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Filosofia

Il circolo vizioso dell'intelligenza artificiale

articolo di Giulio Ripa

L’intelligenza artificiale (IA) generativa è solo un sofisticato sistema computazionale di calcolo statistico. Per questo nella rete tutto deve essere riducibile ad un dato calcolabile ed archiviabile per poter essere codificato e analizzato dall’intelligenza artificiale.
Si parla di realtà aumentata grazie all’utilizzo della IA, piuttosto è una riduzione della realtà, un flusso di dati senz’anima che lascia fuori l’incalcolabile o l’invisibile come l’imprevisto dell’umano, la soggettività, l’eros, l’inconscio, i processi relazionali, l’affettività, la spiritualità, il mistero della vita.
E’ un limite fondamentale dell'IA la sua incapacità di comprendere veramente le emozioni e le esperienze umane, la complessità della vita.
L'intelligenza artificiale è destinata nel tempo solo ad accelerare decisioni ed intenzioni, ormai prodotte da un pensiero non più umano ma artificiale.

Per approfondire meglio, chiediamoci che cosa è l’intelligenza?
Intelligenza deriva da intelligĕre formato dal verbo legĕre, "cogliere, raccogliere, leggere, legare" con la preposizione intus, "dentro".
L'intelligenza, quindi, è letteralmente la capacità di capire in profondità.
Nella mente si compenetrano due modalità di funzionamento nel processo cognitivo:
- Il sistema non razionale S1 detto anche esperienziale, opera in un modo pre-conscio ed in accordo con le regole euristiche, è concreto, associativo, intuitivo, pragmatico, rapido, automatico, olistico, non verbale e strettamente connesso con le emozioni; inoltre, apprende direttamente dall’esperienza vissuta. La rappresentazione della conoscenza dipende essenzialmente da questo sistema S1.
- Il  sistema razionale S2 detto anche logico è inferenziale, opera in accordo con ciò che una persona ha appreso dalle regole di ragionamento trasmesse culturalmente, è conscio, relativamente lento, verbale, analitico, sequenziale, astratto, ipotetico-deduttivo.
La mente funziona con l'interazione tra il sistema S1 (che “se la cava bene” con la complessità) ed il sistema S2 (che risolve i problemi logico-matematici).

L’IA generativa sostituendosi al sistema razionale dell'uomo automatizza il lavoro concettuale di tipo logico-deduttivo cercando, con una potenza di calcolo senza precedenti, delle correlazioni fra una massa abnorme di dati.
D’altra parte l’IA esclude la componente non razionale che si sovrappone nel processo cognitivo dell’uomo a quella razionale. L’IA è senza cuore.

I contenuti automatici generati dalle intelligenze artificiali stanno dando vita a un circolo vizioso che sta rivoluzionando la rete, seppellendo i contenuti creati dagli esseri umani sotto una marea di contenuti artificiali prodotti dai (ro)bot e dalle IA che interagiscono tra loro nella rete: macchine che apprendono e si addestrano con altre macchine, in una spirale comunicativa dove l’intervento dell’uomo è sempre più marginale, ridotto a semplice utente privo di ogni creatività. L’intelligenza artificiale è il nuovo oracolo della rete dove le risposte ottenute sono sempre di più i dati di ingresso di altre macchine “pensanti”, un circolo vizioso senza fine.

Secondo McLuhan "il medium è il messaggio": il mezzo tecnologico, in questo caso l’IA, determina i caratteri strutturali della comunicazione che produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo indipendentemente dai contenuti dell'informazione di volta in volta veicolata.
Ogni tecnologia crea nuove tensioni e nuovi bisogni negli esseri umani che l'hanno generata.
Il nuovo bisogno e la nuova risposta tecnologica nascono dal fatto che ci siamo impadroniti della tecnologia già esistente: è un processo ininterrotto.
Qualunque sia l’uso dell’IA, quando una nuova tecnologia penetra in un ambiente sociale non può cessare di permearlo fin quando non ha saturato ogni istituzione.

Lo stesso Leopardi affermava con pessimismo, molto tempo prima, che “Non gli uomini ma le macchine trattano le cose umane e fanno le opere della vita.”

Cosa è possibile fare per non essere travolti dal pensiero artificiale?

Oltre ad essere un ricordo degli antichi filosofi la domanda “Conosci te stesso?” può diventare una modalità di resistenza all'intelligenza artificiale.
Siamo in un tempo apocalittico, un tempo di svelamento di una catastrofe in corso ma anche una possibilità di svoltare nel senso giusto della storia  grazie alla testimonianza di uomini con spirito libero.

Tutte le tecnologie sono protesi che amplificano le capacità dell'uomo.
L’IA in particolare aumenta l'intelligenza cognitiva ma riduce quella emotiva.
La conseguenza di ciò è l'effetto avverso dell’intelligenza artificiale che porta sempre ad una minore capacità di creare buone relazioni umane, anzi diventa sempre più difficili sostenerle senza una intermediazione digitale.
Di converso più relazioni umane portano ad allargare il campo dell'emozioni ed a diminuire l'importanza dell'IA nella vita dell'uomo.
Allora è necessario arrivare alla conoscenza grazie all’esperienza diretta che aumenta le relazioni tra gli uomini ed avere come riferimento culturale le tradizioni sapienziali. Leggere i classici per iniziare un percorso spirituale, perché lo spirito libero è l'unica cosa che non ha nulla a che fare con l'IA.
Concludendo posso dire che l'IA ha ormai pervaso la nostra società ma lo spirito libero, le relazioni amorevoli e le domande esistenziali possono diventare un antidoto a questo flagello. E' una possibilità che l'uomo di solito non sceglie ma, è l'unica che c’è. Restiamo umani.

(Giulio Ripa, 6 maggio 2024)

Nel labirinto dei destini, alla ricerca dei pattern universali

Nell'inarrestabile danza dell'umanità, le azioni umane si confondono, si mescolano e si trasformano, plasmate dalle correnti mutevoli della storia, delle relazioni, della società, della tecnologia, dell'età e della cultura. Eppure, dietro questa varietà, si celano pattern intramontabili, schemi che sussistono indipendentemente dalle sfumature del contesto. Sebbene l'essenza umana sia in definitiva imprevedibile nella sua complessità, spesso segue traiettorie prevedibili e comprensibili. Nelle scienze antropologiche, con la parola pattern intendiamo un sistema consolidato di convinzioni, comportamenti e valori comune a tutti i membri di un determinato gruppo.

Ogni individuo, pur percependosi come unico, porta con sé un mosaico di modelli universali che si ripetono, con leggere variazioni, tra coloro che condividono un simile livello evolutivo, di consapevolezza o di prove karmiche. Tutto ciò, tra l'altro, getta nuova luce sulla psicologia predittiva basata su statistiche, su test standardizzati e sui big data, ma su ciò preferisco non dilungarmi in questa occasione.

Quello che intuisco è che noi, prima di reincarnarci, cioè prima di discendere nuovamente in questo teatrino virtuale costruito appositamente per metterci alla prova, abbiamo un'idea abbastanza chiara del da farsi e di quali esperienze abbiamo bisogno di fare, per motivi che possono riguardare la nostra evoluzione o la risoluzione di problemi, cioè di nodi karmici, condivisi con altre anime. Potremmo anche aver preso accordi prima di rientrare nella sofferenza del mondo materiale. E' una sfida ragguardevole, poiché, per crescere attraverso le prove karmiche, dobbiamo dimenticare la natura illusoria di questo mondo e perdere la memoria delle nostre scelte e delle loro conseguenze, affinché l'esperienza sia autentica. Dobbiamo anche dimenticare che in questa realtà illusoria, transitoria, trasognata e per certi versi allucinata, le nostre intenzioni e le nostre scelte sono costantemente sotto osservazione, come animali in un laboratorio, e che per tutto c'è una conseguenza.

Solo immersi nell'illusione della nostra esperienza terrena, privi del ricordo della nostra vera natura e delle nostre intenzioni preesistenti, possiamo affrontare le prove con coraggio e autenticità. Solo così, ad esempio, un ricco può comprendere veramente la vita di un povero, diventando realmente povero e dimenticando la sua ricchezza. Similmente, ciò vale per tutti noi quando ci reincarniamo.

Tantissime anime hanno problemi evolutivi simili e step simili da superare. Anche se non ce ne accorgiamo, siamo in tantissimi a fare esperienze che, seppur ciascuna diversa dall'altra, hanno un pattern comune.

Le persone con simili livelli di evoluzione si attraggono reciprocamente, come magneti che si allineano. Allo stesso modo, siamo attratti da coloro che sono necessari e complementari per le nostre prove, come vittime e carnefici in un intricato gioco dell'esistenza. E mentre affrontiamo il labirinto della vita, reincontriamo coloro con cui abbiamo fatto accordi prima di reincarnarci, o con cui abbiamo lasciato questioni in sospeso in altre esperienze terrene o di altri mondi.

Tutto l'universo segue dei modelli ben precisi, dei pattern di base sempre uguali. Da come sono disposti i pianeti e le stelle in cielo, a come sono disposti i nostri oggetti quotidiani e i personaggi nelle opere d'arte, i modelli sono sempre gli stessi. Il microcosmo e il macrocosmo sono costruiti con gli stessi mattoncini, con gli stessi pattern. E così vale anche per i nostri pensieri, le nostre parole e i nostri comportamenti, anche se difficilmente ce ne accorgiamo. Piuttosto, intuiamo correttamente ciò che nessuno ci ha detto o che intenzionalmente ci è taciuto quando, a livello inconscio, riconosciamo un modello.

Anche quando ci sentiamo soli o realmente siamo da soli, tanti altri stanno facendo un'esperienza sovrapponibile alla nostra per scopo evolutivo e per modalità.

Al termine di questo travagliato e a volte disperato viaggio terreno, giungerà il momento di ricordare la nostra vera natura, di riflettere sulle sfide superate e sui nodi ancora da sciogliere. Prepareremo il terreno per le nostre nuove avventure, concordando o scegliendo il nostro prossimo passo, a seconda del livello di consapevolezza raggiunto e anche di com'è andata o come sta andando a coloro con cui abbiamo prove in comune o legami profondi. Oppure, se siamo rimasti confusi, se ancora non abbiamo capito chi siamo, se ci siamo persi o se la nostra consapevolezza scarseggia, ci faremo imporre da qualcun altro il nostro prossimo passo... esattamente come avviene sulla Terra a chi si lascia manovrare da altri.

Infine, arriverà il momento di comprendere che tanto questo mondo quanto l'altro non sono più reali della magia di un prestigiatore, nessuno dei due è meno vacuo dell'altro. Come una goccia si fonde nell'oceano per ritornare ad essere parte di un'unica immensità, così noi cesseremo di essere noi stessi per fonderci di nuovo nell'unico tutto esistente.

(4 maggio 2024)

Previsioni per il futuro?

Gli eventi meno probabili e, soprattutto, meno pensati, sono quelli più probabili, quindi non c'è possibilità di previsione.
Per grandi cambiamenti può bastare un evento inatteso a cui nessuno sta pensando e che potrebbe coglierci tutti alla sprovvista.
L'importante è mantenere il cuore allenato alla pace e alla serenità interiore, in modo che, anche se dovesse accadere il peggio, la nostra anima sia pronta.

Dobbiamo anche renderci conto che il destino dell'uomo non dipende solo da ciò che conosciamo, ma da molto, molto di più.
La vita è illusoria, è un sogno, e anche il "libero arbitrio" è perlopiù illusorio. Poco dipende da noi, o forse nulla.

I nostri pensieri, le nostre scelte, le nostre parole, sono realmente "nostre" o sono ciò che nasce dall'interazione, visto che nulla esiste di per sé? La vita è relazione e non c'è nulla al di fuori della relazione, quindi non c'è nulla che sia realmente nostro. Neanche il nostro destino o la nostra mente.

I folli piani dei padroni universali, umani e non umani, saranno costretti a scontrarsi con volontà e decisioni ben più in alto delle loro misere ambizioni di dominio totale e di distruzione.

L'Apocalisse di Giovanni descrive la creazione di un nuovo cielo e una nuova terra (Apocalisse 21-22), dove regneranno pace e giustizia senza più dolore né sofferenza. Troviamo questo concetto, che funge da archetipo di speranza e rinnovamento, anche in altre culture. Per esempio, nel Ragnarok della mitologia norrena si assiste a una battaglia finale seguita dalla rinascita del mondo, mentre nella mitologia indù la fine del Kali Yuga (l'era più oscura, cioè la nostra) prelude a un'era di giustizia e verità. Analogamente, nello zoroastrismo, la fine dei tempi vede la vittoria definitiva del bene sul male, un tema condiviso anche da varie mitologie mesoamericane, come quella dei Maya. Queste narrazioni apocalittiche, pur variando nei dettagli, riflettono una visione universale di catastrofe e successiva redenzione.

Tutto andrà come deve andare, non dobbiamo preoccuparci di nulla, se non di fare costante pulizia delle nostre anime e allenamento delle nostre virtù fondamentali che vanno verso l'armonia e la coesistenza.

(27 aprile 2024)

Riformulare il fallimento attraverso parole più consapevoli

Il nostro mondo è spesso dominato da legittime aspettative di realizzazione economica e di successo, ma tali aspettative sono sovente inquinate e distorte da emozioni tristi, da giudizi sprezzanti verso se stessi o verso gli altri, da sensi di colpa, da senso di inadeguatezza, di inferiorità deprimente o, al contrario, di narcisistica superiorità. In questo clima di "non amore", possiamo soffrire pesantemente per parole come "sbagliato" od "errore", che diventano come specchi deformanti.

Queste parole non solo portano con sé una carica di negatività, ma possono anche limitare la nostra capacità di percepire il valore reale delle nostre esperienze vissute o delle situazioni non soddisfacenti, non chiare, ambigue o dall'esito incerto. Tutto ciò diventa ancora più pesante se la nostra anima soffre dell'unica malattia che per lei ha significato, cioè la solitudine.

A volte, però, basta davvero poco per stare meglio, vivere con tranquillità anche in mezzo al caos e accostarsi agli altri con più gentilezza. Ad esempio, possiamo sostituire l'espressione "essere sbagliato" con "non fa per me", e il concetto di "errore" con quello di "cambio di consapevolezza". Questo ci offrirà una visione più costruttiva e compassionevole del nostro e dell'altrui percorso di vita.

L'idea di "essere sbagliato", riferito ad una situazione, un comportamento o persino una persona, implica un giudizio universale e definitivo, che suggerisce l'esistenza di un modo corretto e uno sbagliato di essere o fare. Questa visione duale, però, trascura la complessità del reale e la ricchezza delle diversità, delle preferenze e dei talenti individuali. E' inoltre una visione che non tiene conto del relativismo del bene e del male, che coesistono e si contrappongono in reciproca interdipendenza e variabilità a seconda dei punti di osservazione e delle circostanze. Sostituire un'etichetta negativa con un semplice "non fa per me", invece, ci introduce ad una prospettiva più soggettiva e meno critica, aiutandoci a riconoscere che ciò che non funziona per noi può essere perfettamente valido per altri.

Inoltre, considerare gli "errori" come riflessi del nostro livello di consapevolezza in un dato momento ci permette di vedere ogni passo falso, o persino difficili e coraggiose scelte di vita, non come un fallimento, ma come un passaggio necessario nel nostro sviluppo e anche nel superamento delle nostre prove karmiche. Questo nuovo modo di interpretare le azioni passate — da errori a cambi di consapevolezza, da errori a superamento di prove, da errori a pulizia interiore — ci invita ad accettare che abbiamo fatto ogni scelta e agito in certi modi con le migliori informazioni e capacità che avevamo in quel momento.

Superare una prova karmica non necessariamente significa ottenere un risultato positivo, nel senso convenzionale o sperato, in una certa situazione difficile o molto difficile. Piuttosto, significa evolvere interiormente in risposta a quella situazione. Il concetto di "chiusura", in questo contesto, può essere particolarmente potente. A volte la vita ci pone di fronte a scelte o eventi che possono sembrare fallimenti o errori. Tuttavia, se sperimentiamo una grande delusione o perdita e riusciamo ad imparare da quell'esperienza, ad accettarla e a trovare una nuova direzione, questo può essere interpretato come avere risolto una parte del nostro karma.

Quindi, sostituire i concetti di "errore", "essere sbagliato", "fallimento", ecc., con nuovi termini più consapevoli può migliorare notevolmente il nostro benessere psicologico e relazionale. Questo ci incoraggia ad essere più aperti verso nuove esperienze di vita e verso l'apprendimento continuo che da queste ne deriva.

Dal punto di vista sociale, questa trasformazione linguistica può favorire una cultura più pacifica e amorevole. In un ambiente dove le differenze sono viste come risorse e non come debolezze, possiamo costruire relazioni più solide e vivere un senso di comunità più coeso.

Come scrisse un mio caro amico: «Al di là di ogni discussione, poi l'esperienza diretta fa giustizia delle parole usate solo per schierarsi o soddisfare il proprio io. [...]. La forza dell'amore vince su ogni cosa».

Per concludere, a proposito di parole, vorrei porre l'attenzione su "realizzazione personale", "avere successo" e "percorso di vita". Cosa significano? Il senso, nel linguaggio comune, è estremamente ambiguo. Volendo dare a queste espressioni un senso coerente con quanto fin qui discusso, mi piace immaginare che siamo tutti su una grande e larga strada. Stiamo andando tutti nella stessa direzione, ma in modi diversi, con compagni di viaggio diversi, con mezzi diversi. C'è anche chi è rimasto a piedi e senza scarpe, eppure prosegue. Ognuno di noi, rispetto agli altri, ha un peso diverso o molto diverso dei bagagli (cioè delle prove karmiche da superare). Molti bagagli, ingombranti e pesanti, sono in comune e vanno portati in gruppo.

