Il cibo è una tossicodipendenza?

Cibo e Morte, tratto dal film "Sette chili in sette giorni"

Questo è un fotogramma del film “7 chili in 7 giorni”, regia di Luca Verdone, anno 1986, nel quale si vede un quadro rimasto impresso nelle mie memorie. Nei titoli di coda non c’è alcuna menzione del suo autore o della sua autrice. Sebbene nel film il povero muratore fraintenda il significato del quadro, credo che il suo intento sia facilmente comprensibile ai più, il suo monito più che mai evidente, riassumibile nelle due parole “cibo” e “morte”. Forse qualcuno ricorda il mio articolo: “La seconda causa di morte è la fame, la prima l’appetito - La posizione ufficiale del Ministero della Salute”.

Gli amanti di un certo tipo di cinema sicuramente ricorderanno la scena da cui questo fotogramma è tratto. Film sicuramente con intento ironico, ma in parte serio, soprattutto nell’evidenziare che sia un grave errore psicologico (e fisico) quello di sottrarsi (e di sottrarre ad altri) il cibo necessario alla sopravvivenza, soprattutto se il digiuno non è condotto da medici consapevoli e praticato da persone motivate e preparate alla conduzione di un digiuno terapeutico. Ad ogni modo, non è del digiuno che vorrei qui discorrere, quanto piuttosto di una mia riflessione. Per chi volesse seriamente interessarsi di digiuno, rimando al libro “Digiuno Felice” del dott. Salvatore Simeone, di cui ho anche pubblicato questo video.

Dopo anni trascorsi ad indagare le tematiche correlate all’alimentazione da vari punti di vista (personale, sociale, ambientale, salutare, educativo, religioso, etico e persino psicotropo), e dopo aver aderito in toto ad alcune scuole di pensiero che ancora son lontane dal sentire comune (dieta vegan frugale con digiuno quotidiano 16/8), sono giunto ad una mia sintesi che, forse, da qualcuno potrà essere compresa. Non ho pretesa di esattezza, né di verità, è solo una mia opinione.

La ricerca e il consumo di cibo e bevande (ad eccezione dell’acqua o di tisane leggere senza zucchero), che va oltre il proprio bisogno fisiologico di sopravvivenza e di buona salute, è una tossicodipendenza. Parimenti, è una tossicodipendenza la ricerca e il consumo di cibi che non siano di origine vegetale o che, comunque, abbiano esclusivamente una funzione edonica o sociale.

Come per ogni sintesi, sarebbe necessario esplicitare tutto il background culturale, di ricerca scientifica e di esperienza personale che sta dietro ad essa per poterne comprendere davvero il senso, ma questo non mi è possibile, non basterebbe un libro. Rimando a tutti gli articoli che già ho pubblicato.

Così facendo, però, ovvero equiparando la ricerca e il consumo di cibo ad una tossicodipendenza, lascio largo spazio a mille possibili critiche… il che, di per sé, sarebbe pure positivo e da parte mia auspicabile, a condizione di aver chiaro che cosa si sta criticando.

In questo modo, oltre a condannare certe pratiche sociali largamente condivise, sto anche tacciando gran parte dell’industria alimentare, della ristorazione e il loro marketing di essere tanto pericolosi quanto le multinazionali del tabacco… ma, sebbene tutti questi tipi di industrie “del superfluo” regalino malattie gravi e talvolta mortali, quella alimentare è ancor più devastante perché sta distruggendo l’ecosistema.

Detto ciò, qui mi fermo, con l’auspicio di pratiche alimentari più rispettose della Vita,
Buona Pasqua 2020,
Francesco Galgani

Quarantena

Ed ecco la quarantena,
ma inizialmente  per me per poco sembra cambiare,
sempre a casa devo stare.
Questa volta la mia libertà però mi vedo negare,
neppur a far asparagi posso più andare!
Casa e lavoro ancor più dovrò fare...
Il telefono adesso par l’unico modo per comunicare,
ciò mi infastidisce,
ma non c’è altro modo per Fare.
Confortante però è il paesaggio esterno che ogni giorno in meglio sembra cambiare,
ogni cellula vivente infatti con gli Occhi par toccare!
Alla mia famiglia sento di dover tornare,
probabilmente la pandemia era da incontrare.

(Alessandro Pacenti, 9 aprile 2020)

Buona Pasqua 2020 dall'AVO di Cariati (video)

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Come trasformare la Pandemia in opportunità (Angela Volpini)

Sento la paura collettiva del morire come il grido di un bambino quando è tolto dal suo gioco preferito.

Tutti vivono nella speranza di trovare il senso della propria vita, e questo è quanto basta alla vita stessa, quando la morte è lontana.

Ma quando questa si avvicina, soggettivamente e collettivamente, ci prende la disperazione del nostro fallimento.

Forse tutti abbiamo intuito che potremmo vivere diversamente e che questa possibilità l’abbiamo toccata molte volte, ma mai afferrata come nostra vera opportunità.

La mia speranza è che quanto sta accadendo ora, ci convinca che siamo un’unica famiglia umana che vive in un piccolo mondo, e che il comportamento di ogni singolo può trascinare il mondo intero.

Se però uniamo la nostra creatività per il bene comune, forse potremmo vincere ciò che oggi sfida la nostra convivenza, e potremmo vivere ancora a lungo su questo pianeta, facendolo ancora più bello e più giusto.

E’ la condivisione che deve motivare le nostre singole creatività, per fare di questo mondo non una pattumiera, ma il giardino di tutti i viventi.

Approfittiamo di questo male comune per comprendere che, o ci si salva insieme, oppure non ci resta che lottare gli uni contro gli altri per difendere il nostro piccolo spazio ammalato di egoismo e di violenza.

Ricordiamoci sempre che ogni persona, nel suo profondo, desidera essere amata.

Abbiamo l’occasione per incominciare a farlo, e questa scelta ci aprirà il cuore,non solo alla speranza, ma anche alla felicità.

Casanova Staffora, 14 Marzo 2020
Angela Volpini, http://www.angelavolpini.it/it/home.htm

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