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Sapere di non sapere, sapere di mentire: la scienza delle bugie

Giardino Fratelli Tremante (Verona)(La foto qui a destra è stata scattata a Verona, fonte)

Nel mio precedente articolo di un paio di anni fa, intitolato "Alla ricerca della scienza..." (che invito caldamente a rileggere per meglio comprendere quanto segue), avevo attentamente argomentato serissimi dubbi sulla credibilità delle ricerche scientifiche pubblicate su note riviste accreditate e universalmente accettate come "fonti ufficiali" in ambito accademico, in ambito medico e persino in ambito mediatico (in quest'ultimo caso, per lo più quando si vuole dimostrare la bontà o falsità di certe questioni su cui l'agenda setting ha spostato il suo occhio distrattore e disinformatore, come nel caso dei bontà dei vaccini, della salubrità del 5G, della purezza del glifosato, della sostenibilità ambientale del nucleare, dell'azione curativa del fumo (qui uno spot degli anni '60), della necessità di mangiare carne, del fatto che le specie si siano evolute come ha detto Darwin, del fatto che l'uomo è andato sulla Luna, del fatto che lo zucchero raffinato fa bene al cervello (qui uno spot del 1986), ecc., giusto per citare questioni vecchie e nuove di falsificazioni evidenti, probabili o almeno discutibili). Alcune questioni di quelle che ho citato potrebbero far ridere (guardatevi i link)... ma mentre su alcune questioni almeno l'immaginario comune ha abbastanza compreso la bugia (ad es. ormai più o meno è accettato che fumare fa male), su tutte le altre questioni che ho citato e linkato ancora sussistono forti resistente anche solo a intavolare una serena e seria discussione. Bugie su bugie ripetute all'infinito, accettate come verità sacrosanta.

Povera scienza... usata, abusata e rigirata per ogni interesse di parte, soprattutto quando c'è l'appoggio economico di chi vuol dimostrare che la propria verità è più vera della verità altrui. Infatti... nel tempo dell'Inganno Universale tutto è concesso.

Ma insomma... la scienza non può aiutarci a fare chiarezza, non possiamo usarla come punto di riferimento? Dipende... senza nulla togliere a chi fa scienza onestamente, districarsi in un ginepraio di bugie, però, non è certo agevole. Se valutassimo con attenzione il caso Wakefield (giusto per fare un altro esempio), facendo luce su tutte le bugie, gli occultamenti e i depistaggi di cui la "scienza ufficiale" si è resa complice, è difficile considerare i risultati scientifici come una guida... o per lo meno considerare le "fonti ufficiali" attendibili a prescindere da un'attenta analisi del contenuto delle ricerche, visto che la peer-review universalmente accettata dalle riviste scientifiche sembra facilmente influenzabile dagli interessi (economici) di parte.

A questo punto qualcuno potrebbe considerarmi un fanatico o un esaltato, un complottista o un catastrofista. Beh, allora sarei in buona compagnia, a cominciare dal dottor Richard Horton, capo-redattore della rivista scientifica «Lancet»:

Il direttore di “The Lancet”, dottor Richard Horton definisce queste pratiche riciclaggio di informazioni sporche.

Ecco come funziona.

Una società farmaceutica patrocina un convegno scientifico. Alcuni relatori sono invitati a parlare di un prodotto in cambio di un profumato ingaggio (di solito diverse migliaia di sterline).

Vengono scelti in base alle loro già note opinioni su un farmaco, oppure si sa che tendono ad accontentare le esigenze della società che li paga.

Si svolge il convegno e il relatore presenta il discorso. Una società di comunicazione specializzata registra la conferenza e la converte in un articolo per la pubblicazione, di solito nell’ambito di una raccolta di paper scaturiti dal simposio. Questa raccolta viene poi offerta ad una casa editrice specializzata per una cifra che può raggiungere le centinaia di migliaia di sterline.

La casa editrice cerca infine una rivista autorevole per pubblicarvi i paper basati sul simposio, in genere come supplemento alla rivista.

