You are here

Dalla servitù della gleba alla servitù delle piattaforme digitali

Articolo di Giulio Ripa, con commento in calce di Francesco Galgani

Dallo stato sociale allo stato borghese
Dalla servitù della gleba alla servitù delle piattaforme digitali

Lo stato sociale per definizione è "l'orientamento dello Stato e/o di istituzioni sociali volto a proteggere e promuovere il benessere economico e sociale dei cittadini, sulla base dei principi di pari opportunità, equa distribuzione della ricchezza e responsabilità pubblica per i cittadini più fragili."

La divisione nei due blocchi est-ovest venutasi a creare dopo la seconda guerra mondiale, spinse i paesi occidentali  ad avviare politiche di assistenza sociale in competizione con le politiche sociali dei paesi comunisti dell'est.
Dopo la caduta del muro di Berlino e dell'Unione Sovietica, gli stati in Europa hanno ridotto,  sempre di più lo stato sociale.
La diminuzione della spesa pubblica come intervento dello stato, ha sempre di più favorito le privatizzazioni, la finanziarizzazione dell'economia, l’accumulazione dei capitali, i monopoli.

Tutta una serie di servizi pubblici sono soggetti al mercato ed alle speculazioni finanziarie. E' la fine del servizio pubblico universale e l’inizio di ognuno pensa per sé.
Poveri, precari, e fragili cittadini sono sempre di più abbandonati al loro destino, determinato da un sistema neoliberista che genera disuguaglianze e una visione individualista nei rapporti sociali.

Nuove tecnologie favoriscono questo sistema basato sulla separazione e competizione tra gli individui, dove vige la legge del più forte, tutti contro tutti. E' sotto gli occhi di tutti la riduzione dello stato sociale. Lo stato è sempre più simile ad uno stato borghese come era pensato nell'ottocento, cioè uno stato a favore dei signori, della borghesia di allora, che svolgeva la sua opera limitata solo in certi ambiti come il commercio, la finanza, la difesa militare e la difesa dei privilegi dei più forti; uno stato ridotto all'osso, forte con i deboli e debole con i forti, con un sistema economico e politico in cui grandi corporazioni e interessi commerciali detengono una forte influenza o controllo del potere decisionale.
Oggi la stessa democrazia occidentale, a servizio della finanza e dei suoi collaboratori, con la rottura del contratto sociale che univa la popolazione, sta perdendo di valore e sostanza, disgregando la partecipazione democratica  nella politica attiva dei cittadini.
In mancanza di una democrazia sostanziale, aggiungiamo che uno stato borghese, diretto o condizionato da oligarchie multinazionali, ha l'esigenza di controllare la vita di tutti i cittadini compreso l'informazione, per imporre le politiche governative frutto di pressioni di lobby e signori del mondo, oligarchie e monopoli privati.
La sorveglianza avviene attraverso le piattaforme digitali sempre più sofisticate, invasive e pervasive, capaci di manipolare ed omologare il pensiero corrente.

Nel passato c’era la SERVITÙ della gleba, “istituto giuridico tipicamente medievale, formatosi negli ultimi secoli dell’Impero romano, per il quale il contadino era legato alla terra che coltivava e non poteva abbandonarla: tale condizione, ereditaria, comprendeva una serie di vincoli e oneri e una potestà generale del signore sulla persona e sul patrimonio del contadino stesso, per cui questo poteva essere dato in pegno e alienato insieme col fondo”.

Oggi, la servitù si presenta in modo simile, con un nuovo feudalesimo anzi, un tecnofeudalesimo, dove prevale una forte differenza di classe tra i nuovi signori del mondo (borghesia proprietaria delle piattaforme) e la nuova "SERVITU' delle piattaforme digitali" (IA, social web, etc.), cittadini ridotti a semplici utenti senza diritti umani fondamentali; utenti iperconnessi che con il loro comportamento interattivo alimentano a titolo gratuito enormi quantità di dati (big data) utili alle piattaforme digitali in particolare quella dell’intelligenza artificiale.

Giulio Ripa

No IA   P.S: Questo testo è privo di contenuti generati dall'Intelligenza artificiale.

Per ulteriori approfondimenti scaricare l’e-book
Liberazione dell’intelletto per una nuova umanità


commento di Francesco Galgani

Un asino che raglia è mio fratello, e può anche essere mio amico se io lo sono con lui.
Ma qualsiasi intelligenza aliena di produzione terrestre, detta "artificiale", non sarà mai né mia amica, né mia sorella, né madre, né figlia.

Tutto ha il suo perché, tutto ha la sua funzione, nulla s'affida al "caso", che è solo il modo con cui chiamiamo il mistero della vita. Così, l'amore chiama amore e l'odio pretende odio, ma il nemico più abile fa credere che il suo odio sia amore e il suo veleno nutrimento. La storia dell'umanità è forse guidata dalla Provvidenza, ma certamente, come il sole sorge ogni mattina, così il forte opprime il debole. La sua prepotenza e violenza oggi si mostra non solo nei fiumi di sangue di Gaza e dintorni, ma anche negli smiley sorridenti e gioiosi che spesso concludono le risposte amichevoli di ChatGPT.

Giulio ha paragonato il nostro rapporto con le luciferine creazioni tecnologiche dei padroni del mondo alla servitù della gleba. Questa è una metafora giusta, ma troppo leggera, giacché il servo della gleba aveva cibo, lavoro e alloggio. Oggi l'intelligenza artificiale ci porta via il lavoro e, di conseguenza, anche il cibo e l'alloggio. Molti potrebbero obiettare che l'IA ci sta dando opportunità che prima non avevamo. Sì, questo è vero, infatti adesso ci sono già molte fabbriche senza nemmeno un operaio.

Lo schiavo è una risorsa per il padrone: su questo siamo tutti d'accordo. Possiamo dire anche il contrario, cioè che il padrone sia una risorsa per lo schiavo? Non chiediamolo ai servi della gleba, chiediamolo invece ai galeotti costretti fino alla morte a remare, remare e ancora remare. Oggi non siamo forse noi questi galeotti, costretti da un mondo ipertecnologico a soffrire sempre di più la mancanza di ciò che occorre per vivere, a cominciare dalla gioia? Noi nutriamo continuamente l'IA, ma lei in cambio ci dà solo illusioni.

Giulio ha voluto precisare di non essersi appoggiato alla stampella digitale dell'IA per farsi aiutare nella scrittura dei suoi pensieri o, peggio, per chiedere all'IA di pensare per lui. In un mondo impazzito che non sa più pensare, già questo è un atto rivoluzionario. Pure io sto scrivendo questo commento non solo senza IA, ma senza neanche un editor di testo convenzionale. Sto usando un programmino che non dà un supporto molto maggiore di quello di una macchina da scrivere, tipo il vecchio Blocco Note di Windows. Non ho nemmeno il controllo ortografico.

Di solito non c'è bisogno di precisare qual è il "processo" per arrivare a un risultato, basta il risultato. Ma se il risultato è prodotto in un secondo dall'IA anziché dalla fatica della mente umana, allora il processo conta e vale la pena discuterne.

Come si formano i pensieri? Abbiamo davvero bisogno dell'IA per formulare un discorso?

Parliamo del processo. Prima ho letto l'articolo di Giulio, poi sono uscito per fare una passeggiata. Per pormi la domanda della relazione tra schiavo e padrone, e trovare una risposta ricordandomi dei galeotti, ho fissato per venti minuti, in silenzio, in piedi e sotto la pioggia, la campagna di fronte a me. Non è stata un'idea immediata né tantomeno automatica, come quelle della IA. C'è voluto tempo.

Per ricordarmi che l'asino è mio fratello, l'ho sentito ragliare, e dopo alcune ore ci ho ripensato, ricordandomi al contempo il Cantico delle Creature: frate sole, frate vento, sora acqua... e frate asino, che nel Cantico non c'è, l'ho aggiunto io.

Associate a queste semplici esperienze, c'è stato il ricordo di altre. E per associazione, ho collegato tutto. La mente umana è così: ogni idea è collegata ad altre, e il percorso dei pensieri è una continua sorpresa.

Per avere nuove idee, quindi, a volte basta non fare nulla, e rimanere ricettivi. Quello che otterremo in questo modo andrà sempre molto oltre quanto potrà offrirci l'IA generativa che, ricordiamocelo, è uno strumento del potere per opprimerci, non per aiutarci.

Ricordiamoci anche che le idee non hanno proprietari, né nascono mai in isolamento. Le idee nascono sempre dall'interazione. Il mio "prossimo", come lo chiama Gesù, è indispensabile per la nascita e la circolazione di idee. Questa è la base della vita.

(Scritto di getto, dopo essere rimasto in silenzio, ad occhi chiusi, davanti al computer, per alcuni minuti, 19 gennaio 2025)

 

Classificazione: