Il potere del silenzio

Quando abbiamo completa fiducia nella vita, ogni parola è di troppo, perché non c'è nulla da aggiungere alla meravigliosa armonia e giustizia del creato.

Ogni pensiero in più è come un'onda in un oceano in piena quiete, un oceano che sta bene così com'è.

Dio sa quello che è. La sua piena consapevolezza non ha bisogno né di lodi, né di asservimento, né di ingiurie, né di fare. Non ha bisogno di nulla, è perfetto così com'è. Quando la nostra mente diviene Dio, siamo così calmi e fiduciosi nel tutto da rinunciare a qualsiasi attaccamento e paura. Ogni pensiero lamentoso torna nel vuoto da cui era venuto, perché non c'è più nulla di cui lamentarsi, giacché tutto ha la funzione che deve avere, al momento giusto e nel luogo giusto. Noi siamo amore imperturbabile. Siamo beatitudine all'interno di un sogno.

Il diavolo, quello sì, ha invece bisogno di tante, tante parole. Un'infinità di parole e un'infinità di cose da fare, per questo non dorme mai. Non si accorge neanche che esiste solo perché è sognato all'interno di un sogno che non è il suo. Ha terrore del silenzio, perché nel silenzio anche lui è costretto a tornare nel vuoto da cui è venuto.

Silenzio.
Gioiamo del silenzio.
Godiamone, e rimaniamo nella beatitudine del sogno.

(11 aprile 2024)

Speranza: «Sapevo che il 20 per cento degli effetti avversi [dei vaccini Covid] era gravissimo»

Seppur con riluttanza, ritengo di dover tornare sull'argomento dei vaccini, nonostante l'abbondante trattazione che ne ho già fornito nel mio blog nel corso degli ultimi anni, affrontando svariate sfaccettature della questione.

Animato dal desiderio di conservare una memoria storica, mi preme sottolineare l'importanza del seguente articolo che ho accuratamente trascritto dal quotidiano cartaceo "La Verità" del 10 aprile 2024, affinché possa essere consultato con facilità.

Questo contributo si rivelerà prezioso nelle future discussioni riguardanti le campagne vaccinali, offrendoci solide basi per contestare quelle che vengono presentate come assolute "verità scientifiche", le cui contraddizioni sono state ammesse persino dai loro proclamatori.


fonte: La Verità, 10 aprile 2024, articolo in prima pagina di Francesco Borgonovo e Alessandro Rico

sottotitolo:

L'ex ministro ammette che, fin dai primi mesi della campagna vaccinale, l'Aifa gli segnalò che una reazione negativa su cinque poteva essere addirittura mortale. Eppure andò avanti con obblighi e Open day, recitando il mantra dei farmaci «sicuri ed efficaci».

prima pagina:

Roberto Speranza sapeva che un effetto avverso su cinque dei vaccini anti Covid riguardava eventi gravi o addirittura decessi. Come riferiscono gli avvocati dall'associazione che ha trascinato alla sbarra lui e Nicola Magrini, ex capo dell'Aifa, il politico l'ha ammesso candidamente davanti ai magistrati del Tribunale dei ministri. La confessione non deve averli sconvolti granché, visto che hanno archiviato le accuse contro di lui. Male le cifre di cui Speranza ha dichiarato di essere consapevole non sono irrisorie: parliamo del 20% del totale dei casi riportati all'autorità di vigilanza sui medicinali - che sono solo una parte di quelli realmente verificatisi, visto che la vigilanza stessa è stata alquanto carente. E meno male che, nel suo libro, l'ex ministro parlava di “rare segnalazioni”...

continua a pagina 5:

Speranza: «Sapevo che un quinto degli effetti avversi era grave»

I legali che hanno seguito il procedimento contro l'ex ministro svelano: con i pm ammise di essere sempre stato a conoscenza dell'alta percentuale di reazioni, anche mortali. Eppure le toghe l'hanno archiviato

Antonietta Veneziano e Angelo Di Lorenzo, dell'associazione Avvocati Liberi, sono i legali che hanno seguito il procedimento giudiziario riguardante Roberto Speranza e Nicola Magrini, che per l'ex ministro si è concluso con una archiviazione presso il Tribunale dei ministri di Roma. Finora avevano evitato di commentare la vicenda, anche perché non la ritengono ancora finita. Rimane infatti in piedi, in altra sede, la causa riguardante Magrini - che all'epoca era a capo di Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco - ma pure per quanto concerne Speranza non è detto che la partita sia chiusa. Comunque sia, i due professionisti hanno scelto di rompere il silenzio, rilasciando una serie di interviste all'emittente Byoblu nel programma quotidiano Orsobruno, conversazioni che saranno trasmesse a puntate da oggi fino a venerdì. Passo dopo passo, gli avvocati hanno esaminato le motivazioni - raccolte in oltre 30 pagine - sulla base delle quali il Tribunale dei ministri ha deciso per l'archiviazione di Speranza, mettendone in luce tutte le falle e le incongruenze.

Il catalogo, a ben vedere, è abbastanza impressionante. Ma c'è un passaggio in particolare che lascia decisamente sconcertati, anche per via dell'argomento che tratta: gli effetti avversi delle vaccinazioni e le conseguenze che hanno avuto sulla popolazione.

Lo sappiamo bene: l'occorrenza di effetti collaterali è stata sempre minimizzata, se non espressamente negata, sia dagli scienziati «catodici», sia dai tecnici ministeriali, sia da chi ricopriva ruoli di potere. «Sicuri ed efficaci»: era questo il mantra che ha accompagnato ogni tentativo di discutere di reazioni avverse e che ha tirato la volata alla campagna di iniezioni a tappeto, imposte a prescindere da qualunque valutazione di rischi e benefici dei farmaci a seconda delle fasce d'età e dello stato di salute degli individui inoculati.

Come riferisce l'avvocato Veneziano, però, già dopo le prime settimane di vaccinazioni, a Speranza erano arrivati segnali allarmanti, che tuttavia egli preferì ignorare, pur di portare avanti l'impresa di «immunizzare» gli italiani - si fa per dire, visto che le punture non bloccavano la trasmissione del virus.

Intervistata da Byoblu, la legale ha svelato che, «incredibilmente, nel suo interrogatorio» con i magistrati del Tribunale dei ministri, «Speranza dice che lui è a conoscenza del fatto che un evento avverso su cinque di quelli segnalati ad Aifa era grave, gravissimo o addirittura mortale». Proprio cosi: l'uomo che, insieme con l'allora premier Mario Draghi, gestiva le politiche anti Covid, ha ammesso candidamente, davanti alle toghe, di essere stato perfettamente al corrente che ci fosse un certo numero di effetti collaterali seri, persino fatali, potenzialmente collegati alle vaccinazioni. Parliamo di circa il 20% di casi sul totale di quelli segnalati all'Aifa (che sono stati solo una parte di quelli effettivamente verificatisi, visto che la vigilanza è stata alquanto carente e quasi integralmente passiva). Sono cifre importanti. Eppure, nel suo libro, Perché guariremo, riveduto, corretto e ristampato pochi mesi fa, l'ex assessore di Potenza si limita a citare «rare segnalazioni di effetti avversi». Strano concetto di «raro».

Quel 20% di segnalazioni non spinse Speranza a rallentare la catena di montaggio delle iniezioni. Nemmeno su quelle categorie anagrafiche meno vulnerabili al virus, che magari avrebbero meritato qualche approfondimento in più, prima di essere esposte a eventuali pericoli. Men che meno i dati lo indussero a scoraggiare gli Open day. Il ministro - come svelato dalle carte genovesi dell'inchiesta sulla morte di Camilla Canepa - ebbe anzi la battuta pronta, allorché, durante un vertice, osservò che alcune Regioni, accogliendo negli hub ragazzi giovanissimi e offrendo loro il preparato di Astrazeneca, erano state «un po' più sportive». Peccato che quella faciloneria avrebbe portato, a giugno 2021, alla morte della diciottenne ligure. Prima di lei, una trombosi aveva stroncato il militare Stefano Paternò (43 anni) e l'insegnante trentaduenne Francesca Tuscano, entrambi vaccinati con Astrazeneca.

Proprio la vicenda del sottufficiale di Marina siciliano mostra quale fosse l'approccio di Speranza dinanzi alle notizie di possibili effetti nocivi dei vaccini: sapere, ma non agire.

Con La Verità, l'avvocato Di Lorenzo ricorda un particolare significativo: «Nella vicenda Paternò, Nicola Magrini», all'epoca al vertice dell'Aifa, «avrebbe inviato al pm di Siracusa una mail, dicendo di aver parlato con il ministro, che gli avrebbe chiesto di non sequestrare o di sospendere il sequestro dei vaccini». La singolare ingerenza non avrebbe portato grandi risultati: «Il pm», riferisce Di Lorenzo, «temporeggiava un paio d'ore e poi sequestrava». È per questo che ,'l'istigazione all'omissione di atti d'ufficio, unica possibile eccezione all'innocenza di Speranza» individuata dal Tribunale dei ministri, «non è stata considerata punibile». Ma la circostanza la dice lunga su quali fossero le priorita dell'ex assessore lucano.

Sul preparato anglosvedese, lui e i suoi esperti pasticciarono parecchio: per qualche giorno, a marzo, Aifa lo fece sospendere in via precauzionale; poi, il medicinale venne di nuovo sbloccato; infine, 24 ore dopo la morte della Canepa, su suggerimento del Cts, il governo dispose che fosse riservato agli over 60, mentre, ai più giovani che avevano ricevuto già una dose, venne proposto il «mix and match», un miscuglio con i vaccini a mRna sulla cui sicurezza ed efficacia non era stato condotto alcuno studio esauriente.

La preoccupazione di Speranza, a quanto pare di capire, non era quella «ippocratica»: prima di tutto, non nuocere. Sia nel caso di Astrazeneca, sia in quello, forse più grave poiché fondato su una statistica, del 20% di eventi avversi gravi o fatali segnalati alle autorità, il ministro pensava soprattutto ad andare avanti con la campagna vaccinale. Senza curarsi di qualche incidente di percorso. Dopo tutto, se anche qualcuno viene danneggiato, poco importa: basta, al momento opportuno, scaricare le responsabilità su qualche organismo istituzionale e il gioco è fatto.

La Verità - Anno IX - Numero 99 - 10 aprile 2024 - Vaccini covid, Speranza

La fine della guerra (Mauro Scardovelli)

Come possiamo creare un accordo in un gruppo di persone che, seppur con le loro diversità, possano remare dalla stessa parte e dar luogo ai raggiungimento di quei prestigiosi obiettivi che possono cambiare l’umanità?

Video di Mauro Scardovelli, 28 marzo 2024 (fonte)

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La magia del linguaggio per superare l’ipnosi delle parole manipolatorie

In un'epoca in cui l'orizzonte delle nostre possibilità sembra restringersi sempre di più dietro l'illusione di “soluzioni uniche”, nel senso di definitive e solitamente belligeranti o autolesive, la nostra innata creatività rischia di essere ingabbiata e mutilata, trasformando le nostre vite da misteriosi e a volte meravigliosi sogni a colori in incubi in bianco e nero…

Questa mia riflessione è nata dal fatto che due giorni fa, il 3 aprile 2024, l’Esercito della Repubblica Islamica dell’Iran ha dichiarato che l’“l’unica soluzione alla questione palestinese è la resistenza e la lotta fino all’annientamento del regime sionista” (fonte), il che, se venisse applicato letteralmente, significherebbe Terza Guerra Mondiale (nucleare?). Cui prodest?

Nel corso del tempo, ho ascoltato una miriade di presunte soluzioni “uniche”, intese come panacee ai mali del mondo o della vita personale, tra cui ricordo:

  • l’unica soluzione è il vaccino (distruggendo al contempo la sanità pubblica e proibendo le cure)
  • l'unica soluzione è stare chiusi in casa (per aumentare la possibilità di ammalarsi nell’anima e nel corpo)
  • l’unica soluzione è la guerra (in quanto antico e ben collaudato metodo per non risolvere i problemi)
  • l'unica soluzione è ridurre la popolazione mondiale (nel migliore dei casi seguendo un ideale malthusiano, nel peggiore condannando l'esistenza umana come qualcosa di intrinsecamente negativo, come se fosse un cancro del pianeta)
  • l’unica soluzione è non mangiare (alimentandosi di Prana)
  • l’unica soluzione è non respirare (per non produrre anidride carbonica sovvertendo il clima)
  • l’unica soluzione è la guerra finale e totale (per porre fine alle proprie sofferenze individuali)
  • l’unica soluzione è capire meglio qual è il problema da risolvere (senza aggrapparsi a nessuna idea precostituita)

Alcune delle frasi precedenti sono sarcastiche, ma quali? A ognuno il suo giudizio. L’intelligenza umana è un sublime prodotto della coscienza della vita che a volte si presta a follie oltre ogni limite.

A ben vedere, nessuna affermazione, nessun pensiero regge davanti alla realtà complessa e duale in cui viviamo, tanto meno è praticabile la ricerca di soluzioni uniche. Le soluzioni a un problema non sono mai singolari, ma si presentano come un ventaglio di possibilità. Con un po’ di creatività, questo ventaglio si apre in un'infinità di opzioni, ognuna con la sua strada da esplorare, alcune persino antitetiche ma non per questo meno valide.

Dunque, non lasciamoci sedurre dalle parole. Ogni qualvolta sentiamo o pronunciamo la frase “unica soluzione”, siamo di fronte a un inganno. Per lo stesso motivo, evitiamo di dare credito a qualsiasi pensiero, nostro o altrui, che si avvalga di avverbi assoluti come “sempre” o “mai”. La bellezza del nostro mondo risiede proprio nelle sue infinite possibilità e nelle molteplici strade che si aprono davanti a noi, pronte per essere percorse.

Quando non c’è speranza, creiamola.

(5 aprile 2024)

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