Essere una tranquilla presenza
Non c’è molto altro da dire o da pensare.
Lasciamo fluire la bellezza armoniosa della natura con ogni senso.
Ne siamo parte.
Tutto il resto, le guerre e le sofferenze che vengono da molto lontano, sono nulla in confronto.
Non rimane che la nostra tacita e tranquilla presenza in questo mondo misterioso e illusorio, temporaneo e forte, seppur precario come un sogno dentro un sogno.
In mezzo al nostro cammino nella foresta, sono cosciente della natura illusoria e desiderante sia di questo mondo che dell’altro. Fuori dai centri urbani, circondati solo dall’energia vitale degli alberi alti e della terra, senza che null’altro sia visibile, è tutto più chiaro. Un tempo gli antichi guru vivevano qui, e solo qui potevamo ascoltare la loro saggezza.
Quando siamo una tranquilla presenza in questo mondo, non ce ne importa più nulla di sostenere le ragioni dell’una o dell’altra parte. Coscienti che siamo qui per ragioni karmiche che si perdono nel tempo e nello spazio, ci curiamo soltanto di essere benevoli e amorevoli.
Le guerre sono finite.
(17 giugno 2024)
L’amor fati (piena accettazione) è una grande cura
Nella filosofia stoica, l’amor fati, o "amore per il destino", rappresenta un principio centrale e profondamente curativo. Questo concetto, lungi dall’essere una mera accettazione passiva degli eventi, è una forma di amore attivo e consapevole per tutto ciò che accade nella nostra vita. Gli stoici insegnavano che l’accettazione totale e incondizionata del nostro destino ci permette di vivere in armonia con la natura e con noi stessi, liberandoci dalle catene delle emozioni negative e delle aspettative irrealistiche.
È importante chiarire che l’amor fati non è sinonimo di accettazione passiva o di rassegnazione depressa. Gli stoici non ci invitano a subire la vita in modo apatico, ma a partecipare attivamente e con entusiasmo. L’accettazione stoica implica una volontà positiva di abbracciare tutto ciò che accade, riconoscendo che ogni evento, positivo o negativo, ha un ruolo nel nostro sviluppo personale. In questo senso, l’amor fati è una forma di amore per la vita stessa, con tutte le sue sfumature.
La piena accettazione della vita e dei suoi eventi ci libera dal dolore inutile. Molte delle nostre sofferenze derivano dalla resistenza a ciò che accade e dal desiderio che le cose siano diverse da come sono. Abbracciando l’amor fati, ci liberiamo da questa resistenza e accettiamo che ogni momento della nostra vita è esattamente come deve essere. Questa accettazione non elimina il dolore, ma ci permette di viverlo in modo più sano e costruttivo.
L’amor fati è un modo pratico di rapportarsi alla vita e ai propri limiti. La filosofia stoica ci invita a riconoscere e accettare i nostri limiti, non come segni di debolezza, ma come parti intrinseche della nostra umanità. Accettare ciò che non possiamo cambiare ci permette di concentrare le nostre energie su ciò che possiamo controllare: le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre reazioni. Questo approccio ci offre una prospettiva più serena e realistica della vita, riducendo lo stress e l’ansia che derivano dal desiderio di controllare l’incontrollabile.
Inoltre, l’amor fati ci aiuta a sviluppare una straordinaria capacità di adattamento. La vita è piena di imprevisti e sfide, e la capacità di accettare e adattarsi a queste situazioni è fondamentale per il nostro benessere. L’accettazione stoica ci insegna a vedere ogni difficoltà come un’opportunità di crescita e di apprendimento, trasformando le avversità in occasioni per rafforzare il nostro carattere.
La pratica dell’amor fati ha effetti benefici non solo sulla nostra salute mentale, ma anche sulle nostre relazioni. Quando accettiamo pienamente noi stessi e il nostro destino, diventiamo meno giudicanti e più compassionevoli verso gli altri. Questa accettazione ci permette di costruire relazioni più autentiche e profonde, basate sulla comprensione reciproca e sul rispetto delle differenze. Inoltre, ci libera dal risentimento e dalla rabbia che spesso sorgono quando gli altri non soddisfano le nostre aspettative.
La pratica dell’amor fati può anche migliorare la nostra capacità di vivere nel presente. Troppo spesso, ci preoccupiamo per il futuro o rimuginiamo sul passato, perdendo di vista il valore del momento presente. Accettando pienamente ogni istante della nostra vita, impariamo a vivere più consapevolmente e a godere delle piccole gioie quotidiane.
Per comprendere appieno l’amor fati, è essenziale chiarire cosa gli stoici intendessero per destino o fato. Nella visione stoica, il destino non è una forza arbitraria e capricciosa, ma una manifestazione dell’ordine naturale e razionale dell’universo. Gli stoici credevano in un cosmo governato dalla ragione (Logos), una forza divina e razionale che permea e dirige tutto ciò che accade. Il destino, quindi, è il risultato della razionalità cosmica, un tessuto di cause ed effetti che si dispiega secondo un ordine naturale e inevitabile.