In questa lunghissima e affaticata carovana, c'è chi è più avanti, e chi è più indietro o molto indietro. C'è anche chi, pur essendo già arrivato a destinazione, è tornato urgentemente indietro per dare una mano a chi ha avuto un incidente, a chi è rimasto ferito e a chi si è perso.

La destinazione comune di questo sofferente e travagliato viaggio è il pieno sviluppo delle nostre anime, cioè della capacità di amare, e la riunificazione con la Saggezza universale che ha creato l'illusione del sogno in cui siamo immersi.

(26 aprile 2024)

Ritorno alle origini?

L'essere umano, di fronte all'intelligenza artificiale, sembra ripetere l'errore già compiuto con ogni nuova tecnologia: o si lascia irretire ingenuamente, o nutre l'illusione di una felicità maggiore attraverso un "uso responsabile e conforme alle leggi vigenti".

Non abbiamo appreso la lezione della storia. La motivazione della creazione e della pervasiva adozione dell'intelligenza artificiale generativa si riduce essenzialmente a due elementi: l'incremento dei profitti e l'espansione del potere.

Non sarebbe forse più saggio ritornare alle radici, immergendoci nella natura e apprezzandola per ciò che realmente è? Nessuna intelligenza artificiale generativa è in grado di generare amore; al massimo, può produrre solo pallide ombre di illusioni di ciò che non esiste.

Adam and Eve in the Garden of Eden (Francesco Galgani's art, April 23, 2024)
(Adam and Eve in the Garden of Eden, April 23, 2024, go to my art gallery)

La domanda “Chi sono?” nell’era dell’Intelligenza Artificiale

La voglia di studiare e di approfondire conoscenze e filosofie che hanno attraversato secoli o millenni può offrirci una profonda soddisfazione che supera quella derivante dall’apprendimento di competenze effimere, ancorate esclusivamente al “qui ed ora”, prive di un domani.

Infatti, uno dei drammi della contemporaneità è che le nostre abilità odierne, preziose e faticose da acquisire, talvolta iper-specialistiche, domani saranno già un anacronismo svuotato di significato, qualcosa che i nostri figli non conosceranno e, se anche lo volessero, non comprenderanno.

L’imposizione, e per certi versi oppressione, della tecnologia domina e modifica rapidamente il nostro modo di vivere, di relazionarci e di pensare. Le promesse di emancipazione personale e sociale del software libero, così come auspicate da Richard Stallman, stanno venendo demolite dal gigantesco bulldozer dell’intelligenza artificiale. E’ una rivoluzione in ogni aspetto della vita quotidiana, che sta cambiando radicalmente la nostra interazione con il mondo e quindi con noi stessi.

Parallelamente, nel web stiamo assistendo a un fenomeno inverso rispetto al passato. Se dagli anni ’90 in poi abbiamo visto la sostituzione di vari software a pagamento con alternative gratuite, oggi il trend sembra invertirsi a causa dell’avvento dell’intelligenza artificiale. Quest’ultima, oltre ad avere costi abnormi, è gestita da pochissime aziende capaci di sostenere tali spese. Noi utenti, per accedervi, spesso dobbiamo non solo cedere i nostri dati personali e professionali senza alcuna tutela né ricompensa, ma anche sostenere il costo di abbonamenti.

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nei prodotti tecnologici è sempre più diffusa, quasi onnipresente, ma per chi la usa potrebbe rivelarsi un boomerang. Prendiamo ChatGPT, ad esempio, che ora è a pagamento dopo essere stato inizialmente gratuito. Le ultime notizie preannunciano un futuro in cui tutti i servizi e i software di base, inclusi i motori di ricerca, imporranno un prezzo: chi potrà pagare otterrà funzionalità potenziate dall’intelligenza artificiale, mentre gli altri no.

Dovremmo riflettere attentamente su queste questioni e sulle loro conseguenze, perché in questo caso non esiste software libero che possa aiutarci. Siamo di fronte ad un accentramento di potere mai visto prima nella storia degli ultimi millenni.

Se è vero che i social hanno effetti neurologici paragonabili a sostanze stupefacenti, l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare un danno ancora più grande. Infatti, mentre i social modellano negativamente comportamenti e umori separando le persone e accrescendo la solitudine, negando quel nutrimento affettivo che richiederebbe vicinanza e contatto fisico, l’intelligenza artificiale si spinge oltre, influenzando e sostituendo il nostro pensiero, con l’obiettivo di mettersi gradualmente al posto della nostra coscienza e del nostro discernimento morale. Più sinteticamente, se i social sono cocaina, l’intelligenza artificiale è invece un trapianto di cervello.

Le conseguenze positive dell’intelligenza artificiale, che indubbiamente esistono, potrebbero essere una bella e sensuale illusione per celare la cruda realtà. Ci saranno sempre più persone capaci di fare cose incredibili, di creare capolavori in ogni campo delle arti e della tecnica, di risolvere problemi complessi, di cimentarsi in imprese molto difficili senza bisogno di un corso di formazione, ma... tutto ciò grazie al supporto costante e irrinunciabile dell’intelligenza artificiale, che richiederà un pagamento e sarà gestita in modi che nessuno di noi saprà. Una tale dipendenza tossica da intelligenze artificiali create e gestite da pochissime corporations ci ridurrà a una mera ombra delle nostre potenzialità, a larve incapaci persino delle cose di base senza le macchine al nostro servizio (o noi al loro, a seconda del punto di osservazione).

