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Distanziamento sociale = Istigazione al suicidio?

Distanziamento Sociale, pittura digitale di Francesco Galgani, 17 ottobre 2020

("Distanziamento Sociale", pittura digitale di Francesco Galgani, 17 ottobre 2020)

Tutti gli esseri umani hanno bisogno di nutrimento affettivo, la cui primaria forma di espressione e di scambio è tramite il contatto fisico, nelle molteplici varianti in cui può esprimersi: baci, abbracci, strette di mano, carezze, sessualità, ecc. Ciò vale in tutte le fasi della vita, dal concepimento fino alla morte. Ne segue che la mancanza di contatto fisico è anche mancanza di nutrimento affettivo, oltre che mancanza di riconoscimento e di appartenenza. I tre bisogni primari di ogni essere umano (sicurezza, identità, appartenenza) richiedono anche la vicinanza fisica e il contatto fisico.

L’attuale clima di terrorismo che istiga a “vivere di paura” (cioè a “non vivere”) mette sotto accusa proprio la corporeità e la vicinanza tra i corpi, fondamento non solo del vivere sociale, ma tout court del vivere.

Noi siamo esseri relazionali, e senza relazioni (o con relazioni non sane) non possiamo vivere in maniera sana; al massimo possiamo sopravvivere, riempendoci di nevrosi e di problemi psicosomatici, a meno di non avere la vocazione di un eremita (le cui relazioni, per necessità di sopravvivenza psico-fisica, potrebbero spostarsi dalle persone agli animali, alle piante e ad altri elementi della natura). Ma, appunto, a meno di non avere la vocazione di San Francesco che predicava agli uccelli, o quella di un asceta che dimora in una foresta, per noi persone comuni un contatto fisico cordiale e amorevole con altri esseri umani è alla base di un sano vivere. Negarlo significa negare la nostra natura, con tutte le conseguenze negative che ne conseguono.

La continua insistente propaganda di misure anti-contagio, oltre ai provvedimenti molto tragici e poco comici del tipo “vietato sudare” (durante le ore di ginnastica a scuola) o ai suggerimenti castranti, o per lo meno sessuofobici, del tipo “meglio astenersi” (come apparso in articoli tutt’altro che simpatici del Corriere della Sera), è tutta basata sull’istigare paura nella corporeità propria e altrui.

Negare la piena legittimità e libertà delle espressioni corporee e del contatto corporeo (sessualità compresa) significa rinnegare e offendere la vita. Vogliamo vivere a distanza, ovvero tutti separati dietro a uno schermo (come nel cosiddetto “smart working”) o comunque separati da quel maledetto metro di distanza? Se la risposta è sì, allora è questa separazione una vera epidemia, perché la ricerca della separazione anziché dell’unione è essa stessa malattia (nel senso di perversione dell’anima) e causa di malattie psico-fisiche.

Nel 2014, scrissi:

«I progetti sul web a scopo umanitario, senz’altro lodevoli, sono anche una risposta al problema della solitudine? E, più in generale, lo sono le varie comunità online? Finché si tratta di stare “soltanto” davanti a un computer, seppur con le più alte finalità sociali, la risposta pare necessariamente negativa, perché quel “nutrimento affettivo” di cui ha un gran bisogno l’essere umano non può essere mediato da alcuna tecnologia (computer, telefono o altro): questa è la tesi di fondo che sintetizza le evidenze documentate nella presente ricerca». (fonte: “Solitudine e contesti virtuali").

La mascherina è l’attuale feticcio, ovvero un oggetto ritenuto dotato di un potere magico, meramente simbolico e assolutamente non sostanziale di protezione dalla corporeità (e con funzione di sudditanza ad un potere dispotico spesso giudicato "protettivo"). Per questo feticcio si è disposti a tutto, anche a soffrire, e all’occorrenza morire, di ipercapnia. Ma anche senza arrivare a questi estremi, si è sicuramente disposti a coprire ciò che più ci rende umani e che nessun altro animale ha, ovvero un bel sorriso, che in tante circostanze può anche cambiare in meglio il sapore delle nostre giornate. E comunque, disposti o non disposti, è un satanico feticcio obbligatorio per legge, dove la parola “legge”, in questo contesto, indica l’oppressione e la perversione di pochi psicopatici sul resto della popolazione. Per inciso, ma questo lo do per scontato, le mascherine chirurgiche acquistate dalle scuole e in vendita anche in farmacia non eliminano il rischio di ammalarsi (fonte), e secondo me neanche lo riducono (anzi, favoriscono mal di testa, aumento dell'insufficienza respiratoria, ipossia e ipercapnia, cfr. "L’allarme dei dottori: la mascherine adesso possono fare danni"), casomai favoriscono comportamenti asociali e contro natura. Diciamocela tutta: l'uso prolungato delle mascherine può portare a un crollo delle difese immunitarie e ad una situazione favorevole ai tumori.