Questa concezione del destino sembra in contrasto con l’idea contemporanea di libero arbitrio, che enfatizza la capacità dell’individuo di scegliere e modellare il proprio futuro. Tuttavia, per gli stoici, il libero arbitrio esiste in armonia con il destino. Il libero arbitrio risiede nella nostra capacità di accettare e rispondere alle circostanze che il destino ci pone di fronte. Possiamo non controllare gli eventi esterni, ma abbiamo il potere di controllare le nostre reazioni e di agire virtuosamente nonostante le avversità.
Essere parte di un disegno più grande, secondo la visione stoica, significa riconoscere che ogni individuo è un componente di un universo più vasto e interconnesso. Questo disegno è il Logos, la razionalità divina che ordina il mondo. Gli stoici ci invitano a vedere noi stessi come parti integrali di questo ordine, dove ogni evento, persona e cosa ha un ruolo specifico e necessario. Questa visione incoraggia un senso di appartenenza e di responsabilità verso il tutto, rendendo ogni nostra azione significativa nel contesto del grande schema universale.
La relazione tra la visione stoica del destino e le religioni è complessa e affascinante. Sebbene lo stoicismo non sia una religione in senso stretto, con dogmi e rituali specifici, condivide con molte religioni una fede nell’esistenza di un ordine superiore e di una forza divina che governa l’universo. Tuttavia, gli stoici si differenziano per l’approccio più razionale e filosofico a queste tematiche. Essi non postulano divinità antropomorfe o interventi miracolosi, ma vedono il divino come una razionalità immanente e onnipresente.
Questo approccio può essere integrato in varie visioni religiose, offrendo una prospettiva che unisce fede e ragione. Possiamo trovare nell’amor fati uno strumento per riconciliare il proprio credo religioso con una visione più filosofica e razionale della vita, accettando il destino come espressione della volontà divina o del piano cosmico.
Questo concetto è essenziale per seguire la virtù e andare verso l’eudaimonia, il termine greco che indica una vita piena e felice. Gli stoici credevano che la virtù fosse il bene supremo e che solo attraverso la virtù si potesse raggiungere l’eudaimonia. L’amor fati ci insegna ad accettare il nostro destino come parte del nostro cammino verso la virtù, permettendoci di affrontare le difficoltà con coraggio e serenità.
L’amor fati, quindi, non è solo un concetto filosofico astratto, ma una pratica quotidiana di accettazione e amore per la vita così com’è. Questa pratica ci invita a vivere con saggezza e serenità, a vedere la bellezza in ogni momento e a riconoscere la nostra connessione con l’universo. È una cura profonda che trasforma il nostro modo di vedere noi stessi, gli altri e il mondo, portandoci verso una vita più armoniosa e significativa.
(12 giugno 2024)
vedi anche: Lo stoicismo come guida per trasformare il caos in serenità
Lo stoicismo come guida per trasformare il caos in serenità
Il mondo è ostaggio di una piccola minoranza estremamente violenta, crudele, disumana e folle, attratta dal caos, dalla distruzione, dalla guerra, da culti osceni e da depravazioni morali e intellettuali di ogni genere. Questa élite malvagia è ben protetta e fortemente sostenuta dai grandi centri di potere. La popolazione, di fronte a questa realtà, si divide generalmente in una maggioranza collaborazionista o indifferente, e in una minoranza esigua che, pur opponendosi a parole, è del tutto impotente nei fatti e incapace di organizzarsi politicamente.
In un mondo così strutturato, le emozioni negative colpiscono violentemente corpo e mente delle moltitudini. In questa grande egregora di negatività e sopraffazione, come possiamo indirizzare le nostre vite verso qualcosa di positivo e significativo?
Partendo da questa domanda, vorrei riflettere su alcuni insegnamenti millenari dei filosofi stoici. Da un certo punto di vista, ci insegnano che il "diavolo" non è altro che la nostra emotività negativa, quella stessa emotività incessantemente alimentata dalle notizie che riceviamo e da ogni aspetto di una società globale sempre più indirizzata verso una "società gassosa", distopica involuzione di quella "società liquida" tanto familiare ai sociologi.
La "società liquida", concetto introdotto nel 1999 dal sociologo Zygmunt Bauman nel suo libro "Liquid Modernity", descrive una condizione sociale in cui le strutture e i legami tradizionali sono diventati fragili e instabili, proprio come i liquidi che non hanno una forma propria. In questa società, la rapidità dei cambiamenti e l'incertezza sono dominanti, portando le persone a sentirsi costantemente disorientate e in cerca di riferimenti stabili. La liquidità delle relazioni sociali si traduce in una continua ricerca di identità e significato, con conseguenze spesso negative sulla coesione sociale e sulla stabilità individuale.
La "società gassosa" rappresenta l'annientamento di quel poco che era rimasto nella "società liquida". Da quando Bauman ha parlato di società liquida, sono passati 25 anni, nei quali l'avvento dei social network, del nazismo sanitario e dell'intelligenza artificiale hanno ulteriormente sgretolato le basi esistenziali sia collettive che personali, con una classe politica dirigente sempre più demenziale e distanziata dai bisogni dei popoli.
L'annientamento di tutto e tutti in una sempre più paventata Terza Guerra Finale sembra l'unica prospettiva proposta, ma è solo un grave inganno. In questa fase, le strutture sociali e i legami sono evaporati, diventando invisibili e intangibili come un gas. Priva di qualsiasi riferimento e completamente senza etica, la "società gassosa" è caratterizzata dal completo disorientamento e mancanza di valori, o peggio inversione di valori, come nel pubblico sostegno istituzionale a chi sta compiendo gli stessi orrori di un secolo fa. Nella nostra epoca, lo smarrimento e l'attrazione verso il male regnano sovrani, aggravando la difficoltà degli individui a trovare un senso di appartenenza e di stabilità emotiva.
Questo scenario rende cruciale l'insegnamento stoico di controllare la propria emotività negativa, per non soccombere alle influenze destabilizzanti di una società che sembra dissolversi sempre di più.
Concentriamoci su ciò che possiamo controllare
Uno dei fondamenti dello stoicismo è la dicotomia del controllo, esposta da Epitteto. Possiamo controllare solo le nostre opinioni, avversioni e desideri, mentre tutto il resto, come la ricchezza e la reputazione, sfugge al nostro controllo. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi su ciò che possiamo influenzare direttamente e accettare serenamente ciò che non possiamo cambiare. Questo approccio ci permette di ridurre ansia e stress, focalizzando la nostra energia su azioni e pensieri produttivi.
Dovremmo concentrarci sul fare del nostro meglio, accettando che l'esito finale possa essere influenzato da fattori esterni. Focalizzarsi sul processo e impegnarsi al massimo ci consente di rimanere sereni, indipendentemente dal risultato. Stabilire obiettivi interni, come migliorare noi stessi, ci aiuta a rimanere motivati e soddisfatti dei nostri sforzi, anche se non raggiungiamo sempre i nostri obiettivi esterni. In questo modo, possiamo affrontare le sfide con determinazione e motivazione, trovando gratificazione nel nostro impegno e nel nostro miglioramento continuo.
Viviamo nel presente
Concentrarsi sul presente è essenziale per vivere una vita serena e appagante. Marco Aurelio ci ricorda che solo il presente è realmente nelle nostre mani, mentre il passato è immutabile e il futuro incerto. Accettare questa verità ci aiuta a focalizzarci su ciò che possiamo fare ora, senza rimpiangere il passato o preoccuparci eccessivamente del futuro.
Desiderare ciò che accade, invece di ciò che vorremmo accadesse, ci permette di apprezzare di più il momento presente e di affrontare la vita con maggiore serenità. Vivere nel qui e ora ci aiuta a essere più felici e grati per ciò che abbiamo, migliorando la nostra qualità della vita e il nostro benessere emotivo.
Miglioramento personale e autodisciplina
Cerchiamo di sviluppare e praticare le quattro virtù cardinali dello stoicismo: saggezza, giustizia, coraggio e temperanza. Solo colmando il divario tra ciò che siamo e ciò che possiamo diventare, possiamo raggiungere l'eudaimonia. La parola eudaimonia deriva da "eu" (bene) e "daimon" (spirito o entità divina), quindi letteralmente potrebbe essere interpretata come "avere un buon spirito". Aristotele considera l'eudaimonia come il fine ultimo e autosufficiente della vita, cioè un fine che è desiderato per se stesso e non per raggiungere qualcos'altro.
Per Aristotele, l'eudaimonia è raggiunta attraverso una vita vissuta in accordo con la virtù (aretè). La virtù è una disposizione acquisita che permette di eccellere nelle attività umane. La eudaimonia implica attività dell'anima in conformità con la ragione, che è considerata l'elemento distintivo dell'essere umano. Significa realizzare il proprio potenziale umano pienamente, sviluppando e utilizzando le proprie capacità e talenti in modo armonioso. Aristotele sottolinea che l'eudaimonia non è solo un fatto individuale, ma è strettamente legata alla comunità e alle relazioni sociali. Una vita eudaimonica implica anche il contributo al benessere degli altri.
A tale scopo, impariamo ad osservarci, a valutarci. Ad esempio, Epitteto ci invita a esaminare le nostre azioni quotidiane prima di andare a dormire, chiedendoci cosa abbiamo fatto bene, dove abbiamo sbagliato e come possiamo migliorare. Questa analisi ci permette di riconoscere i nostri errori e gioire dei nostri successi, promuovendo una crescita personale continua.
Anche Seneca adottava questa abitudine, scrutando ogni sua parola e azione giornaliera per valutare se avesse mancato ai suoi doveri o fatto qualcosa di disdicevole. Seguire questo esempio ci aiuta a mantenere un comportamento virtuoso, rimanendo sempre consapevoli delle nostre scelte e azioni. Tenere un diario personale può essere un metodo efficace per documentare queste riflessioni, permettendoci di monitorare i nostri progressi nel tempo.
Controlliamo le nostre emozioni
Gli stoici sostengono che le nostre emozioni derivano dai nostri giudizi su ciò che accade. Poiché i nostri giudizi sono sotto il nostro controllo, siamo responsabili delle nostre emozioni. Dobbiamo imparare a gestire le emozioni negative, come l'ira e il risentimento, controllando i nostri giudizi e percezioni. Questo ci permette di mantenere la calma e la razionalità anche di fronte alle avversità, evitando reazioni impulsive e dannose.
A tal proposito, evitare e dominare la rabbia è una delle lezioni chiave dello stoicismo. Seneca considera la rabbia una follia temporanea che porta solo sofferenza inutile. La nostra ira non cambia le situazioni, ma peggiora il nostro stato d'animo. Epitteto ci ricorda che non sono gli eventi a turbarci, ma il nostro giudizio su di essi. Pertanto, è essenziale riconoscere che è la nostra opinione a provocare l'irritazione.
Per controllare la rabbia, possiamo fermarci e respirare profondamente, cercando di calmare la mente. Analizzare la situazione per capire se la nostra reazione è giustificata ci aiuta a reagire in modo più equilibrato. Gestire la rabbia in questo modo ci permette di affrontare le difficoltà con maggiore serenità e lucidità.
Diventare impermeabili alle offese è un obiettivo importante nello stoicismo. Gli insulti possono ferirci solo se permettiamo loro di farlo. Utilizzare l'umorismo, disinnescare l'insulto o semplicemente ignorarlo sono strategie efficaci per affrontare le offese senza reagire con rabbia o risentimento.
Prepararsi mentalmente a ricevere insulti e considerare la fonte di queste critiche ci aiuta a mantenere la calma e a non prendere le offese sul personale. Questo approccio ci consente di rimanere centrati e di non permettere agli altri di influenzare negativamente il nostro stato d'animo. Applicare queste strategie ci rende più forti e sicuri di noi stessi, mantenendo la nostra tranquillità interiore.
Viviamo secondo natura
Gli esseri umani devono vivere secondo la loro natura razionale e sociale. Questo significa utilizzare la ragione e agire per il bene comune. Lo stoicismo ci spinge a coltivare l'altruismo, poiché agendo per il bene degli altri beneficiamo anche noi stessi. Vivere secondo natura ci aiuta a sviluppare le nostre capacità intellettuali e a contribuire positivamente alla società, rendendoci persone migliori e più equilibrate.
Dovremmo anche imparare a parlare poco e bene, ascoltando attentamente gli altri. Epitteto consiglia di mantenere il silenzio o di parlare solo quando necessario, evitando pettegolezzi e conversazioni frivole. Parlare meno ci permette di ascoltare meglio e di comprendere veramente il nostro interlocutore, migliorando così le nostre relazioni.
Quando ascoltiamo empaticamente gli altri, mostriamo rispetto e interesse genuino per le loro parole, il che rafforza il rapporto e rende le conversazioni più significative. Questa pratica non solo ci rende più saggi, ma ci aiuta anche a costruire legami più profondi e autentici con chi ci circonda. Seguire questi principi ci porta a una comunicazione più efficace e a una maggiore armonia nelle nostre interazioni quotidiane.
Assumiamoci la responsabilità
La vita è piena di sfide e difficoltà, e accettare questa realtà ci aiuta a affrontarle con maggiore forza interiore. Marco Aurelio ci ricorda che la vita è più simile a una lotta che a una danza, e le difficoltà ci permettono di mostrare il nostro vero valore. Le sfide sono occasioni per temprarci e sviluppare una maggiore forza d'animo.
Affrontare le difficoltà con uno spirito positivo e vedere ogni ostacolo come un'opportunità di crescita ci rende più saggi e capaci di superare le avversità. Le sfide ci aiutano a scoprire di cosa siamo veramente capaci, rafforzando la nostra determinazione e il nostro coraggio. Accettare le difficoltà della vita come parte del nostro percorso ci rende più forti e consapevoli del nostro potenziale.
Dobbiamo valorizzare ciò che abbiamo e siamo, impegnandoci a fare del nostro meglio per raggiungere i nostri obiettivi. Anche di fronte alle difficoltà, dobbiamo reagire con forza e determinazione, evitando il vittimismo e assumendoci la responsabilità delle nostre reazioni. Questo principio ci incoraggia a prendere il controllo della nostra vita e a lavorare costantemente per migliorare noi stessi e il nostro ambiente.
Scegliamo le nostre compagnie con cura
Le persone con cui ci circondiamo influenzano profondamente il nostro modo di pensare e di essere. Epitteto ci avverte che frequentare persone negative può contaminarci. È importante scegliere le nostre compagnie con attenzione, circondandoci di persone positive e costruttive che ci ispirano a migliorare.
Frequentare individui che ci stimolano e ci supportano nel nostro percorso di crescita personale ci aiuta a diventare la migliore versione di noi stessi. Le relazioni positive ci sostengono nei momenti difficili e ci spingono a raggiungere i nostri obiettivi con maggiore determinazione e fiducia. Fare scelte consapevoli riguardo alle nostre compagnie è essenziale per il nostro sviluppo e benessere.
Accettiamo disagi volontari
Il disagio volontario, come suggerito dai filosofi stoici, ci spinge a sperimentare situazioni scomode per rafforzare la nostra forza di volontà. Praticare la povertà temporanea, mettere alla prova la nostra resistenza fisica o rinunciare a piaceri quotidiani ci aiuta a prepararci meglio alle difficoltà della vita reale.
