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Ebola: perché preferisco non vaccinarmi, con un personale vaffanculo all'industria delle epidemie

Nel mio blog, nella sezione “Oltre la verità ufficiale”, avevo già parlato di vaccini, tra l'altro anche riportando una notizia del riconoscimento ufficiale, in sede legale, del collegamento tra vaccini e autismo. In questo articolo vorrei entrare nello specifico del caso Ebola, con un invito alla lettura dell'ottimo articolo Ebola: l'industria delle epidemie colpisce ancora, di Alexis Myriel, pubblicato da pag. 81 a pag. 83, di “Terra Nuova”, dicembre 2014, acquistabile online, che non posso riportare senza l'autorizzazione dell'editore, ma dal quale comunque ho tratto e verificato informazioni utili, che illustrerò qui di seguito.

Vorrei citare un articolo di Beatrice Salvemini, intitolato: “Ebola: vaccino pericoloso ma non si fa causa a Big Pharma”, di cui riporto questo estratto: «[...] negli Usa le aziende al lavoro sui vaccini per Ebola avranno l’immunità legale che le proteggerà da eventuali cause legate a tutti gli aspetti dello sviluppo, dalla fabbricazione ai test. Lo ha annunciato il Department of Health and Human Services, che ha esortato anche gli altri paesi a fare altrettanto. La dichiarazione, spiega il comunicato del dipartimento, fornisce l'immunità per ogni rivendicazione relativa alla produzione, ai test, allo sviluppo, alla somministrazione e alla distribuzione dei tre vaccini attualmente in sviluppo, ma copre soltanto le azioni legali all'interno degli Usa, motivo per cui la segretaria Sylvia Burwell ha invitato gli altri paesi a imitare la scelta americana. “Come comunità globale - scrive nella nota - dobbiamo essere sicuri che le preoccupazioni legittime sulle responsabilità non facciano venire meno la possibilità di sviluppare un vaccino contro Ebola, una strategia essenziale nella risposta all'epidemia in Africa occidentale”.  Dei tre vaccini al momento allo studio quello in fase più avanzata è stato sviluppato in Italia e acquistato dalla multinazionale Gsk, che dovrebbe iniziare i test di efficacia in Africa a gennaio».

Immunità legale, ovviamente, significa che queste aziende potranno rovinare la vita di chiunque, in deroga a qualunque legge. Perché tutto questo? Quali interessi sono in gioco?

Per svelare quello che c'è dietro, direi che la cosa migliore è riportare fatti, piuttosto che opinioni, citando l'articolo (in inglese) “Ci sarà un'epidemia di Ebola in America?” di Barbara Loe Fisher, presidente del National Vaccine Information Center americano. Si tratta di un articolo molto curato, con ben 49 riferimenti bibliografici verificabili, le cui conclusioni sono agghiaccianti:

«A logical conclusion is that some people in industry, government and the World Health Organization did not want the Ebola outbreak to be confined to several nations in Africa because that would fail to create a lucrative global market  for mandated use of fast tracked Ebola vaccines by every one of the seven billion human beings living on this planet».

Ovvero: «Una conclusione logica è che alcune persone nell'industria, nel governo e nell'Organizzazione Mondiale della Sanità non hanno voluto che l'epidemia di Ebola si limitasse a diverse nazioni in Africa, perché questo avrebbe comportato un fallimento nel creare un mercato globale lucrativo per un uso obbligatorio di vaccini per l'Ebola [autorizzati in deroga alle usuali norme di sicurezza, cioè “fast tracked”] da parte di ognuno dei sette miliardi di esseri umani che vivono su questo pianeta».

Riporto qui una traduzione di una parte significativa dell'articolo in questione, fermo restando l'invito ad approfondire sul testo originale:

«Come ha fatto un'epidemia locale di Ebola a trasformarsi in un'emergenza globale di salute pubblica?
Nella primavera scorsa Guinea, Liberia e Sierra Leone hanno notato una recrudescenza di casi di Ebola. Tra giugno e luglio alcuni operatori nelle missioni africane avevano ripetutamente contattato gli operatori dell'ONU spiegando loro che c'era un urgente bisogno di una risposta immediata. Il 2 agosto un missionario americano si ammala di Ebola in Liberia e viene trasportato in aereo ad Atlanta per essere trattato con un farmaco sperimentale (Zmapp); è guarito. Dieci giorni più tardi, quindi già a metà agosto, l'OMS dà il via libera all'utilizzo di farmaci e vaccini autorizzati con procedure in deroga, speciali e molto veloci, e dichiara l'emergenza internazionale di salute pubblica. Il 2 settembre i National Institute of Health americani annunciano studi clinici con un vaccino sperimentale, frutto dell'ingegneria genetica, coprodotto da Nih e GlaxoSmithKline. Tre giorni dopo a un altro missionario americano, un medico che lavorava in Liberia, viene diagnosticata l'Ebola e viene trasportato in aereo in Nebraska per il trattamento. Intanto i morti in Africa erano arrivati a 2100. Il 16 settembre gli Stati Uniti annunciano che Ebola è una minaccia nazionale e che 3000 soldati saranno spediti in Liberia per istituire un comando militare, poi subentrano le restrizioni nei voli dall'Africa. Il 20 settembre un liberiano malato di Ebola vola in Texas ed espone i suoi familiari al contagio dopo che all'ospedale di Dallas lo avevano rispedito a casa dicendogli di prendere semplicemente qualche antibiotico; le autorità sanitarie non hanno applicato le procedure di contenimento e controllo sui contatti. L'8 ottobre gli scienziati ammettono che i controlli negli aeroporti non servono perché i sintomi possono essere mascherati se uno assume il farmaco Tylenol o altri antifebbrili. Il giorno dopo la Commissione della Difesa USA approva lo stanziamento di un miliardo di dollari per rispondere ad Ebola. Lo stesso giorno iniziano in Africa i test del vaccino sperimentale di Nih».

E' evidente che ci sono tante, troppe cose che non tornano: perché sono state ignorate le richieste di aiuto? Perché sono state ignorate le normali misure di sicurezza? E soprattutto... perché non curare le persone malate di Ebola con il farmaco già disponibile?

L'Ebola non si trasmette facilmente, non è una pandemia, richiede necessariamente un contatto con fluidi corporei della persona malata. Inoltre... parlando di numeri... «mentre Ebola metteva in pericolo la vita di circa mille adulti e bambini, nella sola Africa Sub-Sahariana circa 298000 bambini sono morti per polmonite, 193000 per diarrea, 288000 tra adulti e bambini sono morti di malaria e 428000 tra bambini e adulti hanno avuto bisogno di cure d'emergenza per ferite da incidenti» (frase tratta dall'articolo citato all'inizio di Alexis Myriel, basata su questa fonte). Quest'altre emergenze, però, assai più gravi di Ebola, non hanno ricevuto alcuna eco sui media. Perché?!

Buoni approfondimenti e buona condivisione di questo articolo,
Francesco Galgani,

30 dicembre 2014

 

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