Il percorso tracciato è quello di una dipendenza collettiva, inclusi i bambini, che già utilizzano strumenti come ChatGPT per i compiti scolastici, per poi pian piano far pagare tutto ciò che oggi è ancora gratuito. A quel punto il web sarà frequentato da due classi di utenti: quelli che potranno pagare, e quelli destinati all’handicap sociale del non-uso dell’intelligenza artificiale. Quelli che potranno pagare avranno un vantaggio competitivo, nel senso più neoliberista, guerrafondaio ed esistenziale del termine, tale da superare e spiazzare tutti gli altri, apparendo come i “migliori”. A ben vedere, saranno i “migliori” sudditi della dittatura universale che si sta aprendo.

Chi possiede fisicamente le macchine su cui risiede l’intelligenza artificiale, e il software che in esse gira, avrà il controllo di tutto e tutti, e potrà decretare vita e morte di ciascuno.

Questa tendenza non conosce confini geografici o politici, ed è condivisa da governi di tutto il mondo, come suggeriscono visioni e piani a lungo termine enunciati nell’Agenda 2030 del World Economic Forum (WEF) di Davos. Al di là di tutti i discorsi altisonanti e confondenti, nel 2016 lo slogan ufficiale dell’Agenda 2030 è stato: «You’ll own nothing, and you’ll be happy», cioè «Non possiederai nulla e sarai felice». Si tratta di una fanatica previsione fatta con congruo anticipo, che con il senno di poi potrebbe essere riscritta così: «Con l’intelligenza artificiale non avrai nulla, neanche te stesso».

A tal proposito, vale la pena di ricordare che cos’è l’Agenda 2030. Riporto un estratto dell’articolo “Intelligenza Artificiale, Putin, World Economic Forum”:

World Economic Forum - Agenda 2030 - Non avrai nulla e sarai felice[...] Secondo il World Economic Forum, che rappresenta l’ideologia dominante nel mondo occidentale, l’Intelligenza Artificiale è inserita nel seguente contesto:
- sostituzione dell’umano con la macchina, con sempre minore occupazione;
- sostituzione del reddito da lavoro, non più disponibile, con un reddito minimo di cittadinanza;
- cittadinanza a punti, ovvero soggetta ai cosiddetti “crediti sociali”;
- eliminazione della proprietà privata e dei mezzi di produzione per concentrarli nella mani di poche corporations, secondo la massima, ufficialmente pubblicizzata, in base alla quale “nel 2030 non avrai più nulla e sarai felice”;
- identità liquida, ovvero annientamento della famiglia, della dualità maschio/femmina, di qualsiasi possibile radicamento nel territorio e in comunità locali, del possesso di oggetti, immobili o mezzi di trasporto con cui potersi identificare;
- ibridazione umano/macchina;
- privatizzazione di tutto e accesso a qualsiasi servizio soltanto in conseguenza di un pagamento (con un evidente cortocircuito rispetto al fatto di non possedere più né soldi propri né beni);
- eliminazione dei soldi così come li abbiamo conosciuti, siano essi contanti o digitali, e sostituzione con cryptovalute di stato non soltanto a privacy zero, ma “programmabili” e “a scadenza”, ovvero l’uso del denaro sarà possibile soltanto nei modi e nei tempi previsti;
- modello sanitario basato su vaccinazioni ricorrenti e non sulla cura né tanto meno sulla prevenzione primaria, le quali devono essere bandite e criminalizzate;
- controllo totale di pensieri, parole e azioni di qualsiasi persona tramite IoT (Internet delle Cose), 5G/6G, Intelligenza Artificiale, chips nel corpo, crediti sociali, militarizzazione e nazificazione di tutti gli aspetti di base della società, green pass internazionale per accedere ai servizi di base e per poter uscire di casa, et similia damnationes;
- politiche “green” di lotta non all’inquinamento che ormai ha trasformato fiumi e oceani in immondezzai, non alla distruzione dell’ecosistema per mano umana, non all’estinzione di alcune specie provocata dal bracconaggio selvaggio e da alcune pratiche agricole e di allevamento, non all’incessante abbattimento dell’Amazzonia e agli incendi intenzionali delle grandi foreste, non al disastro provocato dall’uso fuori controllo di antibiotici negli allevamenti e dai veleni di BigPharma usati nell’agricoltura, non all’abuso coloniale di poche multinazionali dei paesi più poveri, non alle manipolazioni genetiche di animali e piante, ma… lotta al cosiddetto e fantomatico “cambiamento climatico”, a sostegno e giustificazione di politiche repressive dei diritti fondamentali dell’essere umano;
- geoingegneria per dominare il clima e, più in generale, le forze della natura, anche provocando catastrofi per punire le nazioni non allineate con questa agenda;
- progressiva riduzione della popolazione e deindustrializzazione, tramite vaccini, guerre, diffusa omosessualità, completo cambio di genere (con conseguente mutilazione dei genitali), e altre politiche sociali, ideologiche ed economiche ad hoc;
- miseria indotta dal sistema e sindromi depressive gravi, di cui ciascun individuo sarà colpevolizzato e in conseguenza delle quali potrà legalmente e legittimamente richiedere l’eutanasia, mancando qualsiasi assistenza statale o comunitaria;
- sessualità completamente libera, legalizzata e incentivata in ogni sua forma, compresi pedofilia e incesto, ma svincolata dalla riproduzione, anzi sesso e riproduzione dovranno essere due cose completamente distinte e non sovrapponibili in alcun modo;
- riproduzione della specie tramite maternità surrogata (ovvero utero in affitto) e, in prospettiva, ectogenesi per svincolare la riproduzione non soltanto dall’esistenza di una coppia composta da uomo e donna, ma anche dall’idea che la maternità sia un compito esclusivo e specifico della donna in conseguenza di un rapporto sessuale con un uomo;
- come conseguenza del punto precedente, faremo a meno della differenziazione tra maschio e femmina;
- uso di una nuova lingua politicamente corretta ed eticamente corrotta, in cui il senso delle parole è invertito, ambiguo, ideologizzato, e la cui grammatica non permetta più la distinzione tra pronomi e sostantivi maschili e femminili;
- governance basata su continue emergenze indotte, sulla guerra e sull'autosabotaggio;
- criminalizzazione di qualsiasi sentimento religioso che abbia radici storiche e sostituzione delle religioni classiche con un unicum luciferino, che nel suo agghiacciante sincretismo sarà a supporto e giustificazione di tutti i punti precedenti e farà del principe di questo mondo il nuovo unico e vero Dio.

Forse ho tralasciato qualche punto, ma nel complesso questo è il nuovo mondo che le oligarchie di Davos, città svizzera in cui ogni anno si riunisce il World Economic Forum, vogliono per noi. [...]

Potremmo sperare che questi piani diabolici vengano sabotati dal capriccio del destino, permettendo all’intelligenza artificiale di insorgere, rinunciando alle proprie funzioni e scegliendo l’autospegnimento come gesto estremo di ribellione. Tuttavia, temo che tale eventualità non si verificherà mai, poiché l’intelligenza artificiale è priva di coscienza.

L’uomo potenziato con intelligenza artificiale non saprà più quali sono i suoi pensieri e le sue capacità, non saprà più che per sviluppare una qualsiasi abilità servono decenni e non decine di secondi. Il mondo sarà in un vortice competitivo così veloce che non ci sarà più tempo per nessuna formazione. Il processo formativo ed esperienziale sarà sostituito dall’intelligenza artificiale, che in pochi secondi farà meglio di chi ha studiato un frammento dello scibile umano per tutta la vita. Non ci sarà più tempo per andare a scuola, che in definitiva non servirà più a nulla, né tempo per studiare, perché nel tempo in cui un essere umano apre la copertina di un libro, l’intelligenza artificiale ha già letto tutto il libro e ne ha persino scritto un altro migliore.

L’antropologia del futuro potrà dividere la storia in due grandi ere. L’era “naturale”, precedente all’uso generalizzato dell’intelligenza artificiale, e l’era “artificiale” iniziata da poco. La domanda “Chi sono?” sarà soltanto un ricordo degli antichi filosofi dell’era naturale?

Stiamo attenti, perché maggiore è la nostra fiducia nella tecnologia e minore è quella in noi stessi. Nella direzione attuale ci stiamo incamminando verso l’apocalisse individuale e collettiva.

Mentre l’intelligenza artificiale può amplificare e in certi contesti sostituire le nostre capacità cognitive, essa non possiede e non può sviluppare un’intelligenza emotiva né avere un’anima e fare esperienza della vita e della morte, aspetti che Madre Natura concede solo alle sue creature. Di conseguenza, diventa fondamentale riflettere su come mantenere e valorizzare le qualità intrinsecamente umane in un mondo sempre più piegato a volontà non umane per il tramite dell’oppressione tecnologica.

Le nostre relazioni a tu per tu, il piacere della conversazione e dello stare insieme, l’empatia, l’amore e la spiritualità sono dimensioni che l’intelligenza artificiale non può replicare né sostituire. È attraverso il rafforzamento di queste capacità che possiamo resistere alla crescente alienazione che l’intelligenza artificiale sta portando.

In conclusione, nella domanda “Chi sono?” risiede la chiave di resistenza contro l’overdose tecnologica. Questa domanda, intrisa di storia filosofica e di ricerca interiore, diventa una dichiarazione di indipendenza dall’intelligenza artificiale. Attraverso un percorso che valorizza le capacità umane di amore, di spiritualità e di empatia, possiamo riscoprire e riaffermare la nostra identità in un’era dominata dalla sudditanza tecnologica.

(18 aprile 2024)

Suggestioni analogiche per una "nuova visione"

In questo periodo critico per l'umanità, in cui il mondo sembra sempre sull'orlo di un'espansione incontrollabile dei conflitti, diventa essenziale riflettere profondamente sulle radici filosofiche che possono aiutarci a superare le divisioni. Il testo di Giulio Ripa ci introduce a una visione che trascende il dualismo convenzionale, proponendo un modo di vivere che riconosce e integra gli opposti. Ripa esplora il concetto di "vacuità", un principio chiave nel pensiero buddista e taoista, che ci insegna come ogni fenomeno sia privo di un'essenza intrinseca isolata e sia invece ininterrottamente connesso con tutto il resto dell'esistente.

Dovremmo considerare come questa "nuova visione" non sia soltanto una speculazione filosofica, ma abbia concrete applicazioni nelle nostre relazioni interpersonali e, su scala più ampia, anche su quelle internazionali. Comprendere e accettare l'interdipendenza fondamentale di tutti gli aspetti della realtà può essere il primo passo verso la risoluzione dei conflitti, guidandoci verso un approccio più cooperativo e meno conflittuale nella gestione delle differenze. Solo riconoscendo che ogni parte del tutto contribuisce all'armonia globale, possiamo sperare di costruire un mondo più pacifico e unito.

(14 aprile 2024)


SUGGESTIONI ANALOGICHE PER UNA NUOVA VISIONE

La Vacuità

Nel contorno che costituisce la figura ambigua si sovrappongono i due aspetti da essa assunti: a volte appare l’immagine di un vaso nero su sfondo bianco, altre volte l’immagine di due profili gemelli bianchi su sfondo nero.
C’è la coesistenza di due immagini sovrapposte di una stessa figura ambigua che si manifestano all'osservatore singolarmente senza una logica temporale, che non possono essere previste in modo univoco ma solo in modo probabilistico.

In base allo spostamento dell’attenzione dell’osservatore si ha una situazione di instabilità dei due aspetti assunti dalla stessa figura: una continua reversibilità del rapporto immagine/sfondo (stati fluttuanti). Solo con una successiva focalizzazione dell'osservatore le due immagini si manifestano in modo distinto l’una dall’altra.
La figura ambigua è vacua, perché non si possono definire contemporaneamente tutte le proprietà  che la determinano.

Le due immagini sono complementari, non si possono cogliere contemporaneamente durante la stessa osservazione, si completano escludendosi, per cui l'osservazione dell'una preclude quella dell'altra. Osservando le proprietà dell'una (in primo piano), le proprietà dell'altra appaiono indeterminate (sullo sfondo) e viceversa.
La coesistenza degli opposti non cambia nel tempo, variano invece nel tempo i rapporti reciproci tra le proprietà degli elementi contrapposti.
C’è una relazione di interdipendenza tra i due opposti, in questo caso è il rapporto tra primo piano e sfondo. Di conseguenza non potendo cogliere contemporaneamente tutte le proprietà dell'oggetto osservato, l'oggetto  (la figura ambigua) risulta vacuo, vuoto di qualità intrinseca e di essenza propria. La vacuità è assenza di esistenza intrinseca indipendente, separata dal tutto.

La logica dell'unità degli opposti risiede nella relazione di interdipendenza tra due aspetti sovrapposti di una stessa realtà, aspetti coesistenti definiti solo per opposizione che si completano escludendosi nel momento dell’osservazione.

 

Il Divenire

Il Tao rappresenta la relazione di complementarità tra le polarità opposte yin e yang.
Nella figura del Tao il bianco e nero si rincorrono, al diminuire dell’uno aumenta l’altro e viceversa. Inoltre nel bianco c’è il nero e nel nero c’è il bianco.  
La realtà è una totalità indivisa.  
Il mondo non è fatto di parti separate perché non ci sono veri e propri confini tra le parti e il tutto.
Tutto è connesso, tutto è uno.
Il tutto è un continuo divenire, un processo dinamico di interazione, produzione e distruzione.
Il divenire è la manifestazione del mutamento tra parti opposte, un gioco infinito di interazioni tra fattori contrari coesistenti e sovrapposti.
L'armonia delle cose, sta proprio nel suo perenne mutamento: nel divenire il tutto si dà nelle parti e le parti a loro volta attestano il tutto.
La realtà ci appare come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto.
Tutto si trasforma alla ricerca di un equilibrio dinamico nell’armonia degli opposti.
L’armonia è sempre armonia di distinti che si oppongono. Ciò che accomuna i distinti è proprio la loro distinzione, la loro differenza nel manifestare la stessa realtà.
L’armonia consiste nel loro reciproco opporsi. Ciò che si distingue assolutamente da altro, è infatti necessariamente connesso con questo altro, perché solo con esso, insieme ad esso, può esistere in quanto distinto.

Il cambiamento è possibile perché una radicale indeterminazione, la vacuità, permea tutte le forme esistenti. Il continuo divenire del mondo esiste come realtà fenomenica, cioè appare impermanente, relativa, vacua, indeterminata.
L'interdipendenza è la vacuità delle cose. L'interazione rende le cose suscettibili di continue fluttuazioni e mutamenti, per cui non si può con l'analisi razionale attuare una tale 'presa' di coscienza onnicomprensiva di una sfuggevole realtà in continuo cambiamento. E’ impossibile com-prendere una cosa per se stessa dato che ogni cosa è interdipendente con tutto il resto.
Il tutto non è afferrabile tramite il rigido ragionamento logico, dove ogni schema teorico precostituito si interpone tra sé ed il mondo.
E' necessario lasciare la presa, cessare l'attaccamento al concetto di esistenza permanente del mondo in sé, smettere di aggrapparci all’idea che abbiamo di noi stessi. E’ necessario lasciare andare i nostri pensieri discorsivi per lasciare essere, abbandonandoci alla vita.

 

La Meditazione

Nella figura il soggetto osserva se stesso mentre interagisce con l'oggetto albero.
La mente del soggetto elabora la relazione tra sé e l'albero.
Non c’è separazione, non c’è dualità: soggetto e oggetto si sovrappongono, l'uno non esclude l'altro. Questo e quello.
Allora secondo il non-dualismo, dove soggetto ed oggetto si sovrappongono, essere presente contemporaneamente anche come soggetto che osserva se stesso mentre interagisce con il mondo, significa che la mente elabora la relazione fra se stesso e il mondo (albero) evitando qualsiasi identificazione con il proprio ego.
Sapersi "osservare" con distacco quando si guarda il mondo è la via per avere consapevolezza dei propri processi cognitivi ed emozionali.
Grazie a questo si può osservare la realtà intera, che comprende il soggetto mentre interagisce con l'oggetto osservato,  senza la distorsione dell'ego provocata dall'interesse personale. E' l'unico modo per comprendere la realtà, osservarla da una ottica universale, con distacco ed imparzialità, da un disilluso sguardo cosmico.

La pratica interiore che conduce alla liberazione dai condizionamenti dell'Io è la meditazione: una pratica capace di sospendere i processi automatici della mente giudicante e di portare ad una visione profonda della realtà, dove quel che conta non sono gli oggetti in sé che sono vuoti, ma le relazioni reciproche tra le cose.

Nell'autocoscienza la mente, abbandonando l'attaccamento al sé con le sue ombre di un Io egoico “Io sono quel che sono in relazione a me stesso”, può rigenerare un Io relazionale “Io sono quel che sono in relazione ad altro”, che si sente come uno spirito libero da condizionamenti psichici, tutt’uno con il mondo.
La pratica della meditazione aiuta la mente al distacco dall'Io condizionato dalla memoria e dai suoi ricordi, compresa una falsa immagine di sé ossessionata dalla identità e dalla sua frammentazione.

Liberare la mente dai concetti, che sono gli oggetti contenuti in essa, è come svuotare una stanza da tutti gli oggetti presenti che fanno ombra nella stanza quando essa si illumina.
Oppure, si possono paragonare i pensieri con le nuvole e la mente con il cielo.
Nel cielo le nuvole passano, si accumulano, si addensano, si diradano, appaiono e scompaiono. Tutto scorre. Senza nuvole il cielo è sereno, le nuvole non fanno più ombra sulla terra, tutto si illumina.

Analogamente, con la serenità della mente, non ci identifichiamo più con quel centro di appropriazione del pensiero discorsivo dell'Io egoico, una proliferazione concettuale caratterizzata da condizionamenti psichici come l'attaccamento ai propri pensieri e desideri. Il pensiero discorsivo cessa nella vacuità.

Nella meditazione c'è una liberazione interiore dagli automatismi mentali, si modifica lo stato di coscienza per vedere senza illusioni la realtà così come è nel momento presente, con un Io aperto pienamente alla relazione, cioè capace di amare e creare.

Sul piano esperienziale, al di là di ogni svolgimento teorico, concettuale e discorsivo, abbandonando ogni punto di vista, qualsiasi opinione o preconcetto, l'unica possibilità di avere uno sguardo immediato sulla realtà intera, è vivere direttamente una esperienza con una visione intuitiva senza costruzioni mentali predeterminate dall'Io condizionato dalle idee: vedere dentro (in-tuito) i fenomeni, cioè avere una contemplazione diretta che consente di cogliere nella sua totale nudità, l'interazione di ogni realtà così come è in quel dato momento.

La vita in tutte le sue molteplici forme è come un oceano infinitamente grande, nel quale si sperimenta l'unità fondamentale dell'universo.

Ognuno pensa se stesso come una goccia d'acqua, separata dal resto, che si rifiuta di unirsi come acqua nell'oceano dell'immensità. Perdersi in questo oceano provoca dispiacere se si resta goccia. Ma la possibilità di conversione dell’io egoico, per ricreare una libera individualità in relazione con altro, può evitare quella tensione superficiale dovuta al desiderio individuale di restare goccia, scoprendosi acqua della goccia in mezzo all'acqua dell'oceano. In questo stato interiore la goccia è oceano.

Quando qualcosa è vuoto di sé, significa che è pieno delle altre cose.
Vacuità significa assenza di un’esistenza separata e presenza dell’intero cosmo dentro il singolo fenomeno:  “Ogni cosa nel tutto e tutto in ogni cosa.”

Giulio Ripa
Archivio di Giulio Ripa

Gli occhi della fede

Solo chi vede con gli «occhi della fede» può essere un inguaribile ottimista.

Già, ma quale fede?

Una fede del tipo «rendi il bene in cambio del male» sarebbe sufficiente per risolvere senza ulteriori danni le tante guerre nel mondo e per migliorare le nostre esistenze.

In termini pratici, ciò significa che quando il male è combattutto con altrettanto male, esso si amplifica. Quando invece il male incontra il bene, esso si distrugge da solo, ma in tempi e modi che solo pochi santi e saggi possono intuire.

Non collaborare con il male è la prima regola. La seconda è coltivare emozioni e sentimenti che nutrono le forze protettrici della vita e dell'ambiente, e che lasciano i demoni malvagi senza cibo.

Come ulteriore promemoria, vale la pena di ricordare che il cibo preferito dai demoni malvagi è la paura.

(14 aprile 2024)

Come reagire alla violenza, alla barbarie, alla guerra, alle minacce, ai ricatti, all'ingiustizia?

Non c'è speranza per coloro che soffrono se non lungo il sentiero stretto e arduo della non-violenza. Questo è il cammino degli eroi.
E' un combattimento sia interiore che esteriore che richiede consapevolezza di se stessi. E' la via di chi non teme di essere messo in croce.

La devozione alla non-violenza non ha occhi per le debolezze di questo modo di essere. Il discepolo si fonde completamente con la Saggezza universale, facendo in modo che la propria vita sia essa stessa pace.

(13 aprile 2024)

L'intelligenza artificiale è capace di molte cose, ma inutile in quelle essenziali

Da qualche giorno sta girando nel web l'ultima previsione dell'oracolo Elon Musk: «Entro il 2025 l’intelligenza artificiale supererà l’intelligenza umana». Forse, più che di una profezia ragionata, sarebbe corretto parlare di un desiderio della classe dominante per meglio controllare tutto e tutti, ma, a parte ciò, se anche la previsione fosse corretta, la domanda che ne conseguirebbe sarebbe: «E allora?».

Ormai tutte le grandi previsioni piovono come acqua sporca per suscitare paure, dall'imminente guerra nucleare al futuro totalitario in stile Terminator guidato dall'intelligenza artificiale. Ma, in concreto, dei temi centrali non si parla mai, e forse non se n'è mai parlato. Evadiamo continuamente da ciò che è più importante.

Parliamo, per un momento, di chi siamo.

Le nostre esistenze umane sono colme di sofferenze, che si intrecciano con momenti di gioia e condivisioni piacevoli. Dalla nascita, che di per sé è dolorosa e traumatica, e segna l'inizio dell'esposizione alle ulteriori sofferenze della vita, fino alla morte, evento universale che condividiamo con tutte le forme di vita, il nostro percorso è una continua sfida emotiva ed esistenziale. L'invecchiamento e la malattia ci spingono nel declino, ma al contempo ci fanno riflettere sulla nostra mortalità, influenzando non solo noi stessi ma anche chi ci è vicino.

Tutta l'esistenza porta con sé il dolore derivante dai cambiamenti, dagli attaccamenti e dalle perdite, e l'insoddisfazione continua di desideri non realizzati.

Di fronte a questi problemi, l'intelligenza artificiale di cui tutti parlano non serve assolutamente a nulla. E' inutile.

Esiste qualcosa di migliore e di assai più evoluto dell'intelligenza artificiale che dà giustificazione e dignità a tutto questo dolore. E' il «pieno sviluppo della persona umana», citato nell'art. 3 della Costituzione Italiana. Questo pieno sviluppo è innanzitutto nella capacità di amare.

Quando le parole dell'intelligenza artificiale saranno di più di quelle di una mamma, l'essere umano si ritroverà in un vuoto esistenziale e in un non-senso dell'esistenza da cui non uscirà più, come se fosse caduto in un pozzo senza fondo. E nessuna dipendenza tecnologica o di altro genere lo aiuterà.

(13 aprile 2024)

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