Il punto fondamentale è che, su un mucchio di giornali che si atteggiano a riviste scientifiche manca del tutto la revisione paritaria. Quel procedimento per cui altri scienziati competenti nel campo assicurano che il lavoro scientifico sia il più possibile immune da pregiudizi e distorsioni è, in altre parole inesistente.

Il processo di pubblicazione è stato ridotto a un’operazione di marketing travestita da scienza legittima – afferma Horton. Le società farmaceutiche hanno trovato il modo di eludere le norme di controllo della revisione paritaria. In troppi casi riescono a seminare letteratura settoriale di lavori scientifici di bassa qualità che possono poi usare per promuovere i loro prodotti presso i medici.

Le case farmaceutiche ci stanno imbrogliando – dichiara Smith. Ci arrivano articoli con su i nomi dei medici e spesso scopriamo che alcuni di loro sanno poco o niente di quanto hanno scritto. Quando ce ne accorgiamo respingiamo il documento, ma è molto difficile. In un certo senso l’abbiamo voluto noi insistendo e ottenendo che si debba rendere esplicito ogni coinvolgimento di società farmaceutiche. Non hanno fatto altro che trovare il modo di aggirare l’ostacolo e agire di nascosto.

Pratiche simili sono ampiamente dimostrate. Si stima che quasi la metà di tutti gli articoli pubblicati sulle riviste siano stati scritti da ghostwriter.

Questa scienza passa a ogni livello di divulgazione, interpretata in ciascuna circostanza da persone che non hanno alcun incentivo a mettere in discussione la scoperta delle case farmaceutiche. D’altronde è con i soldi di queste ultime che a tutti gli effetti si pagano gli stipendi di chi scrive per i professionisti del settore, perché comprano gli spazi pubblicitari su cui si leggono tutte le pubblicazioni, sia online sia su carta. L’informazione sugli studi clinici e sui convegni scientifici è influenzata in ogni angolo dall’idea generale che è meglio non sputare nel piatto in cui si mangia.

(fonte: "Big Pharma domina la ricerca")

Per l'appunto, è notizia di questi giorni che, secondo la Procura di Milano, «sulle 32 analizzate, 25 pubblicazioni scientifiche sono risultate oggetto di manipolazione» (fonte "Il fatto quotidiano", notizia ripresa e analizzata anche in "Dalla Scienza delle Evidenze alla Scienza delle Convenienze").

Socrate è passato alla storia perché sapeva di non sapere... e una parte della scienza attuale sta dimostrando di sapere di mentire... a questo punto, secondo me, prendendo esempio proprio da Socrate, va rifiutata qualsiasi accettazione passiva di "verità" ufficiali, cominciando a dar credito solo a chi fornisce un criterio di falsificabilità e ripetibilità delle proprie ricerche. In altre parole, se una data informazione non può essere oggetto di confutazione e se dubbi legittimi non possono essere sollevati (dal darwinismo precedentemente citato alla necessità e sicurezza dei vaccini, giusto per fare due esempi), allora il sospetto di mancanza di onestà, per non dire malafede, è legittimo.

Per meglio chiarire cosa intendo con il fatto di fornire la possibilità di confutare le proprie tesi, un esempio storico ci è fornito da Darwin stesso, il quale scrisse: «Se potesse dimostrarsi che esista un organo complesso, il quale non possa essere stato prodotto con molte modificazioni successive e piccole, la mia teoria sarebbe assolutamente rovesciata. [...]» (fonte: "Sulla origine delle specie per elezione naturale ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza", di Charles Darwin, 1875, pag. 158, cap. IV "Difficoltà della teoria", sez. "Mezzi di transizione", link a questa citazione, link all'intero libro). Ecco, questo è un esempio di onestà, perché Darwin non dice "io ho la verità", ma, anzi, ci dà un criterio per poter confutare la sua teoria. Peccato che, quand'ero all'università come studente, una mia docente di scienze neurobiologiche affermò in maniera categorica che la teoria neo-darwiniana dell'evoluzione della specie è un "fatto", nel senso che non potevamo discuterla: questo tipo di atteggiamento è un'offesa per la scienza, oltreché per l'intelligenza.

Francesco Galgani,
16 luglio 2019

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