Secondo la tradizione buddista, Jambudvipa è il continente in cui vivono gli esseri umani, un luogo soggetto al ciclo di nascita e morte, dove la sofferenza è condivisa da tutti gli esseri. Nulla di ciò che proviamo è puramente individuale: ogni nostro dolore risuona negli altri, così come le preoccupazioni che ci affliggono non sono mai soltanto nostre. Quando soffriamo, molte creature sperimentano la stessa pena.
È proprio questa consapevolezza a ricordarci che la nostra condizione non è separata da quella altrui: piuttosto che dividerci in lotte o guerre, dovremmo ricordare che non possediamo altro che Jambudvipa, la nostra unica dimora terrena.
Un budda è colui che, pur vivendo nello stesso mondo colmo di tensioni e tristezze, non si lascia opprimere dai propri problemi, perché il suo sguardo è rivolto alla sofferenza di tutte le creature. In questo senso, nel Sutra del Loto c'è scritto che il Budda «sta bene, ha poche malattie e poche preoccupazioni». Non significa che la sua vita sia “facile”, ma che, mantenendo una prospettiva più ampia, dà meno peso ai fardelli personali. Così, nel prendersi cura di ogni essere, egli trascende il senso di “io” e “mio” e abbraccia la sofferenza di tutti come un’unica realtà.
Questa è la condizione a cui ciascuno di noi dovrebbe aspirare se non vuole essere spazzato via dai venti della guerra.
(17 marzo 2025)