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Le APP, strumento di dominio per uccidere l'ecosistema della Rete e le nostre libertà

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"IL WEB È MORTO"
, durata 15 min, fonte Wired

Abbiamo due mondi: quello di chi lotta per la libertà e quello di chi fa di tutto per reprimerla. Il movimento per il software libero è un grande gruppo di persone, di cui faccio parte anch'io, che difende le proprie libertà essenziali in maniera non violenta, con grande impegno quotidiano, con scelte di vita, e con un alto senso morale che cerca il più possibile di diffondere certe idee e certe pratiche di libertà tra i familiari, gli amici, le istituzioni e le scuole. E' una guerra non violenta, quotidiana e soprattutto difficile in un mondo in cui le grandi multinazionali dell'ICT (Apple, Google, Facebook, Microsoft e altre) sono entrate profondamente persino nella testa dei lattanti (con gli smartphone e le app), condizionandone la visione del mondo e il modo di vivere. Una scelta coerente con la difesa delle libertà fondamentali è il rifiuto di usare qualsiasi software proprietario... e, di conseguenza, il rifiuto di usare le app su smartphone, tablet o qualunque altro dispositivo, perché  stanno uccidendo la Rete e le nostre libertà. Più l'accesso alla Rete è mediato da apps, maggiore è la chiusura del proprio mondo e il controllo di esso da parte di altri.

Libertà = Software libero = Condivisione delle conoscenze = Sviluppo collaborativo = Idee promosse da Richard Stallman
 Dipendenza da smartphone = Uso di software proprietario = Servilismo a poche multinazionali = Rinunciare alle libertà fondamentali = Problema sociale
vedi slides "La libertà a partire dal software"

Ecco le parole di un dirigente scolastico che crede nell'importanza del software libero:

«Il software libero è in realtà parte di un’idea più grande e generale: l’idea, cioè, che la rete sia un luogo di libertà organizzata, in cui le intelligenze, più che legittimarsi attraverso lo scudo delle proprietà intellettuali, si esaltino nella condivisione e nell’apertura dei formati. Il software libero, così come le licenze creative commons, le risorse educative e i formati aperti, vanno a costruire quella sorta di “ecologia della rete” che dovremmo far transitare soprattutto sui banchi di scuola. Ed è proprio a scuola che più potente dovrebbe arrivare il messaggio di libertà e condivisione contenuto nella logica dell’open source».
(David Nadery, fonte "Libertà digitale e software libero, se ne parla a Gubbio")

La morte del Web, vaticanata da Chris Anderson su Wired, non è ancora avvenuta, ma il Web (come lo conosciamo) è seriamente minacciato dalla moda delle web apps su dispositivi mobili, oltre che dai social media (i giardini recitanti di Facebook e Twitter), come ha già detto il padre del Web, Tim Barners-Lee: «Le oligarchie in cui si sta suddividendo la Rete stanno minando alle fondamenta della sua libertà» (fonte).

In calce segue è un articolo intitolato "Il lato oscuro degli app store" (fonte), di libera ripubblicazione.

Buona lettura e buone riflessioni,
Francesco Galgani,
20 gennaio 2015


Il lato oscuro degli app store

Qualcosa di grande è accaduto il 10 luglio 2008, nasceva l’App Store di Apple. Solo sei anni dopo sono state scaricate più di 60 miliardi di app attraverso questa piattaforma, rendendola uno dei rivenditori più grandi della storia.

Adesso che Apple e Google stanno per lanciare gli app store per gli schermi più grandi delle nostre case, vale la pena fermarci un momento per renderci conto del loro lato oscuro e per comprendere la portata del loro impatto sulle nostre vite.

Apple è la Corte Suprema delle nostre vite digitali?

Secondo la Nielsen, l’89% del tempo dedicato ai media viene speso attraverso l’uso di app. Mentre le app occupano una parte enorme delle nostre vite digitali, siamo indifferenti al fatto che una parte così grande delle nostre attività online sia interamente controllata da due compagnie: Apple e Google. Due aziende decidono cosa facciamo online, dove spendiamo il nostro tempo e chi ci fornirà i contenuti che cerchiamo.

Come scritto nelle loro linea guida Apple per l’App Store, Apple “rifiuterà le App con contenuti e funzionamenti che riteniamo oltrepassare i limiti. Quali limiti, vi chiederete? Come disse una volta un giudice della Corte Suprema ‘Lo saprò quando lo vedrò’. E crediamo che anche tu lo saprai quando li oltrepasserai.”

Dove si trova esattamente questo limite e quali comportamenti, secondo Apple, si trovano al di là di questo? Attualmente sembra che Apple abbia reclamato un posto nella Corte Suprema delle nostre vite digitali.

Entrambi gli app store di Apple e Google controllano il flusso di informazioni, ogni giorno che passa serrano sempre più la presa sul contenuto e sull’accesso all’informazione. Se questa realtà al momento sembra innocua a molti, tra un paio d’anni potrebbe diventare una minaccia reale alla nostra libertà di parola ed alla nostra libertà di creare.

