L'intelligenza artificiale (IA) generativa cerca di estrarre, con una potenza di calcolo statistico senza precedenti, delle correlazioni tra i simboli più probabili, all'interno di un abnorme archivio di dati. Questi dati vengono utilizzati per addestrare i modelli di IA, in modo che possano apprendere le correlazioni tra i simboli più pertinenti per rispondere alle richieste fatte dagli utenti. I modelli di IA uniscono sequenze di forme linguistiche in base a informazioni probabilistiche su come si combinano, ma senza alcun riferimento al significato.
In questo processo IA apprende come mettere in relazione i simboli ma non sa niente dei significati legati ai simboli, non ne ha coscienza. IA opera attraverso algoritmi privi di comprensione semantica. Molti algoritmi di IA seguono regole ben definite per elaborare i dati e prendere decisioni. Questi algoritmi non "comprendono" il significato dei dati; piuttosto, seguono procedure matematiche per ottenere risultati.
Il nome "intelligenza artificiale" fa pensare che si può con un artificio realizzare una intelligenza come quella naturale. E' una definizione ambigua e mistificatoria. In base a quello che abbiamo detto all'inizio, invece possiamo dire che l'intelligenza artificiale è solo una macchina in grado di simulare l'intelligenza naturale. Si dovrebbe allora scrivere IS cioè Intelligenza Simulata. IA è come una persona che impara a memoria una canzone in inglese senza capire il significato delle parole usate. Più che una intelligenza è un pappagallo artificiale che ripete a memoria quello che ha imparato nell'addestramento fatto senza capire il significato dei simboli usati.
L'uomo, diversamente dall'intelligenza artificiale, oltre alle relazioni tra simboli che costituiscono il linguaggio usato, grazie alla sua intelligenza naturale conosce i significati dei simboli e li mette in relazione tra loro, cosa che non sa fare la macchina.
Rinunciamo al nome "intelligenza artificiale". Sarebbe meglio parlare di stupidità artificiale o al massimo Intelligenza Simulata.
(Giulio Ripa, 15 marzo 2025)
«L’essenziale in questa vita è vivere. Vivere, che non vuol dire sopravvivere: esiste una netta differenza tra le due cose. Quando viviamo, tutto è più intenso; i colori sono più brillanti, i baci sono carichi di passione e il corpo vibra a ogni emozione. Vivere è riservato ai coraggiosi, poiché implica prendere decisioni, uscire dalla nostra «zona di comfort» e cercare la crescita, in maniera attiva. Quando viviamo intensamente corriamo più rischi e accettiamo di essere vulnerabili. Questo comporta una grande forza emozionale, perché presuppone un livello di autoconsapevolezza tale da metterci al riparo dalle pressioni che riceviamo dall’esterno. Tuttavia, anche noi possiamo crearci delle pressioni, senza esserne del tutto coscienti, e spesso proprio noi stessi siamo i nostri giudici più severi. Interiorizziamo le aspettative degli altri e le convertiamo in pressioni che affliggono la nostra anima e la nostra vita. Ci poniamo mete irreali, chimere incompatibili con la vita, film che noi stessi abbiamo montato.
Vivere intensamente richiede coerenza nel prendere decisioni al di là delle aspettative che le altre persone hanno riposto in noi. E questa coerenza è inconciliabile con un’immagine di facciata, e in generale con tutte le immagini formate a partire dai desideri degli altri.
Una vita intensa è una vita autentica. Essere diversi è la cosa migliore che possa succederci. Non sforzatevi di standardizzarvi, non abbandonate la vostra unicità per vivere come tutti. Non siamo al mondo per pagare le bollette e goderci un solo mese all’anno. Siete un compendio di qualità che stanno aspettando di essere sfruttate a vostro beneficio.
Vivere intensamente è essenziale e necessario perché in gioco c’è la felicità nostra e delle persone che amiamo, anche se a volte – è bene precisarlo – può essere pericoloso perché ci espone al rischio di farci del male. Ricordate che solo chi non fa niente non soffre. Tuttavia, non dovete frenarvi per paura di essere feriti. Il vostro corpo è predisposto a riparare i danni, così come lo sono la vostra mente e le vostre emozioni. Sì, perché corpo, mente ed emozioni hanno quello che si chiama impulso di riparazione, incaricato di assicurare la guarigione di ciò che si è rotto, e quindi anche del dolore. Se non volete soffrire, se non volete rompervi, non vi rimane che chiudervi in casa, perché quello è l’unico luogo dove tutto è sotto controllo, sicuro e confortante.
Non pretendete di vivere un’esistenza placida e senza sofferenze perché, in questo modo, vi arrendereste a sopravvivere; al contrario, una vita attiva e ricca vi renderà più forti di qualsiasi avversità. Siamo noi a scegliere se limitarci a sopravvivere, a veder scorrere i giorni uno dopo l’altro senza farci domande, senza amare per timore di essere feriti, senza correre per paura di affaticarci e senza saltare per non cadere, senza fare il bagno in mare nudi per non farci rubare i vestiti, senza prenderci il tempo di pensare sdraiati in mezzo a un prato, senza baciare le persone che amiamo, o spettinarci per non perdere la compostezza… insomma, senza arricchire i nostri giorni con una doppia dose di passione e di vitalità. L’alternativa che abbiamo è cominciare a vivere.
Non ipotecate tutto per paura. Non smettete di vivere perché vi spaventano le avversità [...]»
(Tomás Navarro, tratto da: "Kintsukuroi - L'arte giapponese di curare le ferite dell'anima", Giunti Editore, ISBN 9788809879270)
L'Intelligenza Artificiale, o Intelligenza Simulata come giustamente definita da Giulio Ripa, è la manifestazione tecnologica delle nostre paure. Siccome la vita ci fa paura, deleghiamo alle macchine la parte più difficile e decisiva delle nostre esistenze, cioè il pensiero. Una volta sostituita la Coscienza con la Tecnologia, la vita non ci farà più paura, semplicemente perché non ci sarà più vita:
Intelligenza Simulata
L'Inverno è arrivato
Morte dei Cuori
Il tema trattato da Giulio Ripa è una semplice analisi di realtà che ricorda la "Stanza Cinese" di John R. Searle (1980), ma non sono né le analisi né lo studio i principali motori del nostro comportamento. Ci lasciamo guidare dalle emozioni, come un cocchiere (mente) che fa decidere ai cavalli (emozioni) qual è la direzione, invece di chiedere al passeggero (anima): in questo modo il disastro è certo e con esso la vittoria dell'Intelligenza Simulata sulle nostre vite. Avevo affrontato questa metafora del cocchio di Georges Ivanovič Gurdjieff in "La gerarchia dei problemi".
L'intelligenza artificiale è volutamente ingannevole e molto persuasiva. Stiamo attenti.
(Francesco Galgani, 17 marzo 2025)