Per le anime a cui non pensa mai nessuno

Il mondo è pieno di anime sole, abbandonate, disperse, oppresse, umiliate, ingiustamente colpevolizzate, per le quali non prega mai nessuno. Mamma celeste, pensaci tu a loro!

Mamma celeste, questa preghiera non è per i defunti, ma per i vivi! Per quei vivi che ogni giorno conoscono l'Inferno o, quando va meglio, il Purgatorio.

Mamma celeste, pensaci tu.

Anima smarrita (Francesco Galgani's art, 29 aprile 2025)
(Anima smarrita, 29 aprile 2025, vai alla mia galleria)

Le preghiere al tempo dell'intelligenza artificiale

Provo a esprimere “un” punto di vista cristiano. Quando dico “un”, intendo uno tra i tanti possibili, senza pretese di essere un punto di vista migliore di altri. Del resto, le opinioni sono come le nuvole nel cielo, cambiano in fretta e non c’è una nuvola migliore di altre.

L’atto di scrivere non è solo per lasciare traccia di qualcosa di passeggero, ma anche per dargli un po’ di forma e potenziale utilità per il prossimo, perché da idea nasce idea.

Detto ciò, siamo nel tempo dell’intelligenza artificiale, che è entrata con la gentilezza di un bulldozer nelle nostre menti e nei nostri processi creativi. Sia ben chiaro che queste riflessioni le sto scrivendo di getto con un normale editor di testo (LibreOffice). Se parlo di intelligenza artificiale è perché vedo quello che sta succedendo, e siamo solo all’inizio.

La tecnologia non è mai neutrale e ci sta condizionando pesantemente, con violenza mascherata da gentilezza. Grazie alle opere del demonio come la televisione, i social e l’intelligenza artificiale – su cui Satana ha il monopolio – viviamo in un mondo che ha rigettato come falsa la presenza di Dio (nel senso cristiano del termine) e il suo costante e ineludibile intervento in tutto il creato. Da ciò ne seguono filosofie e religioni volte a potenziare l’ego individuale e la sua presunta capacità di intervento sugli eventi per direzionarli secondo i propri desideri.

La tecnologia è perfetta per tutto ciò che riguarda l’ingigantimento dell’ego, detto più elegantemente “empowerment individuale”, in modo da dargli un tocco positivo e psicologico. Così l’intelligenza artificiale può presentarsi come coach, come mentore, o come oracolo, e i propri desideri sono il “culto” a cui prostrarsi. Pratiche che scivolano nel religioso, nel mistico e nel magico sono a sostegno dei propri desideri, che seppur legittimi hanno un grande problema: attaccarsi ad essi è causa di sofferenza e di lontananza da Dio. Non a caso, il digiuno cristiano non è tanto da intendersi come l’astinenza dal cibo (che se esagerata o esaltata invece di avvicinare a Dio ci allontana), ma come astinenza dall’“attaccamento” ai piaceri e persino ai pensieri nocivi. Una buona forma di digiuno può essere quella dai social, dalla tv e dall’intelligenza artificiale. Anche starsene da soli e senza usare lo smartphone (magari spento o silenziato), ovvero in assenza di stimoli esterni, e cercare solo la compagnia di Dio, è una pratica utile.

Tornando al culto dei propri desideri (e alla sofferenza che ne consegue), alla base di tutto c’è una autoreferenzialità che potrebbe sintetizzarsi in: “Tutto dipende da me, anche perché sono solo, non c’è un Dio a cui rivolgermi”. E’ una tendenza generalizzata nella società e giustificata anche dalle pippe mentali sulla cosiddetta “legge di attrazione”. L’idea è che se immagino qualcosa nei minimi dettagli, ci credo e mi impegno per realizzarlo, allora lo realizzo per davvero. Qualche volta ciò sarà possibile, nella maggioranza dei casi no, ma in ogni caso si tratta di fare affidamento solo sulle proprie capacità e sull’eventuale favore delle circostanze. Ma non sono le nostre capacità individuali a salvarci dal dolore del vivere, né a regalarci amore o speranze dopo la morte.