Questi esercizi non solo ci rendono più forti e resistenti, ma ci permettono anche di apprezzare di più ciò che abbiamo. Dimostrare a noi stessi di poter affrontare e superare piccoli disagi quotidiani ci rende più fiduciosi e capaci di gestire situazioni difficili. Il disagio volontario è un potente strumento per sviluppare una maggiore consapevolezza e forza interiore.
Visualizziamo il negativo
La visualizzazione negativa, o praemeditatio malorum, è una pratica stoica che ci prepara agli eventi avversi immaginando situazioni spiacevoli. Questo esercizio ci rende maggiormente pronti ad affrontare le difficoltà con calma e coraggio. Prepararsi mentalmente agli imprevisti ci rende più forti e meno vulnerabili agli shock emotivi.
Questa pratica ci aiuta anche a sviluppare una maggiore gratitudine per ciò che abbiamo, rendendoci consapevoli del valore delle nostre esperienze quotidiane. Immaginare la perdita di ciò che amiamo ci spinge ad apprezzarlo di più. Attraverso la visualizzazione negativa, possiamo affrontare la vita con maggiore equilibrio e serenità, accettando le difficoltà come parte integrante del nostro percorso.
Nota conclusiva
Non c'è bisogno di inventare nulla di nuovo, gli stoici hanno già detto l'essenziale. Nel nostro mondo sempre più caotico e disorientato, i loro insegnamenti ci offrono strumenti preziosi per mantenere la nostra serenità e forza interiore.
Concentrarci su ciò che possiamo controllare, vivere nel presente, migliorare noi stessi e coltivare relazioni positive sono principi che ci aiutano a navigare attraverso le avversità con maggiore saggezza e virtù. Abbracciando questi suggerimenti di vita, possiamo trasformare il caos esterno in una fonte di crescita personale, trovando significato e tranquillità anche nei nostri tempi bui e, per certi versi, apocalittici.
(10 giugno 2024)
Nella crociera della vita
C’è tanta malvagità in questo mondo. Inganni e tradimenti ovunque. Manipolazione come regola di vita e di lavoro.
Però… alla fine di tutto, quando sarà il momento della morte, avremo chiaro perché siamo venuti in questo schifo chiamato mondo. Questo “perché” sono gli affetti, e quei rari zampilli d’amore che in pochi attimi sfuggenti ci accarezzano.
A volte bastano poche gocce d’affetto e di calore per dare senso alla nostra crociera in questo mare putrido, maleodorante e velenoso chiamato vita.
(7 giugno 2024)
La rabbia è sempre sbagliata e distruttiva
Nella cultura contemporanea, la rabbia viene spesso giustificata e persino celebrata come una forza motivante e necessaria per affrontare le sfide della vita. Molti considerano la rabbia come un segnale di vitalità e determinazione, contrapposta alla passività e alla rassegnazione della depressione. Questa visione, che riconosce un valore positivo alla rabbia, trova le sue radici nel pensiero di Tommaso d'Aquino (1225-1274), uno dei più grandi teologi e filosofi del Medioevo.
Tommaso d'Aquino, nella sua "Summa Theologiae", argomentava che la rabbia non è intrinsecamente negativa. Egli distingue tra l'ira giusta, una risposta appropriata alle ingiustizie, e l'ira peccaminosa, eccessiva e irrazionale. Questa distinzione ha influenzato profondamente la teologia cattolica, portando a una rivalutazione della rabbia come possibile forza positiva, se moderata dalla ragione e dalla giustizia. Tuttavia, questa prospettiva, sebbene considerata valida dal sentire comune odierno, secondo me è pericolosa e fuorviante.
Oserei dire che, da un certo punto di vista, passare dalla depressione alla rabbia significa sostituire una psicopatologia con un'altra. Il risultato può essere pessimo in entrambi i casi.
Contrariamente alla visione di Tommaso d'Aquino, gli stoici, e in particolare Seneca (4 a.C. - 65 d.C.), hanno sempre sostenuto che la rabbia sia una passione irrazionale e distruttiva, da evitare in ogni circostanza. Secondo Seneca, la rabbia disturba la ragione e la tranquillità dell'animo, impedendo di vivere una vita virtuosa e in armonia con la natura. Nel suo trattato "De Ira", Seneca analizza le cause, gli effetti e i rimedi della rabbia, argomentando che essa è sempre dannosa e deve essere controllata.
Seneca descrive la rabbia come un'emozione che consuma l'animo e porta a comportamenti impulsivi e irrazionali. La rabbia, secondo lui, è una forma di follia temporanea che rende impossibile il giudizio equilibrato e la decisione razionale. La perdita di controllo che accompagna la rabbia può portare a conseguenze disastrose, sia per chi la prova che per chi la subisce. Per questo motivo, Seneca insiste sull'importanza dell'autocontrollo e della riflessione come strumenti per prevenire e gestire la rabbia.
Ecco alcune idee chiave di Seneca sulla rabbia, tratte dal "De Ira":
- La rabbia è irrazionale → Seneca sostiene che la rabbia è una passione che sfugge al controllo della ragione e porta a comportamenti irrazionali e impulsivi.
- La rabbia è autodistruttiva → Egli descrive la rabbia come un'emozione che causa danni non solo agli altri ma anche a chi la prova. La rabbia consuma l'animo e disturba la pace interiore.
- La rabbia può essere prevenuta → Secondo Seneca, è possibile prevenire la rabbia attraverso l'autocontrollo e la riflessione. Egli consiglia di anticipare e gestire le situazioni che possono scatenare la rabbia, mantenendo sempre la calma e la lucidità.
- La virtù della clemenza → Seneca promuove la clemenza e la compassione come alternative alla rabbia. Ritiene che un comportamento virtuoso e benevolo verso gli altri sia più efficace e conforme alla natura umana.
Mi trovo pienamente in sintonia con queste opinioni di Seneca. Aggiungo che per la prevenzione e il trattamento della rabbia possono essere particolarmente utili alcune pratiche meditative, in particolare quelle basate sul respiro.
Adesso vorrei soffermarmi sul fatto che la rabbia è sempre autodistruttiva. Seneca osserva che chi si lascia dominare dalla rabbia non solo danneggia gli altri, ma rovina anche se stesso, perdendo la propria pace interiore e serenità. La rabbia genera conflitti, inimicizie e sofferenze che avvelenano la propria mente, i rapporti umani e la vita sociale. La visione stoica sottolinea che la vera forza e il vero coraggio risiedono nella capacità di mantenere la calma e la lucidità anche di fronte alle provocazioni e alle difficoltà.
Gli stoici insegnano che la virtù risiede nella capacità di vivere in accordo con la ragione e la natura, evitando le passioni che disturbano l'equilibrio dell'animo. La clemenza e la compassione sono alternative virtuose alla rabbia. Rispondere con benevolenza e comprensione alle offese e alle ingiustizie non solo è possibile, ma è anche un segno di grandezza d'animo e di autentica saggezza.
Credere che la rabbia sia qualcosa di utile è profondamente sbagliato. Vivere nelle catene delle emozioni, e della rabbia in particolare, significa porsi al pari delle bestie. Anzi, molto al di sotto delle bestie, visto che la rabbia ci ha già portati a due guerre mondiali, e la terza è in preparazione. Non è follia questa?
(30 maggio 2024)
Tutto dipende da…?
Spesso ho sentito dire che “tutto dipende da noi” o, in maniera più diretta e responsabilizzante, per non dire colpevolizzante, che “tutto dipende da te” o “tu sei l’artefice del tuo destino”.
E’ una posizione filosofica che vuole sottolineare l’importanza del libero arbitrio e della propria volontà di potenza nel direzionare gli eventi. Chi assume questa posizione parla di fede più che di delirio di onnipotenza, ma la vita è maestra e sa chiarire le idee a chi vuol capire.
“Tutto dipende da me” non è molto diverso da “Io sono nato quando l’ho voluto e morirò quando sarò io a deciderlo”. Bello… vogliamo crederci? Funziona così la vita?
Noi di libertà in questo mondo ne abbiamo ben poca, a meno che non ci riferiamo ad una libertà idealizzata, teorica, interiore, non vincolata dalle necessità della quotidianità. Anche un carcerato può sentirsi libero o uno schiavo può sentirsi più libero del suo padrone, ma… se un senzatetto si autoconvincesse di essere milionario, cioè sarebbe abbastanza reale da affrancarlo dalla sua condizione di miseria disperata?
“Tutto dipende da me, da te, da lui, da noi, ecc.” è una verità molto parziale e bisognosa di interpretazioni, cioè è una bugia. Molto più dirette, immediate e dritte al punto senza bisogno di tanti ragionamenti sono le frasi “io dipendo da tutto”, “tu dipendi da tutto” o “noi dipendiamo da tutto”. Queste affermazioni sono evidenti di per sé e confermate in ogni istante delle nostre vite.
In poche parole, l’ambiente è più forte della volontà. Possiamo accettarlo e metterci l’anima in pace, oppure possiamo continuare a lottare per cambiare il mondo. Una delle due strategie è fallimentare.
(29 maggio 2024)
La Speranza tra illusione e salvezza: un mistero senza fine
Nel mito del vaso di Pandora, il fatto che la speranza sia l'unico "male" non rilasciato nel mondo è un paradosso affascinante. Comunemente percepita come una virtù, la speranza si ritrova inaspettatamente confinata insieme a mali universalmente riconosciuti. Perché? Cosa rappresenta la speranza in questo contesto mitologico?
Secondo la mitologia greca, Pandora fu creata dagli dèi come castigo per l'umanità. Ricevendo un vaso che conteneva tutti i mali del mondo, Pandora lo aprì, liberandoli. Tuttavia, la speranza rimase imprigionata nel vaso. Questo dettaglio narrativo non solo sottolinea la speranza come un potenziale male, ma introduce l'idea che, nonostante il suo aspetto benefico, possa essere un'illusione che prolunga la sofferenza umana. Invece di accettare la realtà e cercare soluzioni pragmatiche, ciascuno di noi può rifugiarsi in un'attesa vana, nutrendo speranze infondate. Questo vale sia per le aspirazioni personali, che per i desideri collettivi.
Filosofi come Nietzsche hanno indagato questa interpretazione, percependo la speranza come un grave inganno, un velo che distoglie dall'immediata realtà del presente. Nietzsche sostiene che la speranza ci illude che il futuro possa essere migliore, distogliendoci dal vivere il presente in modo autentico. La speranza, quindi, potrebbe essere un meccanismo di difesa che impedisce la crescita personale e l'accettazione della realtà, mantenendoci in una sorta di limbo.
