Il fare umano, qualunque esso sia, spesso ha scopi ulteriori che trascendono l’“oggetto del farsi”, così come nel quadro di un pittore, o in qualsiasi altra opera o attività, possono esserci ragioni che stanno al di sopra della consapevolezza.
Tra queste ragioni, credo che molto del nostro “fare” sia un “sostituto relazionale”, ovvero, quando le interazioni sociali sono percepite come scarse e comunque non sufficientemente nutrienti e appaganti, riempiamo questa carenza affettiva con atti di natura diversa.
In particolare, ciò è vero nel campo delle arti, della letteratura, delle scienze e in ogni altro settore che necessiti atti creativi, sebbene ciò possa essere vero anche in qualsiasi altra situazione della vita. L’atto creativo in sé, a prescindere da quale esso sia, diventa occasione di relazione a volte nel “qui ed ora”, ma più spesso “a distanza nel tempo e nello spazio” (anche oltre la morte), diventa un possibile soddisfacimento del bisogno di riconoscimento, una maniera di affermare “io esisto” (o “io sono esistito”), ma anche un bisogno in sé che prescinde dalla relazione con l’altro, pur ricercandola.
Da questo punto di vista, qualsiasi atto creativo, o altro tipo di fatica, che non comporti una condivisione e un possibile riconoscimento, rischia di non essere sostenuto da sufficiente motivazione e di arenarsi. Non sempre è così, quel che intendo sottolineare è che si tratta di qualcosa al di sopra dell’“Io consapevole”, ovvero si tratta di un bisogno innanzitutto animico. Non è facile parlare di ciò in un contesto sociale, culturale, lavorativo e scolastico che riconosce e premia principalmente i bisogni egoici, cioè quelli contrapposti all’Anima e al di sotto dell’“Io consapevole” - vedi nota in calce (*). Eppure sono proprio i bisogni dell’Anima, espressi in sentimenti più o meno consapevoli, che motivano e sostengono il nostro agire.
Prima di impegnarsi in una qualsiasi attività, potrebbe essere questa la domanda fondamentale che ciascuno può porsi:
«Che tipo e qualità di relazione, condivisione o “atto creativo” comporta o può comportare il mio agire non soltanto in relazione con me, ma anche e soprattutto con “l’altro diverso da me”?»
Se a tale domanda non riuscissimo a trovare una risposta soddisfacente, probabilmente ci converrebbe mettere in seria discussione le nostre intenzioni, perché la vita è relazione, e in mancanza di relazione mancherebbe l’essenziale.
Tutto ciò può essere la motivazione profonda, reale e positiva alla base di una miriade di attività sociali, di volontariato, di condivisioni in cui il valore principale è proprio la “condivisione in sé”, a prescindere da possibili ritorni economici o di altro genere. A tal proposito, il mondo del Software Libero (come profetizzato dal maestro Richard Matthew Stallman) e delle licenze Creative Commons (di cui vediamo l’applicazione in progetti come Wikipedia) ne sono un esempio di grande valore umano e sociale.
Cercare “relazioni creative di qualità” è la testa d’ariete che può buttare giù il muro degli egoismi e regalarci una vita migliore.
(22 luglio 2021)
(*) Nota: in questo contesto, quando parlo dei bisogni animici, li considero “al di sopra” dell’“Io consapevole”, quando parlo dei bisogni egoici li considero invece “al di sotto” dell’“Io consapevole”. Tale modello che qui ho utilizzato è una trasposizione dell’ovoide di Roberto Assagioli, in cui faccio corrispondere l’Ego all’inconscio inferiore e l’Anima all’inconscio superiore. Tale modello è qui disegnato: http://www.psicosintesi.it/istituto/cosa-psicosintesi/ovoide. L'inconscio inferiore è il contenitore nel quale risiedono le funzioni fisiche automatiche, gli elementi istintuali primordiali, le pulsioni e tutto il materiale rimosso dal campo di coscienza. L’inconscio medio comprende il campo di coscienza e quegli elementi che possono volontariamente essere richiamati nel campo di coscienza. L'inconscio superiore contiene le qualità più elevate della psiche ed è il recipiente nel quale affluiscono le nostre intuizioni. Al centro dell'ovoide si colloca il "Sé personale" o "Io" (centro di coscienza e volontà) illuminato, dall’alto, dal "Sé transpersonale" o "Sé spirituale", che rappresenta l’animo profondo di ognuno e che pervade tutte le cose e dà accesso alle energie transpersonali. Tutti i livelli interagiscono tra di loro ed ogni struttura psichica è immersa nell’inconscio collettivo.