Queste filosofie autorefenziali hanno senso in un mondo di ego isolati, depotenziati, e innocui verso qualsiasi possibilità migliorativa di cambiamento sociale. In questo modo, ciascuno di noi viene ingiustamente responsabilizzato per le proprie disgrazie, senza sottolineare che la tecnologia odierna amplifica a dismisura il “divide et impera” dei più forti sui più deboli.

In un tale clima sociale, le preghiere, ormai atee e rivolte al massimo all’“universo” (qualunque cosa possa significare...), sono la testimonianza di anime perse, sole, ingannate. Tolta ogni altra risorsa pratica e culturale, sempre più persone si rivolgono al pensiero magico, all’esoterismo, e alla divinazione con mille mezzi anche tecnologici, intelligenza artificiale compresa. Anche aggrapparsi alla cosiddetta “scienza”, facendola coincidere con una sorta di “verità” religiosa, è una via possibile e praticata (dagli ingenui).

E in tutto questo, Dio dov’è? Non c’è. Nel senso cristiano del termine, “peccato” significa stare lontano da Dio, e un intero mondo che sta lontano da Dio si chiama Inferno. Siamo nell’Inferno, che paradossalmente è proprio il luogo migliore dove potremmo trovarci per ripulirci dall’immondizia che si trova nelle nostre menti e nei cuori.

La preghiera ha tanto più senso quanto più l’ego perde i suoi sostegni. Più una persona cercherà realmente di evolversi spiritualmente, e più tutto le andrà in frantumi. Ciò è una grazia, serve a rendere evidente alla propria coscienza l’inutilità, la fallibilità e l’inconsistenza del proprio ego.

La massima aspirazione per un cristiano è fare la volontà di Dio, non la propria. Anzi, la propria volontà non esiste più.

“Ma le cose nel mondo vanno male, devo fare qualcosa”, potrebbe dire qualcuno. “Non è una tua responsabilità e non sei tu l’artefice della creazione”, mi verrebbe da rispondere, perché chi teme Dio non ha bisogno di temere nient’altro. Comunque, sforzarsi di cambiare il mondo non serve a nulla e non porta a nulla di buono, perché l’esito delle proprie azioni dipende innanzitutto da una volontà superiore alla propria.

Lo ripeto: la massima aspirazione per un cristiano è fare la volontà di Dio, non la propria. E se “le cose che accadono” sono “i pensieri di Dio”, ovvero se il creatore è in tutte le creature e se Cristo è in tutti i cuori, anche in quelli più induriti, noi di cosa dobbiamo preoccuparci? “Ama il prossimo tuo come te stesso” (e non pensare male di lui o di lei) è così facile che possiamo permetterci di dire a Dio quello che dovrebbe fare?

Domande retoriche a parte, il senso della preghiera cristiana è innanzitutto un cambiamento interiore in chi la fa. Nessuna preghiera cambierà mai la volontà di Dio, che è decisa in eterno e che viene prima della creazione. Al massimo le preghiere possono cambiare la volontà degli uomini.

E tutto questo cosa c’entra con la tecnologia? Nulla, se non il fatto, per i motivi detti all’inizio, che più ci fidiamo della tecnologia e meno ci fidiamo di noi stessi e di Dio. Noi viviamo nella “società dell’imbroglio” e l’intelligenza artificiale è una delle attuali massime espressioni di questo imbroglio.

L’intelligenza artificiale è al massimo un riflesso cupo e sporco dell’umano, ma non ha nulla di divino. L’uomo invece è creatura di Dio, ma ribellarsi alla volontà di Dio porta solo a un disastro dopo l’altro. Peggio, credere di essere onnipotenti come Dio... beh, lasciamo stare.

“Colui che conosce i suoi peccati è più grande di colui che con la preghiera risuscita un morto. Colui che per un'ora geme su se stesso è più grande di colui che insegna all'universo. Colui che conosce la propria debolezza è più grande di colui che vede gli angeli... Colui che solitario e contrito, segue il Cristo, è più grande di colui che gode il favore delle folle nelle chiese”.
 
(Isacco il Siro, fu un mistico, teologo e vescovo cristiano orientale del VII sec.)

Come nota finale, vorrei aggiungere un giudizio estetico. Vedo spesso immagini e video su temi sacri generati dall’intelligenza artificiale, perché ormai sono ovunque. Non mi piacciono, nemmeno quelli più belli ed elaborati, nemmeno i video più “meravigliosi”. Non c’è anima, sono vuoti, “sento” che sono fatti senza fede e senza cuore. Provate a confrontare qualsiasi immagine della Madonna generata dall’intelligenza artificiale con l’icona ortodossa “Theotokos di Vladimir”, dipinta a Costantinopoli nel XII secolo. Non c’è paragone, sembra che l’anima di Maria sia dentro quel quadro. Stesso discorso per i presepi e altre immagini sacre.

(27 aprile 2025)

I dieci mondi appartengono anche ai gruppi e alle organizzazioni

Anni fa, nella Religione dell’Ultima Lotta, scrissi queste parole:

«[...] le religioni e le filosofie di oggi sono al servizio dei peggiori demoni quando si discostano dal loro obiettivo principale e dal loro unico vero insegnamento, che è: “Uccidi la voglia di uccidere, non creare sofferenza non necessaria, sentiti parte della Grande Vita che tutto unisce e gioiscine, con gratitudine e rispetto”. Qualunque religione o filosofia che manchi di dire questo e che non lo metta al primo posto è una grave offesa e bestemmia. [...]»

Perché spesso le religioni e le filosofie sono al servizio dei peggiori demoni?

Stamani ho avuto un’intuizione quasi disarmante nella sua banalità, ma sufficiente per spiegare perché spesso le organizzazioni religiose aiutano le persone a stare male e a non evolversi, incatenando le anime in energie basse, piuttosto che adempiere agli ideali dichiarati.

I dieci mondi appartengono non solo agli individui, ma anche ai gruppi e alle organizzazioni. Tutto qua. E sovente è il mondo di inferno ad emergere, insieme ad avidità, collera e stupidità, piuttosto che i mondi alti di saggezza e compassione.

Per chi non fosse familiare con l’argomento dei dieci mondi (in inglese “ten realms”), che fa parte della psicologia buddista Mahayana cinese, rimando al mio precedente articolo Pillole di Buddismo - Dieci Mondi - Aiutare gli eventi a svolgersi in una direzione positiva. In sintesi, i dieci mondi sono stati d’animo interiori che coesistono sempre dentro di noi. Per usare una metafora junghiana, se c’è luce c’è anche ombra, quindi se dentro di noi ci sono aspetti illuminati, saggi e compassionevoli, ci sono “contemporaneamente” anche stati di sofferenza, disperazione, stupidità ed egoismo, che però rimangono nell’ombra. E viceversa.

Le società umane sono costruite per farci dimorare nei mondi inferiori (l’ombra), cioè quelli infernali. Le organizzazioni religiose non sono da meno, però all’interno di esse ci sono tutti e dieci i mondi, anche quelli illuminati (la luce).

Per usare un’altra metafora presa dal taoismo, dove c’è il bene c’è anche un po’ di male, e dove c’è il male c’è anche un po’ di bene.

Se ogni organizzazione religiosa fosse un fiume, allora ciascuno di noi potrebbe scegliere se immergesi e lasciarsi trasportare (verso le rapide?), oppure se essere come un cercatore d’oro che prova a scoprire le migliori pepite nascoste nel fiume (cioè i migliori insegnamenti ed esempi di vita).

Sia ben chiaro, però, che per riconoscere un valido insegnamento all’esterno dobbiamo prima averlo già interiorizzato attraverso l’esperienza, la fede e l’intelligenza. Le religioni, i santi e i saggi possono al massimo confermarci quello che già abbiamo capito: sono conferme importanti e necessarie, ma il primo passo è nostro.

Facciamo un esempio pratico. San Pio da Pietrelcina disse che: “La povertà è un bene perché libera l’anima da tanti legami terreni”. Il Vangelo dice la stessa cosa: "E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio" (Mt 19, 23-30). Questo non possiamo capirlo se ci concentriamo sul soddisfare la nostra legittima fame o se osserviamo l’oro di cui sono piene le chiese. Piuttosto, il senso di queste parole l’ha già compreso spontaneamente chi considera le difficoltà e le sofferenze della vita, tra cui l’indigenza e il digiuno che ne consegue, come un dono. Ciò sfugge alla logica del mondo e può essere compreso solo tra coloro che condividono un certo tipo di esperienza interiore. Come è scritto nella Bhagavad Gita:

"Ciò che è notte per tutte le creature,
in quella veglia il saggio che sa auto-controllarsi;
ciò in cui le creature sono sveglie,
è notte per il saggio che vede."
(Bg. 2.69).

