di fuoco, probabilmente cambieranno idea.

Giustizia divina in arrivo (Francesco Galgani's art, April 12, 2023)
(April 12, 2023, go to my art gallery)

Padre nostro, che sei nei cieli... sei maschio o femmina?

Santa Pazienza, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra…

La domanda posta nel titolo di queste riflessioni sicuramente farà sorridere i miei quattro lettori, eppure c’è chi se l’è posta seriamente. Nel sinodo della chiesa anglicana, infatti, è stato posto il tema dell’opportunità di scegliere un pronome neutro per riferirsi alla divinità. Alcuni vescovi vorrebbero riformare il testo della preghiera “Padre nostro” per evitare quando possibile ogni riferimento maschile o paterno alla figura di Dio.

Vorrei ragionare su questa cosa, ma con una premessa. Ovvero: io non so nulla di Dio e, più in generale, ritengo che la realtà non sia conoscibile, né indagabile, né descrivibile a parole, e che vada oltre i concetti di esistenza e di non esistenza. Inoltre, come ho scritto già da anni nell’intestazione di questo blog, quello che non so, non lo so, quello che invece credo di sapere non corrisponde alla realtà. Quindi, da quanto sto per scrivere non emergerà alcuna verità. Nessuno si senta offeso dalle mie parole, neanche da quelle più taglienti, perché parlo di ciò che ignoro. Al massimo, chi vorrà proseguire nella lettura, potrà trovare qualche stimolo di riflessione e nulla di più.

Fatte queste doverose premesse, andiamo al nocciolo della questione. Dio è maschio? E’ femmina? E’ entrambi? E’ nessuno dei due? E’ un terzo genere arcobaleno?

Di seguito alcune mie ipotesi, di cui solo l’ultima potrebbe dar ragione, almeno in parte, ai vescovi anglicani. Per cercare una risposta, partiremo dall’antropologia e arriveremo alla storia dell’Antico Egitto.

1. Ipotesi antropologica

Ogni essere vivente vede il mondo in base alle proprie caratteristiche. In particolare, l’essere umano, che ha una spiccata capacità di astrazione, solitamente proietta all’esterno le proprie dinamiche interne, soprattutto quelle inconsce. Ne segue che, appartenendo al regno vivente dei mammiferi, i cui esemplari sono individui o maschi o femmine, tale primate è costretto dalla natura (e dai rinforzi della cultura) a identificare ogni cosa esistente, compreso il proprio “Io”, come maschile o femminile.

Per tale ragione, quando gli esseri umani si sono creati i propri dèi a propria immagine e somiglianza, li hanno solitamente creati o maschi o femmine. Poi, in piena sindrome proiettiva, hanno creduto che fossero stati gli dèi a creare gli umani.

Nel proseguire storico della tragedia umana, le religioni basate su una monolatria duratura, come il cattolicesimo, hanno scelto un solo dio tra tutti gli dèi disponibili e, nel caso specifico, un dio maschio. Ne segue che il dio del “Padre nostro” è decisamente maschio, ed essendo anche creatore, i riferimenti paterni sono appropriati.

2. Ipotesi basata sul Vecchio Testamento

Yahweh, il dio dell'Antico Testamento, è figlio dei costumi tribali e patriarcali dell'epoca per cui razzie, saccheggi e massacri sono gli unici strumenti di sopravvivenza e conquista. E, come le divinità assire e babilonesi, egli è un Dio guerriero, forte e brutale, mosso da spirito di vendetta soprattutto contro i suoi nemici e contro chi lo tradisce.

Guardiamo cosa c’è scritto nella Bibbia, in particolare in Esodo 15:3. Nelle bibbie cattoliche, questo passo è stato tradotto come “Il Signore è un guerriero”. Il testo ebraico è “Yhwh ish milhamah”, ovvero “Yahweh è un individuo maschio di guerra”. Più chiaro di così…

Quindi, se il “Padre nostro” è una preghiera rivolta a questo dio, cioè a Yahweh, allora è una preghiera rivolta a un dio maschio. Però… le cose potrebbero essere un po’ diverse, anzi molto diverse, come illustro nella prossima ipotesi.

3. Ipotesi basata sul padre di Gesù

Il “Padre nostro” è una preghiera che i vangeli, sia ufficiali sia apocrifi, attribuiscono a Gesù. A dirla tutta, però, soprattutto nei vangeli tenuti nascosti, come quello esseno della pace, Gesù insegna non una ma due preghiere, una rivolta al padre, e l’altra rivolta alla madre:

Preghiera al “Padre Celeste”
«Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male; perché tuo è il regno, il potere e la gloria per l’eternità. Amen»

Preghiera a “Madre Terra”
«Madre Nostra che sei sulla terra, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in noi come lo è in te. Come mandi i tuoi angeli ogni giorno mandali anche a noi. Rimetti a noi i nostri peccati come noi espiamo le nostre colpe contro di te. E non ci indurre in malattia ma liberaci dal male perché tuo è il corpo, la salute e la terra. Amen»

Non so quanto sia esatta la traduzione del vangelo esseno da me studiata e a suo tempo pubblicata e commentata in questo blog, però è evidente che c’è una preghiera rivolta al maschile e un’altra rivolta al femminile, una al padre e l'altra alla madre. Da questo punto di vista, il “Padre nostro” si rivolge a un dio maschio creatore e non è riformabile a meno di non voler riformare anche Gesù.

A parte ciò, il padre di Gesù era Yahweh? Questo, nella Bibbia, non c’è scritto da nessuna parte. Anzi, casomai, in Marco 5:7, c’è scritto che Gesù è figlio di Elyon. Per essere precisi, nella traduzione italiana cattolica, c’è scritto “Gesù, Figlio del Dio altissimo”, ma la traduzione letterale dall’ebraico è un po’ più chiara, cioè “Yeshua, figlio di El Elyon” (Yeshua è il nome ebraico di Gesù).

Non so chi sia questo Elyon, a parte il fatto che nella Bibbia è citato come il più importante tra tutti gli elohim, cioè dei vari dèi nominati nella Bibbia, e quindi ben più importante anche di Yahweh.

Il grande punto di rottura è tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, ovvero tra il dio psicopatico stragista di guerra dell’Antico Testamento e il dio di amore incondizionato del Nuovo Testamento, un dio che addirittura insegna ad amare i propri nemici e a perdonarli. Tale punto di rottura rende evidente che Yahweh non c’entra nulla con Gesù, salvo il fatto di trovarsi entrambi nella stessa antologia di libri chiamata Bibbia, sovente tradotta con errori intenzionali, a uso e consumo delle teologie ufficiali.

E’ infatti consuetudine delle religioni il fatto di aggiustarsi le traduzioni per “farsele tornare”, ad es., nel caso del cattolicesimo, spesso occultando tutti i vari elohim, e traducendoli in modo da far sembrare che si tratti dello stesso Dio. Ma non è così. Vari dèi, o elohim, sono citati per nome persino nella Bibbia cattolica, ad es. Astarte, l’elohim di Sidone, Camos, l’elohim di Moabili, e Milcom, l’elohim degli Ammoniti (Re 11:33). Tanto che Yahweh mostrava gelosia verso di loro (Deuteronomio 6:14,15). Tra l’altro, a proposito di genere sessuale, Astarte è chiaramente femmina.

Comunque, tornando a Gesù, egli afferma di essere stato inviato da suo padre e che chi vede lui vede anche il padre, quindi sicuramente non poteva riferirsi a quel criminale di Yahweh, sterminatore di popoli e primo antisemita della storia.

4. Ipotesi basata su un Dio che non è persona

E qui, con questa mia ultima ipotesi, le cose si fanno più complicate. E’ la più difficile da argomentare, ma, dal mio punto di vista, anche la più interessante e ragionevole.

E’ la più difficile da argomentare perché devo allontanarmi dai Vangeli e dall’intera Bibbia, e quindi anche dalla figura di Gesù e dal mondo ebraico maschilista da cui proviene l'attuale formulazione del “Padre nostro”. Ne segue che prendo le distanze dalla teologia ufficiale e dalla tradizione.

Come posso fare una cosa del genere, e al tempo stesso, ragionare sul genere sessuale del Dio del “Padre nostro”? E’ un po’ complicato, ma fattibile.

Questa quarta e ultima ipotesi parte dal presupposto che storicamente c’è stato un grande caos di culture e di religioni, in cui sono state mischiate insieme cose molto diverse e anche abbastanza incompatibili (come il Vecchio e il Nuovo Testamento).

Da un punto di vista strettamente logico, se ammettiamo che esiste un unico Dio creatore di tutto a cui il “Padre nostro” si rivolge, è evidente che, se ha realmente creato tutto, questo Dio ha alcune caratteristiche, tra cui:

  • è “non nato”, cioè viene prima di ogni altra cosa, è sempre esistito e sempre esisterà;
  • è “oltre il tempo e oltre lo spazio”, in quanto il tempo e lo spazio sono sue creazioni;
  • è “oltre il maschile e oltre il femminile”, in quanto tutte le dualità esistenti sono sue creazioni;
  • è “oltre le parole”, sia nel senso che le parole non possono descriverlo, e neanche nominarlo, sia nel senso che Dio ha creato le parole e, con esse, la realtà.

Un Dio del genere, con queste caratteristiche, è forse Yahweh? Assolutamente no. E’ maschio? Benché mai. Ha un “Io”? No. Ed è proprio quest’ultimo punto che mette in crisi le religioni monoteistiche basate su un dio-persona, cioè dotato di un proprio “Io”, come il cattolicesimo.

E allora questo “Padre nostro” da dove viene? A chi si riferisce?
Per dare ai soliti miei quattro lettori una risposta storicamente fondata, vi ricopio questa antica preghiera, in cui le somiglianze con il “Padre nostro” contemporaneo sono impressionanti:

Oh Amon, Amon, che sei nei Cieli
Padre di Chi non ha Madre.
Quanto è dolce pronunciare il tuo nome.
Dacci come la gioia di vivere, il sapore del pane per il bimbo,
sia fatta la tua volontà come in Cielo così in Terra.
Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me.
Fammi dono della tua grazia, fa che io veda te ininterrottamente!
Amon.

(A. Barucq - F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egiypte ancienne, Le Cerf, Paris 1980)

Questa preghiera proviene dall’antico Egitto, da cui storicamente provengono anche gli ebrei. E le cose cominciano a tornare. Il “Padre nostro” non è una preghiera inventata da zero da Gesù, era piuttosto una preghiera rivolta a questo “Amon”, un po’ rielaborata ma abbastanza simile. E quindi, per tornare a quanto scritto precedentemente, in effetti Yahweh non c’entra nulla.

Chi era Amon? E quali caratteristiche aveva? Che vuol dire “Padre di Chi non ha Madre”?

Intravediamo possibili risposte in quest’altra preghiera:

Uno è Ammone, che si ritiene nascosto ad essi [gli dèi],
che si cela agli dèi,
nessuno conosce la sua natura.
Egli è più lontano del cielo
e più profondo degli inferi.
Nessun dio conosce il suo vero aspetto,
la sua immagine non appare nei rotoli delle scritture.
Egli è troppo misterioso per essere svelato,
troppo grande per essere investigato,
troppo potente per essere conosciuto.
Nessun dio può chiamarlo per nome,
egli è simile a Ba,
colui che tiene nascosto il proprio nome come il proprio segreto.

(Inno ad Amon, Papiro di Leida, 1 - 350, strofa 200)

Amon è quindi oltre tutto, infatti “è più lontano del cielo e più profondo degli inferi”. Viene prima degli dèi, infatti “nessun dio conosce il suo vero aspetto”. Amon ha tutte le caratteristiche che nella premessa a questo articolo ho attribuito alla realtà. Mi riferisco alla frase: “[…] ritengo che la realtà non sia conoscibile, né indagabile, né descrivibile a parole, e che vada oltre i concetti di esistenza e di non esistenza”. Questo tipo di realtà è concettualmente sovrapponibile ad Amon, che è “troppo misterioso per essere svelato, troppo grande per essere investigato, troppo potente per essere conosciuto”.

Amon, quindi, è oltre i concetti stessi di maschio e femmina, è oltre ogni realtà, è quell’“uno” da cui è nato tutto, a cominciare da ogni tipo di dualità (maschio e femmina, bene e male, giorno e notte, ecc.). Ma Amon è anche “non nato”, perché viene prima del tempo e dello spazio che sono sue creazioni. In questo senso, è “Padre di Chi non ha Madre”. Ha tutte le caratteristiche del Dio “non persona” di cui ho scritto poco fa, un Dio che non ha un proprio “Io” perché è “tutto”. Più che di Dio, sarebbe opportuno parlare di Amon come di quella Coscienza originaria da cui è nato tutto il resto, dèi compresi.

In tale preghiera, c’è anche scritto che “egli è simile a Ba”. Nell’Antico Egitto, “Ba” è ciò che oggi chiameremmo “Anima”, cioè il principio vitale che si trova dentro gli esseri umani, che è immortale e che, quando il corpo muore, lascia il corpo e “vola” via. Ho usato il verbo “volare” perché, nei geroglifici, Ba viene proprio rappresentato come un volatile con la testa di donna che vola via al momento della morte. La testa di donna indica l’essenza femminile di “Ba”, in quanto archetipicamente l’Anima è femmina. Invece “Ka” è ciò che oggi chiameremmo “Spirito” e che archetipicamente è maschio. Orbene, Amon “è simile a Ba”, in quanto, proprio come Ba, è la Vita.

Noi siamo parte di Amon, ovvero parte della Coscienza universale originaria, ovvero parte di Dio, nel senso precedentemente chiarito. Anzi, siamo la stessa cosa. Ovvero, ciascuno di noi è Amon, è Coscienza, è Dio. Questo è espresso chiaramente da quest’altro inno ad Amon:

Lode a te, Uno, che ti fai milioni
l’Uno soltanto, che creò tutto ciò che è,
l’insigne Ba degli dèi e degli uomini

(Papiro di Bruxelles)

Riassumendo, la preghiera “Padre nostro”, tradizionalmente attribuita a un mito chiamato Gesù ma storicamente rielaborata da una preghiera ad Amon, non è rivolta né a un maschio né ad una femmina, ma a “l’insigne Ba degli dèi e degli uomini”, cioè alla Vita stessa.

Ho scritto “mito chiamato Gesù” perché probabilmente le cose non sono andate come ce le hanno raccontate. All’Israel Museum di Gerusalemme si trova una tavola di pietra, scoperta nei pressi del Mar Morto, su cui ci sono circa novanta versi in ebraico che narrano la storia di un Messia che sarebbe risorto tre giorni dopo la sua morte. L’elemento curioso, e importante, è che la tavola risale a un’epoca antecedente alla nascita di Gesù, e quindi non si riferisce a lui. Inoltre, ci sono varie religioni non cristiane, sparse per il mondo, che hanno un messia con una storia sostanzialmente equivalente a quella di Gesù e con somiglianze ragguardevoli, come la nascita avvenuta il 25 dicembre, la resurrezione dopo tre giorni, e altro. E’ un mito che storicamente si ripete, che è più antico della storia che ci viene tramandata e si trova in varie parti del mondo. Suggerisco a tal riguardo una lettura di “Gesù è mai esistito? Miti, credenze e racconti relativi a "salvatori" morti e resuscitati”.

Per concludere, i vescovi anglicani hanno posto una questione giusta nel merito, ma sbagliata nei presupposti, perché se è vero che il “Padre nostro”, nel senso di Amon, non è né maschio né femmina, ma “è simile a Ba”, che comunque è principio vitale femminile, è altrettanto vero che non si tratta del dio-persona a cui le teologie cristiane fanno riferimento.

E poi, ognuno preghi come vuole. Da quando sono bambino, la preghiera del “Padre nostro” è già stata ufficialmente cambiata tre volte, perché ogni volta la precedente traduzione non andava bene. Ma, per come la vedo io, non è un problema né di traduzione, né di scelta di parole gender-neutral. E’ solo un problema di cuore, a prescindere dal credo religioso e dalle preferenze personali.

(10 aprile 2023)

Pasqua 2023

Alcune riflessioni in occasione di una festa associata alla rinascita, alla trasformazione e alla vittoria sul male e sulla morte.

1. Non lamentarsi
La lamentela è un veleno che distrugge tutto, anche le cose buone.
La lamentela blocca la possibilità di trasformare le situazioni di sofferenza in opportunità di miglioramento e progresso.
Quando accadono cose che non ci piacciono, servono a farci capire ciò che non abbiamo ancora compreso.

«Allora [Pilato] rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso» (Mt 27:26).

2. Non dare la colpa
I pensieri sono boomerang, così come le accuse.
Ognuno di noi ha un proprio percorso di consapevolezza. È bene che ognuno rifletta sul proprio percorso senza cercare di giudicare quello degli altri.
Le accuse di solito sono un modo per deresponsabilizzarsi e perdere l'opportunità di prendere in mano la propria vita.

«Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato. [...] con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi» (Luca 6:37)

3. Essere grati
La gratitudine è l'opposto della lamentela e del biasimo. È il sentimento più bello che esista, perché da esso scaturiscono tutti i tesori del cuore, compreso l'amore.
Nessun grande si è mai lamentato delle persecuzioni o dei suoi persecutori, ma ha spesso mostrato gratitudine per ciò che gli è accaduto.
La gratitudine e la capacità di gioire delle cose più semplici e naturali, come il sole che sorge ogni mattina, sono la base di una buona vita.

«State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie» (Tessalonicesi 5:16)

Buona Pasqua, che significa buona rinascita,
9 aprile 2023

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