Questo sta già accadendo: prendete ad esempio quello che è successo a Tawkon, una società che ha creato un’app che segnala quando il telefono sta emettendo un alto livello di radiazioni per la sicurezza dell’utente. Apple ha rifiutato quest’app. Quando i fondatori di Tawkon hanno chiesto spiegazioni a Steve Jobs, questi ha risposto semplicemente “non ci interessa“. Perché Apple dovrebbe bloccare qualcosa di buono per noi? Ho come l’impressione che con la scarsa copertura della rete mobile negli USA di 4-5 anni fa, Steve non voleva che i suoi clienti smettessero di usare il cellulare perché tecnicamente emettono sempre un alto livello di radiazioni! Quest’app potrebbe potenzialmente danneggiare gli operatori che tanto guadagnano collaborando con Apple.

Un altro esempio interessante è il blocco delle app per i pagamenti in bitcoin, una politica che è stata solo recentemente rivista, troppo tardi per i bitcoin. L’utente medio preferisce di gran lunga usare ApplePay. Il blocco dei portafogli in bitcoin ha impedito che questi potessero diffondersi mentre Apple costruisce la sua strategia ApplePay, garantendosi un vantaggio in modo scorretto. L’ecosistema sopravvive e noi rimaniamo intrappolati.

Ancora, Apple rifiuta le app non sulla base di attività malevole, ma sulla base del puro profitto.

Siamo disposti a dare ad Apple e Google pieno controllo sulle nostre vite digitali

Gli app store sono divertenti, sconfinati, sempre aggiornati e davvero sorprendenti. Adoro scoprire nuove app ogni giovedì quando la pagina “Primo piano” viene aggiornata. La cosa più bella è che la semplicità con cui funziona l’app store consente agli utenti di scoprire, acquistare ed istallare nuove app, basta che metti il pollice sullo schermo ed è fatto.
Apple e Google hanno concentrato le loro strategie per creare una popolazione di utenti abituali di app store. Dopo tutto, qualunque cosa ti serve, “c’è un app per quello!”. Renderci schiavi di questa esperienza è esattamente ciò che vogliono, dal momento che su ogni acquisto che facciamo nei loro store, trattengono un’impressionante commissione del 30%.

 

Una commissione del 30% è uno scandalo (parla ora o taci per sempre)

All’inizio di questo post, ho scritto che 60 miliardi di app sono state scaricate ad oggi (e questo è solo su iOS). Mentre la maggior parte sono gratis, è comunque un mercato enorme su cui raccogliere il 30% di commissione.

Naturalmente, Apple e Google mirano soltanto ad ingrandire questo mercato e le loro quote al suo interno. Infatti, preferirebbero di gran lunga che smettessimo di usare il Web del tutto in favore delle app. Loro ricevono il 30%, serrano ancora di più la presa sulla nostra libertà digitale ed in cambio noi ci adagiamo. Quello di cui molti non si rendono conto è che queste facilitazioni alle quali ci siamo così assuefatti sono disponibili anche in un formato libero che non è così pesantemente controllato dai nostri signori digitali.

La TV sta cambiando

Dobbiamo tenere gli occhi aperti sulla strategia a lungo termine di Apple sull’app store.
Un giorno in un futuro prossimo, Apple terrà un evento per annunciare l’apertura di AppleTV agli sviluppatori. Probabilmente porteranno qualche sviluppatore sul palco per parlare di quanto sia meraviglioso portare giochi ed app di successo per iPhone sul teleschermo. Glorificheranno Apple e proveranno a convincere i compagni sviluppatori che questa è una grandissima opportunità e che dovrebbero tutti lavorarci su. Probabilmente questo è anche vero, in fin dei conti stiamo parlando dell’ultimo schermo senza uno store. Nonostante questa rappresenti una grande opportunità per gli sviluppatori, dobbiamo essere attenti alla strategia che Apple nasconde nell’app store.

Apple è sul punto di controllare la TV. Spero che la nuova AppleTV avrà un browser pienamente funzionante così potremo ancora utilizzare la Rete liberamente ed integralmente. Sfortunatamente non sono così ottimista, dopo tutto, Apple ci ha messo quattro anni per fare un browser decente per l’iPhone. Probabilmente potete indovinare il perché.

La Rete dovrebbe essere libera ed accessibile per chiunque.

A differenza degli app store dei nostri padroni digitali, la Rete non filtra né limita i nostri contenuti. Nessuna singola entità controlla cosa va online e cosa no. Chiunque può prendere un computer, collegarlo alla presa nel muro e usarlo come server. Senza l’atto di un magistrato, nessuno può impedircelo.

È implicito che le politiche di rifiuto delle app da parte di Apple e Google dovrebbe essere trasparente. Sebbene sia pienamente nel diritto di queste compagnie cercare di massimizzare il proprio profitto senza il bisogno di motivazioni moralmente più elevate, è importante ricordare che anche noi, in quanto consumatori, abbiamo il diritto ed il potere di scegliere. Dovremmo continuare a combattere per un app store libero e non accettare il loro regime come se fosse inevitabile.

A marzo, James Robinson ha scritto “il 2013 è stato è stato il primo anno  in cui gli americani hanno speso più tempo online con dispositivi mobile che con il computer, e mentre i dispositivi mobile diventano il nostro primo strumento di interazione, essere online significa sempre più usare un’app. È proprio come Internet, ma reinventato come un prodotto di consumo e con delle nuove, e meno democratiche, strutture come Apple, Google e Facebook che hanno il controllo assoluto dell’informazione, come se fossero gli Chevron, gli Exxon e i BP del web.”

Un app store libero ed incentrato sul Web potrebbe essere il rimedio per tutto questo.

Roy Pessis – cofondatore e CTO di Wibki e All My Faves
Fonte: www.wibki.com
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LELLOMAN

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