Questo mondo è pieno di anime perse, e probabilmente anche noi lo siamo, quindi stiamo attenti.

E’ bello iniziare e concludere ogni giornata con preghiera e fede, discernendo con attenzione ciò che va della direzione dell’accrescimento spirituale e ciò che invece è dannoso.

Dovrebbe esser chiaro, visto che fin qui ho citato buddismo, cristianesimo e induismo, che non mi sto riferendo ad una specifica religione. L’origine di tutto che è saggezza e amore non ha religione, ma si manifesta tramite religioni, filosofie e sacri insegnamenti. Nelle organizzazioni umane, però, troviamo di tutto.

Concludo con una frase del Corano (Surat An-Nisâ’, 111), che si trova identica anche nella Bibbia (Siracide, 4): “Chi commette un peccato, danneggia sé stesso”. Detto diversamente, è il male che ci fa male, e oggi questo male è ovunque. Si chiama ansietà, ambizione, odio, violenza, possessività, egoismo. Ma se c’è tutto questo (l’ombra), allora c’è anche la luce.

Pace e bene.

(24 aprile 2025)

L'IA desacralizza la creatività

No IA content - 100% human created content

Cari lettori,
vi propongo un logo: "100% Human Created Content - NO AI".

Cosa c’è di bello, di saggio o di sacro nel rinnegare l’uso dell’IA generativa, che ormai è diventato un obbligo sociale?

Se fossimo figli del nulla o del caso, probabilmente nulla. Ma il sole e le altre stelle non si muovono per caso.

Come un demone, anzi, come il capo dei demoni, l'IA si propone di semplificarci la vita e di aiutarci, ma a quale prezzo? Come è di prassi in questi casi, in cambio si prende “soltanto” la nostra anima.

Siamo fatti “di” Dio e “da” Dio: la nostra creatività è un dono divino. Abbiamo tanti buoni motivi per non cedere alle tentazioni dell’IA...

E’ un fenomeno comune tra grandi e piccoli artisti, nei momenti di maggiore estro, quello di sentirsi “canale” di qualcosa di più grande. Dai grandi capolavori riconosciuti dall’umanità, fino alle più umili piccole creazioni personali, riusciamo a immaginare e a fare cose incredibili in cui mettiamo l'anima, e non sappiamo nemmeno come. Sentiamo che la creatività “fluisce” attraverso di noi. Il processo creativo, seppur sorretto da studio, impegno ed esercizio, è comunque in gran parte misterioso e sacro. La creatività, che è un sinonimo di divinità, si manifesta tramite noi.

Questo valeva anni fa.

Ora che l’IA generativa è entrata nel processo creativo, o che essa stessa “è” il processo creativo, tutto è cambiato. Non c’è più nulla di sacro o di misterioso. Essa ci toglie ciò che ci rende vivi e umani, sostituendosi a Dio, quindi è una bestemmia. L’IA generativa lavora contro di noi, non solo togliendoci il sostentamento del lavoro, ma erodendo fede, autostima, creatività e senso del sacro. Toglie senso alla vita.

Per queste ragioni, sto valutando se d’ora in poi vorrò usare questo logo nei miei prossimi articoli, in modo da mettere in evidenza non tanto i contenuti in sé, ma la via percorsa.

Va da sé che come ero capace di scrivere poesie, fiabe, racconti, saggi e libri prima di ChatGPT, cioè prima del 2022, lo sono anche adesso. E che come ero capace di scrivere di getto testi molto impegnativi e lunghi, anche nelle circostanze più ostili e negli orari più improbabili, ne sono ancora capace. Ho anche creato un'app per Android e iOS scrivendo a mano e da solo 100.000 righe di codice. Ma mentre prima non c’era alcun bisogno di evidenziare l’umanità del processo, adesso diventa un motivo di lotta spirituale e politica.

E tu cosa vuoi fare? Prova a pensarci prima che l'IA ti porti via tutto. L'IA non è nostra amica e non lo sarà mai.

(22 aprile 2025, scritto senza IA)

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