You are here

La critica di Nichiren Daishonin alle preoccupazioni mondane

Nichiren Daishonin critica il fatto che dedichiamo tutte le nostre energie alle preoccupazioni mondane, trascurando così la pratica buddista. Invece di coltivare saggezza e consapevolezza, sprechiamo le nostre giornate in attività superflue rispetto alla scopo della vita.

Non siamo qui per rincorrere i desideri terreni. A cosa ci servirà l'appagamento dei nostri desideri quando saremo davanti al tribunale di Yama, dio della morte?

[...] Gli uomini vivono in questo mondo fuggevole ove tutto è incertezza e impermanenza, eppure giorno e notte non pensano che alla quantità di ricchezza che possono ammassare in questa esistenza. Dall’alba al crepuscolo si concentrano solo su faccende terrene, senza venerare il Budda e senza credere nella Legge; trascurano la pratica buddista, mancano di saggezza e sprecano le loro giornate. Quando saranno trascinati davanti al tribunale di Yama, il signore dell’inferno, quali provviste porteranno con sé nel lungo viaggio attraverso il triplice mondo, cosa potranno usare come barca o zattera per attraversare il mare delle sofferenze di nascita e morte e giungere nella Terra della Ricompensa Effettiva o nella Terra del Budda della Luce Tranquilla? Quando siamo illusi è come se sognassimo, quando siamo illuminati è come se ci fossimo svegliati. [...]
 
tratto da: Le quattordici offese

Re Yama, il Signore della Morte, è il terribile giudice dei morti. È anche la personificazione dell'impermanenza, dell'infallibile legge del karma e dell'inevitabile mortalità.

Quindi il "Tribunale di Yama" è il luogo dove saremo giudicati, dopo la morte, per le nostre azioni durante la vita terrena. Yama, con l'aiuto dei suoi assistenti, valuta le azioni buone e cattive e decide il destino post-mortem, che può includere la reincarnazione in diverse forme di vita o la permanenza in vari regni celesti o infernali.

Visto che dovremo passare tutti dal giudizio di Yama, Nichiren Daishonin critica l'inutilità del dedicare tutte le nostre energie e tempo a questioni materiali. Possiamo estendere questa osservazione all'inutilità di aggrapparsi a idee rigide e divisive. Come il denaro e i beni terreni servono a separare chi li ha da chi non li ha, creando conflitti e discordie, anche le idee rigide ci separano dagli altri e creano guerre. Ma il denaro, i beni, i desideri e le idee sono effimeri e di nessun aiuto dopo la morte.

Quando nutriamo emozioni negative o pensieri divisi o distruttivi, pensiamo a Yama. Quando abbiamo la bramosia di qualcosa o di qualcuno, pensiamo a Yama.

Tutte le tradizioni antiche, pur con un linguaggio diverso, ci danno il medesimo messaggio.

Nell'antica religione egizia, le anime dei defunti venivano giudicate da Osiride, il dio dei morti e della resurrezione. Il defunto doveva confessare davanti a 42 giudici ed essere sottoposto alla "Pesatura del Cuore", ovvero il cuore del defunto veniva pesato contro la "piuma della verità". Se il cuore era più leggero o uguale alla piuma, l'anima poteva entrare nel regno dei morti felici. Se era più pesante, l'anima veniva divorata da Ammit, un mostro con parti di leone, ippopotamo e coccodrillo.

Nella mitologia greca, dopo la morte, le anime dei defunti venivano condotte da Ermes al fiume Stige, dove Caronte le traghettava nell'oltretomba. Qui, tre giudici – Minosse, Radamante e Eaco – giudicavano le anime. A seconda delle loro azioni in vita, le anime venivano mandate nei Campi Elisi (per i giusti), nel Tartaro (per i malvagi) o negli Asfodeli (per le anime comuni).