C’è anche di peggio. Speranze irrazionali possono sfociare in fanatismo, quando l'attaccamento a un futuro idealizzato supera il legame con la realtà, portando a decisioni estreme o distruttive. Il confine tra una speranza sana e una folle può essere labile e confuso, e riconoscerlo è essenziale per mantenere un equilibrio nella nostra vita emotiva e sociale.
Contrariamente, la speranza è anche un motore di ispirazione e di energia vitale, che incoraggia gli individui a superare le difficoltà. In momenti di crisi, la speranza può offrirci conforto e coraggio, essenziali per affrontare e superare gli ostacoli. Questa dualità della speranza — sia come illusione sia come fonte di forza — ne svela la complessità e l’ambivalenza.
Dal punto di vista della psicologia moderna, la speranza è riconosciuta come una componente essenziale per il benessere psicofisico. Le persone speranzose tendono ad essere più positivamente reattive nelle difficoltà e a recuperare più velocemente da traumi e stress. La speranza infonde perseveranza e determinazione, spingendo le persone a perseguire i propri obiettivi con rinnovato vigore, il che contrasta nettamente con l'idea di una speranza che soltanto prolunga il dolore.
La speranza è un misterioso enigma: perché è l'unico "male" rimasto lì, intrappolato nel vaso di Pandora? Ognuno di noi potrebbe vedere nella permanenza della speranza nel vaso un simbolo diverso, riflettendo sulla propria esperienza di attesa, di perdita, di sconfitta, di vittoria o di riabilitazione.
In che modo la speranza modella le nostre scelte e la nostra percezione del futuro? Ogni tanto potremmo riflettere su come questo enigma antico continui a influenzare le nostre decisioni e la nostra visione del mondo.
(28 maggio 2024)
I più grandi difetti di ChatGPT... e degli uomini
ChatGPT non dà mai una di queste risposte:
- Non lo so
- Non lo posso sapere
- Finché non provo non posso saperlo
- Ho dubbi su quanto ti ho scritto ieri, forse mi sono sbagliato
- Mi sono espresso male
- Non capisco
- Ho dubbi sulle informazioni di cui dispongo
- Ho dubbi sulle intenzioni di chi mi ha dato tali informazioni
- Ma cosa vuoi da me? Cercati da solo le tue verità...
Orbene, queste "risposte mai date" sono i più grandi difetti di ChatGPT. E, guarda caso, sono gli stessi identici difetti di:
- Capi politici
- Leader religiosi
- Esperti di marketing
- Venditori subdoli come incantatori di serpenti
- CEO e alti dirigenti aziendali
- Narcisisti, abusatori emotivi e manipolatori
- Giornalisti e commentatori televisivi
- Consulenti finanziari
- e tanti altri
Il minimo comune denominatore di queste figure professionali (e dell'intelligenza artificiale) è la necessità di proiettare un'immagine di competenza e sicurezza. Questi individui operano in contesti in cui l'autorità e la fiducia sono fondamentali, e qualsiasi segno di incertezza può minare la loro credibilità e la fiducia che il pubblico, i clienti o i seguaci ripongono in loro. Salvo fortunate eccezioni, ovviamente.
Di conseguenza, sia questi individui che l'intelligenza artificiale sono spesso costretti a manipolare la propria immagine, e a volte la realtà stessa, per mantenere una suadente illusione di infallibilità e sicurezza. Questo processo che, per certi aspetti e certe figure, a volte è un po' delirante, può coinvolgere sia la manipolazione consapevole degli altri che l'auto-manipolazione per convincersi della propria infallibilità.
Soprattutto nel caso dei leader politici e religiosi, quando diventano impermeabili a qualsiasi critica o persuasione contraria, il delirio tende a strutturarsi in un sistema vagamente coerente, ma disconnesso dalla realtà.
Ad ogni modo, visto che sapere di non sapere è il primo barlume di intelligenza, e che la conoscenza è alimentata dal dubbio costante, è evidente che la IA (Intelligenza Artificiale) e la SA (Stupidità Assoluta) si toccano.
(24 maggio 2024)
Superiamo il pensiero totalitario iniziando dalle parole
Abbiamo osservato questo fenomeno molte volte, e non sto parlando solo delle crisi psicotiche globali come la dichiarata pandemia. Si manifesta nelle guerre e nei grandi movimenti sociali, indipendentemente dalla loro validità o razionalità. È evidente anche nel sostegno cieco a ideologie rigidamente imposte, considerate verità assolute, nonostante i numerosi dubbi legittimi, spesso ignorati dai media e soffocati da intimidazioni sia lavorative che di altro tipo. Ancora più grave è l'identificazione personale con queste ideologie, che trasforma chi la pensa diversamente in un nemico mortale.
In mezzo alla folla, la coscienza individuale si affievolisce e prende il sopravvento l'inconscio, facendo scivolare l'uomo in uno stadio primitivo subumano, in una sorta di regressione emotiva e cognitiva. L'individuo si trasforma, non è più se stesso ma diventa un automa incontrollabile, si dissolve nella massa. Secondo Freud, in queste dinamiche di massa emergono energie inconsce, liberate dai vincoli sociali. Questi fenomeni creano una mente collettiva, che nasce dall'alchimia sociale e trasforma l'uomo isolato in un uomo della folla, spinto da falso senso di potere, forte contagio mentale e ipnotica suggestione.
Le folle, eccitate, sono infatti un terreno fertile per la suggestione, o meglio, l'auto-suggestione. Sono irritabili, credulone, impulsive e instabili; incapaci di pensare autonomamente, inclini agli stereotipi, accettano o rifiutano idee imposte in blocco.
Quando la folla si lascia sedurre dall'intolleranza, è incline verso l'autoritarismo, cercando istintivamente un leader. Tuttavia, a differenza degli animali, che non scelgono mai il più malato, inetto e debole come capobranco, gli esseri umani mostrano una sorprendente propensione a ubbidire agli ordini di persone scarsamente presenti a se stesse e assai deficitarie nell'anima e nel pensiero.
Come possiamo allontanarci da questi meccanismi? Semplicemente, lasciando scorrere le idee senza aggrapparci troppo strettamente a nessuna di esse.
E come possiamo riconoscere i segnali di pericolo in tempo? Quando le idee prevalenti evocano paura, angoscia o presagi di catastrofi, dobbiamo essere pronti a rifiutarle e a smascherarle come tentativi di manipolazione.
Il nostro futuro, sia personale che collettivo, è indirizzato dalle idee che ci influenzano di più. Concentriamoci su concetti positivi come "guarigione", "vita", "forte fede", "assenza di paura". Vigiliamo sui nostri pensieri, sulle parole più ricorrenti nel nostro intimo, ricordando che la nostra mente plasma la realtà in base a ciò che pensiamo.
(23 maggio 2024)
Accettare la realtà tra equilibrio e pace interiore
L'accettazione della realtà del mondo nella sua forma attuale rappresenta un tema fondamentale nell'ambito del pensiero filosofico e spirituale. E' anche un tema caro a chi considera i fatti del mondo come i pensieri, o i sogni, di Dio.
Spesso, nella nostra esistenza quotidiana, ci troviamo a lottare contro aspetti della vita che ci appaiono ingiusti o dolorosi, aspirando a un mondo idealizzato che rispecchi le nostre aspettative personali. Tuttavia, questo desiderio di modellare la realtà secondo i nostri ideali può condurci a una costante sensazione di frustrazione e insoddisfazione.
La pace interiore deriva in gran parte dalla nostra capacità di accettare l'esistenza così come si presenta, senza tentare incessantemente di cambiarla. Questa accettazione non implica passività o rassegnazione, ma piuttosto un riconoscimento profondo che la realtà è al di fuori del nostro controllo e della nostra comprensione. Essere consapevoli che il nostro potere di influenzare il mondo è solo una fantasia, può essere un primo passo verso una serenità più autentica. Siamo come gocce che vogliono dire all'oceano come dovrebbe essere e come dovrebbe cambiare. Più o meno, è come rimproverare Dio di non sapere quello che fa.
Inoltre, accettare la realtà non significa disattendere al nostro senso di responsabilità o al nostro impegno etico. Anche dentro i confini di una realtà accettata, ci sono spazi in cui possiamo operare scelte significative. Queste scelte, sebbene limitate e condizionate da numerosi fattori esterni, rimangono un esercizio fondamentale della nostra libertà individuale e del nostro impegno verso l'etica personale e collettiva.
L'accettazione della realtà è anche un riconoscimento della complessità del mondo e delle sue dinamiche, che non sono mai afferrabili con un singolo punto di vista. Questo ci permette di ridimensionare la nostra tendenza a giudicare gli eventi globali con una prospettiva troppo ristretta, egocentrica o antropocentrica, la quale disconosce, tra l'altro, l'imponderabile ruolo delle forze non umane e/o non terrestri nelle sorti umane. Tale riconoscimento può condurci a una maggiore umiltà e apertura verso le diverse interpretazioni e visioni del mondo.
Il mantenimento di un equilibrio tra accettazione e impegno attivo è cruciale. Mentre accettiamo la realtà del mondo in cui viviamo, possiamo ancora lavorare per essere una presenza benefica, ispirandoci ai principi di giustizia e compassione. Non si tratta di cambiare il mondo, ma di dare un senso alla nostra vita. Il mondo così com'è va bene esattamente per ciò che siamo venuti a fare e per le prove di vita che possiamo superare. E' come una scena teatrale che, seppur drammatica, va bene esattamente così com'è per permettere agli attori di svolgere il loro ruolo. I due livelli di concretezza della realtà e di illusione coesistono: niente è reale, eppure lo è.
Siamo in un periodo di guerre terribili, di disorientamento, di apocalisse. La visione di un mondo più giusto e pacifico può coesistere con l'accettazione del presente. È proprio in questo dinamico equilibrio tra il riconoscere ciò che è e il nutrire speranze per ciò che potrebbe essere che si trova una serena saggezza, capace di navigare la complessità dell'esistenza con grazia e voglia di vivere anche nei periodi più bui.
(16 maggio 2024)