Mascherine non proteggono

Qual è la forza più grande di tutte, quella che ci tiene in vita? Forse la risposta è nell'ultimo verso del Paradiso e della Divina Commedia di Dante Alighieri: «L'amor che move il sole e l'altre stelle». Appunto, l’amore, che per noi esseri umani, mortali e corporei, è innanzitutto corporeo.

Orbene, fermiamoci un attimo. Suggerirei di confrontare quanto ho appena scritto con quanto apparso nella rubrica “Sesso e amore” del Corriere della Sera di ieri 16 ottobre 2020, a firma di Greta Sclaunich. Ho riportato il nome dell'autrice perché, come disse Totò nel film “Totò a colori”, nello spezzone in calce: «Veramente l'ha fatto Lei? Mi dia la mano. Bravo! La scienza va premiata…».

Riporto alcuni estratti del suo articolo, chi vuole può leggerselo per intero a questo link:

«[...] Se due persone si incontrano per la prima volta devono sempre indossare la mascherina, ma soprattutto evitare il contatto fisico in generale e rispettare il distanziamento sociale. [...] Questo significa però che non ci si può scambiare il primo bacio. [...] In generale, però, il mio consiglio è di astenersi e provare a godersi questo ritorno al corteggiamento lento, approfittandone per conoscere l’altro prima di cominciare un’intimità fisica. [...] Il comportamento più rischioso per la trasmissione del virus è il bacio. Quindi si può fare sesso ma adottando le giuste precauzioni: lavarsi bene le mani prima e dopo e possibilmente indossare la mascherina. [...] Suggerisco di alleggerire la situazione provando a pensare alla mascherina come a un gioco erotico [...]. [...] è importante sospendere ogni attività che possa danneggiare l’altro. Sesso con mascherina? No al sesso tout court, baci compresi. [...] bisogna comunque fare attenzione e attenersi alle norme di igiene previste, come lavarsi sempre le mani prima e dopo i rapporti sessuali. Lo stesso vale per l’autoerotismo [...]».

Totò, amico mio, so che tu sapresti come rispondere! Ma io non sono un grande comico come te, per cui mi limito a far notare che, arrivati a questo punto, ci sono tutti gli estremi per il crimine di istigazione e/o aiuto al suicidio, soprattutto verso chi è giovane e magari così ingenua o ingenuo da dare un minimo di credito a questo giornalismo oro-fecale e alle argomentazioni che lo sorreggono.

E' questo il mondo che vogliamo? Il corpo è bello e non dobbiamo avere paura. Andiamo bene così come siamo e non c’è modo di sfuggire alla malattia e alla morte, però nel frattempo possiamo vivere pienamente e vivere bene. Il virus più pericoloso è quello di dar credito ai nostri peggiori nemici (cioè ai giudizi interiorizzati) e alle nostre paure, tutto qua. Tutti gli altri virus vanno e vengono, come ogni anno, e non dobbiamo preoccuparci più di tanto; o meglio, un modus cogitandi et operandi veramente utile passa attraverso una medicina preventiva olistica, un’alimentazione tendenzialmente vegana e in armonia con i propri bisogni, un’attività fisica anch’essa adeguata per ciò che siamo, una buona conoscenza di se stessi, un buon nutrire emozioni positive e relazioni umane positive, ecc., ovviamente il tutto all’interno di un clima economico favorevole, in cui ciascuno abbia ciò che gli occorre. Per dirla in breve, le uniche cose essenziali per la nostra salute sono l’esatto opposto delle indicazioni governative e dello starnazzare del main stream, oltre ad una completa riforma del sistema economico da neoliberista predatorio a solidale ed umano.

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(Francesco Galgani, 17 ottobre 2020)

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