Nello zoroastrismo, le anime dei defunti devono attraversare il Ponte Chinvat. Le anime dei giusti trovano il ponte largo e facile da attraversare, conducendole al paradiso. Le anime dei malvagi trovano il ponte stretto e difficile, facendole cadere nell'inferno. Questo giudizio avviene sotto la supervisione di Mithra, Sraosha e Rashnu.

Nel cristianesimo, il concetto di giudizio dopo la morte è rappresentato dal Giudizio Particolare e dal Giudizio Universale. Il Giudizio Particolare avviene immediatamente dopo la morte e determina lo stato dell'anima in base alla vita vissuta e alle azioni compiute. Il Giudizio Universale avviene alla fine dei tempi, durante la seconda venuta di Cristo. Durante il Giudizio Universale, tutte le azioni e i motivi delle persone saranno rivelati pubblicamente.

Nel credo islamico, il Giorno del Giudizio è quando Allah giudicherà tutti gli esseri umani. Le azioni buone e cattive, scritte preventivamente dagli angeli su fogli sottilissimi, saranno pesate su una "bilancia escatologica". Chi avrà più buone azioni entrerà in paradiso, mentre chi avrà più cattive azioni sarà mandato all'inferno.

La mitologia norrena ha un approccio diverso. Invece di un giudizio morale universale, il destino delle anime è più legato alle circostanze della morte e al ruolo sociale del defunto. C'è però un'eccezione per le anime di assassini, spergiuri e adulteri, che finiscono in Náströnd, continuamente sbranate dal serpe Níðhöggr e tormentate da un groviglio di serpenti. Questa è una punizione specifica per crimini socialmente distruttivi piuttosto che un giudizio morale.

Nella religione tradizionale cinese, sia nel buddismo che nel taoismo, Yanluo Wang è il re dell'inferno e giudice delle anime. Le anime dei defunti vengono giudicate per le loro azioni e assegnate a diverse pene o premi. Questa figura presenta molte similitudini con il Re Yama della mitologia induista, con cui ha condiviso influenze culturali e religiose nel corso dei secoli.

Questi esempi tratti da varie tradizioni religiose ci dimostrano che capire la morte è un prerequisito per comprendere la vita. Ciò dovrebbe far luce su quest'altre parole del Daishonin:

[...] Se mi guardo indietro, è da quando ero ragazzo che sto studiando gli insegnamenti del Budda. Allora pensavo: «La vita dell’essere umano è fugace. Non sempre a un respiro ne segue un altro. Nemmeno la rugiada che svanisce al vento è una metafora adeguata. Nessuno, saggio o stolto, vecchio o giovane, sa mai che cosa gli accadrà nell’istante successivo. Così va il mondo! Perciò prima di tutto dovrei studiare ciò che riguarda il momento della morte e poi tutto il resto».
 
Così ho radunato tutti i sacri insegnamenti dell’intera vita di Shakyamuni, come pure gli scritti e i commentari degli eruditi e dei maestri, e ho meditato su di essi. Poi li ho applicati, come uno specchio limpido, al momento della morte delle persone e ai momenti successivi, e non ho trovato la minima discordanza.
 
Ho visto che questa persona era caduta nell’inferno o che quell’altra era rinata nel mondo degli esseri umani o celesti. Al contrario, c’erano persone che nascondevano la verità sugli ultimi momenti dei loro maestri o dei loro genitori, dicendo che erano rinati nella Pura terra a ovest. Che tristezza! Mentre i loro maestri, caduti nei cattivi sentieri dell’esistenza, affrontavano sofferenze insopportabili, i discepoli rimasti in questo mondo ne glorificavano la morte, non facendo altro che aggravarne la sofferenza nell’inferno. È come tappare la bocca a chi ha commesso una grave colpa mentre lo stanno interrogando, oppure non incidere un bubbone a qualcuno e lasciare che si aggravi. [...]
 
tratto: L'importanza del momento della morte

Prima viene la comprensione della morte, poi quella della vita.

(3 agosto 2024)

Classificazione: